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Autore: helhime    30/09/2014    2 recensioni
Il mio primo serio tentativo di fare una fanfic - usando personaggi non miei, intendo. :P
Magnus e Alec agli inizi della loro relazione: difficile, intensa ma assolutamente degna di essere vissuta fino in fondo.
Non sono una persona particolarmente romantica e sdolcinata, quindi non aspettatevi troppa tenerezza!
Genere: Angst, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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"Oh, don't talk of love" the shadows purr
Murmuring me away from you



Per quanto ancora avrebbe potuto andare avanti così?
Non era la prima volta che si poneva quella domanda, ma quel giorno la trovava particolarmente divertente: era diventata una specie di scherzo segreto, di cui solo lui era a conoscenza.

Quanto a lungo esattamente Alec avrebbe potuto andare avanti in quel modo?

A giudicare dalle sue azioni, la risposta che lo Shadowhunter sembrava essersi dato era “in eterno”, ma lo stregone la considerava quanto meno una visione un po' troppo ottimistica. Nessuno poteva reggere un simile stress in eterno, e men che meno un ragazzo di quell'età.
Sdraiato mollemente sul suo nuovo divano – rosso acceso, a forma di cuore – Magnus Bane tornò con la mente al loro appuntamento di poche ore prima.

Si erano incontrati tardi, come al solito: Alec aveva preso l'abitudine di uscire di nascosto per vederlo, ma questo prevedeva ovviamente che aspettasse che tutti gli altri fossero già a letto o usciti – una gran seccatura, secondo lo stregone, ma una seccatura a suo modo eccitante, doveva ammetterlo. Quella sera indossava un semplice paio di pantaloni neri – privi del minimo stile, a opinione di Magnus – e una maglietta con disegnate delle piccole fiamme blu acceso – ecco, questo era già meglio. Il ragazzo appariva nervoso, imbarazzato, felice e infelice allo stesso tempo. Mentre si avvicinava, lo stregone si era chiesto il perché di ciascuna di quelle emozioni, e non sempre le risposte che si era dato gli erano piaciute.
“Vogliamo andare?” Aveva chiesto, con il suo migliore sorriso da felino. “Voglio mostrarti uno dei miei locali preferiti.”
Era una bugia. Il posto in cui l'avrebbe portato non era nemmeno remotamente uno dei suoi locali preferiti, ma era il locale di cui aveva bisogno in quel momento.
Alec aveva annuito, con aria concentrata come se stesse preparandosi mentalmente per una missione. Sempre così serio, così controllato. Non si lasciava mai andare.
Aveva cercato di prenderlo sotto braccio, mentre si avviavano, ma ovviamente Alec si era scostato con un'espressione di puro orrore sul viso. Magnus si sarebbe offeso, se solo la vista dello Shadowhunter che continuava a guardarsi intorno in preda al terrore non fosse stata così spassosa. Era sempre così uscire con Alec: una continua altalena tra frustrazione e divertimento. Forse prima o poi l'una o l'altra emozione avrebbe spezzato quel delicato filo che li univa, ma non quella notte: quella notte Magnus aveva intenzione di divertirsi, che il suo compagno lo volesse o meno.
Ci erano voluti circa dieci minuti a passo spedito per arrivare alla loro meta. In tutto quel tempo, Alec non aveva detto una sola parola, lo sguardo ostinatamente rivolto a un punto imprecisato davanti a sé.
Con un sospiro, lo stregone si era reso conto che si trattava di una di quelle serate. Era molto difficile – persino per un essere dall'esperienza secolare in fatto di rapporti di coppia come lui – interpretare gli umori di Alec. Tuttavia, presto aveva capito che grossomodo il ragazzo alternava due tipi di stati d'animo durante le loro uscite: il “non ho voglia di pensare a niente. Ti prego, Magnus, non farmi pensare a niente: baciami e basta” e il “dovrei bruciare all'inferno per quello che sto facendo”. Quella sera, sembrava prevalere il secondo.
Mentre varcavano la porta della discoteca, lo stregone si era domandato per cosa Alec si sentisse maggiormente in colpa. Perché stava uscendo con un uomo? Perché stava uscendo con il figlio di un demone? O forse perché permetteva a qualcun altro che non era Jace di baciarlo? Scacciò quel pensiero con una scrollata di spalle: non era un ragazzino bisognoso di conferme e sapeva perfettamente cosa stava facendo. Sapeva chi era e sapeva cosa voleva. E voleva Alec. Voleva lui ed era pronto ad accettare tutto il piacere e il dolore che quella confusa creatura era in grado di infliggergli: era pronto a ubriacarsene come di un vino molto forte e pregiato.
