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Autore: Ryu Black Dragon    01/10/2014    9 recensioni
[Storia OC] [ISCRIZIONI CHIUSE - Grazie a tutti ]
La Liberty Pokèmon School era conosciuta come un Accademia prestigiosa.
Ragazzi e ragazze da tutte le regioni venivano ammessi solo dopo una durissima prova d'ingresso.
Ogni giorno della loro permanenza era una sfida da superare e, per la prima volta dopo oltre dieci anni, una nuova generazione di campioni lascerà l'edificio. Niente li accomuna se non l'amore per i pokèmon e la voglia di vincere.
Essere i migliori. Questo era il motto dell'Accademia e, durante il torneo di Yolus la Generazione dei Miracoli tornerà a brillare.
Genere: Avventura, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ash, Barry, Misty, N, Nuovo personaggio | Coppie: Ash/Misty
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
Capitoli:
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GENERATION OF MIRACLES
-III-
Ritrovare il proprio passato
 
 






 





Isola Aen – nei pressi della capitale.
Ore 16:00


La Liberty Accademy venne fondata nel lontano 1850, quando il termine libertà era sconosciuto alla maggior parte dei cittadini della Regione.
 
Era un tempo di guerra, carestia e fame che ancora oggi rivive nei racconti dei più anziani.
Che siano Pokèmon o persone nessuno ancora riesce a dimenticare quel periodo oscuro.
 
Fra le diverse località dove costruirla venne scelta una zona tranquilla a Nord di Outropoli, la capitale dell’ Isola di Aen.
Ci vollero quasi due anni per completare l’edificio centrale, altrettanto tempo per allestire l’arena e i dormitori. Uomini e Pokèmon lavorarono per giorni, sotto la pioggia o fra la neve.
Fu un lavoro faticoso, che richiese l’aiuto di tutte le Isole che componevano la Regione.
Si può solo immaginare la gioia che provarono il giorno in cui anche l’ultima pietra venne posata al suolo.
 
Fra le proprietà dell’ Istituto facevano parte anche una spiaggia, usata a scopo ricreativo e una villa situata sull’isola prima.
 
Costruita nel centro della Foresta Nera era di proprietà della famiglia Liberty.
Col passare dei secoli il luogo venne dimenticato e l’edificio, un tempo casa di cultura per scienziati famosi, abbandonato.
 
Tante sono le storie che narrano del giorno in cui venne inaugurata l’Accademia.
Una di queste racconta che, il giorno dell’apertura, il Pokèmon leggendario della Regione apparve come un ombra che solo per un istante oscurò il sole.
 
Per commemorare la sua figura venne costruita una statua all’ingresso principale.
Chili di marmo e pietre preziose vennero utilizzate per rendere omaggio ad una creatura unica e misteriosa. Ali color cremisi le sue, occhi della tonalità dell’oro. Un corpo nero, come il carbone e sfumature rosse che ne esaltavano i dettagli. Artigli affilati come rasoi, le mascelle tanto possenti da frantumarti le ossa dopo un solo morso.
 
Nel corso dei secoli solo la Fondatrice della scuola e il Campione della Regione riuscirono a vederlo ma entrambi, in un tacito e sconosciuto accordo, decisero di non parlarne. I dati sul suo aspetto derivano da avvistamenti casuali, misti a leggende.
 
Ormai non si riusciva più a distinguere realtà da fantasia, tanto che quella splendida creatura era divenuta protagonista delle storielle per bambini.
 
 
La Liberty sorgeva vicino al mare dove, durante le giornate di cielo sereno era possibile scorgere il territorio della quinta isola. Era costituita da una zona centrale, che si diramava in mille corridoi diversi che portavano alle varie classi. Ognuno di questi, a seconda della specializzazione, veniva chiamato in un modo particolare.
 
Nel corridoio Marine un gruppo di studenti passeggiava.
Alcuni diretti a nuove lezioni, altri verso un meritato riposo.
Fra questi camminavano gli insegnanti. Uomini e donne dall’aria severa, buffa o molto gentile.
 
Una giovane dai capelli arancioni spiccava fra loro, con una serie di documenti stretti al petto avanzava sicura fra i colleghi. Al suo passaggio veniva salutata con sorrisi amichevoli.
Il minimo per l’insegnante migliore del corso acquatico.
 
