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Autore: albalau    30/09/2014    2 recensioni
Lasciamo perdere il titolo, non sono capace di darli...
Dal testo "Il caldo opprimente, nonostante fosse solo l'alba, la soffocava.
Era a Konoha da solo un giorno e già non la sopportava più!
A dirla tutta non era il villaggio in se che la infastidiva, era l'estate di Konoha che odiava!"
Storia partecipante al "The black ice cream Parade"
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Shikamaru Nara, Temari | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Il sole era appena sorto e i suoi raggi penetravano tenui attraverso le tende tirate della stanza. Lentamente aprì gli occhi, abituandoli a quella luce soffusa.

Sbatté le palpebre per liberarle dalla pesantezza del sonno. Cercò di mettersi a sedere, ma ricadde pesantemente. Non ci riusciva.

Il caldo opprimente, nonostante fosse solo l'alba, la soffocava.
Era a Konoha da solo un giorno e già non la sopportava più!
A dirla tutta non era il villaggio in se che la infastidiva, era l'estate di Konoha che odiava!
Avrebbe dovuto essere abituata al caldo, viso che viveva più o meno trecento sessantacinque giorni all'anno nel deserto, ma lì almeno non c'era quella cappa opprimente di umidità, quell'aria soffocante che ti faceva venire voglia di buttarti in ogni fontana o pozza d'acqua si incontrasse.
Facendo un enorme sforzo riuscì ad alzarsi, trovando anche il coraggio di infilare la maglietta che aveva lasciato ai piedi del letto. Mica poteva girare con nulla addosso per la stanza, pur sapendo che non sarebbe stata vista da occhi indiscreti.
Prese una bottiglietta d'acqua dal frigo e prima di portarsela alle labbra se la passò sul collo, giusto per trovare un po' di sollievo. Semplicemente sublime sentire quel gelido tocco! Poi bevve avidamente, facendo saltare di gioia la sua gola. Una volta finita quella delizia si diresse in bagno. Aveva, necessitava assolutamente di una doccia.
Appena ebbe terminato quel momento assolutamente paradisiaco, si convinse ad uscire. In fondo non era a Konoha per riposarsi, aveva un compito da portare a termine. Ci aveva pensato per giorni e giorni ed era giunta alla conclusione che era giunto il momento di mettere un punto a tutta quella faccenda. Non che temesse di fallire, lei non falliva mai, ma adesso aveva bisogno di certezze.
E il tutto era partito da quella lettera, quella in cui Lui le aveva chiesto di raggiungerlo nel suo villaggio. Che motivo aveva? Perché?
Lo ignorava, ma un desiderio sconosciuto, o soltanto ignorato e soffocato per tutto quel tempo, era salito in superficie. E la decisione presa in un attimo.
Ora, mentre si vestiva, sentiva l'agitazione pervaderla. All'improvviso si fermò e crollò seduta. E se tutto fosse andato storto? E se le sue supposizione fossero sbagliate? La sua convinzione stava venendo meno e un gelo improvviso le cadde addosso. Era come se un'aria fredda avesse cancellato tutto il caldo che sentiva fino a poco prima. Come se una coltre bianca, leggera come la neve ma spessa come un macigno la stesse ricoprendo.
Le immagini della sua vita le passarono davanti agli occhi.
L'infanzia travagliata, la paura di suo fratello. I tentativi di avvicinarsi a lui e l'odio che riceveva in cambio. Il cambiamento di Gaara, l'aver ritrovato entrambi i fratelli. La guerra.
Ma in tutti questi avvenimenti anche lei era cambiata. Così lentamente che quasi non se ne era nemmeno accorta. Credeva di essere la stessa, invece...
Era sempre vissuta come se fosse rinchiusa in un castello di vetro. Vedere tutto, ma non poter far nulla. Assistere quasi impotente a ciò che le accadeva attorno. Eppure una piccola crepa si era formata in quelle pareti. Un incrinatura prima, che man mano che il tempo passava diventava sempre più grande. E tutto per “colpa”di quel ragazzo. Non che avesse mai fatto qualcosa di particolare nei suoi confronti, l'aveva solo messa davanti a una cosa che lei aveva sempre soffocato. I sentimenti. Il vederlo piangere per i suoi amici aveva iniziato a portare uno scompiglio in lei, facendole desiderare qualcosa di più. Quel giorno quella incrinatura aveva cominciato ad allargarsi, un calore a diffondersi dentro quelle pareti, simile ad un bagliore di una nova. Col passare del tempo e con i rapporti sempre più stretti tra Suna e Konoha il loro rapporto si era fatto più stretto e un desiderio profondo si era insinuato in lei. Voleva fosse lui a lavare via il dolore dalla sua pelle, che la portasse oltre l'oscurità, in un sogno che acceca. Voleva che le mostrasse come sentirsi di nuovo completa.
Scosse la testa, sorridendo di sé. Se uno dei suoi fratelli avesse sentito i suoi pensieri si sarebbero piegati dal ridere e lei sarebbe stata costretta ad ucciderli....
Comunque non era una codarda e se prendeva una decisione la portava fino in fondo. Anche se un però enorme continuava a ronzarle nella testa. Nonostante il forte avvicinamento che c'era stato tra loro circa un anno prima, non era detto che lui ricambiasse ciò che provava. In fondo c'era stato solo un bacio e pure lieve e non significava che il loro rapporto potesse essere diverso da quello di amicizia. In ogni caso, nonostante il freddo le stesse gelando le ossa, decisa di finire di vestirsi. E sarebbe andata come doveva andare.




