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Autore: Aon di Kale    01/10/2014    4 recensioni
Alexander è un ragazzo molto studioso e decisamente intelligente. Un arte in particolare lo attrae, l'arte della magia. Così, dopo anni di studio il giovane decide di testare sul campo quello che fino ad allora aveva solo letto nei suoi tomi.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Cronache di Dhares
 
Capitolo I
Un’altra notte era trascorsa ai confini tra la Terra della Crescita e le aride Terre di Dhares.
Come ogni notte un ragazzo, Alexander, stava studiando pesanti tomi.
Alexander non era un ragazzo qualsiasi, era un aspirante mago, fuori dal comune per abilità e facilità di apprendimento. Imparare era il suo pane quotidiano, anzi, notturno.
“Troppo facile, tutti questi libri sono troppo semplici” pensò il giovane, deluso.
Era da troppo ormai che perdeva tempo rinchiuso in quella stanza buia e fredda. Era stufo della teoria, ora voleva testare sul campo. E con quel pensiero si assopì.
 
Il mattino seguente, Alexander si svegliò con una nuova ambizione. Il mondo doveva conoscere il suo potere.
“Mmh pietre…non male per iniziare”
Il giovane uscì e si recò nel retro della sua baracca di legno, il suolo era erboso e tappezzato qua e là di rocce di varie dimensioni, alcune erano coperte di muschio, altre di terriccio.
“E ora…Volate!!” pensò il mago.
Nessuna pietra si mosse… “Volate!!!!” i sassi più piccoli cominciarono a sollevarsi dal terreno, ma non era sufficiente per l’ambizioso Alexander.
“VOLATE!!” urlò stavolta il giovane.
Le pietre, come impazzite, cominciarono a vorticare in aria colpendo il ragazzo in pieno volto, il mago ci mise pochi secondi a capire come controllare il flusso di rocce.
I ciottoli fluttuavano ora in aria a formare una sagoma lupina.
Col passare  dei giorni l’abilità di Alexander aumentava a dismisura, in un mese era in grado di controllare l’aria creando violentissime folate di vento.
La dispensa della sua baracca era vuota, aveva  passato talmente tanto tempo a casa, immerso nella magia, da dimenticarsi di fare provviste, decise di recarsi al mercato in giornata.
Quest’ultimo si teneva  nella piazza  principale del villaggio, un esagono con pavimentazione in pietra piuttosto consumata, le bancarelle di legno, mal messe e marce in alcuni punti, non impedivano alla gente di accalcarsi intorno ad esse per acquistare di che vivere.
Profumo di spezie di Dhares e di primizie della Terra della  Crescita permeava l’aria.
Alexander riusciva a malapena a muoversi in tutto quel trambusto, la sua tunica bianca veniva continuamente urtata e sporcata dai paesani, odiava quel posto.
Si avvicinò ad un mercante per comprare della frutta, poco dopo, con la coda dell’occhio, un movimento inusuale catturò l’attenzione del mago.
“FERMO!” urlò il giovane “Se vuoi quella frutta devi pagare, come tutti noi…”
“Non ti impicciare in faccende che non ti riguardano, pivello” rispose il ladro, un brutto uomo sulla cinquantina con il naso enorme e una tunica marrone sudicia “Questo mercante ha un debito con me, con lui ci faccio quel che voglio” il bagordo estrasse un lama arrugginita da una tasca della tunica e, in un baleno fu alle spalle di Alexander.
“Se non vuoi che faccia di te ciò che voglio, carne morta, vattene alla svelta!”
Il ragazzo sorrise “Carne morta? Siete tutti uguali voi usurai, compensate la vostra scarsa intelligenza con la violenza”
In una frazione di secondo il delinquente fu sollevato da terra e sbattuto al suolo con violenza, diversi metri più avanti, la lama lontana dal suo corpo.
Il giovane sollevò con la magia l’arma del ladro
“Ora restituisci ciò che hai rubato, se non vuoi che la tua stessa lama ti tagli la gola”
L’usuraio in preda al panico gettò la merce rubata e scappò urlando “Un mago!! Un mago!!”
Alexander, provato, lasciò planare il pugnale a terra e riconsegnò la frutta al mercante che, impaurito, la riprese e chiuse baracca.
Gli abitanti intorno a lui guardarono la scena ammutoliti, nel giro di poche ore tutto il villaggio e le campagne vicine sapevano dell’accaduto.
spazio degli autori: Ciao a tutti :) Speriamo che questo capitolo vi sia piaciuto e vi informiamo che i prossimi usciranno ogni mercoledì.