- Konnichiwa Sensei -
- Konnichiwa Kurie-Kun –
 
Il ragazzo sorrise, portando un braccio dietro al collo della fidanzata alla sua destra. Questa arrossì, accennando un lieve inchino verso la sua insegnante che li osservò divertita.
 
- Non fate tardi alla lezione -
- Certo Sensei –
 
Misty salutò i due ragazzi e si avviò verso la sala insegnanti.
Camminava a passo svelto, osservando ogni tanto i ritratti di donne e uomini rimasti nella storia dell’isola. Uno di questi in particolare l’affascinava. Era situato accanto all’ingresso e raffigurava una giovane donna sulla sua età intenta ad accarezzare un esemplare adulto di Lucario.
 
L’espressione del viso era serena ma nel suo sorriso c’era qualcosa di malinconico.
Ricordò di aver chiesto informazioni riguardo alla sua identità ma ogni risposta pareva diversa.
Un solo punto li accomunava. Il suo nome era Liberty Rose ed la fondatrice dell’Istituto in cui lavorava da ormai cinque anni.
 
- Waterflower-san? -
- Sono io, qualche problema? -
- No ma c’è una lettera urgente per lei, viene dalla Capitale -
 
Curiosa la donna prese la busta candida e, dopo aver ringraziato il suo collega, l’aprì. 
Ad ogni parola il suo cuore perdeva un battito mentre inconsciamente sul suo viso si disegnò un dolcissimo sorriso.
 
“Quello stupido bambino”
Con le guance arrossate cambiò strada, salendo le scale verso l’ufficio del Preside per richiedere una settimana di ferie anticipate. Si sentiva proprio una stupida. Erano bastate quattro parole per farle battere forte il cuore.
 
 
 
 
Ti aspetto al Torneo.
Tuo, Satoshi.
 
 
 
 
 
 
 
Isola Aen – Ourepoli
Ore 15:00
 
 
 
Ourepoli era la capitale della regione di Yolus.
Centro di ricerca, meta di turisti e allenatori era sicuramente la città più grande di tutte.
Sorgeva nel centro dell’isola, ad una giornata di cammino dal porto del villaggio più vicino.
 
Riconosciuta grazie alle sue torri queste erano visibili anche da lontano, situate in un punto cardinale preciso come fari per i viaggiatori. Erano edifici unici, costruiti con un abilità ormai perduta. Mura di pietra le collegavano, recintando la città situata su di un altopiano.
 
Quattro ingressi permettevano l’accesso, ognuno chiamato come un Pokèmon raro e tutti collegati attraverso una serie di vie labirintiche passanti fra le case.
Punto in comune era la piazza dell’Arena che, maestosa, si alzava verso il cielo infinito.
 
Gli abitanti della città avevano già iniziato i preparativi per la cerimonia d’apertura.
Un evento importante, sentito fin dal giorno del suo inizio.
 
Da ogni parte spuntavano mille bancarelle diverse. Dolciumi tipici, magliette e persino spille con i nomi dei partecipanti. Uomini e Pokèmon lavoravano uniti senza sosta. Montavano sotto lo sguardo di donne e bambini le impalcature in legno, appendevano i palloncini e spesso ne lasciavano qualcuno ai più piccoli.
 
Fra le persone presenti camminava un uomo sulla quarantina, capelli neri e grandi occhi color cioccolato. Ad un certo punto il suo sguardo venne attirato dalla figura di un bel ragazzo affiancato da uno splendido esemplare di Umbreon.
 
 
- Professor Oak! -
- Thomas-san, è un piacere conoscerla -
- Anche per me, andato bene il viaggio? -
- Benissimo, ti prego chiamami solo Gary -
- Come desideri Gary-kun, vieni che ti mostro il mio laboratorio -
 
 
 
 
 
 
Foresta Nera, nei pressi di Yolus
Ore 14,30.
 
 
 
- Come siamo nervosi Bakane, comunque accetto di farti da guida contenta? -
- Molto! Ma adesso muoviti o perdo la nave! -
 
 
 
Dopo aver recuperato la tracolla scura del ragazzo i due iniziarono ad incamminarsi.
C’erano tante storie sulla Foresta Nera. Gli abitanti di Yupilopoli non vi entravano mai da soli, poiché rimanerci intrappolati la notte risultava pericoloso.
 
