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Autore: Craggy    30/09/2014    3 recensioni
“Se solo Malfoy potesse giocare ancora …” sussurrò Harry, più a se stesso che a qualcuno in particolare, mentre la ragazza si avviava verso la Sala Comune.
E proprio mentre si apprestava a prepararsi, un lampo di genio le attraversò la sua brillante mente.
Malfoy doveva tornare a volare, giusto? Giusto.
Questo voleva dire migliorare i suoi voti, esatto? Esatto.
E chi, nella scuola, aveva un elevato spirito di sacrificio, unito alla perfetta padronanza di quelle tre meravigliose quanto complicate materie?
Hermione Granger, ovviamente.
Lì per lì sorrise raggiante, e se avesse avuto un’altra se stessa si sarebbe volentieri data un cinque.
Era un genio.
Un genio.
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione, Fred Weasley/Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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“Questo è l’accordo, Granger. Prendere o lasciare”, disse Malfoy, divertito da quella situazione.
“Stasera entro mezzanotte mi aspetto un gufo di risposta, Mezzosangue. La mia offerta non durerà un secondo di più”.
La strega era in uno stato di grande confusione, così si limitò ad annuire.

Dopo essersi congedata dal Serpeverde, Hermione tornò al dormitorio dei Grifondoro, desiderando solo un bagno caldo e che qualcuno le dicesse che la sua idea non era stata stupida.
Il primo era facile da ottenere, mentre sulla seconda aveva parecchi dubbi.
Entrò nella sua camera da Prefetto, dove si svestì velocemente, e presi accappatoio e pigiama si diresse a passo sicuro verso la vasca.
Chiuse la porta, mentre il rumore dell’acqua che scendeva dai rubinetti la rilassavano.

Relax. Era quello di cui aveva bisogno.

Rimase incantata a fissare la schiuma, fino a quando non decise di chiudere i rubinetti e gettarsi in quel tepore, lasciando che tutta l’ansia accumulata da quella terribile mattina venisse sciolta.
Chiuse gli occhi, e senza nemmeno accorgersene si addormentò.

*


Harry era stranamente depresso.
Insomma, ne avrebbe avuto il motivo se Voldemort o i Mangiamorte avessero dato segni di vita, ma in quei mesi era tutto stranamente tranquillo.
Era anche felicemente fidanzato con Ginny Weasley, ed i suoi voti erano nella media.

Dunque, cosa poteva mai turbare il suo animo?
Dopo averlo fissato per buona parte della colazione, occasionalmente scambiandosi occhiate impotenti con Ron, Hermione decise di chiedere il motivo di quell’umore nero.

“Il Quiddich”, gli rispose mesto il moro.
“Il Quiddich, Harry? Ma se Grifondoro quest’anno è senza dubbio la squadra migliore!
Avete addirittura staccato Serpeverde per più di trecento punti! Hai forse dei problemi con la squadra?”, gli chiese premurosa l’amica.

Era vero, la squadra rossa oro quell’anno era in testa. Il fatto che le altre squadre rasentassero il livello “Disastro” era del tutto trascurabile.

“Appunto, Hermione. Vinciamo senza alcuna fatica. Una volta, prima di una partita contro Serpeverde, ero in uno stato di ansia terribile.
Ora, invece, sono solo annoiato.
Da quando Malfoy ha lasciato il suo ruolo da Cercatore, le partite sono un mortorio”, concluse sconsolato Potter, abbassando gli occhi e fissando i cereali che galleggiavano nella sua tazza di latte.

Certo che Malfoy aveva lasciato la squadra, rifletté la ragazza.
I suoi voti erano decisamente terribili.
Forse si salvava giusto in Pozioni, fosse merito o meno di Piton.

Il biondino doveva star dietro a Trasfigurazione, Incantesimi e Astronomia. Non aveva tempo anche per volare.

“Se solo Malfoy potesse giocare ancora …” sussurrò Harry, più a se stesso che a qualcuno in particolare, mentre la ragazza si avviava verso la Sala Comune.
E proprio mentre si apprestava a prepararsi, un lampo di genio le attraversò la sua brillante mente.

