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Autore: Kyousuke_01    28/09/2014    1 recensioni
— Prologo. —
Non potevo più ritornare indietro. Quella cosa si era impossessata di me. Il dolore si sparse per tutto il corpo. Lui mi aveva preso.
«Chi sei?» gli domandai con voce roca. A terra vi erano macchie di sangue. Era il mio sangue.
«Non ti serve conoscere il mio nome» mi sussurrò come risposta, sorridendo maliziosamente. Il mio petto diventò improvvisamente freddo; freddo come una lama che lo trapassava, freddo come tutto il resto. Incominciai a vedere macchie scure, non riuscendo a formulare pensieri logici, e, accasciandomi, sentii la morte vicina. Lui estrasse il pugnale dal mio corpo.
E fu buio.
Genere: Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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— Capitolo 1. —

Amsterdam: 9:00 AM.
Mi ritrovai misteriosamente un biglietto posato sulla mia scrivania, la calligrafia era identica. Identica a quella di mio padre, che sparì dopo la mia nascita. Il biglietto indicava un’abitazione abbandonata da molti anni, dove nessuno aveva più messo piede dalla morte dell’ultimo proprietario. 

Rotterdam: 12:00 AM.
Più mi guardavo intorno, più avevo il sospetto che qualcosa mi stava osservando. ‘Non mi sento al sicuro in questo luogo’, presi dalla tasca la lettera e la rilessi con più attenzione. 

"Alexis,
sono il tuo papà, so che non mi perdonerai mai per quel che ho fatto, ma ho bisogno che tu recuperi una chive, per me di vitale importanza, non lasciare che la prenda lui, è nascosta nel quartiere disabitato della città accanto. Spero tu stia bene.
Mi dispiace, 
papà
."

Lui? Lui chi?’ Quel messaggio mi lasciò un po’ di inquietudine, ma capii subito che era qualcosa di sbagliato, che era qualcosa che non doveva esistere. Ad un tratto sentii un forte rimbombo, ‘oh no’, pensai preoccupata, ‘è solo la mia immaginazione’, cercai di convincermi.
Misi la mia mano sopra la maniglia, con l’intento di entrare nell’abitazione, proprio in quel momento un cane randagio saltò fuori dai cespugli. 
«E’ strano, troppo strano, ho paura» sussurrai cercando di calmarmi, mi voltai per guardarmi alle spalle e sentii uno strano cigolio.
La porta si era aperta, da sola, non soffiava nemmeno il vento, ‘cos’è stato?’ Il cuore mi martellava in gola mentre mi avvicinavo ma, con stupore, vidi che la casa era completamente vuota, ma era pulita.
Rilassai le spalle: la casa è disabitata da tanto, era ovvio che non ci sia niente, e per il fatto che sia pulita, deve essere passato qualche persona che si sarà divertita a fare pulizie invernali.
Eppure, una nota stonata continua a crescermi dentro; ‘possibile che sia solo immaginazione?’ Mi feci coraggio ed entrai nella prima camera che trovai. 
«Ma che diavolo..» sul pavimento, vicino ai scaffali, intravidi sangue, sangue umano.
Sul tavolo vidi un’altra lettera. Con cautela, feci uno, due, tre passi.
Raggiunsi il tavolo, e al riflesso della luna nello specchio, vidi il mio viso e.. Una donna senza volto, con la bocca spalancata, piangeva sangue. Non vidi di più, ma rimasi lo stesso paralizzata dalla paura.
Lentamente, mi voltai, e vidi delle scritte che prima non c’erano.

