…Tornado…
Alla mia cugix Kiucchan
E
A nonna Rinoa
Per i loro compleanni,
anche se in estremo ritardo;
Due generazioni diverse
unite da un’unica grande passione, lo ShikaIno!
E a tutte le pastorelle
dei monti che perdono la retta via.
Sil,
Milly… voi sapete! XD
ShikaIno is Rock!
Certamente
Konoha non era una città progettata per quel tipo di
problema. Un villaggio costantemente sotto i raggi del sole non era preparato a
resistere a un uragano di quelle dimensioni e di quella forza.
Shikamaru
guardava con ansia le cartine e le mappe della struttura della sua città. Una
gocciolina di sudore gli scivolò dalla tempia, giungendo velocemente al mento. Più
fissava quelle carte, più i suoi timori parevano fondati: quell’uragano si
preannunciava un devasto per l’intero villaggio.
Dei
leggeri passi dietro di lui, e un’ombra gli si accostò, incerta. Riconobbe anche
senza voltarsi il bagliore degli spessi occhiali di Shiho,
la ragazza che da qualche tempo lo aiutava nella decifrazione di un codice. Era
molto intelligente, per quello era stata convocata insieme a lui nel disperato
tentativo di trovare soluzioni per marginare quella catastrofe imminente.
Soluzioni totalmente astratte, aveva già comunicato all’Hokage,
ma quella testarda di Tsunade sperava che continuando
a fissare quelle cartine potesse cambiare qualcosa.
Shikamaru
sbuffò seccato, richiudendo velocemente tutte le mappe e portandosele dietro,
seguito dalla fedele Shiho.
-“Sh-Shikamaru, che succede?”- domandò timidamente la
ragazza.
-“E’
inutile fissare piante della città per ore. Non cambierà nulla. Konoha non è progettata per resistere a un catastrofe
climatica del genere, bisognerà farsene una ragione.”- spiegò Shikamaru, con
voce secca e perentoria.
Ý
-“Capisco.
Bene, radunate la popolazione nei punti più sicuri indicati da Shikamaru sulle
cartine. Non abbiamo tempo da perdere, il tifone ormai è alle porte. Kakashi, tu controlla la lista degli shinobi
e dividili fra i vari rifugi. Sbrigatevi!”- ordinò Tsunade,
con voce allarmata, venata da tanta malinconica rassegnazione.
Tutti
i ninja presero a correre ovunque freneticamente, sperando di raggiungere al
più presto i rifugi e di mettere al sicuro la popolazione.
-“Sakura,
tu raggiungi il rifugio ovest. Shiho, vai con lei.
Anche Yamato verrà con voi.”- ordinò sinteticamente Kakashi, indicando le ragazze.
-“Vado
a prendere Kurenai-sensei.”- si propose Shikamaru,
raggiungendolo.
-“No,
lei è già stata portata al rifugio est da Anko. Piuttosto…
manca solo una chunin all’appello. Si può sapere dov’è Ino?!”- domandò il jonin, fissando perplesso il Nara e la Haruno.
Il
ragazzo scostò il volto di lato, con fare vagamente infastidito.
-“Che
vuole che ne sappia, io?!”- sbuffò lui, irritato.
-“Non
avete ancora fatto pace?”- domandò Sakura, perplessa.
-“Io
non devo proprio fare nulla.”-
-“Sei
geloso di Ino, Shikamaru?”- insinuò la Haruno,
maliziosa.
-“Che
cavolo vuoi, Haruno?! Che ne sai tu?!”- scattò subito
il chunin, guardandola storto.
-“Ragazzi…
per favore, la situazione è piuttosto seria.”- li riprese l’Hatake,
sospirando.
-“Lo
sappiamo bene, Kakashi-sensei. Da quanto mi risulta
Ino dovrebbe essere nei rifugi, so che era andata a trovare Kurenai-sensei.”-
spiegò Sakura, pensierosa.
-“Non
c’è in nessun elenco dei rifugiati.”- constatò Kakashi,
dubbioso.
-“A
meno che… non sia andata… no, non può essere così scema.”- proclamò la Haruno.
-“Sì,
lo è. Dove è andata?”- domandò Shikamaru, sbuffando seccato.
-“Mah…
c’erano dei gattini abbandonati verso la zona sud, Ino gli porta da mangiare
tutti i giorni…”- sostenne la kunoichi, incerta.
-“Gattini?!
Cioè quella si fa ammazzare per dei gattini?!”- sussultò il Nara, quasi
schifato, dirigendosi verso la porta.
-“Dove
vai, Shikamaru?!”- trasalì Sakura, perplessa.
-“Vado
a prendere quella cretina, ecco dove! La zona sud sarà la prima ad essere
colpita e l’uragano si porterà via lei e i suoi amati felini!”- sbottò il
ragazzo, sbattendo la porta con foga.
-“Ma
Shik—“- cercò di fermarlo la Haruno,
inutilmente.
-“Shikamaru
sembra molto preoccupato…”- asserì improvvisamente Shiho,
con nota risentita nella voce.
-“Quei
due fanno sempre così!”- intervenne una voce gaia e confusa per via del cibo
che portava in bocca.
-“Oh,
ciao Choji…”- lo salutò Sakura.
-“Ancora
non hanno fatto pace?”- domandò l’Akimichi,
sgranocchiando le fedeli patatine.
-“No,
anzi, si lanciano frecciatine più velenose del solito. Ma si può sapere cos’è
successo esattamente?! Ino mi ha
detto che come sempre Shikamaru fa il geloso, ma non so bene perché…”- domandò
la medic-ninja, preoccupata.
-“Mah,
sinceramente non lo so nemmeno io cos’è successo stavolta… so solo che è
partito tutto da Shika!”- fece spallucce Choji, perplesso.
-“Lo
so io cos’è successo…”- sbuffò una voce divertita dietro di loro.
Kiba
si avvicinò agli amici ghignando soddisfatto, sfilando una patatina dal
pacchetto di Choji.
-“Diciamo
che è successo l’inevitabile.”- commentò, sempre più compiaciuto.
