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Autore: Ehris    29/09/2014    6 recensioni
Dopo aver miseramente fallito nella conquista del potere assoluto, le Trix, troveranno nuovi potenti e temibili alleati. Amici e nemici, non ci si potrà fidare di nessuno...
Tratto dal capitolo 18:
-Vogliamo il potere; vi chiediamo aiuto a conquistare una delle scuole più prestigiose ed importanti dell’intera Dimensione Magica ed in cambio vi ridaremo la libertà che tanto agognate e che vi è stata strappata molti anni fa- spiegò Icy con molta calma e con fare suadente.
-Impossibile!- urlò lo spettro furente -La nostra libertà è andata persa per sempre! Il nostro destino ci impone queste condizioni per l’eternità. Una vita insulsa, fra le pareti di queste montagne. Una vita che non può essere vissuta ma allo stesso tempo che non ci dà pace. Una vita da non morti!-
Una storia che racconta di come il desiderio di vendetta dia sfogo alla malvagità più oscura; di come a volte occorri tirare fuori coraggio e grinta. Una storia incentrata sulla forza dell'amore e dell'amicizia.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Musa, Riven, Specialisti, Trix, Winx
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 11 – Una conquista molto importante

 
Per conquistare il potere bisogna amarlo. Per mantenerlo, servirlo
Roberto Gervaso

 
 
Flora si svegliò di soprassalto dopo un brutto sogno che le aveva fatto rivivere la lotta contro il ragno gigante nella foresta di Selvaoscura. Guardando fuori dalla finestra della camera la fata osservò come la luna fosse ormai alta nel cielo. Per un momento si fermò a guardarla: emanava una fredda luce che rischiarava l'intrera stanza.

La ragazza si mise a sedere sul letto, dormire qualche ora le aveva fatto bene perché ora si sentiva rigenerata. Si portò una mano alla fronte, sulla quale spiccava il grosso cerotto che l’infermiera le aveva applicato per coprire la profonda ferita che si era procurata soltanto qualche ora prima. Le dava parecchio fastidio così senza pensarci troppo lo strappò via; poi si passò le dita là dove la sera prima aveva il taglio e con gioia e sorpresa notò che era completamente sparito. La donna che l’aveva medicata aveva avuto ragione nel dire che la pomata dall’odore disgustoso l’avrebbe rimessa a nuovo.

Dopo aver fatto brevemente il punto della situazione, Flora, si girò ad osservare Bloom che dormiva. Il suo sonno era molto irrequieto e lo poteva vedere da come l’amica si agitava nel letto e corrugava la fronte. Decise quindi di alzarsi e di avvicinarsi a lei. Molto delicatamente le accarezzò il viso per tentare di tranquillizzarla ma toccandola si accorse che la temperatura del suo corpo era parecchio alta.

-Bloom, Bloom svegliati, ti senti bene?- chiamò la fata della natura con il suo solito tono dolce ma senza ottenere alcun risultato.

Qualcosa non andava perciò Flora si affrettò a sollevare il pantalone dell’amica per osservare il morso che le aveva dato il lupo. Come lo vide sobbalzò: quella ferita non si era rimarginata come il taglio sulla sua fronte, anzi sembrava essersi propagata.

-Bloom!- Flora la chiamò ancora una volta, ma in modo più deciso ed allarmato. Bloom però anziché svegliarsi e calmarsi pareva diventare sempre più agitata. Improvvisamente urlò ed inarcò la schiena, come se qualcosa la stesse spezzando in due procurandole un dolore allucinante. La fata della natura, spaventata dalla reazione dell’amica, indietreggiò di qualche passo. L’istante successivo per Flora fu terribile: sentì le ossa dell’amica andare in frantumi. La fata era pietrificata dalla paura e non aveva la minima idea di come comportarsi. Avrebbe dovuto chiedere aiuto ma a chi? L’infermeria era vuota e i corridoi sicuramente erano anch’essi deserti vista l’ora tarda. Avrebbe voluto correre fino all’ufficio di Faragonda ma allo stesso tempo non voleva lasciare Bloom da sola in quelle condizioni tanto sofferenti. Le urla che la custode della fiamma del drago emetteva, mettevano i brividi e ben presto gli occhi di Flora si velarono di lacrime.

Presto però il corpo di Bloom iniziò a mutare; mutava in qualcosa di terribile e di terrificante: stava acquisendo le sembianze di un lupo. Quando Flora lo capì, quando non riuscì più a riconoscere l’amica, iniziò a correre. Si affrettò a raggiungere la porta dell’infermeria, uscì e se la chiuse alle sue spalle. Non poteva più rimanere lì ma non poteva nemmeno trasformarsi e combattere. Anche se ora quella creatura spaventosa era Bloom, rimaneva pur sempre una sua amica e mai avrebbe alzato un dito contro di lei.

