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Autore: DaisyBuch    29/09/2014    2 recensioni
Cosa fareste voi se una misteriosa voce vi ordinasse di mettervi un anello e vi trasportasse nell'antica Grecia? Questo è quello che è successo ad Athena, una ragazza di quindici anni che deve aiutare i personaggi dei miti a risolvere le storie a cui sono legati.
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DAL CAPITOLO 17:
Athena si lasciò sfuggire un gemito di paura, le guardie stavano aprendo il cancello e loro due si strinsero forte la mano, ancora una volta per infondersi coraggio. Li spinsero dentro e sentirono cigolare dietro di loro il cancello di legno che si chiudeva. Era un suono terribile. Athena si sentì in trappola, si sentì sola ed adesso come non mai voleva girare l’anello e tornarsene a casa.
Ci fu un suono assordante e metallico che rimbombò per molto tempo, era come se fosse il campanello che designava l’ora del pasto.. e forse era proprio quello.
Genere: Avventura, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash, Crack Pairing
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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L’acqua limpida scorreva veloce tra i piedi di Athena, erano usciti a fare un giro turistico in barca, la sua famiglia ed altri turisti come loro. Era una giornata di sole spendente, l’ideale per visitare la città. La Grecia non era tra le sue mete ideali, preferiva un paese nordico ma si era ricreduta, la sua pelle avorio piano piano cominciava a prendere colore e i capelli biondi si tingevano di paglia ancora di più, a lei in realtà non importava niente aveva ancora quindici anni e per quanto potesse andare d’accordo con le ragazze della sua età lei si interessava per lo più ai libri e all’arte, anche per questo aveva appoggiato i suoi genitori per la Grecia. E’ una città così ricca di cultura, di storia, Athena stentava a credere che davanti a lei c’era una città ben visibile che molti anni prima era abitata da gente come lei, era assolutamente affascinante. Inoltre i suoi genitori amavano quel posto, suo padre era un ricercatore antico ovvero studiava gli antichi oggetti e scritture di tutti i tipi, invece la madre insegnava al liceo proprio il Greco antico ecco perché le avevano dato quel nome che a lei proprio non convinceva. -Signori e Signore questa grotta è molto antica, perciò qualsiasi gesto che potrà rovinare in qualche modo il patrimonio artistico verrà punito severamente, consigliamo dunque di non toccare le pareti, o graffiarle in alcun modo. Grazie.- Disse la guida in piedi sulla barca che parlava a ben dodici persone. La grotta sembrava molto piccola da fuori ma dentro era enorme, l’acqua era quasi trasparente in alcune zone e poteva vedere tutto il verde degli scogli sul fondale ed anche tutti i pesci colorati.
–Più avanti sarà possibile fare un bagno nell’acqua non vi preoccupate.- sorrise la guida che sembrava aver colto il desiderio di Athena. Attorno e sopra di lei le pareti erano tutte quante spigolose, non c’erano segni rupestri come aveva creduto lei e ne rimase delusa, più avanti però scorse un tempietto fatto di pietra e quando vide che la guida non aveva la minima idea di fermarsi contestò voracemente: -Ehi! E quello?- chiese Athena a voce alta per attirare l’attenzione della guida.
-E’ solo un tempio dedicato a Zeus, è fatto in avorio,- disse velocemente il ragazzo, -non è niente di importante e non ne sappiamo di più.- tagliò corto. Athena rimase molto contrariata da quest’affermazione, era importante e come. Mentre la guida continuava il suo discorso Athena lanciò uno sguardo all’altare su cui c’era scolpita la faccia di Zeus, riconoscibile dalla barba lunga e dallo sguardo severo, e mentre era davanti a lui le parve che lui avesse quasi acquietato lo sguardo, anzi, le parve proprio che avesse cambiato espressione. Athena sbarrò gli occhi e li sbattè più volte, l’altare era più distante dalla barca e non riusciva a vederlo bene come prima, ma adesso le sembrava che fosse tornato normale, o meglio che avesse avuto un’allucinazione. Pensò più volte che la poca luce e la sua grande immaginazione le avessero fatto inventare tutto, così si mise l’anima in pace e non si dette ulteriori spiegazioni. In fondo c’era una pozza d’acqua che rifletteva la luce e creava un’atmosfera bellissima, i turisti si fecero il bagno mentre Athena se ne stava tranquilla sulla barca a contemplare l’acqua ed accarezzarla con le dita.