-“Sarebbe
a dire?”- domandò Sakura, allarmata dal tono dell’amico.
-“Sai
che io e Ino ultimamente abbiamo un rapporto molto approfondito…”-
iniziò l’Inuzuka, con tono sornione.
I
volti dei presenti diventarono improvvisamente pallidi, gli sguardi sorpresi,
come se ciò che stava raccontando il ragazzo fosse la sorpresa più scioccante
del mondo.
-“Beh,
ad ogni modo, io e la Yamanaka stavamo avendo un incontro ravvicinato del terzo
tipo sul divano di casa sua, ovviamente Shikamaru è entrato senza bussare come
suo solito e… non si sa bene perché, sembra esserci rimasto un po’ maluccio, il
ragazzo…”- sogghignò Kiba, sempre più divertito.
-“Incontro
ravvicinato del terzo tipo sarebbe?”- domandò la Haruno,
allibita.
-“Voglio
lasciarti il beneficio del dubbio, Sakura.”- ghignò malizioso, infine.
La
conversazione venne interrotta dal violento spalancarsi della porta. Ino entrò
nell’edificio, serena e sorridente, i capelli un po’ scomposti dal fortissimo
vento che soffiava sul villaggio, con in mano una scatola di cartone. Dentro,
tre tenerissimi gattini miagolavano impauriti e frastornati, avvolti da una
copertina viola a fiorellini.
-“Ino?!”-
sussultarono tutti all’unisono, sconvolti.
-“Mh, non siate troppo felici di vedermi, mi raccomando…”- si
lamentò Ino, delusa e ironica.
-“Cosa
ci fai qui?! Da sola per di più!”- sbottò Sakura, afferrandola per il bavero.
-“Beh,
scusami, se vuoi torno fuori e aspetto l’uragano, se proprio insisti!”-
-“No,
non intendevo questo… Ino, Shikamaru è venuto a cercarti!”- le spiegò la Haruno, ansiosa.
-“Cosa?!
Ma è scemo?!”-
-“No,
è preoccupato, stupida!”-
-“Accidenti…
ma dov’è andato?!”- domandò la biondina, preoccupata.
-“Verso
sud! Avevo intuito che eri andata a prendere i gattini!”- rispose l’amica,
nervosa.
-“Ma
non poteva aspettare di vedere se tornavo o no?! Da quando è così… uffa, sembra
che lo faccia apposta!”- sbottò Ino, avvicinandosi a grandi passi a Kiba.
-“Bentornata,
Ino-chan! Andiamo al rifugio insieme?”- domandò l’Inuzuka, sornione.
-“No,
prendi questo.”- affermò la ragazza, mollando la scatola con dentro i gattini
tra le braccia dell’amico. –“Voi andate pure al rifugio, io vado a cercare
Shikamaru.”-
-“Ma
vuoi scherzare?! Vengo con te!”- si propose Kiba, infastidito.
-“No,
no. Già siamo in troppi qua fuori. Tu porta al sicuro i micetti.”-
gli ordinò la Yamanaka.
-“Ma
Ino… sono felini.”- protestò il
ragazzo, indicando gli animaletti, schifato.
-“Ma
Kiba… sono animali, hanno gli stessi diritti dei tuoi cani anche se fanno le
fusa!”- ridacchiò Ino, dirigendosi verso la porta –“Vado a prendere quello
scemo… ci vediamo al rifugio!”-
-“Ino!
Non puoi aspettare che ritorni?!”- le propose Sakura, perplessa.
-“No,
perché finché non mi troverà Shikamaru continuerà a cercarmi, già lo so. Meglio
andargli incontro!”- sospirò la biondina, uscendo senza permettere repliche.
-“Non
so perché, ma sento che andrà a finire male.”- commentò la Haruno,
ansiosa.
-“Ma
no, sono Ino e Shika, fanno così da quando si conoscono. È tutto nella norma.”-
la tranquillizzò Choji, beato.
-“Ma
come fai a essere così tranquillo, Choji?”- domandò la ragazza, perplessa.
-“Perché
io so.”- rispose lui, orgoglioso.
-“Cos’è
che sapresti?”- gli chiese Kiba, scettico.
-“Cose
che tu non sai, a quanto pare.”- commentò l’Akimichi
infastidito, ripensando un po’ amareggiato alla relazione dell’Inuzuka con la compagna.
-“Che
simpatico, Choji… ehi, a proposito, vuoi mica dei gattini?”- gli propose
l’altro, ghignando accattivante.
-“Ah
no, li ha dati a te e li porti tu fino al rifugio, bello.”- sbottò Choji,
allontanandosi divertito.
Ý
Il
vento spirava con veemenza per le spettrali vie di Konoha.
Le foglie, staccate dai rami prematuramente, rotolavano ammassate per le strade,
intralciando il cammino della giovane chunin.
Ino
avrebbe preso in seria considerazione l’idea di saltare da un tetto all’altro,
anziché farsi chilometri di strade a piedi, ma era un piano del tutto
infattibile data la potenza del vento che aumentava di minuto in minuto.
Il
cielo, coperto da densi nuvoloni blu-nerastri, veniva
spezzato brutalmente da potenti lampi, facendo sussultare la ragazza e
spaventandola a morte.
Vedendo
l’ennesimo fulmine cadere poco lontano da lei, Ino si fermò, appoggiandosi contro
le mura di una casa. Si morse il labbro inferiore, guardando il cielo sopra di
lei, impaurita.
Ovviamente
di Shikamaru non c’era nemmeno l’ombra. La ragazza si guardò attorno, gli occhi
pieni di lacrime che tratteneva a stento, i sussulti che le sfuggivano dalle
labbra ad ogni tuono così potente da far tremare le pareti.
Ino
capiva perfettamente che stare lì impalata non l’avrebbe di certo aiutata a
trovare Shikamaru, e il cielo prorompente sopra di lei le ricordava che non
aveva tempo da perdere.
Ma
chissà, forse il compagno era già rientrato ai rifugi, forse era stata una
pessima idea andare a cercarlo. Eppure era ansiosa: dentro di sé, Ino sentiva
che Shikamaru non sarebbe ritornato finché non l’avesse trovata.