Akane camminava al fianco di Kage cercando di non pensare ai racconti su quel luogo.
Sparizioni, voci e figure che ti chiamavano avvolte da una strana nebbia. Si raccontava di una donna che, dopo essere entrata nella foresta alla ricerca di erbe medicinali non vi uscì mai più.
La castana rabbrividì e i suoi pensieri andarono ad una telefonata fatta due mesi prima della sua partenza da Kanto.
 
 
 
 
 
_FLASHBACK_
 
 
- Il Torneo si svolge sull’Isola di Aen, nella Regione di Yolus. Si tratta di un evento annuale, indirizzato agli ex studenti dell’Accademia dove al termine si potrà conoscere e sfidare il misterioso Campione –
- Sembra interessante, tu partecipi? -
- Certo, ho ricevuto ieri l’invito e poi abbiamo un conto in sospeso ricordi?- -
 
Akane sorrise all’amica ripensando allo scontro avventuro durante la cerimonia del diploma.
Era stata sconfitta dopo una dura battaglia e, nonostante tentasse di nasconderlo, bruciava ancora.
 
- Ci sarò anch’io allora, chiamerò mia madre per sapere se è arrivato l’invito anche a me -
- Ne sono contenta, ah dimenticavo! Ci saranno anche Himuto-kun e Kage-kun -
 
Sentendo quei nomi  Akane arrossì intuendo subito dove la mora voleva andare a parare.
Guai a lei e al giorno in cui aveva scelto di confidare le sue pene d’amore a quella stupida.
Questa volta però non si sarebbe fatta fregare.
 
- Allora sarai felice di rivedere Kage-kun, infondo avete un conto in sospeso anche voi se non ricordo male -
- Ancora con questa storia? Bè non sarò mai felice quanto te Bakane –
- NON CHIAMARMI IN QUEL MODO! –
 
 
Sentendo l’urlo l’infermiera del Centro Pokemon e i presenti si preoccuparono, voltandosi tutti verso la ragazza. Akane non poté fare a meno di maledire l’amica. L’ennesima figuraccia.
 
- Comunque Aki-chan devi fare attenzione, pare che nella foresta vicina a Yolus ci siano state sparizioni di ragazze negli ultimi anni. Le ultime avevano un tratto in comune, erano tutte terribilmente nane -
 
Natsumi  calcò bene l’ultima parola, con un tono tra il misterioso e il divertito.
Prima che l’amica potesse anche solo rispondere la salutò chiudendo la conversazione.
 
Akane rimase sconvolta dalla notizia.
Per i primi minuti passati a dare da mangiare ai suoi Pokèmon e giocare con questi rimuginò sulle parole dell’amica finchè una in particolare non la fece alzare con aria furiosa.
 
- IO NON SONO BASSA! –
 
 
_fine flashback_
 
 
 
 
 
- Prima o poi uccido lei e quelle dannate storie dell’orrore -
Pensò, lanciando un’occhiata al moro. Lui non sembrava affatto turbato dall’atmosfera, anzi pareva quasi eccitato dalla possibilità di fare nuovi incontri. A quel pensiero Akane rabbrividì.
Lei di certo non aveva alcuna intenzione di incontrare gli abitanti di quel bosco.
 
 
- Che hai fatto di bello dopo la Lega di Kanto? - Domandò la giovane per rompere il silenzio e scacciare almeno in parte i cattivi pensieri.
 
- Viaggiato, vinto medaglie, le solite cose insomma –
 
 
Akane si lasciò sfuggire un sorriso.
Poteva essere cambiato il suo aspetto ma di carattere rimaneva sempre il solito Kage.
La castana alzò lo sguardo verso il pezzo di cielo che si intravedeva tra le fronde.
 
Era limpido, con qualche nuvola candida che pareva fatta di cotone. Per un attimo le sembrò di essere ritornata indietro nel tempo, a quando lei e il moro si sfidavano nel parco dell’Accademia per poi riposare esausti sotto qualche albero.
 
 
 
 
 
……………………………….
 
 
 
 
 
Ormai si erano allontanati di qualche kilometro dalla zona del loro incontro.
Arcanine sembrava tranquillo. Camminava a testa alta accanto alla sua allenatrice, osservando con curiosità ogni dettaglio su quel luogo.
 
