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Autore: Alaska__    30/09/2014    2 recensioni
{ Queste storie partecipano all'iniziativa Drabble Meme, indetta dal gruppo facebook The Capitol}
O6 ~ Keith (OC)/Blight (friendship • tribute/mentor) ~ OS (1.914 parole) ~ during 69th Hunger Games ~ prompt: « Gatti »
«Io…» indugiò un istante sulle parole da pronunciare, «… vado in giro. Di notte, nei boschi. Ho un buon senso dell’orientamento. E so muovermi furtivamente» abbassò lo sguardo sul muffin mangiucchiato che giaceva sul piatto, «… come un gatto» aggiunse quasi senza rendersene conto, e un sorrisetto malinconico incurvò le sue labbra.
«Un gatto?» Blight aggrottò la fronte, ma sorrideva.
«Un gatto» confermò Keith. «È il mio soprannome». Non sapeva perché gli stesse raccontando quell’aneddoto – di solito, lui non amava molto parlare della sua vita – ma sentiva il bisogno di sfogarsi e liberarsi, per non aver più sullo stomaco il peso della malinconia.

[...]
«Gatto» sussurrò Blight, come se stesse parlando tra sé e sé. «Quindi, i tuoi talenti nascosti sono infrangere la legge e fare il gatto. Sei anche bravo a miagolare?»
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovi Tributi, Tributi edizioni passate, Un po' tutti, Vincitori Edizioni Passate
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sparks • Picking up the pieces. '
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Prompt: Finnick fa una lavata di capo a Johanna. 
Personaggi: Finnick Odair; Johanna Mason. 
Coppia: Finnick/Johanna; amici. 
Rating: verde.
Genere: introspettivo, malinconico. 
Lunghezza: one-shot [ 909 parole ].
Avvertimenti: //
Note: penso ci sia poco o nulla da dire. I Johannick li shippo solo come bromance, infatti nella raccolta non vedrete mai loro due come una coppia di innamorati. 
La OS qui sotto è ambientata durante i settantatreesimi Hunger Games e fa riferimento alla mia long Hurricane of fire. Precisamente, è da collocarsi subito dopo che è morta Anya, il tributo di Johanna.

Ringrazio tantissimo vero_91 per il prompt ♥




 