Una
fredda goccia la richiamò alla realtà, invitandola nuovamente ad alzare il
volto al cielo: la pioggia finalmente aveva preso a cadere a dirotto, dopo
essere stata annunciata a lungo da tuoni e fulmini.
Ino
arricciò il naso, infastidita: ci mancava pure la pioggia a rovinarle i
capelli!
Decise
di raggiungere il primo riparo che le fosse capitato a tiro: forse Shikamaru,
se ancora la stava cercando, avrebbe avuto la sua stessa idea.
Ma
ovviamente non era un’impresa tanto semplice: il vento soffiava violento e la
ragazza faticava persino a camminare. Ora che la pioggia scrosciava abbondante,
la visibilità risultava pessima e individuare un riparo era piuttosto
difficile.
Improvvisamente,
un’idea la colse, repentina, proprio come il fulmine che squarciava il cielo in
quel momento. Gli occhi si spensero, la bocca si piegò in un ghigno amaro,
mentre nella mente le tornava l’espressione dipinta sul volto di Shikamaru non
appena l’aveva vista tra le braccia di Kiba, sul divano di casa sua. Che
stupida, che era stata. Che stupidi, che erano stati. Lei prima di tutti, che
per divertirsi si era portata a casa un’insulsa avventura; Kiba subito dopo di
lei, perché aveva osato dire a Shikamaru di andarsene con tono rude e
indispettito; e infine Shikamaru stesso, perché se n’era andato senza
protestare, lanciandogli solo uno sguardo seccato e disgustato.
Lei
l’aveva inseguito per tutta la settimana e quando era riuscita a raggiungerlo,
cosa aveva ottenuto? L’ennesima litigata senza senso, le solite frecciatine e
le immancabili ripicche; e non erano nemmeno riusciti a chiarirsi. Lo stesso,
maledetto muro fra di loro, che si alzava sempre di più.
Fu
un bagliore accecante a risvegliarla dai suoi pensieri, riportandola alla
fredda e bagnata realtà. Non ebbe nemmeno il tempo di capire ciò che stava
accadendo. Si voltò di scatto, ritrovandosi davanti un enorme albero in fiamme.
E cadeva. Le stava cadendo addosso. Le parve tutto estremamente lento, come se
le gocce di pioggia avessero preso a cadere a rallentatore, come se le fiamme e
la morte fossero inevitabilmente davanti a lei. L’istinto di scappare era più
lento del fato.
Non
ebbe nemmeno il tempo di respirare, che percepì una potente spinta sul fianco
destro, una stretta avvolgerla e il suo corpo cadere a terra pesantemente.
Riaprì
gli occhi poco dopo, a fatica, percependo le fredde goccioline di pioggia
picchiettarle sul volto.
-“Ino!”-
Una
voce conosciuta, roca, tremante… forse spaventata.
-“Sh-…Shika?”- sussultò la ragazza, lievemente.
La
Yamanaka poteva chiaramente percepire il prato umido sotto di sé, la pioggia
colpirla a sprazzi, gli odori di bruciato e bagnato fusi infastidirle il naso.
Sbatté
le palpebre un paio di volte, avvertendo qualcosa ripararle il viso dalla pioggia,
e quando riuscì a mettere a fuoco ciò che aveva davanti realizzò di essere sdraiata
a terra, Shikamaru sopra di lei a coprirla.
-“Ma
cosa…?”- borbottò la ragazza, ancora confusa.
-“Cretina!
Perché non ti sei levata?!”- ringhiò il Nara, alzandosi in piedi con scatto
rabbioso.
-“Levata…?”-
domandò Ino, tirandosi su a sedere.
Si
guardò attorno confusa e vide chiaramente l’enorme albero bruciato steso a
terra, le fiamme ormai spente dall’incessante pioggia. Solo allora parve
ricordare.
-“Ah,
io… non ho fatto in tempo…”- cercò di spiegarsi lei, ancora frastornata.
Un
fulmine potentissimo spezzò il cielo,
mentre il suo tuono assordante faceva
tremare l’aria.
Le
raffiche di vento erano diventate quasi insopportabili, mentre mantenere una
posizione eretta era ormai impossibile.
Shikamaru
si guardò attorno, faticosamente, dopodiché porse una mano a Ino, aiutandola a
sollevarsi. Le cinse le spalle con un braccio, stringendosela al petto,
aiutandola a camminare controvento.
-“Shika…
qual è il rifugio più vicino?!”- domandò Ino ad alta voce, per farsi sentire.
-“Non
lo so, però…”- sussultò il Nara, alzando lo sguardo con espressione attonita
–“…qualsiasi posto va bene prima che arrivi quello.”-
deglutì nervosamente, indicandole un punto verso l’orizzonte confuso.
La
Yamanaka assottigliò lo sguardo e dopo qualche secondo poté chiaramente distinguere
all’orizzonte un’alta colonna di vento, che turbinava velocemente su se stessa,
risucchiando e distruggendo tutto ciò che trovava sul suo cammino.
La
ragazza impallidì, percependo le ginocchia cederle mentre sgranava gli occhi su
quello spettacolo della natura. La presa del compagno si fece più salda,
spingendola a trascinarsi controvento verso la prima abitazione che fosse parsa
anche vagamente sicura.
-“Avanti,
Ino!”- la incitò Shikamaru, spingendola ad aumentare il passo.
-“Ma
quel tornado… distruggerà Konoha…”- sussultò la
biondina, ancora esterrefatta dalla visione raccapricciante.
-“Sì,
e ci farà volare via se non ci ripariamo!”- sbottò lui, avvicinandosi ad
un’abitazione e sfondando la porta a spallate. –“Presto, vieni!”- la tirò per
il braccio il ragazzo.
Shikamaru
chiuse meglio che poteva la porta, sapendo benissimo che se il tornado avesse
colpito Konoha, quel pezzo di legno avrebbe potuto
fare ben poco.