Malfoy doveva tornare a volare, giusto? Giusto.
Questo voleva dire migliorare i suoi voti, esatto? Esatto.
E chi, nella scuola, aveva un elevato spirito di sacrificio, unito alla perfetta padronanza di quelle tre meravigliose quanto complicate materie?
Hermione Granger, ovviamente.

Lì per lì sorrise raggiante, e se avesse avuto un’altra se stessa si sarebbe volentieri data un cinque.
Era un genio.
Un genio.

Ma dopo l’iniziale euforia, iniziarono a sorgere una miriade di problemi.

Come poteva anche solo pensare di chiederlo al diretto interessato?
Le avrebbe sputato addosso tutto il suo odio se lei si fosse presentata davanti alla sua porta?
Lo doveva dire a Harry?
Cosa avrebbero pensato i suoi amici?
E nel caso Draco avesse accettato, quando e come si sarebbero potuti vedere, senza destare sospetti?

Era quasi tentata di dimenticarsi l’intera faccenda, era semplicemente ridicolo.
Ma poi ragionò; presto sarebbe iniziata una guerra, e Harry avrebbe dovuto vedersela con cose peggiori di qualche Bolide.
Finchè Hermione poteva evitare all’amico il crudo scontro con la realtà, avrebbe fatto di tutto.

Anche se questo implicava entrare nella tana dei serpenti, nel vero senso della parola.
Ed eventualmente passare diverse ore alla settimana con la sua nemesi.
O, in alternativa, essere ridicolizzata da Malfoy e quel suo ghigno indisponente.

Oh, Hermione detestava quell’insopportabile sorrisetto.
Glielo avrebbe volentieri cancellato a forza di pugni.
In ogni caso, per il momento, decise di non far parola del suo piano con nessuno.
Era una sua idea, sua sarebbe stata la responsabilità delle conseguenze alle sue azioni.
Per un secondo, mentre si stava dando un’ultima sistemata alla divisa prima di uscire per le lezioni, pensò a quanto detestava la cavalleria dei Grifondoro.

*

Aveva deciso: avrebbe corso il rischio.
Finite le lezioni della giornata, si era accomiatata da Ron ed Harry, e con ancora i libri dell’ultima ora in mano si era diretta a passo deciso verso il dormitorio Serpeverde.
Ignorò con eleganza le occhiatacce che la colpirono non appena arrivata in quella specie di grotta.

Ora doveva solo trovare il modo per entrare.
Non poteva entrare di nascosto, perché non poteva chiedere ad Harry il Mantello.
Sospirò, rimanendo a fissare l’entrata.
“Hai bisogno di qualcosa, Granger?”.

Una voce risuonò alle sue spalle, echeggiando per tutto il sotterraneo.
La ragazza si girò lentamente, mentre un brivido di puro terrore le percorreva la schiera.
Era Blaise Zabini.
Sospirò di sollievo.

Quel ragazzo era l’unico motivo per cui non era stato dato ancora fuoco al Dormitorio verde argento.
Affabile, simpatico e, dote ancora più rara data la sua Casa di appartenenza, privo di qualsiasi pregiudizio.
Certo, lei e Zabini non erano amiconi, ma il non essere chiamata con qualche soprannome dispregiativo le aveva fatto ballare la samba.
Interiormente, s’intende.

“Ehm, ecco Zabini … Io … io dovrei parlare con Draco”.
Forse era solo un’impressione della ragazza, ma il corridoio sembrava essersi fatto terribilmente silenzioso.
Ecco, ora arrivano le domande imbarazzanti, pensò la strega.
Ma Blaise era Blaise, e questo era ormai chiaro.
Si limitò ad annuire, sorridendo.

“Se ti sei spinta fino a questo posto tetro e malvagio, il motivo deve essere molto serio. I
l caro Draco è in camera sua, ovviamente, e ora ti farò strada. Una sola cosa …” iniziò il ragazzo.

Hermione, ripresasi lentamente dalla sorpresa dovuta all’assenza di domande e alla proposta di accompagnarla, avrebbe volentieri abbracciato quel ragazzo.
Ma a tutto c’è un limite, quindi si limitò a fissarlo radiosa.
“Dicevo. Non guardare in faccia nessuno studente. Tu non vedi loro, loro non vedono te”, continuò Zabini, mentre la conduceva attraverso quel luogo così inquietante.