Continuava a camminare avanti e indietro, non si dava pace. Sua madre e Ino non perdevano un movimento, un'espressione del viso. E la trovarono molto divertente. Quando mai poteva capitare di vederlo ancora in quelle condizioni?
Sudava, toglieva e rifaceva il suo codino ad intervalli di due minuti. Si alzava e si sedeva. Uno spettacolo!
Intanto il povero malcapitato si stava arrovellando il cervello. Ma che diamine gli era venuto in mente? Fortuna che si era sentito tanto sicuro quando le aveva spedito quella lettera, così come quando aveva saputo che era arrivata il pomeriggio prima. Ma perché non era andato lui ad accoglierla? Così almeno si sarebbe risparmiato la tensione di aspettare un giorno in più. Ah, già. Tsunade aveva avuto la splendida idea di mandarlo nel villaggio vicino per consegnare una pergamena. E i falchi che ci stavano a fare?
-Se continui così di prenderà un colpo. Fa caldo se non l'hai notato e la tua pressione potrebbe risentirne. Sempre tu non l'abbia già portata alle stelle.- gli fece notare Ino comodamente seduta sul divano.
Solo allora si accorse delle due donne che lo fissavano come fosse una specie in via di estinzione. Le guance gli si colorarono di un rosso leggero, ma decise per il suo bene di ascoltare l'amica.
-Mi chiedo perché tu sia tanto nervoso.- disse candidamente Yoshino.
-Perché quella è capace di ammazzarmi se faccio qualcosa di sbagliato.- mormorò.
-Ma dai. Temari non arriverebbe mai a tanto e lo sai. Altrimenti come mai si sarebbe fatta baciare da te?- chiese l'amica.
-Chiamalo bacio.- disse con un filo di voce.
Le due donne, dopo quella frase, si guardarono confuse. Ino era stata presente nel momento cruciale e Yoshino minuziosamente informata. Ok che i fratelli di lei erano nelle vicinanze, e con due nei paraggi niente è sicuro. Va bene che la ragazza era rimasta stupita, ma diamine! Non si era spostata, nessuno schiaffo, niente di niente. Anzi, sembrava che se ci fosse stata la possibilità....
-Non ti farà fuori.- poi sua madre lo guardò con occhio clinico.- Hai paura?-
-Certo che sì!- sbottò.- Non so nemmeno dove portarla.-
-E il tuo geniale cervellino non ti è da supporto.-
Scosse la testa. Altro che di aiuto! I suoi neuroni erano collassati ancora prima che aprisse gli occhi.
-Portala alla festa in centro. Ci sarà allegria e si ballerà. Forse sarai più rilassato anche tu.- esordì la Yamanaka.
-Sì come no. A Temari le feste non piacciono particolarmente e sicuramente troverà una scusa per andarsene col primo che passa pur di non stare in quel casino.- sì perché lui la conosceva bene e sapeva quanto imprevedibile potesse essere.
-Allora andate a bere qualcosa solo voi due. So che hanno aperto un nuovo locale nella periferia del villaggio. Piccolo, carino e intimo.-
-E tu come fai a saperlo?- indagò stupito.
Sua madre sospirò.
-Me ne ha parlato il figlio della vicina. Non penserai ci vada io, vero?- e lo fulminò con lo sguardo per quel possibile pensiero.
Shikamaru si affrettò a negare con la testa. Poi incrociò le gambe e si mise nella sua solita posizione di meditazione. L'idea di sua madre non era affatto male. Sarebbero stati soli, senza confusione e rumori molesti. Sì, poteva andare. Doveva andare. Gli serviva solo essere sincero con lei. Sapeva quanto disprezzasse le bugie, le stesse vecchie bugie sentite. Sperava solo di non rovinare tutto.