Ino
restava immobile in mezzo alla stanza, gli occhi lucidi e vacui, il volto
pallido. Ancora non riusciva bene a realizzare quanto successo nell’ultima ora.
Si sentiva confusa, e trovare il senso logico a quella situazione assurda le
pareva impossibile.
Ritornò
con i piedi per terra quando percepì le mani calde di Shikamaru sulle sue
spalle, scuoterla lievemente, e richiamarla alla realtà con la sua voce calda e
roca.
-“Ehi
Ino… riprenditi, dobbiamo muoverci… lo so che sei spaventata, però… vieni con
me.”- cercò di tranquillizzarla il Nara, rinunciandovi quasi subito. Non poteva
nascondere di essere angosciato anche lui.
Le
strinse ancora una volta la piccola manina nella sua, più grande e forte, e la
trascinò con sé verso le scale che portavano ad un piano inferiore. Scesero
verso l’oscurità dello scantinato, attenti a non inciampare, ritrovandosi davanti una
porticina. La aprirono velocemente e il ragazzo spinse la compagna dentro le
tenebre di quella cantina buia e umida, seguendola e richiudendosi la porta
alle spalle. Spostò alcuni mobili davanti all’entrata, sperando che potessero
tenere in caso il tornado fosse passato di lì.
-“Shikamaru…”-
lo richiamò Ino, spaventata dalle tenebre.
-“Sono
qui.”- le rispose immediatamente lui, afferrandole nuovamente la mano con
precisione formidabile, quasi potesse vedere al buio.
La
ragazza non ebbe nemmeno il tempo di ribattere, che subito il compagno tirò
fuori l’accendino, illuminando miseramente la grande stanza umida.
-“I
vantaggi del fumo.”- commentò lui amaramente, guardandosi intorno.
Si
diresse verso uno scaffale, prelevandone delle vecchie coperte invernali,
stendendone una al suolo e lasciando l’altra tra le mani della Yamanaka.
Ino
sorrise, sedendosi sulla trapunta adagiata per terra e aspettando che Shikamaru
prendesse posto accanto a lei, con il suo solito sospiro seccato. La ragazza si
avvicinò a lui lentamente, appoggiando la coperta sulle loro spalle in modo che
potesse avvolgere entrambi, accoccolandosi timidamente al suo fianco.
-“…mendokuse…”-
borbottò il ragazzo, appoggiandosi contro la parete e stringendosi maggiormente
alla compagna –“…Konoha non ha già abbastanza
problemi, ci mancava pure il tornado…”-
-“Hai
ragione… tu non hai paura?”- domandò Ino, insicura.
-“Sono
l’uomo della situazione. Non posso averne neanche se volessi.”- rispose con
ghigno amaro, spegnendo la fiamma dell’accendino.
-“Puoi
dirmelo, se vuoi.”-
-“Ino.
Tu hai paura?”-
-“Da
morire, Shika. Probabilmente ho sottovalutato la situazione, io… non pensavo
che sarebbe venuto un uragano di queste dimensioni…”-
-“Eh,
me ne sono accorto. Ti sembrava il caso di farti ammazzare per dei gattini?!
Che poi dove cavolo sarebbero?!”- sbottò Shikamaru, irritato.
-“Al
rifugio. Io sono rientrata poco dopo che tu te ne eri andato a cercarmi.”-
spiegò Ino, timidamente.
-“E
tu sei tornata fuori a cercarmi?! Ma dico sei scema?!”-
-“Ma
Shika… tu come facevi a sapere che ero rientrata? Temevo avresti passato tutto
il tempo a cercarmi…”-
-“Mendokuse Ino,
sei un’incosciente!”- la rimproverò il ragazzo, furibondo.
-“Beh,
sei tu quello che se n’è andato dal rifugio per venire a cercare me! Se tu avessi
aspettato lì, mi avresti vista rientrare!”-
-“Se
tu non fossi andata a cercare dei gattacci rognosi, io non sarei venuto a
cercarti!”-
-“Mi
hai preso per scema?!”-
-“Beh,
a volte ti comporti come se lo fossi, non mi stupisco poi molto!”-
-“Sei
proprio stronzo!”-
-“Meglio
stronzo che scemo!”-
-“…stronzo!”-
-“…scema.”-
Shikamaru
percepì chiaramente Ino dargli le spalle, indignata. E forse, anche se i suoi
occhi non si erano ancora abituati a quella tremenda oscurità, sapeva che
quelli di Ino si erano riempiti di lacrime. Ultimamente era sempre così: appena
litigavano (ovvero troppo spesso), Ino si stizziva e si imbronciava, gli occhi
le diventavano lucidi, si mordeva il labbro inferiore per trattenere i
singhiozzi.
Entrambi
sapevano che qualcosa era cambiato, e il cambiamento era percepibile pure
attraverso quelle tenebre impenetrabili, senza nemmeno il bisogno di guardarsi.
-“E
se… il tornado distruggesse Konoha?”- domandò dopo
qualche tacito minuto Ino, con voce tremante.
Shikamaru
avvertiva la paura pure nella voce della Yamanaka, un timore che faceva vibrare
di ansia l’aria.
-“Primo,
dobbiamo uscirne vivi noi. Secondo, può essere che il tornado non si avvicini
troppo a Konoha. Terzo, se per disgrazia dovesse
succedere… ricostruiremmo tutto. Konoha si è sempre
risollevata dalle tragedie, ce la faremo anche stavolta.”- espose il ragazzo,
con sospiro amaro ma al contempo fiducioso.
Improvvisamente,
il fischiare del vento si fece così forte e violento che era percettibile pure
nello scantinato in cui erano rifugiati. Dal piano superiore, giungeva un
frastuono di mobili che cadevano, di porte che sbattevano, e un’altra miriade
di rumori indecifrabili e inquietanti.
Shikamaru
percepì Ino rannicchiarsi su se stessa, stringendosi le gambe al petto e poggiando
la fronte sulle ginocchia. E non poteva mentire nemmeno a se stesso: aveva
paura anche lui. Forse aveva più paura per lei che non per se stesso.
-“…dovevi
andare al rifugio, stupida…”- ribadì, quasi stesse più parlando tra sé e sé che
con la ragazza.