Flora iniziò a percorrere il corridoio, che come aveva immaginato era deserto, ma ben presto udì la porta dell’infermeria andare in pezzi; voltandosi vide l’enorme lupo che a gran passi diminuiva le distanze che li separavano. Quella creatura possedeva un’estrema ferocia e gliela si poteva leggere negli occhi, così come la voglia di sbranare qualsiasi cosa avesse davanti.

La fata pronunciò un debole incantesimo che aveva come scopo quello di rallentare la corsa della bestia: infatti dalle dita della ragazza uscì della polvere dorata che l’istante successivo fece spuntare delle grosse radici che bloccarono il passaggio all’animale. Flora raggiunse di corsa le scale e cominciò a percorrerle. Voleva assolutamente raggiungere il piano inferiore per cercare l’aiuto di un qualche professore ma nella corsa inciampò, perdendo l’equilibrio, e il suo corpo iniziò a rotolare giù per l’intera rampa. Quando gli scalini finirono lei andò a sbattere violentemente contro il muro che aveva davanti. Velocemente tentò di rimettersi in piede, cercando sostegno nella parete ma alzando lo sguardo in direzione delle scale vide solo l’enorme lupo lanciarsi contro di lei.

Flora  istintivamente lanciò un acuto terrorizzato, mentre il suo cuore perdeva un battito, e con le braccia tentò di ripararsi anche se era cosciente del fatto che quel gesto non le avrebbe certamente risparmiato la vita.
 
***

Le Trix entrarono nella caverna; era umida e fredda ma a loro quell’ambiente piaceva terribilmente, in quanto si sentivano perfettamente a loro agio. I loro sguardi erano vigili e puntati davanti a loro: il talismano le stava chiamando. L’energia che quell’amuleto emetteva era talmente forte che le tre streghe era come se potessero già sentirla scorrere all’interno delle loro vene al posto del sangue. Quell’energia era inebriante.

Icy rise e la sua risata rimbombò fragorosamente in quell’ambiente tanto angusto.  

-Cosa hai da ridere strega!- esclamò severamente la voce di una giovane donna.

-Alissia- rispose la maggiore delle Trix sogghignando -Mi stavo giusto chiedendo se avremmo mai avuto l’onore di incontrarti, per umiliarti esattamente come a suo tempo ha fatto il tuo promesso sposo Riabu-

-Ci vuole coraggio e anche tanta stupidità per proferire parole come le tue: Riabu è morto, col suo sangue ha pagato tutto il male che ha commesso. E per quanto riguarda la mia presenza qui, davanti a voi, sappiate che non vi temo!-

-Certo che non ci temi, tu sei già morta- rispose Darcy scoppiando a ridere e accentuando in particolar modo l’ultima parola della sua affermazione, poi dopo un breve istante di silenziò proseguì: -Spiegami, come mai ti sei presa il disturbo di presentarti? Lo sai che noi ci impossesseremo del tuo talismano e che tu non potrai fare nulla per fermarci vero?-

-Voi non potete averlo. Voi non potete essere tanto terribili da volere questo!- esclamò Alissia che, malgrado tutte le ingiustizie e le sofferenze subite, continuava a credeva ancora nella bontà degli animi.

-Ne vuoi una prova?- ringhiò allora Stormy. La più giovane delle Trix diventava ogni secondo più incontrollabile: senza timore agitò le mani e una bufera si sprigionò all’interno della caverna. Avvolgeva il suo corpo e quello delle sue sorelle con violenza ma allo stesso tempo senza ferirle in alcun modo. La piccola ribelle però non era ancora soddisfatta così si agitò nuovamente e la terra sotto i loro piedi iniziò a tremare.

-Basta così Stormy- le urlò contro Icy per sovrastare il rumore del vento. La ragazza allora, che era perfettamente in grado di controllare quella tormenta, direzionò la sua furia verso la foresta di Selvaoscura. Le piante iniziarono ad agitarsi sempre di più. Era come se volessero essere libere e non più incollate al terreno. Poi, ad un tratto, tutto cessò, lasciando di nuovo spazio alla tranquillità.

-Voi siete solamente delle pazze malate di mente e come tutte le persone cattive finirete per pagare care le vostre azioni-

Icy fece un paio di passi e si addentrò maggiormente nella caverna, non curante delle parole di Alissia. Improvvisamente nell’oscurità qualcosa iniziò a brillare: era il talismano. Col cuore che batteva per l’emozione Icy raccolse da terra quell’oggetto tanto piccolo ma tanto potente e prezioso per poi raggiungere le sorelle. Tutte e tre si lasciarono andare ad una risata che fece tremare le pareti della grotta.

