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Autore: GirlWithChakram    30/09/2014    3 recensioni
In una scuola in cui l'originalità ti può rendere popolare, due ragazze, per via di un malinteso, si troveranno a fingere di essere chi non sono... E se tutto ciò portasse alla luce una verità nascosta?
"Santana, se glielo avessero chiesto, avrebbe definito quella giornata come un venerdì uguale a tutti gli altri che aveva vissuto da diciassette anni a quella parte, nella noiosa e monotona città di Lima. Ma avrebbe presto scoperto di sbagliarsi..."
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Blaine Anderson, Brittany Pierce, Quinn Fabray, Sam Evans, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Incompiuta
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FAKING


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Avvertimento: questa storia si ispira alla trama dello show "Faking it". Molte situazioni ed alcuni dialoghi sono ripresi dall'opera originale quindi, per chi stesse seguendo la serie o avesse intenzione di seguirla in futuro, è mio dovere segnalare il rischio di spoiler. Leggete a vostra discrezione, ulteriori note a fine capitolo
 

CAPITOLO I: Coming out of anonymity's closet
 
Santana, se glielo avessero chiesto, avrebbe definito quella giornata come un venerdì uguale a tutti gli altri che aveva vissuto da diciassette anni a quella parte, nella noiosa e monotona città di Lima. Ma avrebbe presto scoperto di sbagliarsi.
Il telefono iniziò a squillare precisamente alle sette e ventotto minuti, come ogni mattina. Avrebbe dovuto imparare, dopo anni e anni, che era inutile puntare la sveglia alle sette e mezza, perché Brittany l’avrebbe sempre chiamata due minuti prima, strappandola comunque dal mondo dei sogni.
Allungò una mano sul comodino, tastando alla ricerca dell’infernale aggeggio che continuava a trillare, infaticabile.
«Britt…» borbottò accettando la chiamata «Devi proprio farlo tutte le mattine?»
«E tu devi farmi proprio la stessa domanda ogni volta?» rispose la voce dall’altro capo della linea «Comunque buongiorno, mia cara.»
«Buongiorno anche a te, guastafeste… Non riesci proprio ad aspettare di incontrarci tra un’ora a scuola, vero?»
«Non troverei mai la forza di uscire di casa senza averti salutata» trillò Brittany, mentre in sottofondo si udiva il rumore di acqua corrente.
«Ma tieni il telefono attaccato anche mentre vai in bagno?» la derise la latina.
«Mi sto lavando i denti» bofonchiò l’altra.
«Io ancora non posso godere del piacere del mio bagno perché l’Insopportabile lo monopolizza fino alle otto meno due minuti, lasciandomi appena il tempo di sciacquarmi la faccia» si lamentò Santana, alzandosi e cominciando a preparare i libri da portare con sé.
«Dovresti farlo presente a tua mamma. La sua futura figliastra non può permettersi di maltrattarti così.»
«Lo sai che mia madre stravede per Quinn» replicò sconfortata «Sarebbe inutile cercare di convincerla che “il suo nuovo angelo biondo” è in realtà un’arpia della peggior specie… E una volta che il matrimonio sarà effettivo scommetto che le cose andranno persino peggio.»
«San, smettila di autocommiserarti. Ci sono anche dei lati positivi in questa storia: avrai un nuovo padre, una sorella, per quanto tu possa non adorarla, e un sacco di nuovi parenti che ti faranno i regali per Natale e compleanno!»
«Effettivamente» contemplò «Se la metti in questo modo…»
«Senti, adesso stacco. Mio padre sta di nuovo preparando uno dei suoi infusi alle erbe di Dio-solo-sa-quale-Paese e voglio uscire di casa prima che mi costringa a berlo. Ci vediamo tra poco» concluse Brittany, prima di attaccare.
Santana riprese la sua routine quotidiana: si fiondò al piano inferiore per fare colazione, evitando attentamente il signor Fabray, o meglio Russell, o meglio ancora, come lui voleva essere chiamato, “papi”, per non essere costretta a sciorinare la consueta preghiera di ringraziamento. Risalì le scale con ancora in bocca l’ultimo sorso di caffè e iniziò a picchiare contro la porta del bagno, intimando a Quinn di uscire.
Non le era piaciuto per nulla che, un anno e mezzo prima, sua madre avesse deciso di “fare le cose sul serio” col proprio fidanzato e avesse deciso di invitare il suddetto uomo e la figlia a vivere con loro. La latina si era trovata a dover condividere praticamente tutto con la sorella acquisita, compreso il proprio personalissimo e privatissimo bagno.