-“Non
mi pento di essere venuta a cercarti, Shika. Penso che se potessi tornare
indietro, lo rifarei ancora.”- spiegò lei, con più voce, convinta delle sue
parole.
-“Beh…
non per niente ho detto che sei scema.”-
-“Non
per niente ho detto che sei stronzo.”-
-“Neanche
io sono pentito, però.”- asserì il Nara, cercando di nascondere l’imbarazzo, in
un vano intento di dire qualcosa di carino per sollevarla.
-“Ah
bene! Quindi sei stronzo e pure scemo, oltretutto!”- scoppiò a ridere Ino, una
risata chiara e cristallina che si diffuse per tutta la cantina, inducendo un
sorriso a spaziarsi anche sulle labbra sempre serrate del ragazzo.
La
risata della Yamanaka si trasformò in un acuto urlo a causa dell’assordante
infrangersi di vetri al piano superiore, un frastuono terrificante e del tutto
inaspettato, che la fece sobbalzare e nascondersi fra le braccia del compagno,
in cerca di protezione.
Ino
percepì le braccia di Shikamaru accoglierla, sicure, avvolgerla in un forte
abbraccio da cui la ragazza si lasciò trasportare. Appoggiò la testa contro il
suo petto, ancora ad occhi chiusi, col cuore che batteva a mille e il fiato
mozzato che la soffocava in gola. Respirava affannosamente, forse anche
rumorosamente, con dei piccoli gemiti di paura simili a squittii che le sfuggivano
dalle labbra.
I
rumori al piano di sopra non la smettevano di inquietarla, anzi, aumentavano
sempre di più.
Shikamaru
era concentrato ad analizzare la natura dei suoni, intento a capire cosa stesse
accadendo al piano superiore. Probabilmente il tornado si stava avvicinando
pericolosamente, e il vento era entrato nelle abitazioni spostando con facilità
mobili e spaccando porte e finestre, risucchiandoli in un violento vortice.
Sobbalzarono
entrambi quando percepirono la porta della cantina prendere a tremare, come se
qualcuno stesse cercando di aprirla con una forza incredibile. Ovviamente, era
il vento che, dopo aver scardinato la porta d’entrata, era riuscito a giungere
pure giù per le scale, e tentava di risucchiare anche quella datata porticina
di cantina.
Fu
allora che Ino avvertì la stretta del Nara farsi più forte, come se adesso
fosse lui ad aver bisogno del suo abbraccio, e non più viceversa. E la ragazza
acconsentì, stringendosi di più a lui, avvolgendo a sua volta le braccia dietro
la schiena del compagno.
Shikamaru
assottigliò lo sguardo, ormai abituato all’oscurità, verso i fievoli spiragli
di luce che giungevano dalle fessure della porta, illuminando vagamente i
mobili posti davanti ad essa. Temeva seriamente che presto avrebbe ceduto tutto
e il vento si sarebbe impadronito anche di quello scantinato, trascinando via
ogni cosa al suo interno, loro compresi.
Il
ragazzo cominciò a guardarsi attorno ansiosamente, nella disperata ricerca di
un riparo migliore di quello, ma al buio non era semplice.
-“Alzati,
Ino…”- la invitò con voce bassa e soave, cercando di non allarmarla più del
necessario.
Il
chunin scivolò via dall’abbraccio della compagna e si levò la coperta dalle
spalle, avvolgendola interamente intorno al corpo esile della Yamanaka. Si alzò
in piedi, tirando fuori di nuovo l’accendino, prendendo a seguire le pareti
della cantina. Sperava che ci potesse essere qualcosa, una piccola fessura, un
incavo, qualsiasi cosa per ripararsi dalla catastrofe incombente.
Intanto,
dal piano superiore, i rumori si facevano più assordanti e frenetici, mentre la
porta cominciava quasi ad aprirsi e i mobili stavano per crollare a terra.
-“Shikamaru!”-
trasalì Ino dal suo angolino, sempre più allarmata.
-“Lo
so, Ino, lo so.”- rispose il ragazzo, seccato. –“Mendokuse!”-
Non
ebbe nemmeno il tempo di lamentarsi che qualcosa attirò la sua attenzione.
La
scrutò interessato per qualche minuto, dopodiché il suo volto si illuminò,
incredulo.
-“Presto
Ino, vieni qui!”- la invitò, esultante.
La
biondina si alzò di corsa, portando con sé la coperta ancora avvolta intorno al
corpo a mo di mantello, e raggiunse la fioca luce dell’accendino dall’altra
parte della stanza.
-“Cos’hai
trovato?!”- domandò lei, ansiosa.
-“Guarda…
l’armadio delle coperte.”- mostrò Shikamaru, facendo scorrere la porta a muro
tipicamente giapponese.
-“Ma…”-
cercò di protestare la ragazza, notando lo spazio angusto pieno di trapunte e
lenzuola.
-“Questa
parete a muro è piuttosto vecchia e parecchio spessa. È più difficile da
scardinare di una normale porta. Almeno… spero.”- suppose il Nara, prendendo a
svuotare l’armadio.
Lasciarono
solo un paio di coperte a mo di materasso dentro l’armadio, dopodiché i due
chunin vi si chiusero dentro.
Sì,
decisamente angusto come spazio. Non ci stavano neppure sdraiati fianco a
fianco, cosicché dovettero posizionarsi uno opposto all’altra.
Ino
se ne stava rannicchiata nel suo cantuccio, avvolta dalla coperta, nascondendo
il volto nelle ginocchia e tappandosi le orecchie dai terribili suoni
dell’esterno.
Shikamaru
era inquieto, cercava di fissare la vaga sagoma di Ino davanti a lui ma non ci
riusciva, visto che le tenebre là dentro erano cento volte più spesse che nella
cantina. L’aria puzzava di chiuso, di polvere, di vecchio, ed era praticamente
irrespirabile, senza contare il fatto che il fracasso e l’ansia crescevano
all’unisono di minuto in minuto.