Più si inoltravano verso il centro della foresta più la vegetazione si faceva fitta.
Gli alberi e gli arbusti rendevano il sentiero pieno di pericoli ma entrambi i giovani, abituati a quelle zone difficili, si limitavano ad evitare gli ostacoli danneggiando il meno possibile l’ambiente naturale. Ad un certo punto la strada si fece in salita, fino a raggiungere una collinetta.
 
 
 
- Ehi! Quella non ti sembra una casa? -
Il verso di Arcanine sembrò confermare i dubbi dell’allenatrice.
 
- Sembra di si, muoviti nanetta -
- Non darmi ordini, chiaro?! -
- Si si, cammina nanetta o farà buio -
 
Kage schivò un bastone appena in tempo, ringraziando Arceus per i suoi ottimi riflessi e per quella sensazione che l’aveva avvertito del pericolo. Quella matta voleva forse ucciderlo?
 
- NON SONO BASSA! -
- Basta crederci, ora andiamo –
 
 
 
 
……………………………………….
 
 
 
Arrivarono dopo circa dieci minuti di cammino davanti ad un cancello di ferro coperto dai rovi.
Con cautela Kage appoggiò la mano sul freddo metallo per entrare ma fece una scoperta interessante.
 
- Non siamo soli - sussurrò alla compagna che, terrorizzata, continuava ad accarezzare il morbido pelo del suo Pokèmon.
 
- A…Ammetti che ti sei perso e stai cercando qualcuno a cui chiedere indicazioni -
- Mi spiace deluderti Bakane ma ho solo letto di questo posto e sono curioso di visitarlo -
- Dobbiamo proprio entrare? - pigolò la ragazza, alzando i grandi occhi verdi verso l’abitazione.
 
Lei non ci trovava nulla di affascinante, era solo spaventosa.
Quello stupido poi sapeva benissimo che gli facevano paura certi luoghi.
 
- Non temere, se hai paura puoi stringerti a me - sussurrò malizioso il ragazzo, avvicinandosi all’orecchio dell’amica. Arcanine rispose per la padrona. Con un ringhio minacciò il ragazzo che, conoscendo il senso di protezione del Pokèmon verso la sua allenatrice, arretrò con un sorriso.
 
- Scherzavo tranquillo, comunque se non vuoi venire puoi sempre aspettarmi qua fuori al freddo – un espressione crudele si dipinse sul viso del moro che, con studiata lentezza, si allontanava sempre di più dalla ragazza- tutta sola, magari assieme a chi ha aperto questo cancello -
 
- V…vengo con te aspetta! Ma non farti strane idee, ti seguo solo per assicurarmi che manterrai la promessa di accompagnarci in città! - rispose Akane seguendo il compagno. Non avrebbe mai ammesso, nemmeno sotto tortura, che quel posto le faceva paura.
 
Dal cancello si apriva un giardino immenso, rovinato a causa delle mancate cure.
Versi e piccoli scricchiolii indicavano che c’era qualcuno, forse dei Pokèmon che vivevano in quel luogo. Il verde continuava anche nel retro dell’abitazione, circondato da una recinsione coperta dalle piante.
 
La strada che portava alla villa era costruita in pietra, con diverse diramazioni verso i luoghi più nascosti di quel giardino. Siepi, alberi, cespugli di rose e persino fontane. Il proprietario di quel luogo doveva essere una persona ricca ma, a giudicare dallo stato del paesaggio circostante, morto molti anni prima del loro arrivo.
 
Una panchina situata sotto ad un salice attirò l’attenzione di Akane. Il legno di cui era costruita era rovinato, a causa dello scorrere lento e inesorabile del tempo eppure aveva qualcosa di speciale. Foglie verdi ne ricoprivano alcuni punti, lasciando libera solo una lastra di metallo.
 
 
 
- Alla memoria di Rose Liberty – La libertà è il nostro dono più prezioso, per questo non va sprecato -
 
 
 
-Rose-
Era un nome veramente splendido e in quel modo la ragazza poté sapere a chi apparteneva quella dimora.
 
- Ehi Bakane hai notato? La donna della targa ha lo stesso cognome del preside dell’Accademia -
Per poco la ragazza non rischiò un infarto quando Kage apparve alla sua destra, con un sorriso soddisfatto dipinto sul volto e lo sguardo rivolto verso la panchina di legno.
 