-Ogni maledizione ha il rovescio della medaglia. Ogni maledizione può essere infranta. Io non posso fare assolutamente nulla per fermarvi ma so che un giorno qualcuno ci penserà per me e so anche che quel giorno non è molto lontano!- esclamò Alissia. Le sue parole erano un monito, un avvertimento: lei sapeva che qualcuno avrebbe messo fine a tutta quella disgrazia e quando ciò sarebbe accaduto lei si sarebbe riappropriata della sua libertà. Lei sarebbe stata di nuovo libera.

Le Trix intanto si stavano allontanando dalla grotta ma prima di uscire Icy si fermò e si voltò un’ultima volta: -Tu sei stata sempre e solo una vergogna per tutte noi streghe. Soltanto gli sciocchi danno tanto spazio ai sentimenti come hai fatto tu. Una strega vera non avrebbe mai tentato di distruggere i suoi stessi poteri- Stavolta Icy non rideva, era estremamente seria e le sue parole esprimevano disprezzo.

Successivamente raggiunse le sorelle fuori dalla caverna, lasciandosi il fantasma di Alissia alle sue spalle una volta per tutte.

Ora avevano anche l’ultimo pezzo per completare il puzzle.  Ora avrebbero solo dovuto raggiungere il lago che delimitava i confini di quella che un tempo era la foresta di Selvagrande. Il lago che Xeno e Alissia avevano deciso di attraversare per fuggire. Lì, sulle rive di quel lago maledetto avrebbero compiuto l’incantesimo e conquistato il mondo.
 
***

Il varco temporale creato dalla Griffin condusse la preside stessa, Tecna e i tre specialisti di Fonterossa direttamente in cima alla rampa di scale sul piano dell’infermeria. Nel momento in cui i ragazzi si tuffarono in quel vortice caotico udirono un urlo terrorizzato. Il sangue nelle vene del giovane Helia, che aveva identificato la voce spaventata come quella di Flora, si raggelò.

Gli stanti successivi furono un susseguirsi molto veloce di eventi e di azioni: Tecna, Timmy, Brandon, Helia e la Griffin si ritrovarono davanti una Flora schiacciata contro la parete in fondo alle scale e un enorme lupo in fase di attacco.

-Nooo!- urlò Helia, che subito ebbe la prontezza di allungare il suo braccio in direzione dell’animale. Dal guanto che era solito indossare uscirono delle corde che bloccarono il lupo all’istante. Anche la preside Griffin intervenì nel giro di un battito di ciglia con un potente incantesimo: la creatura cadde immediatamente in un sonno profondo e sul suo muso comparve una grossa museruola.

Senza aspettare un minuto di più Helia si precipitò da Flora per vedere come stava. Come raggiunse la ragazza lei gli buttò le braccia al collo e lui, sussurrando il suo nome, la strinse in un abbraccio. Gli occhi della fata si riempirono di lacrime, che una dopo l’altra, copiose, presero a rigarle il volto.

-Va tutto bene, è finita- la rincuorò il giovane, che allo stesso tempo cercava conforto nelle sue stesse parole. Quando a Torrenuvola si erano resi conto del pericolo che Flora stava correndo e successivamente quando l’aveva sentita urlare nel vortice, aveva temuto il peggio ma ora lei era lì con lui e, fortunatamente, stava bene.

Senza pensarci ulteriormente Helia si scostò leggermente da lei, le prese il viso fra le mani e la baciò. Flora in un primo momento rimase sconvolta da quel gesto, perché non se lo aspettava ma visti i sentimenti che provava per lo specialista, si lasciò subito andare, eliminando ogni forma di imbarazzo e trovandosi perfettamente a suo agio.

L’unione delle loro labbra era perfetta e i due ragazzi si sentirono come catapultati in una grossa bolla lontana da tutto, da qualche parte sperduta in un qualche angolo dell’universo.

Tecna, Timmy e Brandon rimasero ad osservare la scena in silenzio con un sorriso di gioia sui loro volti: Flora stava bene.

-Griffin!- Dal fondo del corridoio, all’altezza dell’entrata dell’infermeria giunse la voce di Faragonda che era insieme a Stella.

-Brandon!- Urlò la fata correndo in contro al suo specialista, che insieme a Timmy e Tecna aveva un’aria piuttosto confusa. Intanto anche Helia e Flora stavano ripercorrendo la rampa di scale per raggiungere il gruppo di amici.

-Stella, ma dove eri finita?- domandò Brandon alla ragazza mentre la stringeva in un abbraccio e assaporava l’aroma di vaniglia che emanavano i suoi lunghi e lucenti capelli biondi.