E
poi avvenne il tanto atteso crollo: la porta della cantina venne scardinata con
forza, facendo crollare a terra in pochissimi secondi tutti i mobili messi da
Shikamaru poco prima con estrema fatica.
-“…Shikamaru!”-
singhiozzò Ino improvvisamente, richiamando il ragazzo dalle sue preoccupazioni
su quanto potesse durare la porta del loro rifugio.
-“Ino…”-
riuscì solo a dire lui, percependo il pianto disperato della compagna
dall’altro parte.
Si
sentì terribilmente inutile. Oltre ad essere letteralmente nell’occhio del
ciclone, non sapeva come comportarsi. Non poteva assicurare protezione alla sua
compagna, non sapeva come salvarle la vita, non riusciva ad accettare l’idea di
poterla perdere a causa della propria inettitudine. E non capiva perché,
sebbene fosse in punto di morte, tutto ciò a cui riuscisse a pensare fosse la
vita di Ino e non la sua.
Straziato
dal pianto disperato della Yamanaka, Shikamaru scattò in avanti, afferrando in
qualche modo Ino per le braccia e trascinandola verso di sé. La posizionò fra
le sue gambe, stringendosela al petto con forza, mentre sentiva la porta
scorrevole dell’armadio iniziare a tremare.
La
ragazza affondò il volto nel petto di Shikamaru, lasciandosi andare ad un
pianto frenetico, come mai aveva fatto davanti al Nara se non per la morte del
loro maestro. Era terribilmente spaventata e anche lei temeva di perdere tutto,
ma più di ogni altra cosa… lui.
Si
strinsero ancora una volta in un abbraccio intenso e disperato, concentrandosi
sui loro respiri più che sul vento e la distruzione, sui loro profumi più che
sull’aria irrespirabile dell’armadio, sulle emozioni inaspettate nate da quel
contatto più che dalla paura per la fine.
E
tutto sembrò allontanarsi: la paura, il freddo, il rimorso, l’amarezza… tutto
svanì nel buio di quell’armadio, veloce e vellutato come il sonno.
Ý
Forse
era il paradiso. Se l’era sempre immaginato così. Un immenso prato fiorito, un
soleggiato pomeriggio di primavera, una persona che ti abbraccia e ti infonde
calore e sicurezza, pace e sorrisi.
Ino
alzò il volto verso di lui. Non ne
vedeva il viso, ma avvertiva chiaramente quanto lui la amasse. Le sue carezze, i suoi baci a fior di pelle, la sua
voce che le sussurrava facendola rabbrividire… non si sentiva più sola. Ma più
cercava di scrutarne il volto, più il sole dietro la testa di lui diveniva
abbagliante, accecandola e rendendo la sua sagoma nulla più di un’ombra
sfuocata.
Fu
un rumore fastidioso a disturbarla, un suono lontano e dissonante con la natura
in cui era immersa.
Chiuse
gli occhi, cadendo nel buio, allontanandosi dal campo di fiori e dalla natura,
mentre il rumore si faceva più vicino e intenso, la comodità del prato svaniva
e il profumo di fiori diventava polveroso e soffocante.
Ino
riaprì gli occhi per ritrovarsi in uno spazio angusto e buio, appoggiata a
qualcosa di caldo ma tremendamente scomodo. Sbatté le palpebre perplessa,
guardandosi attorno, cercando di ricordare.
Dietro
di lei, a farle da cuscino, stava il petto di Shikamaru, con le fibbiette del giubbotto da chunin che le si conficcavano
dolorosamente nella nuca; il ragazzo le cingeva le braccia intorno alla vita,
fissandola con ghigno divertito.
-“Mh… ma cosa…?”- domandò Ino, portandosi la mano davanti
alla bocca e sbadigliando sonoramente.
-“Ben
svegliata.”- le sussurrò Shikamaru con voce suadente, e la ragazza poté quasi
scommettere che fosse identica a quella del ragazzo nel suo sogno.
-“Cosa…
e il tornado?”- chiese la biondina, sistemandosi meglio fra le braccia
dell’amico, ancora assonnata.
-“Non
lo senti?”- sorrise il Nara, guardandola dall’alto al basso.
Ino
assottigliò lo sguardo, concentrandosi sul rumore fastidioso che l’aveva
svegliata. Era la porta dell’armadio che si agitava, ma molto più debolmente di
quanto non facesse prima del suo sonnellino.
-“Si
è fermato?”-
-“Non
del tutto. Però sembra essersi placato un po’. L’aria muove ancora la porta, ma
non più i mobili. Si sentono ancora temporale e pioggia imperversare fuori,
quindi è meglio attendere qui finché tutto non sarà finito. Questo posto regge
che è una meraviglia.”- spiegò il ragazzo, soddisfatto.
La
Yamanaka sorrise, cercando in mille modi una posizione comoda sul petto del
compagno, senza trovarla: le fibbie del giubbotto la infastidivano parecchio.
-“Shika…
levati il giubbotto.”- lo invitò Ino, guardandolo infastidita.
-“Beh,
allora tu levati il top.”- rispose Shikamaru, con espressione indecifrabile.
-“Ma…
sei scemo?!”- arrossì lei, violentemente.
-“Sei
tu quella che fa le avances.”-
-“Cretino!
Intendevo di levartelo perché mi dà fastidio, mica per farti delle avances!”-
-“Beh,
anche a me dà fastidio il tuo top, ma mica ti dico di levartelo.”- commentò
lui, placido.
-“Come
fa a darti fastidio il mio top?!”- protestò Ino, confusa e stizzita.
-“Immagino
che tutti gli uomini di Konoha vogliano vederti senza
quel cosino viola.”- ghignò il Nara,
malizioso.
-“Che
scemo!”- ridacchiò la ragazza, sinceramente divertita.
-“Beh…
Kiba lo sa bene, immagino.”- si lasciò sfuggire lui, amaramente.
-“Ah,
Shika…”- si voltò verso di lui Ino, con sguardo mortificato.
-“No,
lascia stare… non… non ha senso questa discussione.”-
-“Ma…
a me dispiace, io non volevo, cioè… non era niente, è stata solo
un’avventura!”- si giustificò lei, dispiaciuta.