- L’avevo notato Baka e non chiamarmi in quel modo! -
 
Un improvviso brivido attraversò la sua schiena. Era una sensazione orribile, come se la morte la stesse chiamando a sè. Senza nemmeno accorgersene iniziò a tremare per il freddo.
 
- C…che succede? - balbettò, sfregandosi le braccia con le mani per riscaldarsi.
Al suo fianco anche Arcanine sembrava irrequieto.
 
Accadde tutto in un attimo.
La sensazione di un respiro gelido sulle spalle, un paio di grandi occhi scuri spuntare dalla panchina.
 
- Un fan…un fan…UN FANTASMA!!- urlò la castana saltando, senza volerlo, fra le braccia muscolose del compagno di viaggio.
 
Intanto la creatura della panchina diveniva sempre più nitida.
Apparvero prima un paio di mani con tre dita, di un colore violaceo e un corpo separato dal resto.
 
- Oh Haunter! Ecco dove ti eri cacciato!  -  disse Kage, rompendo il silenzio che si era creato. Il Pokèmon spettro andò a salutare Arcanine, un rivale che non vedeva dai tempi di Kanto. Akane invece sembrava come bloccata.
 
- Per quanto mi faccia piacere dovresti staccarti -  fece con un tono malizioso il ragazzo, abbassandosi verso l’orecchio della compagna. Questa, ancora immobile iniziò a tremare.
Non certo per la paura questa volta.
 
 
 
- Questa volta lo giuro – iniziò con un sussurro, allontanandosi sempre di più dal ragazzo – SEI UN ALLENATORE MORTO KAGE BLACK!! -
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Vulcanopoli – Isola di Fyn
ORE 15:30
 
 
 
 
“Dai Barry sei lento, voglio vedere il centro termale!”
“Arrivo Elena”
 
 
 
 
 
Elena era impaziente.
Nel dépliant dell’isola un’intera sezione era dedicata alle terme “Vulcanos”. Le più grandi della Regione di Yolus. Comprendevano vasche riscaldate, piscine al coperto e la possibilità di usufruire dei trattamenti di bellezza più costosi.
 
Arrivati nella zona termale i due ragazzi rimasero di stucco.
Quel luogo sembrava un vero e proprio paradiso tropicale. Camminando fianco a fianco i due iniziarono a percorrere la via pedonale. Una strada completamente lastricata di mattonelle colorate, circondata da piante e fiori che liberavano dolci fragranze. Era forse questo il lato di Yolus che maggiormente attirava i due. La presenza di tanta natura che, in completa armonia, conviveva con gli uomini da generazioni. Sotto lo sguardo curioso della ragazza si affacciavano alcuni dei principali alberghi, i negozi più esclusivi e vari ristoranti alla moda. Barry a quella vista sospirò.
Il suo portafoglio avrebbe pagato caro per quella visita.
 
 
- Da che cosa iniziamo? Da quanto ricordo la nave parte alle 18:00 – disse il ragazzo, sorridendo davanti all’espressione infantile della sua fidanzata. Quel sorriso valeva ogni soldo che sarebbe stato speso durante la giornata.
 
-Iniziamo dai negozi, poi voglio conoscere il Capopalestra – rispose la ragazza, prendendo una via alla sua destra dove si affacciava la zona coperta dedicata allo shopping.
 
Seduti su di un muretto un gruppo di ragazzi mangiava e beveva, ridendo tanto rumorosamente da rovinare l’atmosfera di quel luogo. Quando Barry e la ragazza gli passarono davanti questi iniziarono a lanciare occhiate maliziose alla giovane.
 
Elena Von Chavalier era una giovane allenatrice di 19 anni, proveniente dalla splendida Regione di Sinnoh. Aveva i capelli castani, lunghi fino alle spalle e un paio di occhi marroni contornati da una pelle chiara. Ciò che attirava l’attenzione però non era la sua altezza ridotta che la faceva sembrava una bambina ma le sue forme, fin troppo evidenti. La gonnellina blu che indossava ondeggiava ad ogni suo movimento, mentre una canottiera a righe fasciava la parte superiore del busto lasciando all’immaginazione dei presenti che cosa si celava sotto di essa.
 