La sera era calata e l'ora giunta. Si erano incontrati poco lontano dalla locanda dove Temari alloggiava e ora camminavano fianco a fianco per le vie di Konoha. Non si erano detti molto, a parte un tiepido saluto, ma non importava. Altri pensieri occupavano le loro menti.
Shikamaru aveva freddo da quando i suoi occhi l'avevano vista. Un gelo profondo. Temari, al contrario, sentiva caldo. Un calore bollente.
Decise di rompere il silenzio, tanto sapeva che lui non l'avrebbe fatto.
-Dove stiamo andando?-
Il ragazzo si schiarì la gola prima di rispondere.
-Periferia. C'è un posto carino e poco frequentato.-
-Dai tuoi amici?-
Perspicace. Pensò lui.
Ma non lo disse, si limitò ad annuire.
Il tragitto fu per uno troppo breve, per l'altra troppo lungo, ma alla fine arrivarono a destinazione. In effetti sua madre aveva ragione. Era davvero un bel posto. Non si notava dall'esterno, ma all'interno avevano creato un bel giardino con un laghetto al centro e come divisorie tra i tavolini spiccavano delle alte siepi ben curate, dando agli ospiti tutta la privacy che desideravano.
Si sedettero ad uno dei tavolini più lontani dall'entrata e ordinarono da bere.
Il silenzio la faceva ancora da padrone, anche perché nessuno dei due sapeva come cominciare un qualsiasi discorso. Fortunatamente l'arrivo dei drink spezzò quella tensione che si era creata.
-Allora, come vanno le cose a Suna?- chiese così per dire.
-Avanti Nara. Dimmi perché hai voluto che venissi a Konoha. E senza girarci troppo intorno.-
Non perde tempo. Dritta e sicura. Pensò amaramente.
-Beh...- oddio e che le diceva adesso? No, perché non era mica facile e il suo cervello era partito per altri lidi lontani. Molto lontani.
Temari si stava spazientendo. Da quando sapeva di doverlo vedere non si era data pace. Senza contare l'intera giornata. In verità aveva cercato di indagare presso i suoi due più cari amici, ma invano. Sembravano scomparsi. Che fosse stato tutto programmato era chiaro, ma adesso aveva bisogno di una risposta. Almeno si sarebbe tolta il pensiero.
Shikamaru era nel panico più totale, mai una volta si era trovato in quelle condizioni. Comunque qualcosa doveva inventarsi, altrimenti lo avrebbe piantato seduta stante. Non era paziente quella donna.
-Sto aspettando.- ribadì.
-Ecco, io...-iniziò titubante, ma poi l'illuminazione.
Non doveva temere nulla e in quel momento comprese che la verità non gli era mai sembrata così giusta. Stupida ma giusta.
Alzò gli occhi incrociando quelli di lei, senza cedere. Temari sussultò appena. Quello sguardo così penetrante la stava inchiodando.
-Io ti amo.-