-“Ino…
tu non mi devi spiegazioni.”- la zittì Shikamaru, seccato.
-“Ma…
hai ragione.”- tacque la Yamanaka, abbassando lo sguardo, mestamente.
Si
sentivano entrambi estremamente stupidi: erano abbracciati in uno spazio
angusto e fingevano di non dover litigare riguardo a un avvenimento che li
aveva feriti entrambi, profondamente.
-“Io
però mi sono pentita di ciò che è successo.”- ammise Ino, con tono basso e
sincero.
-“Anche
io.”- rispose il ragazzo, quasi immediatamente.
-“Di
cosa?”-
-“Di
non aver preso Kiba a calci.”- mormorò il ragazzo, sprezzante.
-“Come
prego?”-
-“Nulla.”-
-“No,
no… cos’hai detto? Non credo di aver capito bene.”-
insistette la biondina, divertita.
-“Ino…
lascia perdere.”- concluse Shikamaru, arrossendo imbarazzato.
-“Mh… Shika?”-
-“Eh…”-
-“Te
lo levi il giubbotto?”-
-“Ma
cosa sono, un cuscino?”-
-“Eddai…”- lo pregò Ino, strusciando il volto contro il suo
petto, ruffiana.
-“Se
tu ti levi il top, okay.”-
-“D’accordo.”-
asserì la ragazza, sorridendo maliziosa e sbottonandosi in fretta il top,
rimanendo solo col reggiseno nero addosso.
Shikamaru
osservò quello spettacolo sfuocato dalle tenebre a bocca aperta, fissando quasi
sbavante il riflesso della pelle candida della Yamanaka risaltare al buio.
-“Ma…
io… scherzavo…”- sussultò il Nara, ancora incredulo.
-“Beh,
io no. Te lo levi adesso il giubbotto?”- cinguettò Ino, furbetta.
Senza
capire bene cosa stesse accadendo, Shikamaru osservò senza protestare la
compagna levargli il segno distintivo dei chunin, sorridendo maliziosa e compiaciuta.
La
ragazza si sbarazzò del giubbotto, accomodandosi tranquillamente fra le braccia
del compagno, coprendosi con la coperta mentre lui rimaneva rigido come un
tronco, sentendola strusciarsi contro di sé.
-“Mh, okay, Ino… questa cosa non va bene.”- si lamentò lui,
robotico.
-“…noioso.
Tanto dobbiamo stare qua dentro per chissà quanto tempo… tanto vale riposarsi
un po’.”-
-“Sì,
ma mezza nuda addosso a me?”-
-“Beh,
che c’è, ti fa schifo?”-
-“N-no, però è… inconsueto… imbarazzante… inappropriato…”-
balbettò, deglutendo nervosamente, percependo il calore del corpo di Ino vicino
al suo.
-“Ma
sei scemo? Se è da tutta la vita che mi prendi in braccio e mi abbracci,
Shika!”-
-“È
diverso!”- protestò lui, arrossendo e fissandola sempre più imbarazzato. –“Lì
combattevamo e poi… avevi indosso quel maledettissimo top!”-
-“Shika…
sei imbarazzato?”- domandò la Yamanaka, con sorrisino divertito, disegnando dei
cerchietti sul suo petto con un dito.
-“Non
dovrei esserlo?”- protestò il ragazzo, assottigliando lo sguardo su di lei,
contrariato.
-“Non
lo so. Ci conosciamo da così tanto tempo ormai… mi sembra strano che tu ti
imbarazzi per così poco.”-
-“Ti
ho detto che è diverso, ora.”- asserì
con tono fermo Shikamaru, afferrando il polso della ragazza e allontanando la
mano che gli solleticava il petto.
Ino
alzò gli occhi perplessi verso di lui, diventando altrettanto seria.
-“Cosa
è diverso?”- domandò lei, scrutandolo
con i suoi occhioni grandi e innocenti.
-“Noi,
Ino.”- sospirò il Nara, sistemandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
-“Io
sono io e tu sei tu, l’hai sempre detto… cosa può esserci di così diverso da
qualche anno fa?”- protestò la bionda, aggrappandosi alla maglietta nera del
ragazzo, osservandolo con sguardo languido.
Shikamaru
strinse le palpebre con forza, lasciando scivolare le mani dietro la nuca di
Ino, avvicinando il suo volto al proprio. Riaprì gli occhi a fatica, perdendosi
nell’azzurro di quelli di lei, cercando di trovare le parole adatte per
sfuggire a quella tentazione.
-“Tu
sei tu donna, io sono io uomo, e non era così qualche anno fa. Lo
sai bene.”- cercò di spiegarle con tono pacato, ma che risultò solamente
insicuro.
-“Non
possiamo comportarci come quando eravamo dodicenni, Shika.”-
-“Lo
so bene, e questo è il modo più sbagliato per iniziare un rapporto da adulti.”-
-“Come
vuoi…”- sospirò Ino, voltandosi, rassegnata –“…ma penso che tutto questo sia
solo un’enorme farsa.”-
-“Come?”-
domandò il ragazzo, stupito.
-“Possiamo
fare finta che sia tutto uguale oggi, possiamo fingere domani, e dopodomani e
il giorno dopo ancora… ma prima o poi verrà tutto a galla.”- disse la ragazza,
sospirando.
-“Tutto
cosa?”-
-“Lo
sai.”- commentò Ino con ghigno amaro,
tastando il suolo ovunque alla ricerca del suo top.
Shikamaru
non rispose. Appoggiò il mento sul dorso della mano, prendendo a fissare la
sagoma confusa della Yamanaka muoversi nelle anguste tenebre. Lei sapeva. Ma perché prendersi in giro…
loro avevano sempre saputo. Il loro
era un rincorrersi continuo senza mai trovarsi, un giocare a nascondino fin dal
loro primo incontro, una corsa in un labirinto senza punti d’incontro. E quella
passione, quel desiderio che Shikamaru provava per lei più che per chiunque
altra, quel sentimento represso che lo legava a Ino da tempo immemore, era
sempre lì, non se n’era mai andato. E cresceva silenzioso e abbandonato,
attendendo con ansia impaziente il giorno in cui sarebbe esploso.