«Biondina datti una mossa! Non posso fare tardi anche oggi per colpa tua!»
«Calmati, carina» rispose la ragazza da dietro la porta «Tanto per sistemarti il cespuglio che hai in testa ti ci vogliono sì e no cinque secondi, visto che hai la stessa acconciatura quando ti alzi dal letto e quando ci torni a dormire la sera. Ho bisogno di avere cura di me, io» sottolineò.
«Dannata mia madre e la sua idea di imparentarci con questi mostri dei Fabray…» mormorò a denti stretti, iniziando a raccattare i vestiti dall’armadio «Ancora due anni e poi me ne andrò al college, se Dio vuole.»
«Libero!» urlò Quinn, uscendo dal bagno, lasciandolo, come suo solito, nel più totale disordine. La latina sbuffò per la centesima volta quella mattina, stanca dei soprusi e del dover sempre sottostare alle imposizioni della bionda.
«Ancora cinque minuti ragazze» gridò Maribel Lopez «Poi parto, con o senza di voi!»
«Sono pronta, Mari» rispose ubbidiente la Fabray «Dobbiamo solo aspettare che San finisca di prepararsi.»
«Perché devi sempre essere il fanalino di coda, mija? Non potresti essere più puntuale, come tua sorella?»
Santana masticò una sequela di insulti mentre concludeva i preparativi, poi agguantò lo zaino e si precipitò in auto, prendendo posto sul sedile posteriore, visto che quello anteriore era stato indebitamente conquistato dal puntuale “angelo”.
«Allora, devo passarvi a prendere questo pomeriggio?» chiese la madre, poco prima di lasciarle davanti al grande complesso del McKinley High.
«No, mama, vado a casa di Britt dopo le lezioni.»
«No grazie, Mari, Finn mi riporterà con la sua auto. È sempre così premuroso.»
«Oh, Q. carissima, sei proprio fortunata ad avere un ragazzo così dolce. Santana, quando ti deciderai a prendere esempio da tua sorella e sistemarti con un bravo giovanotto?» commentò la signora Lopez.
«Non è ancora mia sorella…» mormorò San tra sé e sé, uscendo dalla macchina, diretta all’aula di letteratura.
«Ehi!» la sorprese una voce alle spalle.
«Ciao, Britt» rispose all’amica che la stava affiancando «Pronta per un’altra noiosissima giornata di scuola?»
«Oggi le cose andranno diversamente, San!» esclamò Brittany.
«Non dirmi che hai avuto un’altra delle tue idee per diventare popolari… Non ti basta stare nell’anonimato con la tua migliore amica?»
«Senti, è dai tempi dell’asilo che io te siamo relegate nel gruppo degli emarginati… E la cosa esilarante è che qui la gente considerata “sfigata” è quella più popolare! È ora che anche noi ci facciamo notare!»
«Che cosa hai pensato questa volta?» domandò Santana, pronta al peggio.
«Mi unirò al Club di cucito!»
«Sei consapevole del fatto che è l’unico club ad essere sfigato per davvero?» sottolineò la Lopez.
«Appunto! Ormai è talmente sottovalutato da essere ad un passo dal guadagnare notorietà e quando lo farà io sarò dentro e allora diventerò popolare e finalmente Sam Evans mi chiederà di uscire» spiegò la bionda, come se quello fosse un piano a prova di bomba.
«Credo che gli strani infusi dei tuoi ti abbiano dato alla testa» commentò l’amica «Per fortuna stasera potrai riprenderti con una massiccia dose di bibite fornite dalla sottoscritta. Non perdere tempo a ringraziarmi.»
«Non ci stavo neppure lontanamente pensando.»
La pausa pranzo arrivò dopo due interminabili ore di Shakespeare e altre due di matematica. La coppia di amiche si accomodò sulla solita panca nel cortile, da cui Brittany aveva un’ottima visuale sulle cricche “in”.
«Hai sviluppato qualche nuova genialata per farti ammettere tra le alte sfere?» chiese la latina, notando come l’altra fosse presa ad osservare il Club di yoga, quello più in voga del momento.
«Sì, senti qua…» iniziò.
«Mi spiace disturbare le vostre chiacchiere da fidanzate» si intromise Quinn, sbucando dal nulla «Ma mamma vuole che ti riferisca una cosa.»
«Che diavolo vuoi? Se mia madre volesse dirmi qualcosa non utilizzerebbe certo un intermediario» replicò acida Santana.