Sentiva dentro di sé la neve sciogliersi, quella coltre che aveva avvolto la sua anima per tutta la giornata dissolversi ad ogni movimento che facevano. Non immaginava potesse essere così travolgente e appagante. Ogni volta che lui la prendeva, che le sue labbra sfioravano la sua pelle, che spingeva dentro di lei, lei si sentiva volare. I loro sospiri, i loro gemiti si fondevano con le bocche che si univano. Aperte, ingorde l'una del sapore dell'altro. I corpi fremevano, tremavano quasi per quel profondo contatto sempre voluto ma mai cercato.
Shikamaru si sollevo appena per guardarla. Era bellissima. Le scostò una ciocca che era ricaduta sul suo viso, sorridendole appena. Temari rispose a quel tiepido accenno di labbra, allargandosi di più, permettendogli di accedere completamente dentro di lei. Voleva averlo, voleva essere completamente sua.
-Sei già parte di me.- le sussurrò prima di affondare nuovamente.
Con lentezza, con irruenza a volte. Ma sempre sfiorandola come se fosse la cosa più preziosa al mondo. Lei si abbandonò, lasciando ricadere la testa indietro, stringendolo, graffiandogli la schiena. L'impeto con cui la travolgeva la lasciava senza fiato. Mai avrebbe immaginato una tale passione, un tale ardore.
-Non...non fermarti.- mormorò con il respiro pesante, interrotto dai gemiti e dalle sua labbra.
-Mai.- rispose lui, innalzandosi ancora su di lei.
Le spinte continuarono ancora, più forti e veloci. Non le dava tregua e nemmeno la voleva. E quando l'apice arrivò per entrambi, lasciò i loro corpi tremanti per diversi minuti. Troppo aveva dato, troppo preteso l'uno dall'altra. E tanto ancora dovevano dare.
Temari si scostò a fatica, permettendo a Shikamaru di stendersi sulla schiena e a lei di raggiungerlo, posando la testa sulla sua spalla, lasciandosi avvolgere dal braccio di lui.
Poi la sentì sogghignare.
-Adesso perché ridi?-
-Ti amo? Non potevi trovare un modo più romantico e meno stupido per dirmelo?-
Sbuffò. Ecco il carattere ironico che possedeva tornare a galla.
-Il posto lo era, le stelle si erano colorate di rosso per via del caldo, la notte era blu e non c'erano scocciatori. Penso potresti accontentarti.- rispose leggermente offeso. Mai che le donne si accontentassero. Davvero delle seccature.
Si alzò di scatto sui gomiti, giusto per poterlo vedere in volto. Era davvero adorabile quando faceva il suo solito broncio annoiato. Gli tirò leggermente i capelli liberi da quel suo codino e sorrise.
-Sei stato perfetto. Tutto lo era.- però sapeva che doveva fare una cosa. Quella riuscita a lui, ma che ancora non era uscita dalle sue labbra.
Lo costrinse a guardarla mettendosi a cavalcioni su di lui e gli posò le mani sulle guance. E Shikamaru capì.

-Ti amo.-







 



E ci sono riuscita! Intanto chiedo venia per la schifezza scritta, non avevo idee....Comunque...La storia partecipa all'iniziativa "The Black Ice Cream Parade". Io avovo il cono che era la one-shot e come gusti il cioccolato ( canzone Somethin' Supid di Frank Sinatra), il cremino ( Castle of Glass dei inkin Park), il peperoncino ( giusto per complicarmi la vita mi son pigliata la lemon che però è stata molto molto molto soft) e la panna montata ( e se in piena estate capitasse una nevicata anomala?). diciamo che sull'ultimo punto ho fatto una cosa metaforica, sperando si capisca il tutto. Ciao a tutti!



  
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