- Ehi bambolina! Vieni a divertirti dai! -
- Sì, molla il piccoletto! -
 
Una vena iniziò a pulsare sulla fronte della ragazza che si fermò in mezzo alla stradina. Alle sue spalle Barry si lasciò sfuggire un sorriso, prevedendo quello che sarebbe accaduto da li a poco.
 
- Brava tesoro, avvicinati e ... –
 
Ma il ragazzo non riuscì nemmeno a finire la frase che venne picchiato a sangue, assieme ai suoi compagni scioccati, da una furiosa Elena. Questa, appena finito di torturarli, si allontanò con passo rapido sussurrando frasi che era meglio non sentire. Barry la seguì, non prima di aver multato il gruppo per aver osato infastidire la sua fidanzata.
 
Quegli stupidi avevano rovinato tutto ma, per loro fortuna, lui sapeva benissimo come rimediare.
Lasciata la castana al tavolo di un bar, con una generosa porzione di gelato per consolarla, si era allontanato verso il centro diretto in un luogo che sapeva trovarsi nelle vicinanze.
 
 
 
 
 
………………………
 
 
 
 
 
 
Seduta al tavolo Elena aspettava il ritorno del suo ragazzo da ormai dieci minuti.
Nervosa distruggeva con il cucchiaino i resti del povero gelato innocente. Un' aria cupa l’avvolgeva, tanto che persino i giovani più maliziosi preferivano starle alla larga.
 
 
- Elena –
 
Sentendo la voce del suo ragazzo la giovane si voltò, trovando un peluche di un Piplup e quello di un Togepi a pochi centimetri dal suo viso. Il primo poi, oltre ad avere un aria terribilmente morbida, aveva sulla testa una buffa coroncina come quelle che lei era solita indossare.
Con le guance in fiamme alzò lo sguardo, incrociando il viso di un imbarazzatissimo Barry.
 
- Questi forse ti rallegreranno la giornata – riuscì a dire prima di venire stritolato dall’abbraccio della ragazza.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Juelopoli, Isola Antice.
Ore 13:50
 
 
 
Le fiamme del cucciolo si dimostrarono troppo deboli per finire lo scontro ma qualcosa, o meglio qualcuno, decise che era il momento di aiutarli.
 
Dalle loro spalle uscì una seconda fiammata, questa volta più potente, che disperse definitivamente lo stormo dei Pokèmon selvatici.
 
 
- Questa è la volta buona che ti facevi ammazzare, Baka! –
 
 
Bree seguì la direzione da dove aveva sentito quella voce. I suoi grandi occhi grigi incrociarono quelli neri di un ragazzo sicuramente più grande di lei. Il giovane se ne stava nascosto nella vegetazione, con una mano appoggiata sul ruvido tronco di un vecchio albero. I lineamenti appuntiti del viso erano contratti in un’espressione annoiata, simile a quella del Pokèmon che stava alla sua destra. Curiosa di saperne di più Bree prese il Pokèdex dalla tasca, puntandolo verso quella creatura dall’aria elegante e misteriosa.
 
 
 
“Narra la leggenda che Ninetales sia nato dalla fusione di nove maghi dai sacri poteri in un’unica creatura. Questo Pokèmon estremamente intelligente riesce a capire il linguaggio umano”
 
 
 
Appena il Pokedex finì di illustrarne le caratteristiche la ragazza rialzò lo sguardo. Il giovane che stava combattendo con lei era impegnato a controllare i danni subiti dal suo Pokèmon. Con cura e delicatezza gli toccava il pelo, facendo attenzione ai graffi presenti sul muso e sulle zampe.
 
Bree si ritrovò a pensare che forse non era poi tanto male.
I capelli neri ricadevano sul collo, spettinati e ribelli come se avesse combattuto contro dei Pokèmon di tipo elettrico. A quel pensiero sorrise. Lei dei simpatici scherzi di quelle creature ne sapeva molto. Intanto, dalla boscaglia, uscì l’allenatore che li aveva aiutati. Era altissimo, con i capelli biondi e un fisico forte e muscoloso. L’esatto contrario di quello che sembrava il suo compagno insomma.
 