«Forse non avrebbe bisogno di me se tu tenessi acceso il cellulare. Comunque, vuole che passi da casa dopo scuola a controllare che l’ordine per i fiori dell’addio al nubilato sia stato inoltrato correttamente.»
La ragazza scocciata sibilò: «E perché dovrei farlo io? Sai benissimo che vado da Brittany più tardi, mentre tu non mi pare che abbia altro in programma.»
«Ti sbagli, carina. Finn mi ha proposto di passare il pomeriggio insieme per preparare la nostra campagna come coppia reale del ballo di benvenuto e poi stasera siamo stati invitati da Anderson, quindi dovrò passare in centro a comprare un abito adatto. Ergo: non ho tempo per queste quisquilie…»
«Sempre a fare la bulla, Fabray? Non farmi rimangiare l’invito.»
Il trio di ragazze si voltò a guardare l’ultimo arrivato. Caratterizzato da un sorriso luminoso e da una straordinaria quantità di gel nei capelli, nessuno poteva rischiare di non riconoscere Blaine Anderson, come sempre accompagnato dai suoi fidati compari Sam Evans e Tina Cohen-Chang.
«Blaine… Stavo semplicemente avendo una conversazione con mia sorella» cercò di difendersi la bionda.
«Non mi interessa» rispose lui sbrigativo «Gira al largo e lascia in pace queste due poverette.»
Santana e Brittany erano rimaste a bocca aperta ad osservare la scena: l’insopportabile Quinn zittita dal ragazzo più popolare del liceo, che aveva preso le loro difese. In realtà la giovane Pierce era rimasta a bocca aperta più per l’aver avuto il primo vero contatto visivo con il ragazzo di cui era irrimediabilmente cotta, ma nessuno se ne accorse, neppure il diretto interessato.
«Mi spiace che l’Ape Regina vi dia questo tipo di fastidi» riprese Anderson «Lasciate che rimedi alla sua scortesia: avete programmi per questa sera? Darò una festa a casa mia e mi farebbe molto piacere avervi tra gli ospiti.»
«Ci saranno tutte le persone che contano» si aggiunse Sam, strappando un enorme sorriso a Brittany.
«E poi un po’ di compagnia femminile è sempre gradita» concordò Tina.
La Pierce aprì la bocca per rispondere, ma il suo innato blocco di timidezza, che subentrava in presenza dell’affascinante Evans, prese il sopravvento, facendo assumere al suo viso dapprima un colore di puro scarlatto imbarazzo che mutò rapidamente in un verde poco salutare, dovuto al rivoltarsi delle sue viscere.
Dopo una manciata di secondi, Brittany corse via, lasciando tutti i presenti sbalorditi.
«Ehm» cercò di rimediare la mora «Scusatela, si emoziona facilmente… Ci saremo certamente. Ora sarà meglio che la raggiunga, prima che combini un disastro.»
Con quelle parole si dileguò, seguendo la scia dell’amica.
«Blaine…» si decise a parlare Evans dopo un attimo di silenzio «Sei sicuro di quello che hai fatto? Non mi pare abbiano reagito nel migliore dei modi al tuo invito.»
«Tranquillo Sammy, si vede che di gay non ne capisci proprio niente» rispose il ragazzo «Le lesbiche sono molto emotive, mi sarei sorpreso se avessero reagito diversamente. Non vedo l’ora di questa sera per conoscerle meglio, ho sempre voluto una coppia come loro da aggiungere alla mia compagnia.»
«Ma non sai neppure i loro nomi» gli fece notare l’asiatica.
«E cosa importa? Avere la prima coppia di lesbiche dichiarate del McKinley alla mia festa non farà che incrementare il mio buon nome» spiegò Blaine.
«Sei sempre il solito» commentò l’amica, trascinando i due verso la mensa.
 
«Oddio, oddio, oddio» continuava a sbraitare Brittany, impilando il proprio guardaroba addosso a Santana «Cosa mi metto? Questo è troppo da “non sono mai stata invitata ad una festa”. Questo è troppo “guardatemi, faccio finta di essere stata invitata altre volte ma si vede che è la prima festa a cui vado”.»
«Ti prego, Britt, smettila! Mi stai soffocando con tutta questa roba!»
«Oh, dobbiamo pensare anche a te! Cosa ti metterai? Dobbiamo andare coordinate? È una festa in maschera? E se fosse una festa per nudisti?»