Shikamaru
si era seriamente illuso di poterlo ingannare, di poterlo dimenticare col
tempo, speranzoso di essere l’unico ad esserne a conoscenza. Ma anche Ino
sapeva e sentiva quella tensione, e lei più di ogni altro sperava di poterla
sciogliere al più presto.
D’istinto,
il ragazzo si sporse in avanti, afferrando Ino per un braccio e trascinandola
indietro verso di sé. La strinse in un tenero abbraccio, affondando il volto
nella testolina bionda, inspirandone il profumo a fondo.
Stettero
così per un po’, mentre ormai il vento e la tempesta non erano nient’altro che
rumori lontani dimenticati dalle loro menti, in quello spazio angusto che pareva
essere un mondo parallelo, fatto solo per loro.
Fu
Ino la prima a muoversi - come sempre – alzando il volto e portando le labbra
sul collo del Nara, prendendo a mordicchiarlo lentamente e con intensità,
lasciandovi dei marcati segni viola. La ragazza sussultò quando percepì le mani
del compagno rispondere immediatamente, scivolando lungo la schiena nuda e
morbida, slacciandole il gancetto del reggiseno con una mano mentre l’altra
scivolava lungo la coscia, infilandosi impudente sotto la gonna.
Ino
scostò le labbra dal collo del ragazzo, sperando di poter incontrare le sue,
come accadde. Finalmente le labbra si unirono in un bacio, lento ma deciso,
intenso, profondo, man mano sempre più smanioso, frenetico, come se dovessero
recuperare tutto il tempo perso. Fu quel contatto atteso così a lungo a
spegnere completamente quel minimo di autocontrollo rimasto nel corpo dei due
giovani, lasciandoli travolgere da una passione inaspettata e violenta.
La
Yamanaka si sdraiò, spinta dalla pressione del corpo di Shikamaru che si
adagiava lentamente su di lei, preda dei suoi baci e dei suoi tocchi infuocati.
Non
ci volle molto affinché il fischiare del vento e il prorompere del temporale
venisse coperto da sospiri e ansimi di piacere provenienti da un angusto
armadietto in una umida cantina.
Ý
-“In
una cantina?!”-
La
Haruno si fermò, fissando allibita la migliore amica.
-“Sì,
perché?”- domandò Ino, facendo spallucce, stupita.
-“Cioè
i rifugi hanno resistito a malapena e voi vi siete salvati nascondendovi in una
cantina?! Roba da pazzi…”- sospirò Sakura incredula, riprendendo a camminare
con l’amica per i corridoi del palazzo dell’Hokage.
-“Già,
siamo stati fortunati.”-
-“E
cos’avete fatto tutto quel tempo?”-
-“Pregato
per salvarci la pelle ovviamente. Ah sì, e abbiamo anche dormito e litigato.
Insomma, tutto nella routine.”- spiegò la Yamanaka, con sorrisino divertito.
-“Tutto
qui? Sicura che non mi nascondi niente?”- domandò l’amica, fermandosi davanti
la porta della sala riunioni.
-“Mh. Ci devo pensare, Fronte Spaziosa.”- ghignò la bionda,
senza guardarla, spalancando il portone della stanza ed entrandovi con passo
felpato.
Tutti
gli sguardi dei presenti si posarono momentaneamente sulle due neo-arrivate kunoichi, che si posizionarono ai lati del salone.
Gli
occhi di Ino incontrarono quelli di Shikamaru immediatamente, lasciando
scoccare una scintilla in aria, per poi staccarsi.
-“Dicevi,
Shikamaru?”- lo pregò di continuare Tsunade, in piedi
di fianco al chunin che le indicava con fare interessato le cartine su un tavolino.
-“Vede
Tsunade-sama, purtroppo abbiamo ignorato per troppo
tempo queste mancanze di Konoha. Sapevamo tutti benissimo che la nostra città non avrebbe potuto sopportare
l’arrivo di un tornado di queste
proporzioni, ma abbiamo continuato a vivere ignorando il problema, fingendo che
non fosse possibile il verificarsi di un tale evento, sperando che se avessimo
finto di dimenticare, tutto sarebbe filato liscio. E invece no, perché le
situazioni lasciate in sospeso devono essere affrontate, prima o poi. I problemi
vengono tutti a galla e questo tornado sarebbe dovuto arrivare, per dimostrarci
quanto effettivamente le faccende lasciate in sospeso non possano restare tali
a vita. Adesso non ci resta altro da fare se non ricostruire tutto com’era
prima, cercando però di rimediare fabbricando basi più solide per una città e
un futuro più sicuri. In modo che per quanti tornado possano arrivare… tutto
possa restare in piedi senza crollarci addosso. Finalmente adesso ci è tutto
chiaro.”- concluse Shikamaru, scoccando un’eloquente occhiata verso la
bellissima compagna di squadra, che ricambiò sorridendo maliziosa.
Già,
finalmente adesso… era tutto chiaro.
-The
End-
YNote di SakurinaY
Okay,
amo le catastrofi naturali, va bene?!
“La
Tempesta”, “Tornado”… pensavo anche ad un terremoto, uno tsunami, una valanga e
l’eruzione di un vulcano! Insomma, queste catastrofi naturali sono così
altamente “fanfictionabili”!
Ne
ho voluto approfittare per dedicarla:
-
alla
sempre eterna nonna Rinoa, grazie alla quale ho
passato tremendi momenti di paranoia bianca ma altrettanti momenti di giubilo
candido… grazie per esserci sempre, Marghe!
-
Alla
mia cugix Kiucchan, che
sebbene sia poco più che un’adolescente racchiude nel suo grandissimo talento
il futuro di Sparta e del mondo biancoH. *_* Continua
a portare avanti la tua vena bianca, mia cuginetta preferita! Ti adoro alla
follia!
Buon compleanno
carissime, anche se in ritardo!
Vi voglio bene!
Vostra Luly