 
- Allora come stà? – chiese il biondo, avvicinandosi all’amico.
Nonostante l’aspetto che poteva intimorire era un ragazzo di buon cuore e, davanti ad un cucciolo ferito e tanto coraggioso, non poteva comportarsi in modo brusco.
 
 
- Bene, tranne alcuni graffi e un leggero spavento è in ottima forma. Grazie per l’aiuto Jack-kun –
- Di niente Ryko-kun –
 
Bree rimase da parte ad osservarli chiacchierare, mentre fra le braccia stringeva il suo Emolga. Il suo sguardo continuava a cadere sul moro e, ripensando al complimento fattole non potè fare a meno di arrossire. La situazione non migliorò quando l’oggetto dei suoi pensieri, lasciato il cagnolino all’amico, si avvicinò.
 
- Come sta il tuo Pokèmon? Non ti ho ancora ringraziato per l’aiuto – disse accarezzando la pelliccia di Emolga. Con un espressione seria ne studiava i dettagli, osservando come l’esemplare rispondeva a semplici stimoli.
 
- Di nulla, ti abbiamo aiutato volentieri – rispose lei, sorridendo imbarazzata.
 
 
- Ma guarda, carina e anche coraggiosa –
- Che fai mi prendi in giro?! – chiese lei, alzando lo sguardo per incrociare i suoi occhi.
Ryko si limitò a sorridere, un ghigno che la povera Bree non potè fare a meno di considerare affascinante.
 
-Carina, coraggiosa e pure intelligente- continuò, evitando all’ultimo secondo un fulmine di Emolga.
 
-NON PERMETTO A NESSUNO DI PRENDERMI IN GIRO, CHIARO?! –
 
 
 
Alla vista dei due che litigavano come bambini Jack scosse la testa, imitato dalla sua Ninetales.
Quel ragazzo era veramente un idiota senza speranze. Pensare che, due settimane prima, poteva giurare di avere almeno un briciolo di rispetto per lui. Si erano scontrati nel bosco per caso e solo dopo essere stato sconfitto con grande facilità aveva accettato di viaggiare assieme a lui. Infondo, anche se per motivi diversi, avevano la stessa meta.
Il flusso dei suoi pensieri venne interrotto dall’ennesimo fulmine di Emolga che, questa volta, colpì in pieno il bersaglio.
 
 
- Così impari a prendermi in giro –
 
 
Jack si lasciò sfuggire un sorriso.
Con lo sguardo seguì la ragazzina andarsene e solo quando questa sparì dalla sua vista si avvicinò al compagno. Ryko si alzò in piedi, cercando di sistemare quel cespuglio bruciacchiato che ormai erano i suoi capelli. I vestiti rovinati non era un problema invece. Era abituato a simili situazioni.
 
- Te la sei cercata, anche se credo che non ti dispiaccia aver discusso con lei o sbaglio? –
- Nah, mi sono divertito. Hai notato che portava appeso alla cintura? –
- L’invito elettronico al Torneo, a quanto pare la rivedremo presto –
 
Rispose il biondo, sfiorando con una mano il suo invito. Sulla lettera allegata ad esso c’era scritto chiaramente che erano ammessi solo ex studenti della Liberty. Quindi quella ragazzina non era una ragazza qualunque.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Himelopoli, Isola di Gilve
Ore 14:50
 
 
 
 
Dopo un attimo di perplessità e smarrimento il Pokèmon si allontanò, pronto per esplorare quella zona tanto bella. Fu nel momento in cui sparì fra la vegetazione che una voce risalente al passato della sua allenatrice attirò l’attenzione della ragazza. La bionda si voltò, riconoscendo in quella figura femminile la sua compagna di stanza alla Liberty Accademy.
 
-Candy-Chan! Quanto tempo!- urlò, saltandole letteralmente al collo.
 
-Giorgi-chan! Mi sei mancata anche tu ma potresti staccarti? Mi stai soffocando –
-Gomen-
 
La bionda si allontanò di pochi passi dall’amica, iniziando a studiare quei dettagli che erano cambiati nel corso degli anni.
 
Candice Shelley era una giovane allenatrice dal portamento elegante, con lunghi capelli biondi dai toni ramati e splendidi occhi verde-azzurro. Caratteristica che Giorgia le aveva sempre invidiato erano proprio questi ultimi. Unici, capaci di assumere svariare sfumature a seconda del tempo atmosferico. Quel giorno, ad esempio, parevano azzurri come il cielo sopra le loro teste.
 