*

Blaise l’aveva aspettata nella Sala Comune, mentre lei era impalata davanti alla porta di legno scuro dietro la quale si celava quello stupido furetto platinato e vanitoso.
Respirò a fondo.
Diverse volte.

Se non fosse stato per Zabini, che altrimenti avrebbe sì iniziato a fare domande, sarebbe volentieri tornata indietro.
Ma era lì. Ed era una Grifondoro, per Godric! Si sarebbe comportata di conseguenza.
Deglutì un’ultima volta, prima di bussare delicatamente alle porte dell’inferno.
Nessuna risposta.

Riprovò, un po’ più decisa.
Ancora niente.
Forse non aveva sentito.
Forse dormiva.
Forse era morto, si ritrovò a pensare, quasi speranzosa.
No, quello no. Malfoy non poteva giocare a Quiddich da morto.

Poi, lentamente, dei passi si avvicinarono alla porta.
Il cuore di Hermione perse un battito.
Forse due.
Forse dieci.
Facciamo trenta.
Ed eccolo lì, il biondo la fissava con un’aria tra il disgustato e il meravigliato.

“Hai trenta secondi prima che tu ti ritrovi appesa a testa in giù, Mezzosangue”.
Coraggio Hermione. Non era quello il momento di fare la codarda.
“Vorrei darti ripetizioni di Astronomia. E Incantesimi. E Trasfigurazione”.
Dopo qualche istante in cui il mondo parve fermarsi, il ragazzo le fece cenno di entrare.
Si dia inizio al duello.

Malfoy si sedette sul grande letto a baldacchino, e la fissò con qualcosa che avrebbe potuto essere la definizione di odio.
“E non guardarmi così, Malfoy. Non è che per me sia una passeggiata tra campi di grano. Sono qui solo e soltanto per Harry”, si affrettò a mettere in chiaro la strega.

“E cosa mai può aver fatto lo Sfregiato per convincerti a presentarti alla mia porta, Mezzosangue?”, sputò acido lui, senza nemmeno guardarla negli occhi.
Non reagire, Hermione.

“ Potter ha forse usato le sue doti nascoste per convincerti, eh Granger?”, continuò impassibile Draco.
Non picchiarlo, Hermione.

“Sarai pure una Sanguesporco, Granger, ma credevo che i tuoi standard fossero quantomeno accettabili”, terminò.
Non ucciderlo in modo lento e doloroso, dopo averlo fatto soffrire per ore e nascondendo il corpo in una caverna infestata da Manticore, Hermione.

“Veramente, ragazzino tronfio e stupido, Harry vorrebbe solo che tu tornassi a giocare a Quiddich, la rivalità e tutto.
E per inciso, è stata una mia idea di cui siamo a conoscenza solo io e te.
E gradirei che prendessi in considerazione l’idea di trattarmi con maggiore rispetto, dal momento che tu hai tutto da guadagnare e io tutto da perdere”.

Un lampo maligno illuminò gli occhi di Draco, mentre l’angolo sinistro della sua bocca si alzava pericolosamente.
Dannato sorrisetto.
“Ci penserò, Granger. Però in cambio voglio qualcosa …” ghignò malefico.

“Come prego? Oltre a darti eventuali ripetizioni dovrei anche darti qualcosa in cambio? Continua a sognare, Malfoy”, ribattè piccata.
“Ehi, il mancato suicidio di Potter sarà opera mia, quindi il minimo che tu possa fare è accontentarmi.
E giuro che, se accetterai, potrei persino starti ad ascoltare”.
Com’era quel detto?
Ah, già.
“Mai scendere a patti con un essere viscido”.

Un essere viscido che si trovata di fronte a lei, e sorrideva.
Aveva in mente qualcosa.
“E sentiamo, di grazia, cosa potrebbe fare un’umile Mezzosangue per il grande e potente Furetto Platinato?”, chiese Hermione con evidente ironia.
“Lasciarti insegnare come conquistare un ragazzo, Granger”.
Il cervello di Hermione cercò di ricordare dove fosse la più vicina tana di Manticore.

 

 


 

  
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