Aveva quindi preso per mano il ragazzo, sentendolo irrigidirsi per un istante: non ci aveva fatto caso, spingendolo invece al centro della pista. Era stato un gesto compiuto con un po' troppa forza per sembrare gentile, ma in quel momento non desiderava essere gentile.
Lo Shadowhunter lo aveva guardato, stupito, ma non aveva avuto il tempo di reagire: lo stregone lo aveva infatti subito attirato a sé, stringendolo per la vita e costringendolo di fatto a ballare insieme a lui.
No, Magnus non si stava comportando in modo gentile. Dubitava tuttavia, visti i suoi gusti in fatto di uomini, che a Alec importasse davvero qualcosa della gentilezza.
Quasi gli leggesse nel pensiero, il ragazzo gli aveva sorriso e si era stretto leggermente a lui a sua volta.
Magnus aveva ricambiato il sorriso. Mentre lo faceva, però, si era chiesto se Alec stesse immaginando di essere lì con Jace invece che con lui. Il pensiero lo aveva ferito, e lui aveva assaporato quel dolore, analizzandolo da ogni possibile angolazione mentre lasciava che il suo corpo fluisse insieme alla musica: riuscire a provare simili emozioni dopo tanti anni lo riempiva di meraviglia e eccitazione.
Lo aveva stretto maggiormente a sé, sentendo il corpo del ragazzo che cominciava a rispondergli.
“Vado a prendere qualcosa da bere.” Gli aveva urlato Alec, interrompendo di colpo il contatto.
Senza aspettare una risposta, era quindi sparito in mezzo alla folla che riempiva la pista.
Era sempre così: scappava quando stava iniziando a perdere il controllo. Magnus avrebbe potuto costringerlo a lasciarsi andare, avrebbe potuto farlo crollare. Eppure una parte di lui – la parte di lui più crudele – non lo voleva: la parte che gli sorrideva ben sapendo che lui invece stava pensando a Jace godeva nel vederlo torturarsi in quel modo.
Lo stregone aveva continuato a ballare, concentrandosi sulla musica: aveva sempre trovato una strana analogia tra il fluire della magia e il fluire delle note, motivo per cui adorava ballare. A un certo punto aveva persino chiuso gli occhi, affidandosi alla fortuna per non andare a sbattere contro gli altri ballerini. Del resto, anche se fosse successo, dubitava che qualcuno si sarebbe seccato: sapeva che tutti lo stavano guardando e probabilmente desiderando – altro motivo per cui adorava ballare.
Purtroppo la sua sorta di trance era destinata ad avere vita breve. Alec, bicchiere alla mano, lo aveva spinto lontano dalla pista, in una serie di piccoli divani appartati.
Si erano seduti su uno dei pochi posti liberi, mentre il ragazzo sorseggiava il suo drink con aria concentrata.
Magnus aveva trovato l'intera situazione esilarante: coppie che si baciavano con passione e in mezzo Alec, che evitava con precisione chirurgica qualsiasi contatto anche accidentale con lo stregone che gli sedeva accanto.
“Forse dovrei tornare. Si è fatto tardi.” Aveva detto Alec, non appena finito qualunque cosa stesse bevendo.
“La scelta è tua.” Aveva risposto Magnus, fissandolo coi suoi strani occhi da felino. “Devi fare quello che pensi ti faccia stare meglio.”
A quelle parole, il viso dello Shadowhunter aveva assunto un'espressione combattuta.
“Quello che mi fa stare meglio.” Aveva ripetuto, teso.
Per un momento i suoi occhi si era posati su Magnus, un'emozione intensa ma difficile da interpretare che ardeva dietro di essi. Poi si era alzato in piedi ed era praticamente scappato fuori dal locale.
Lo stregone non lo aveva seguito. Non quella notte. Aveva bisogno di ballare e di pensare, di dare un nome al sentimento che aveva visto per un momento brillare negli occhi azzurri di Alec.
E Alec aveva bisogno di scendere a patti con ciò che desiderava davvero.

Magnus si stiracchiò nel suo nuovo divano, più simile che mai a un gatto nelle movenze.
Il giorno dopo avrebbe chiamato Alec, ma per ora voleva solo rilassarsi e dormire. Chissà se lo Shadowhunter avrebbe mai preso una decisione? Avrebbe scelto di soffrire in eterno nell'amore impossibile per Jace? O avrebbe invece deciso di rinunciare per sempre a tutto ciò che provava e voleva in nome del dovere e per rendere gli altri fieri di lui? Oppure sarebbe semplicemente crollato – possibilmente in una notte di alcool e disperata passione tra le braccia dello stregone? Quell'ultimo pensiero gli fece scorrere piacevoli brividi lungo la schiena, mentre chiudeva gli occhi.

Quanto a lungo esattamente Alec avrebbe potuto andare avanti in quel modo?
  
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