«Ok, calmati» disse la latina, afferrando le braccia dell’altra «Adesso respira profondamente, tranquillizzati e piantala di fare la matta. È solo una festa.»
«Solo una festa!? Solo una festa, San? Sul serio non ti rendi conto di quanto siamo fortunate? Blaine Anderson, lo ripeterò nel caso non ti fosse chiaro: Blaine Anderson ci ha invitate a casa sua insieme a tutta la gente che conta! Dovresti dimostrare un po’ più di entusiasmo!»
«Mi sembra che tu ne abbia già a sufficienza per entrambe» stabilì la Lopez «Adesso datti una calmata o giuro che aggiungerò un paio di pastiglie al tuo prossimo bicchiere d’acqua.»
Dopo un’interminabile discussione su cosa indossare, le ragazze lasciarono la dimora Pierce per raggiungere casa Anderson. La villa si trovava fuori città, era dotata di un ampio giardino, appositamente riempito di lanterne, una grande piscina, che però era offlimits, e vaste sale, ricolme di adolescenti festaioli.
Le due si fecero largo tra la gente ed arrivarono, a fatica, fino in salotto dove poterono accomodarsi su un divano.
«Volete qualcosa da bere?» le apostrofò una voce familiare.
«S… Sam» balbettò Brittany, cercando automaticamente la mano dell’amica per ritrovare sicurezza.
«Sì, è il mio nome» rispose lui con un sorriso «Ma ancora non conosco i vostri.»
«Io sono Santana» intervenne la latina, prima che la bionda le svenisse addosso «E questa è Brittany.»
«Lieto di conoscervi, ragazze. Ora ribadisco: volete qualcosa da bere? Vado a prendervi due birre, dai» e detto ciò, scomparve tra la folla.
«San, San, San» iniziò a bisbigliare la Pierce, con lo sguardo perso nel vuoto «Ci ha parlato. Sam Evans ci ha rivolto la parola e ci sta prendendo da bere!»
«Senti Britt, io qui mi sento soffocare… Vado a prendere un po’ d’aria. Goditi Sam anche per me» rispose Santana, con tutta l’intenzione di allontanarsi dal vivo della festa.
«Ma non puoi abbandonarmi! Appena lui tornerà io andrò nel panico e sappiamo entrambe come finirà!»
«Ok, soluzione» affermò la mora afferrando da un vassoio di passaggio un bicchiere ricolmo di un liquido dal forte sentore alcolico «Manda giù questo e andrà tutto bene.»
Brittany trangugiò la bevanda senza neppure rendersi conto che la sua amica, con passo furtivo, si stava allontanando in direzione del giardino.
 
«Hai visto le due ragazze della panchina?» domandò Blaine vedendo passare Evans con due bottiglie in mano.
«Erano in salotto, ma Tina mi ha detto che la mora è uscita poco fa, forse ti conviene raggiungerla se vuoi convincerla a restare. Non mi sembrava molto a suo agio.»
Anderson non se lo fece ripetere due volte e si precipitò a fermare la propria “preda”, urtando, tra gli altri, anche un’irritata Quinn Fabray che non si reputava abbastanza al centro dell’attenzione.
«Scusami!» gridò Blaine per fermare la ragazza in allontanamento «Ti va di fare due passi con me… Ehm…?»
«Santana» rispose lei tendendogli la mano «Non ci siamo ancora propriamente presentati.»
«Certo, molto piacere, Santana. Io sono Blaine.»
«Questo era un pelino superfluo da dire» commentò «Tutti ti conoscono. Sei l’alfa gay del McKinley, persino fuori dall’Ohio sanno chi tu sia.»
«Oh, quante lusinghe… Non pensavo di essere un simile modello, anche per voi
La ragazza non colse la sfumatura sull’ultima parola e continuò tranquillamente la conversazione: «Hai proprio una bella casa e questa festa è uno spasso.»
«Eppure tu non mi sembri il ritratto del divertimento.»
La Lopez si morse la lingua. «In effetti questo non è proprio il mio ambiente. Sono più una da maratone di film con coperta e popcorn sul divano, possibilmente in compagnia della mia amica Brittany.»
«Ah!» esclamò il giovane «La tua “amica”» continuò facendo l’occhiolino «Su, sono curioso. Chi di voi si è dichiarata per prima?»
«Come, scusa?» domandò, perplessa.
«Ti giuro che terrò le labbra sigillate, se vuoi che non si sappia, parola di Gay Scout! È solo che sono curioso a riguardo… Non ci sono molte lesbiche amichevoli in giro, soprattutto a scuola.»