-Ti va di fare due chiacchiere?-
-Volentieri, ho visto Luxray e mi sembra in ottima forma. Hai fatto proprio un bel lavoro nel crescerlo-
 
I grandi occhi chiari di Giorgia parvero brillare davanti a quel complimento inaspettato. Era raro che la sua compagna si lasciasse andare a simili affermazioni in pubblico.
 
-Grazie!-
 
Candice si lasciò sfuggire un sorriso. Certe volte sapeva essere proprio infantile.
Ma forse erano proprio quei lati unici del suo carattere che avevano attirato la sua attenzione. Dopo quasi 5 anni passati nella stessa stanza la considerava quasi come una sorella. Si conoscevano e si accettavano, in un amicizia capace di far dimenticare ad ognuna i fantasmi del proprio passato.
 
Camminando vicine le due ragazze iniziarono ad inoltrarsi nel parco, venendo accolte da un dolcissimo profumo di fiori e bacche. Il sentiero che stavano percorrendo era circondato da alberi e, ogni tanto, era possibile scorgere anche qualche Pokèmon selvatico che le osservava curioso.
 
Giorgia non riusciva a rimanere in silenzio e, con un sorriso, tempestava l’amica di domande.
 
-Guarda che meraviglia! – urlò l’Uzumaki indicando la fontana a pochi passi da loro.
 
 
 
Erano finite in una sorta di piazza, adornata da alberi che allungavano i propri rami verso il cielo e da fiori profumati dai mille colori. Poche persone passeggiavano in essa. C’erano due donne sedute su di una panchina e un gruppo di bambini che giocavano a nascondino. A quella vista Giorgia sorrise, lanciando un’occhiata alla compagna che ebbe il suo stesso pensiero.
 
Il divertente nascondino del Professor Rufus, una simpatica nottata passata in un cimitero a farsi rincorrere da Pokèmon di tipo Spettro. Quel posto era un vero incubo. Un labirinto dalla quale solo i più abili potevano sfuggire.
 
-Non.Voglio.Parlarne- sibilò Candice, rabbrividendo al pensiero di quel Haunter che l’aveva scelta come bersaglio per i suoi scherzi. Almeno poteva vantarsi di far parte del ristretto gruppo che era uscito vincitore da quell’assurda sfida.
 
-Ahahah! Come vuoi Candy-chan – rispose l’amica alzando le spalle in segno di resa. Dopotutto nemmeno lei voleva ricordare quella spaventosa nottata.
 
-Ti va una granita? Offro io –
 
 
Senza aspettare una risposta la ragazza si avvicinò alla bancarella, seguita dall’amica.
 
-Toglimi una curiosità, partecipi al Torneo vero?-
-Certo, tu no?-
 
Candice si limitò ad alzare un lembo della t-shirt bianca che indossava, mostrando all’amica l’invito sistemato sulla cintura.
 
-Ci sarà da divertirsi allora, chissà se verranno gli altri- domandò la bionda, porgendo alla compagna il bicchiere di granita. Questa ringraziò con un cenno del capo, alzando poi lo sguardo verso la grande biblioteca che si vedeva fra le fronde degli alberi.
 
-Ho intravisto Greg-kun al porto, probabilmente ci saranno anche gli altri della Generazione dei Miracoli-
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
NOTE DELL’AUTRICE RITARDATARIA
 
Salve a tutti!! *lancia coriandoli*
 
Scusate la lunga attesa ma finalmente posso dire di essere tornata! ^-^
Dunque, spero che il nuovo capitolo vi sia piaciuto. Mi sa di aver esagerato con la lunghezza ed anche per questa ragione l’ho tagliato in due parti. Ci saranno due nuovi OC infatti, il prossimo capitolo li vedrà quasi totalmente protagonisti assieme alla mia prima lotta Pokèmon.
 
Ringrazio con tutto il cuore voi lettori che continuate a seguirmi.
 
Spero di non essere caduta nell’OOC con Misty e Barry, sinceramente non conosco bene quest’ultimo quindi mi affido al vostro giudizio. Chiedo scusa per eventuali errori e ringrazio coloro che me li segnaleranno.
 
Alla prossima.
Ryu
 
 
 
 

 
  
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