Picking up the pieces 



III. 
Finnick fa una lavata di capo a Johanna


 
Finnick Odair entrò con passo marziale nell’appartamento al settimo piano, senza neanche aspettare che la porta dell’ascensore si aprisse completamente, consentendogli, così, un passaggio più agevole.
Il posto era silenzioso e in penombra. I raggi del sole filtravano attraverso le tapparelle abbassate, rendendo l’appartamento ancora più cupo di quanto già non fosse.
Una senza-voce puliva un tavolino, con le maniche della lunga toga rossa leggermente sollevate, per permetterle di lavorare con più facilità. Nel vedere entrare il Vincitore dei sessantacinquesimi Hunger Games, levò il capo, sbarrando gli occhi azzurro ghiaccio in un’espressione sorpresa e allarmata.
Finnick, dal canto suo, le lanciò una breve occhiata, premurandosi che ella non andasse a chiamare qualcuno. Che lui sapesse, erano i tributi a non poter spostarsi da un appartamento all’altro, non i mentori. Johanna – con tutte le visite che gli faceva al quarto piano – sembrava non dar peso alle possibili conseguenze, andando a salutarlo e chiacchierare ogni volta che poteva.
Il ventiduenne percorse un buio corridoio, trovandosi dinnanzi ad una porta chiusa. Senza ombra di dubbio, era quella di Johanna Mason. Le altre erano tutte aperte. Solo quella di Blight – che stava preparando le valige – aveva la porta semichiusa. A Finnick si strinse il cuore nel vedere il Vincitore indaffarato con tutti i suoi vestiti, pronto per tornare a casa di lì a poche ore. Erano partiti in quattro, due mentori e due tributi, e si erano ritrovati ad essere ancora in due.
Si sentì quasi in colpa, poiché entrambi i suoi tributi erano ancora vivi e lui, al contrario dei Vincitori del 7, non doveva ancora preparare un funerale, e presentarsi alle famiglie dei caduti.
Fatto un veloce cenno di saluto a Blight, spalancò la porta della camera di Johanna, senza nemmeno bussare. Non sarebbe servito: lei non gli avrebbe dato il permesso di entrare, o, nel peggiore dei casi, lo avrebbe mandato a quel paese nel modo più volgare che il Distretto 7 potesse offrire.
La Vincitrice dei settantunesimi Hunger Games era seduta sul suo letto, le cui lenzuola erano sgualcite e gettate ai piedi del materasso. Aveva le ginocchia al petto, circondate dalle sue braccia magre e il mento appoggiato.
Per un solo istante, Finnick rivide la Johanna che aveva finto di essere debole pur di non farsi uccidere, quella ragazzina di diciassette anni che voleva solo tornare a casa. Le parve davvero una Vincitrice – nel vero senso della parola, una sopravvissuta.
Scosse la testa, passandosi una mano tra i suoi scompigliati capelli color bronzo. Non era lì per piangere o per farsi prendere dai sentimentalismi, ma per parlare con Johanna.
La diciannovenne alzò lo sguardo, e i suoi occhi scuri incontrarono le iridi verdemare del mentore del Distretto 4, in un misto di tristezza, rabbia e anche – forse – un po’ di sollievo per essere stata raggiunta da qualcuno nel buio della sua stanza.
«Che cazzo vuoi, Odair?» domandò, distogliendo lo sguardo e tornando ai suoi soliti modi bruschi – quelli che, Finnick lo sapeva, nascondevano la vera Johanna, quella che soffriva sempre per la sua vittoria agli Hunger Games, per aver perso tutto.
«Parlare». Il ventiduenne si sedette sul letto, accanto a lei.
«Se vuoi fare una chiacchierata dolce e amichevole… beh, hai sbagliato sia momento che persona». Johanna lo fulminò con lo sguardo, mantenendo la posizione in cui Finnick l’aveva trovata poco prima, al suo ingresso.
«Johanna, devi smet-»
«Ti ho detto che non ho voglia di parlare!»
«Ascoltami!» Finnick alzò la voce, afferrando la sua interlocutrice per un braccio pur di costringerla ad ascoltarlo.
Le iridi scure di Johanna si rivolsero alla mano abbronzata del giovane e, improvvisamente, si fece silenziosa.
«Devi smetterla di urlare certe cose rivolte a Snow» esordì Finnick, scostando la sua mano e appoggiandola questa volta sul morbido materasso dove si erano posizionati. La diciannovenne aprì la bocca per replicare, ma il Vincitore del Distretto 4 la fermò, alzando l’indice della mano destra. «Sta’ zitta. Lo sai che non va bene fare certe cose».
«E cosa dovrei fare, eh?» C’era rabbia, nella voce della giovane, ma Finnick non vi badò. L’aveva già vista anche in condizioni peggiori di quella.
«Fare il tuo lavoro. Istruire i tributi. Non è bene insultarlo così, davanti a tutti. Potrebbe fartela pagare».
Una risatina sarcastica interruppe le parole del giovane, mentre cercava di andare avanti con il suo discorso.
«Farmela pagare?» Johanna gli rivolse un sorrisetto amaro, abbandonando la posizione in cui si era seduta poco prima. «Finnick, me l’ha già fatta pagare! Ha ucciso  tutta la mia famiglia, mi ha tolto tutto. Come potrebbe farmi ancora del male?»
«Non lo so» ammise il ventiduenne, abbassando il capo e rivolgendo i suoi occhi all’intricato disegno formato dalle righe del pavimento. «Ma in qualche modo lo farà. E chissà che non cerchi di ucciderti».
«Tanto è il suo hobby preferito, uccidere dei giovani innocenti» replicò Johanna, abbassando il tono di voce.
«E tu non devi urlare contro di lui ogni volta che ne hai l’occasione». Finnick si alzò, scompigliando i capelli della giovane, la quale – arrabbiata – allontanò la sua mano.
«Io faccio quel che voglio, Finnick Odair. E ora torna giù dal tuo amico, visto che la vostra Sirenetta è ancora viva».
Il Vincitore le rivolse una lunga occhiata, tra il compassionevole e l’arrabbiato, prima di salutarla con un atono «ci vediamo» e uscire dalla stanza.
Fare delle lavate di capo a Johanna Mason era la cosa più difficile del mondo – forse anche più difficile della vittoria agli Hunger Games. 

 

Alaska's corner

Eccoci! Innanzitutto, spero vi sia piaciuta e vorrei ringraziare ancora vero_91 per avermi promptato la storia ♥
È da un po' che voglio scrivere una Johannick!Friendship, in particolare una OS su come è nata e si è evoluta la loro amicizia. 
Comunque, ho già detto che la storia è ambientata durante i settantatreesimi Hunger Games, dopo che è morta la ragazza a cui Johanna doveva badare - una ragazza che è una mia OC, a cui lei era molto affezionata. Farà poi la sua comparsa in una futura OS. :D
Vengono fatti degli accenni anche a un certo amico di Finnick e a una Sirenetta del Distretto 4, che sarebbero rispettivamente Conn (Connor) - il migliore amico di Finnick, Vincitore dei sessantottesimi Hunger Games - e Serena - il tributo femminile del Distretto 4 per quell'anno, chiamata da tutti Sirenetta perché il suo nome inizialmente doveva essere Sirena e perché ha imparato a nuotare velocissisimamente. Tralasciamo il fatto che suo padre è fissato con le sirene, insomma. 
Spero vi sia piaciuta :D
Un abbraccio,
Alaska. ~ 
   
 
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