Alexander era sconvolto. Non poteva credere a quello che era successo. Aveva salvato una persona, eppure sentiva le occhiate spaventate e accusatorie che lo scrutavano intensamente, quasi a frugargli l’anima. Il suo sguardo era colmo di frustrazione e disappunto.

Non capiva come tutto questo potesse essere possibile. Aveva fatto tutto per il bene di quell’uomo, eppure tutti lo odiavano. Qualcuno aveva addirittura chiamato le guardie.  Sentiva i loro passi in lontananza, un’eco lontana e frastornante. Eppure non si mosse. Le avrebbe aspettate e affrontate a viso aperto, se era quello che desideravano.

Quattro uomini armati di lancia e in armatura leggera gli si avvicinarono minacciose. Dietro di loro, un uomo a cavallo in armatura pesante estrasse un pesante spadone a due mani.  Il suo volto era coperto da un elmo che recava lo stemma di Kale, capitale reale.

“Hai usato tu la magia, ragazzo?” La voce dell’uomo suonava roca e austera, ma Alexander non la temeva. Se quello era davvero il re, avrebbe sistemato le cose senza alcuna fatica. Sarebbe bastato spiegare il malinteso.

Il ragazzo provò a parlare, ma sentì una strana sensazione alla gola, come se fosse avvolta da un cappio.

“Ti hanno mangiato la lingua?” insistette l’uomo, acido.  Fece un cenno ad una delle guardie, che pungolò Alexander con la lancia.  Il suo volto si contrasse in una smorfia.

Non c’era tempo per pensare. Quasi d’istinto, Alexander roteò un polso, facendo schizzare la lancia di una delle guardie in aria.

“Il mio nome è Alexander Eldan, maestà” si presentò il ragazzo. “e Vi consiglio di ordinare ai vostri uomini di gettare le armi, se non volete che facciano una brutta fine.”

L’uomo rise fragorosamente.

“Cosa pensi di fare, da solo contro di noi? E poi… ahahaha mi spiace deluderti ma non sono il Re, sono il Capitano delle guardie del villaggio, ma non per questo non vuol dire che tu non debba temermi ahaha. Prendetelo, soldati!”

Una delle guardie lo strattonò e lo gettò a terra. La mano serrata tremava vistosamente. Alexander sentì che stava perdendo il controllo sul suo stesso incantesimo.

Il mago fissò la sua mano muoversi in completa autonomia, come fosse un entità pensante, senza riuscire a fermarla in alcun modo. Contemplò con un certo disprezzo il suo indice puntare contro la guardia.  In un istante, una potente raffica di vento scosse la lancia di una delle guardie, sollevandola in aria e la punta dell’arma si conficcò nella giugulare del soldato disarmato facendo stramazzare l’uomo al suolo, esanime.

Il Capitano alzò lo spadone e urlò alle altre guardie “Ho detto catturatelo, idioti!”

Alexander, spinto da una forza che non pensava di avere creò un vero e proprio vortice, chiuse gli occhi e scomparve all’interno.

Quando li riaprì scoprì di essere in una casa diroccata, buia e polverosa, casa sua.

 Qualcuno bussò alla porta. Alexander imprecò: non potevano averlo già trovato. Ad ogni incerto passo verso la porta, le assi del pavimento scricchiolavano sonoramente, ricordando anche in qualche modo il lamento di un animale sgozzato.

Mentre andava ad aprire, Alexander pensava a quello che aveva fatto, ma una sensazione dentro di lui gli impediva di pentirsene. I rimorsi ben presto lasciarono spazio alla superbia.  Il capo delle guardie di Kale lo aveva minacciato ma non era stato in grado di contrastare il suo potere, il regno ora ne aveva paura. Chiunque fosse alla sua porta non lo spaventava, ma doveva comunque sparire per un po’.

 

 I chiavistelli si scardinarono e la porta si aprì di scatto. 

 

  
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