«Ehm… Credo ci sia stato uno sbaglio…» articolò a fatica Santana, riprendendosi dallo shock «Io non sono gay.»
Blaine roteò gli occhi e le si avvicinò, così da poter bisbigliare in modo che solo lei potesse sentirlo: «Ok, farò un passo indietro e rientrerò per un secondo nell’armadio per poterti parlare faccia a faccia: tu sei gay e la cosa a me sta benissimo! Non devi negare chi sei.»
«Ehm, prometto di non farlo, ma vedi…»
«Senti, anche io ci sono passato, ma una volta fatto coming out tutto è stato più facile, devi solo tirar fuori un briciolo di coraggio.»
«Ok» replicò lei, allontanandosi «Grazie della festa, ma credo sia ora che io e la mia amica ce ne andiamo…»
Anderson provò a trattenerla, ma Santana sgusciò tra la gente, cercando di raggiungere il più in fretta possibile Brittany, la quale, nel frattempo, intontita dai diversi bicchieri che si era scolata attendendo il ritorno di Sam, era stata resa incredibilmente socievole dall’alcol.
«Ciao di nuovo» la salutò il biondo, porgendole una birra «Scusa se ci ho messo tanto, ma non riuscivo a staccarmi Penny Owen di dosso. Certe donne sanno proprio essere appiccicose, immagino tu capisca quello che intendo.»
La ragazza annuì, più per dargli ragione che per altro.
«Insomma» riprese «Solo perché siamo stati occasionalmente più volte a letto insieme non vuol dire che io voglia una relazione seria! Scommetto che anche voi lesbiche avete di questi problemi.»
Lei sussultò e aprì bocca per rispondere, ma venne agguantata da Santana. «Britt, ce ne andiamo di qui. Subito.»
«San» articolò l’altra «Sam crede che io sia lesbica…»
«Penso che qui ci abbiano tutti inquadrato male, prima sloggiamo meglio è.»
Passarono per la sala principale, quella dove Blaine aveva impiantato un palco improvvisato per il karaoke. Le due proseguirono verso l’uscita, ma la musica si fermò di colpo, immobilizzandole.
«Signore e signori» iniziò Anderson parlando al microfono «Questa sera con noi ci sono due persone che non sono state oneste né con noi né con loro stesse.»
Fischi di disapprovazione si levarono dalla folla radunata.
«Hanno paura che il McKinley non sia pronto ad accoglierle e quindi si nascondo in un certo piccolo e oscuro armadio con cui io stesso ho avuto a che fare.»
«Fuori! Fuori! Fuori!» iniziò a scandire il gruppo di invitati.
Santana sentì il sangue gelarsi nelle vene, terrorizzata da quanto sarebbe potuto accadere di lì a poco.
«Per questo voglio invitare Santana e Brittany a fare un passo importante, per uscire finalmente dall’anonimato e mostrarsi al mondo in tutto il loro splendore, senza paura del giudizio altrui, perché noi vi amiamo così come siete!»
Il moro balzò giù dal palco e con una rapida falcata raggiunse le due amiche. «E per aiutarle a fare ciò, amici miei, ecco la mia proposta: eleggiamole reginette del ballo di inizio anno!» Pronunciando quelle parole afferrò le mani delle due e le levò in alto, presentandole ufficialmente al pubblico.
«Oh, porca miseria…» ebbe a malapena la forza di bisbigliare la latina «Siamo fregate.»
Quel venerdì, che era cominciato uguale a tutti gli altri, aveva preso una piega decisamente inaspettata.
 
NdA: ed eccomi ancora qui, nella speranza che qualcuno sia arrivato fino a questo punto. Vista la fine imminente della mia prima long di Glee, Your Spanish Lullaby, ho deciso di mantenermi attiva cominciando a proporvi questa nuova storia. Vi avviso subito che è ancora in fase di scrittura, quindi gli aggiornamenti potrebbero non essere puntualissimi, ma vi chiedo di essere pazienti. Credo sia ora di smetterla con il mio blaterare a vanvera, mi prendo solo un piccolo spazietto per ringraziare wislava del lavoro che ha fatto per creare la copertina e anche per sopportare ogni volta i miei deliri. Grazie a voi che siete sopravvisuti a questo sproloquio, spero che il capitolo vi sia piaciuto e, come di consueto, vi invito a farmi sapere che ne pensate. Con la promessa di aggiornare in tempi civili, un saluto.
GirlWithChakram
   
 
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