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Autore: Ashley Cullen    07/10/2008    4 recensioni
Questa è la mia prima fanfiction... Shippa la coppia Severus/Lily, una delle mie coppie preferite. Severus è in Sala Grande, guardando Lily che si diverte tra i Malandrini, quando... Leggete per scoprirlo! ;)
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Lily/Severus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una foto. Un bel ricordo, o un brutto momento. Un istante immortalato nei secoli.
Severus era seduto al tavolo dei Serpeverde, in Sala Grande, fissando una foto. Una foto che in lui provocava rabbia, tristezza, odio… Odio verso qualcuno, che gli aveva portato via l’unica persona che lui aveva sempre voluto, desiderato, che riusciva a dare un significato a ogni sua giornata, che riusciva a illuminargli gli occhi.
James Potter, un essere miserabile, gli stava portando via Lily, l’unica persona che riuscisse a capirlo veramente, fino in fondo.
Quella foto immortalava Potter, con la divisa da Quidditch e il boccino d’oro stretto nel pugno, accanto a Lily, con due occhioni adulatori, che gli fecero rivoltare lo stomaco.
Stringeva quella foto, la fissava, con gli occhi lucidi e la rabbia furente nel cuore.
Alzò lo sguardo, aveva sentito delle sonore risate provenienti dal tavolo dei Grifondoro. Vide Lily, bellissima, luminosa, e sorridente, ridere alle battute dei “Malandrini”: James Potter, Sirius Black, Remus Lupin e Peter Minus. Potter, quell'essere miserabile, era riuscito a conquistarla.
James prese la bacchetta e fece spuntare un corno a Sirius. Questo scherzo infantile fece ridere Lily, e Severus non riusciva a sopportarlo. Con lui non rideva così, non gli erano mai venute le lacrime agli occhi per le risate alle sue battutine. Sirius, furente e divertito allo stesso tempo, aveva cominciato a rincorrere James per tutta la Sala Grande. Così, tutti gli studenti presenti in quella sala cominciarono a urlare “Botte! Botte! Botte!”.
Tutti quanti ammiravano James, Sirius e Remus.
Pezzenti! Esibizionisti! Era questo quello che Severus pensava.
Si alzò di scatto e andò verso il portone della Sala Grande, quando James si fermò a fissarlo. Sul suo volto apparve un sorrisetto compiaciuto e maligno. Ogni studente si voltò a guardare Severus, che sentì tutti gli occhi su di lui, e si fermò.
“Hey Mocciosus! Dove vai? Corri in stanza a giocare al piccolo chimico? Cosa c’è, ti mancano le tue pozioncine?” ci fu un boato di risate di scherno. Severus, che dava le spalle al resto della sala affollata, si immaginò per un istante la dolce Lily Evans che rideva a crepapelle, anch’essa presa da quella pungente frecciatina. Ma si sbagliava, eccome se si sbagliava. Il volto di Lily, prima solare e sorridente, ora si era incupito. Il suo sorriso bellissimo si spense. I suoi occhi non erano più illuminati da James Potter.
“Guardami in faccia quando ti parlo, Mocciosus!” ancora risate.
“Lascialo stare!” la soave voce di Lily risuonò per tutta la sala, e tutte le risa si affievolirono.
Severus non riusciva a voltarsi, non voleva voltarsi. Ma quella frase, quelle dolcissime parole di difesa, lo fecero commuovere. Gli occhi gli si riempirono di lacrime. “Come, scusa?” disse James, indignato e ironico al tempo stesso.
“Ho detto…” ripetè Lily, più decisa e più arrabbiata.
“… lascialo stare.”. Da parte degli spettatori ci fu un sonoro “Ooooh!” e qualche risatina.
Potter, evidentemente offeso, si avvicinò a lei che, pur decisa nel pronunciare quella frase, sembrava spaventata da lui, e indietreggiò di qualche passo.
“Tu, ragazzina, stanne fuori.” sibilò James.
A sentir pronunciare quella frase, Severus si girò di scatto.
“Come l’hai chiamata???”
“… ragazzina!” ripetè James, col sorriso stampato in faccia.
“Sectusempra!” gridò Severus, preso dalla rabbia furente e dal disgusto. James Potter cominciò a sanguinare, da tante profonde ferite, e a urlare. A urlare come non aveva mai urlato prima. A urlare di dolore. Potter era coperto di sangue, sul petto, sul volto, sugli arti.
Severus, nel vedere quella scena, si compiacque, e sul suo volto comparve tutto ad un tratto un sorriso beffardo. Un sorriso crudele, che a Lily non piaceva per niente.
“CHE COS’HAI FATTO?!” gridò Lily con una vocina spaventata e intimorita. Non l’aveva mai visto così cattivo. Ma Severus non ci badò molto. Preferiva guardare James Potter soffrire, come aveva sofferto lui in tutti quegli anni.
“Expelliarmus!” gridarono Sirius e Remus in coro, e Severus balzò via, dall’altro lato della sala.
Presero in braccio James, che continuava a sanguinare, e lo portarono di fretta in infermeria.
Lily, livida in volto, si avvicinò a Severus, steso a terra come un sacco di patate, e lo guardò con un disprezzo che lui non aveva mai visto nei suoi dolci occhi.
“Mi fai schifo!” sussurrò Lily.
Lei, la sua dolce Lily, era disgustata da quel suo barbaro comportamento, e ne era pentito. Voleva scusarsi, spiegarsi, dirle quello che provava per lei. Ma quello non era il momento adatto.
“Perché l’hai fatto, Sev?”. Quel vezzeggiativo: Sev. Risuonava nelle orecchie di Piton, che si ricordò per un istante tutti i momenti passati insieme a lei, tutti i momenti in cui si era sentito veramente vivo.
“Io… Mi… Mi dispiace.” Lily aveva gli occhi lucidi, non riusciva più a trattenere le lacrime, dopo aver visto quell'orribile scena. Non poteva vederla così, non voleva.
“Io… Non volevo farlo. Quando ti ha insultata, ecco… Io ho… Ho perso le staffe e…” Lily non riusciva a sentire una parola di più, e si voltò dall’altra parte, incrociando le braccia.
“Capisco che tu voglia difendermi…” disse Lily con voce soffocata.
“Ma non così! Te ne prego Severus…” si voltò di nuovo verso di lui, le guance segnate dalle lacrime.
“… non diventare come lui.”
Lily uscì dalla Sala Grande, e Severus rimase lì, disteso, sul gelido pavimento di marmo, con addosso gli occhi di tutti.
Anche se tutti lo disprezzavano in quel momento, e non solo, anche se sapeva che sarebbe stato punito per aver scagliato quell'incantesimo, almeno era certo di una cosa: lei non ammirava James Potter. Non l’aveva mai veramente stimato. Ora lo sapeva. “Non diventare come lui”…
queste parole… Lui le sentiva, le capiva.
Ne era sicuro: Lily Evans era ancora sua.
  
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