VATTENE VIA DA QUI
NON LASCIARE CHE TI TROVI
TI UCCIDERA


«Prendi la chiave e scappa!» mi urlò incontro una voce.
Pensai alla donna riflesso nello specchio.
Corsi via, fuori dall’abitazione.
Corsi verso il boschetto di fronte, spaventata, con il cuore in gola, cercai di capire se stessi sognando, o era realtà.
Ovviamente, speravo in tutti modi di risvegliarmi da quel brutto incubo, ma non era così: quel che era successo, o quel che avevo sentito, non era frutto della mia immaginazione, era tutto reale. Si stava facendo tardi, era meglio tornare a casa.
La strada era coperta di nebbia, nebbia fittissima, non si vedeva nient’altro che ombre strane, non umane, ‘sono stanca, si, la mia fantasia sta lavorando molto’.
Girovagai per molto tempo alla ricerca della luce, o di un qualcosa di rassicurante, ma niente. ‘Mi sono persa?’ Pensai con moltissima ansia, ‘mi sono persa.
E, infatti, era così. La via era serrata dagli alberi caduti a causa del terremoto precedente, e, intanto che la notte si faceva più buia, io ero ancora in quel luogo sperduto, sola.
«Maledizione.. Perché sono venuta qui? Alexis, perché devi sempre fare la stupida incosciente?» a bassa voce, borbottai. ‘Un momento, ma ho il cellulare in tasca!’ Sorridendo, e recuperando un po’ di fiducia in me stessa, digitai il numero di mia madre, dopo ripetute chiamate, ancora nessuno rispose.
«Risponde la segreteria telefonica, il numero da lei selezionato non è al momento raggiungibile.» ‘Cosa.. Mamma? Perché non rispondi?’ Pensai con il cuore che batteva forte, ‘starà al lavoro, starà facendo il turno di notte, ecco’.
Più cercavo di convincermi, più mi saliva il presentimento di qualcosa di non piacevole. 

11:45 PM.
Ancora niente, non rispose. ‘Dovrebbe rispondermi a quest’ora, il cellulare sarà scarico?’ Intanto, non mi potevo permettere di starmene senza fare nulla, ‘devo trovare una via di uscita, è troppo tardi.
Improvvisamente, in lontananza vidi le luci di una macchina. ‘La mia salvezza!’ Pensai strizzando gli occhi, come se fosse qualcosa di impossibile. Corsi più veloce che potessi, e mi catapultai davanti.
Qualcosa mi disse di non salire su quella macchina, ma ignorai questo presentimento e chiesi al signore di poter darmi un passaggio verso la mia città. 
«Mi scusi, mi sono persa in questa città sconosciuta, se non le dispiace, mi potrebbe portare fuori da questo bosco?» gli domandai con molta fretta, senza risposta, fece un cenno. Salii sulla macchina, nel sedile riservato ai passeggeri. 
«Mi scusi per averle causato un problema del genere, veda, stavo cercando qualcosa e mi sono persa all’improvviso..» inutile continuare a parlare, il signore guidava, senza rispondermi.
Non si vedeva nulla, né la strada e né il viso di quello strano signore, per qualche oscuro motivo la paura mi salii, e pian piano mi arrivò in gola. Con la poca luce della luna, rividi l’abitazione abbandonata da cui ero fuggita.
Di colpo mi girai verso il signore, non c’era più nel sedile da guida.
Sentii un strano odore di alito, proveniente non lontano da me, anzi, dalla mia guancia sinistra. 'C-Cos’è?' Ingoiai la saliva, girandomi lentamente.
«AAAAAAAAAAH!»
il mio urlo rimbombò in tutta la foresta. Cercai disperatamente di aprire lo sportello della macchina e di scappare da quella viscida creatura. ‘E’ dietro di me! E’ dietro di me!’ Senza nemmeno pensare corsi di nuovo dentro quella maledetta casa, chiusi la porta rumorosamente, e caddi a terra sfinita. Il cuore mi stava per scoppiare, il fiato appesantii e chiusi gli occhi. ‘Finalmente, qui starò tranquilla per un po’’, pensai, sbagliandomi di grosso. In quell’edificio, c’erano altre creature non umane ad attendermi.
   
 
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