-Posso spiegarvelo!- rispose la fata con un enorme sorriso stampato sul volto. Era al settimo cielo, si vedeva... e si notava anche che non riusciva a contenere tutta l’allegria che stava vivendo.

-Sì lei potrà spiegarvi ogni cosa, ma a suo tempo. Piuttosto io vorrei prima avere delle spiegazioni in merito a quanto è appena accaduto qui- disse Faragonda guardando prima le sue allieve e poi il grosso lupo addormentato.

Tecna prese quindi in mano la situazione e spiegò alla preside di Alfea che tipo di ricerche avessero fatto quella notte in biblioteca, il motivo che gli aveva spinti ad andare a Torrenuvola e le successive scoperte che avevano fatto leggendo il passo che era stato nascosto. Raccontò brevemente la vera storia di Alissia così che anche Flora e Stella potessero venirne a conoscenza ma non rivelò che l’artefice dell’incantesimo che aveva oscurato il testo contenente la versione esatta della leggenda fosse proprio la Griffin e a Tecna parve che la strega la ringraziò con lo sguardo per non averla menzionata.

La preside Faragonda ascoltò con attenzione ogni singola parola della fata della tecnologia; si rabbuiò quando apprese che il lupo era Bloom ma reagì all’istante facendola scomparire dalla scalinata sul quale era distesa.

-Resterà in un posto sicuro. Non potrà fare del male a nessuno e nessuno gliene farà, fino a quando non troveremo la soluzione- esclamò la direttrice -Adesso veniamo a noi: fra poco più di un’ora inizierà a sorgere il sole, fareste meglio a raggiungere le vostre compagne e i vostri compagni nella foresta di Selvaoscura, potrebbero aver bisogno del vostro aiuto. Troverete in Stella un ottimo passaggio; veloce ed efficace- la donna accompagnò quelle parole con un occhiolino rivolto alla fata di Solaria. In poche ore quella ragazza aveva fatto dei progressi strabilianti. Faragonda aveva anni e anni di esperienza alle spalle e mai aveva visto una fata apprendere tecniche tanto potenti in un così breve lasso di tempo. Evidentemente il suo desiderio di sviluppare un mezzo per essere in qualche modo d’aiuto agli altri aveva giocato, in tutta quella situazione, un ruolo decisamente fondamentale.

-Io invece è meglio che torni al mio castello, dalle mie allieve- esclamò la preside Griffin con aria evasiva.

-Naturalmente, ma spero che avremo modo di chiacchierare un po’ nei prossimi giorni- rispose Faragonda, tramutando l’espressione di orgoglio nei confronti delle sue allieve, in uno sguardo torvo dedicato esclusivamente alla sua collega. Anche se Tecna non aveva detto nulla, la preside di Alfea aveva intuito che la Griffin c’entrava molto più di quanto volesse far credere in tutta quella faccenda.

La strega non rispose, si limitò a fissare per un momento Faragonda prima di scomparire nuovamente nel vortice caotico che l’avrebbe riportata a Torrenuvola.

-Bene!- disse Stella -Ora è il mio momento delle spiegazioni, venite, avvicinatevi!- Stella aspettò che tutto il gruppetto fosse riunito accanto a lei, poi alzò al cielo lo scettro di Solaria che aveva già fra le mani e senza esitare gridò: -Solaria!-

Ancora un volta si sprigionò un’enorme luce, una luce che Tecna e Flora riconobbero all’istante. Era la stessa luce che si era manifestata quando Stella le aveva teletrasportate dalla foresta di Selvaoscura alla foresta di Selvafosca. In un battito d’ali il gruppo svanì da Alfea, lasciando Faragonda da sola, nel corridoio, fra le sue cupe riflessioni.






Note dell'autrice: Buongiorno popolo di EFP! Questi due giorni sono stati per me giorni di aggiornamento: infatti ho aggiunto un capitolo, intitolato Soltanto un'ombra, anche alla mia raccolta di One-Shot, Missing Moments! :)
In questo capitolo abbiamo una Flora abbastanza protagonista che se l'è vista brutta, brutta brutta ma che ora sta bene... ma soprattutto sta con Helia. Eh già... lui non poteva farsi sfuggire un'occasione simile per baciarla! ;) Marti e Ari questo capitolo è soprattutto per voi perché so che siete grandi fan di questa coppia :) Vorrei ringraziare anche Tressa!! Da quando ho iniziato a scrivere in questo fandom lei c'è sempre. Credo di non avere un solo capitolo senza una sua opinione! Grazie di cuore anche a Daphne09 e musaeriven e naturalmente a tutte le persone che hanno inserito la storia fra le seguite, le preferite o le ricordate!! :)
Un bacione e a presto, Ehris!
 
 
  
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