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Autore: Wanderlust25    30/09/2014    0 recensioni
Austin deve cambiare casa e mentre impacchetta ritrova un oggetto che gli desta molti ricordi; il suo umore non è dei migliori quella sera ma, per fortuna, c'è il suo migliore amico, Alan.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La sera al ristorante.

Sono seduto tra Alan e Phil.
Cerco di mangiare, nonostante mi sia passato l’appetito, e gioco con gli avanzi nel piatto mentre intorno a me sento solo una serie di voci che ridono e scherzano.

«Mi raccomando, non parlare troppo stasera che ti si asciuga la gola» mi bisbiglia Alan all'orecchio, seduto accanto a me.
Io mi limito ad alzare lo sguardo.

«Cosa c’è che non va?» continua «Non dirmi che vuoi tornare a casa prima per passare la notte con una delle tue “fiamme”» scherza, bevendo un sorso di vino e lanciandomi un’occhiata d’intesa.
Non fa per niente ridere.
«No, tranquillo» replico passivo «stasera dormirò da solo come ho fatto ieri e come farò domani, non fare troppo il geloso» continuo, cercando di scherzare così da non farlo insospettire.
«Chi? Io, geloso?» ride , mostrandomi il suo bel sorriso.
Io ricambio e finisco di bere il sorso d’acqua nel bicchiere.
«Vieni da me stasera» mi propone subito dopo.
«Che?»
«Ma sì, tanto spazio per dormire ce n’è! Così vedi il nuovo studio e domani mattina non mi sveglio da solo, è una cosa che non mi piace proprio… sono così abituato con voi, in tour» commenta.
Ecco che ogni tanto rispunta il caro e tenero Alan, bisognoso di affetto.
«Va bene, dopo ne riparliamo» lo accontento.

Poi mi volto verso Phil e cerco di intromettermi nella conversazione, mettendo da parte i pensieri e le tristezze e facendo di questa sera un bel ricordo.
Conclusa la cena saluto tutti con abbracci e baci, anche se la maggior parte di loro di rivedo settimana prossima.

Mi avvicino ad Alan e appoggio una mano sulla sua spalla, lui si volta e mi guarda.
«Allora, vieni da me?» mi domanda.
«Sì, dammi il tempo di tornare a casa a cambiarmi e vengo»
Lui acconsente, così ci dirigiamo verso le nostre auto.
 

Parcheggio la macchina dall’altra parte della strada della casa di Alan.
È da tanto che non vengo qui.
Busso e attendo che il rosso venga ad aprirmi.
Mi accoglie con indosso solo dei pantaloni larghi neri della linea degli Of Mice & Men, lunghi fino al ginocchio, e un paio di infradito.
«Wooo! Apri la porta sempre così?» scherzo, entrando «Pensa se un giorno ti capita una fan sfegata, potrebbe saltarti addosso o svenire dal tuo splendore» continuo divertito.
Lui, a quanto pare, lo è un po’ meno e fa una smorfia dandomi le spalle.

Mi guardo intorno e noto che non è cambiato molto dall’ultima volta che sono stato qui.
Alan si dirige subito verso lo studio e io lo seguo.
Non si è ancora accorto che ho in mano una scatola.
Si siede sulla sedia da ufficio con le rotelle, spostandosi di lato per mostrarmi la scrivania con gli strumenti necessari per registrare la musica.

Entrando noto due chitarre elettriche e una acustica, degli amplificatori, un microfono, la pianola e una tastiera che devono ancora essere sistemate insieme ad altri scatoloni.
«Bello, mi piace!» commento «Penso che passerò più tempo a casa tua»
«Come se non ci vedessimo già abbastanza durante l’anno» scherza Alan ridendo.
Io lo guardo divertito e scuoto la testa.
Ha ragione, passiamo la maggior parte del tempo in tour a stretto contatto e almeno quando siamo a casa nostra è bello avere i propri spazi e non vedersi per qualche giorno.

«Cos’hai lì?» mi domanda poi, indicando la scatola che tengo in mano.
«Oh, è per te…» e gliela porgo, per poi appoggiarmi alla scrivania e guardarlo mentre la apre con gli occhi di un bambino che non sta più nella pelle di scartare i regali il giorno di Natale.
Noto che sgrana gli occhi e rimane stupito, senza parole, mentre tira fuori le Polaroid e la medaglietta.
La rigira tra le mani e sorride imbarazzato, alzando lo sguardo verso di me.
«Ma dove le hai trovate?» mi domanda, riferendosi alle foto.
«In un cassetto che non aprivo da tempo»
«Oh mamma! Non mi ricordavo più dell’esistenza di queste!» esclama e le guarda tutte una ad una, commentandole e ricordandomi di quei momenti passati insieme, solo un paio di anni fa, quando lui non era ancora nella band, io ero felicemente sposato e giocavamo a Star Wars per metà delle nostre giornate come due bambini dell’asilo.
Adoro vederlo sorridere, adoro di più quando sono io che rendo felici le persone perché rende felice anche me, sento di aver fatto qualcosa di buono e bello.

Alan appoggia la scatola sulla scrivania e si alza, guardandomi con i suoi grandi occhi castani e abbracciandomi.
Io lo stringo forte a me. È come se fosse il mio fratellino che non ho mai avuto.
«Grazie Austin, davvero»
«Di niente, ci tenevo che le avessi te»
«E la medaglietta?»
«Quella doveva essere un tuo regalo di compleanno che poi non ti ho più dato, non mi ricordo per quale motivo, però quando l’ho ritrovata oggi mi sono detto che ti sarebbe piaciuta averla e non mi andava di aspettare il compleanno o Natale» gli spiego.
«Grazie, grazie» mi ripete, stringendomi nuovamente.

Sciogliamo l’abbraccio e ritorniamo i soliti due amici che si divertono.
Ci mettiamo al computer, io con la chitarra e lui con la pianola, e cominciamo a strimpellare note a caso ridendo e scherzando.

  
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