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Autore: lisa_simpson    29/09/2014    0 recensioni
Irina ha 18 anni. Non è una diciottenne comune. Vive a Tojrahn nel mezzo del deserto del Sahara. Ed è l'ultima maga vivente.
Genere: Fantasy, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Muoviti Irina!- urlò Sahib correndo negli stretti cunicoli. Io lo seguivo ansimando, avevo paura. Girai a destra, poi tutto dritto e infine ci ritrovammo nella sala del sarcofago. Sahib si avvicinò alla tomba e spostò con forza il coperchio decorato per poi tirare fuori il sarcofago del faraone. Lo posò sul pavimento sabbioso e sporco e poi mi guardò, i suoi occhi avevano paura. Io aprii la borsa e estrassi il libro, lo sfogliai e cominciai:
<< AL LAHR RE ASRIB!
AL ABBAR SE DRAIB!
AL SEBBA EL VAIRD!>>
Il sarcofago cominciò a tramare e si aprì con violenza, all’interno la mummia del faraone cominciò a muoversi e uscì. La mummia era viva, Sahib la guardava estasiato, io ero terrorizzata. Si alzò un urlo e mi girai indietro: una schiera di aztechi con gli archi tesi era dietro di noi. Le gambe tremavano, mi inginocchiai piangendo e alzai le mani, non volevo morire a 18 anni. Vidi un gruppo di frecce lanciate verso la mummia che si trasformò in un attimo in un mucchio di bende malconce e senza vita. Sahib era senza parole e subito due guerrieri aztechi lo presero con forza e lo portarono via. Io rimasi inginocchiata e singhiozzai, un guerriero si avvicinò e mi portò fuori da quel labirinto. Alla luce del sole le piume blu dei copricapi aztechi scintillavano, quello mi buttò per terra e mi chiese – Sei una serva?- dovevo rispondere alla svelta se volevo rimanere in vita. Annuii e lui mi fece un’altra domanda – Sei araba?- scossi la testa e risposi – Sono greca- . Una mezza verità, infatti io ero mezza greca e mezza araba ma sapevo che gli aztechi odiavano gli arabi quindi la scelta migliore era dire di essere greca. Lui mi guardò e mi disse – Vai via- io cominciai a correre verso l’uscita, tremando e con le lacrime agli occhi. Sorpassai le botteghe azteche che producevano vasi e tappeti coloratissimi e aprii la porta. Mi ritrovai nel quartiere arabo, dove un paio di donne musulmane, vestite con la tipica tunica e con il velo che copriva i capelli e la faccia, stavano andando al mercato. Ricominciai a correre e raggiunsi la porta successiva, entrando finalmente nel quartiere greco. Mi appoggiai al muro di cinta che divideva in tre parti la città di Tojrahn: la parte greca, quella araba e quella azteca. Ansimai cercando di calmarmi, pensai a Sahib chissà se era riuscito a scappare. Forse l’avevano ucciso. Cominciai a camminare nelle vie polverose fino ad arrivare a una chiesa. All’interno la chiesa era formata solo da mosaici, il mosaico sul pavimento raffigurava il volto di Gesù. Mi inginocchiai e cominciai a piangere, c’erano altre persone nella chiesa che mi fissavano turbate ma nessuno si avvicinò. Piansi molto poi mi rialzai e feci per uscire. Mentre salivo le scale vidi un guerriero dalla pelle nera appoggiato al muro, vestito in arancione con il tipico abito arabo e portava la sciabola sul fianco sinistro. Lo guardai perché non ricordavo di averlo visto mentre ero entrata. Quando decisi di uscire dalla chiesa davanti a me si posizionò un arabo vestito di nero a cavallo. Indietreggiai e dietro di me c’era l’altro guerriero che avevo visto in chiesa. Quello cercò di prendermi ma io riuscii a scappare. Il guerriero in arancione mi inseguì mentre non vidi più quello a cavallo. Corsi molto per seminare in guerriero, saltai sui tetti, superai muraglie e recinti ma lui era sempre dietro di me, era un uomo agilissimo anche se era pieno di muscoli. Perché mi inseguiva? Pensavo mentre correvo in una stretta via laterale. Dall’altra parte arrivò il guerriero a cavallo che mi sbarrò la strada. Mi girai ma sapevo che dietro di me c’era l’altro guerriero che mi aveva inseguito fin lì. Per salvarmi avrei dovuto fare un salto di tre metri e salire su un tetto ma era praticamente impossibile. Intanto i due si avvicinavano sempre di più e io mi preparai a combattere. Mi girai verso il guerriero a piedi, anche se era il più massiccio sicuramente sarebbe stato stanco dopo l’inseguimento. Gli tirai un pugno in faccia con tutta la forza che avevo, lui girò la testa per l’urto del pugno ma non mi lasciò un passaggio per fuggire. Rigirò la testa verso di me e mi prese in un morsa che mi bloccò, le sue braccia erano fortissime, non riuscivo a liberarmi. Cominciai a muovermi, ad agitarmi, ad urlare ma nessuno venne in mio soccorso. L’uomo a cavallo si avvicinò e disse – Tu vieni con noi-. Mi divincolai ma non ci fu niente da fare, l’uomo che mi teneva mi mise sul cavallo dell’altro e mi legò i polsi alle redini. Cominciai a tirare le redini per fermare il cavallo, allora il guerriero massiccio si avvicinò e mi tirò uno schiaffo in faccia così forte da farmi svenire. Quando mi risvegliai, ero ancora a cavallo ma non vedevo nulla, il sole era troppo forte. Non feci una mossa loro non dovevano capire che ero sveglia, ma l’uomo seduto dietro di me si allungò fino al mio orecchio e mi sussurrò -Non muoverti o moriremo tutti-. Mi guardai intorno il cavallo stava camminando su ciglio di un dirupo, sotto di noi solo il vuoto. Dovevo scegliere: mi muovevo e morivamo tutti compresa me oppure stavo ferma e quelli mi avrebbero fatto del male in seguito? Decisi di non muovermi sentivo il respiro del cavaliere sopra di me, chiusi gli occhi e aspettai. Dopo un tempo che sembrava interminabile vidi la terra sotto di noi e il cavaliere scendere dal cavallo: era quello il momento per agire, avevo i polsi ancora legati alle redini, le presi tra le mani e un secondo dopo stavo già galoppando lontano mentre quelli urlavano in lontananza. Tornai a Tojrahn e vendetti il cavallo a un contadino che mi pagò profumatamente. Sapevo che sarebbero tornati a prendermi anche se non avevo ancora capito il motivo. A casa mi aspettava la nonna sulla sedia a dondolo nel porticato. Mi chiese se avevo visto Sahib, scossi la testa e salii in camera. Non potevo dirle che forse l’avevano giustiziato per l’uso della magia. Sarebbe morta di crepacuore.
   
 
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