-Tesoro vieni a farti un bagno!- le gridò la madre che sguazzava nell’acqua. Athena non le rispose, ma da lì a dieci minuti si stava già annoiando e sarebbero stati lì ancora per dieci o quindici minuti, perciò decise di farsi un bagno anche lei. L’acqua era incredibilmente tiepida e questo le dava un senso di sporco che non sopportava, fece un sorriso ai suoi genitori che parlavano con la guida ed altre persone e poi si immerse completamente quando si fu abituata a quella sensazione. Riemerse abbastanza lontano dalle due barche, proprio vicino alle pareti della grotta e vide un punto che luccicava all’interno di un buco. Con le mani cercò di infilare le dita e vedere di cosa si trattava ma non ci riuscì perché sebbene avesse delle dita sottili queste non entravano del tutto. Seguì l’apertura del buco con le dita e sentì che man mano che scendeva sotto l’acqua questo si allargava, così prese un respiro e si immerse per vedere di che cosa si trattasse. Una volta aperto gli occhi sotto l’acqua vide che la fessura era diventata una vera e propria conca che era anche abbastanza larga e la luce sembrava essere naturale. Incuriosita, Athena decise di riprendere un bel respiro e di entrarvi, ci passava benissimo e l’ossigeno che aveva incamerato era stato appena sufficiente per riemergere in superficie. Aprendo gli occhi una volta a galla vide un’enorme caverna con i soffitti molto alti e le pareti strette, si mise paura e decise di tornare indietro quando sentì una voce che la chiamava.        -Athena.- diceva la voce. Era roca e profonda, scandiva le parole così solennemente che la ragazza capì di non dover avere paura, così seguì il punto in cui le pareva che la voce fosse venuta. Cercò cautamente di ricordarsi il percorso e diede occhiate all’indietro per essere sicura, il passaggio durò nemmeno due minuti che Athena venne chiamata di nuovo: -Athena.- era sempre la stessa voce maschile che la chiamava, ma stavolta era più vicina, sembrava quasi accanto a lei.
Si girò furtivamente, forse qualcuno voleva farle uno scherzo, -Molto divertente papà.- azzardò Athena con il suo sorrisetto di sfida.
-Tieni, questo è destinato a te.- continuava la voce, e prima che la ragazza potesse capire di cosa si trattasse una luce forte le colpì gli occhi accecandola. Lei si coprì gli occhi con la mano e si spostò da quel getto di luce che sembrava provenire da un oggetto sulla roccia davanti a lei, guardò meglio e vide che si trattava di un anello con una pietra violacea sull’estremità, era proprio quello che rifletteva la luce? Athena si mise paura, una voce misteriosa che non sapeva da dove fosse venuta che le intimava di prendere un anello dicendo che era destinato a lei? Un bel po’ bizzarro. Prese l’anello tra le mani e ispezionò la pietra, non era molto levigata e aveva dei minuscoli frammenti nerastri e biancastri all’interno, invece la rifinitura e l’anello stesso che avvolgevano la pietra sembravano d’oro. Qualcuno doveva averlo lasciato lì, ammesso che ci fosse un’altra uscita o che fosse venuto dal buco in cui era entrata lei, controllò così le pareti intorno alla roccia e notò che non c’era nessuna apertura, provò a vedere se c’era del vento o della luce ma niente di niente. Decise di non prenderlo, sicuramente qualcuno l’aveva lasciato lì apposta.
–Grazie tante voce misteriosa, ma non indosso anelli.- disse e fece per andarsene. Non appena si fu girata sentì qualcosa cadere a terra, ed ebbe paura fosse proprio l’anello.
-Davvero esilarante.- sospirò la ragazza, tornando indietro e rimettendo l’anello sulla roccia, se ne stava andando di nuovo quando la voce la chiamò di nuovo.
-Fanciulla di poca fede, voltati.- disse con un tono più alto. Athena si voltò velocemente pensando che forse stava diventando matta, ma che quella voce era così reale che era meglio dargli ascolto invece di fare di testa sua. Ritornando con lo sguardo sulla roccia vide l’anello alzarsi nell’aria ed avanzare verso di lei. Athena rimase impietrita e pensò che qualcuno le stava veramente facendo uno scherzo..o forse era tutto reale? L’anello le volteggiava davanti e finalmente la ragazza tese la mano, e questo le ricadde delicatamente su di essa. -Mettilo.- ordinò la voce.
Athena tremante di paura si mise l’anello al medio destro. Silenzio, non sentì nulla di nulla per parecchi secondi. Beh l’anello non la faceva volare, purtroppo, non accadeva proprio niente di niente.
-Molto carino, grazie voce.- disse Athena e si sbrigò a toglierlo.
-Funziona solo con l’indice.- le suggerì la voce. Oh già, che stupida, come faceva a non saperlo? E poi funzionava come? Cambiò dito velocemente, spostando l’anello sull’indice destro, in quel momento, in meno di un secondo in cui vide tutto sfocato intorno a lei, lo sfondo dietro al campo visivo della mano su cui aveva poggiato lo sguardo cambiò. Si guardò intorno e la caverna era sparita, intorno a lei si erigevano colonne ben definite e proprio dietro di lei un’immensa distesa di acqua le accarezzava i piedi che toccavano una spiaggia morbidissima. Athena sbattè le palpebre parecchie volte, ma sapeva che quello che vedeva era reale; i suoi piedi avvertivano la sabbia umida e i suoi capelli si muovevano sinuosi spinti dalla brezza. Si voltò verso il mare, era limpido e calmo, i gabbiani solcavano il cielo sopra la distesa azzurro chiaro, non riusciva a vedere nient’altro davanti a sé. Si voltò a sinistra dove vide che tra le colonne di marmo c’era una via che risaliva la spiaggia. Athena era incredula, in quel momento non sapeva cosa dovesse provare. Paura? Meraviglia? Senza dubbio il suo era un miscuglio molto intenso di queste due. -Benvenuta, Athena.- disse la voce profonda di poco prima dietro di lei. Athena sobbalzò e si girò alla svelta, davanti a lei c’era un uomo poco più alto di lei, con lunghi capelli biondi e occhi scuri.
Athena non contraccambiò il sorrise cordiale dello sconosciuto davanti a lei.
-Dove mi trovo?- chiese guardinga.
-Sei ad Atene.- rispose pacato l’uomo.
   
 
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