Libri > Hunger Games
Segui la storia  |       
Autore: degio14    01/10/2014    0 recensioni
Una Panem dei Giorni Bui e la Tredicesima Edizione degli Hunger Games fanno da sfondo alle vicende di Jake Lightning, un ragazzo ribelle e genialoide del Distretto 3.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Tributi edizioni passate
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 7 – Strategia
Mi sveglio in un letto sconosciuto. Ci metto pochi secondi a ricordare, in una serie di immagini, cosa è successo ieri, e tutte le conseguenze dolorose che ha generato. Mi vesto e mi dirigo nel vagone comune. Trovo solo Charlie, che mi informa che Alyssa e Frank stanno discutendo nella stanza accanto. Non ho ancora modo di sviluppare un discorso con la ragazza del 3, d’altra parte la diffidenza è reciproca, nell’arena saremo avversari. Decido in ogni caso che sviluppare un’alleanza non è mai sbagliato, e secondo me la prima persona che dovrebbe venire in mente a chiunque è il ragazzo o la ragazza del proprio Distretto. Così cerco di approcciarmi. Il problema è che siamo in una situazione talmente disperata che non si possono fare discorsi normali, e d’altro canto non posso nemmeno chiederle se è preoccupata o cose simili, sarebbero domande ovvie e solo una perdita di tempo. Così decido di andare subito al sodo, nonché alla prima domanda che a suo tempo mi posi anch’io:
– Hai paura? – sbotto all’improvviso. Lei quasi si spaventa perché alza gli occhi all’improvviso e mi guarda. È la prima volta che la posso osservare, preso com’ero da tutti gli avvenimenti di ieri. La prima cosa che salta all’occhio sono gli occhi: due mezzelune grigioverdi che mi fanno quasi sentire in soggezione. E poi i capelli, una cascata d’ambra che sembra brillare di luce propria. Il primo impatto mi disarma, raramente ho visto qualcosa del genere nel nostro distretto, dove la maggior parte delle persone ha occhi nocciola e capelli castani, e quasi mi pento di avere posto la domanda. Sto per rassegnarmi a una mancata risposta, quando all’improvviso …
– Chi non ne ha … – La sua voce mi lascia una sensazione di benessere, e mi sto quasi  perdendo nei suoi occhi, quando ricordo la situazione e riesco a sillabare:
– Già – Mi sento estremamente stupido in questo momento, ma se non altro ci siamo sbloccati e riusciamo a iniziare un discorso decente. Anche se lei risponde in modo freddo e distaccato alle mie domande, capisco sin da subito che semplicemente non vuole sapere più del necessario su di me, né tantomeno condividere qualcosa. Non potremo tonare a casa entrambi. Non vuole rimpianti. Questa rivelazione così ovvia mi colpisce come un fulmine a ciel sereno, e quasi mi dispiaccio, perché una delle condizioni della mia vittoria è che lei muoia, anche se non necessariamente per mano mia.
Scaccio subito questi pensieri, nell’Arena non c’è posto per la compassione. Devo concentrarmi sull’obiettivo, ci sono altri ventidue Tributi, ed è già difficile che lei sopravviva il primo giorno. Continuiamo a parlare, ma mi è quasi passata la voglia di conoscere questa ragazza. Sarebbe controproducente. E così dopo qualche minuto lascio cadere il discorso e mi rifugio nel silenzio.
Finalmente arrivano Alyssa e Frank, che si aggiungono al tavolo e iniziano a fare colazione. Oggi potrebbe già essere uno dei giorni fondamentali per l’ideazione della strategia, e voglio subito capire se avremo un mentore effettivamente capace. Ma è inutile tirare i tempi, così lascio che sia lui sia Alyssa finiscano la colazione con calma prima di prendere la parola:
– Bene signor Bradwell … – Inizio – Per praticità chiamami Frank – Interviene lui – Ok. Allora, Frank, dovremmo parlare della strategia da adottare nell’Arena? – chiedo. Lui finisce con un morso la brioche e si alza: – Seguitemi – annuncia. Va a sedersi su una poltroncina a un angolo dello scompartimento e ci invita a fare altrettanto. Sono concentratissimo.
– Bene ragazzi. Senza perdere altro tempo, ditemi che cosa sapete fare che ritenete possa essere utile nell’Arena – Io e Charlie ci guardiamo spaesati, ognuno sperando che l’altro prenda la parola. Quando capisco che rischiamo di restare in silenzio per un tempo indeterminato mi decido e riesco a dire:
– Be’, io me la cavo con la corsa – Poi aggiungo – A scuola hanno detto che riesco a percorrere cento metri in dodici secondi – Lui mi squadra dall’alto in basso, come se mi vedesse per la prima volta – È un ottimo tempo. Può essere utile. Nient’altro? – Cerco di pensarci, ma non mi viene in mente niente. È chiaro che io sia un esperto di elettricità e cose simili, e spero lo sappia, ma mi auguro che non si aspetti che io sia in grado di maneggiare una spada o una lancia. E così faccio un cenno come per dire “tutto qui”. Lui capisce e, senza lasciar trasparire alcuna emozione, si gira verso Charlie, e le pone di nuovo la domanda. Lei non sa cosa rispondere, evidentemente non è in grado di fare niente di utile, o almeno lo crede. È proprio Alyssa a interrompere il discorso e a fare un’osservazione:
– È molto bella – Charlie arrossisce e Frank fa un cenno di assenso. Nonostante paia una cosa da poco, può essere utile nell’Arena, perché è facile essere amati da Capitol City se si è attraenti, e questo porta sponsor, e, in pratica, doni utili alla sopravvivenza.
– Ma io non so fare niente … – Scandisce la ragazza, abbassando lo sguardo.
La fragilità umana … Sembra così debole in questo momento, che vorrei quasi rincuorarla ma so di non poterlo fare. Maledico in silenzio Capitol City per avere ideato la battaglia più sadica e cruenta che ci sia mai stata. Mi chiedo chi si prese queste responsabilità, se si rese conto delle conseguenze a cui stava andando incontro.
– Allora ragazzi, voglio mettere subito in chiaro una cosa – Inizia Frank – Io lotterò sino all’ultimo istante per farvi sopravvivere, ma la situazione non è delle migliori. Spesso in passato ci sono stati dei mentori che hanno prediletto uno dei loro tributi a un altro. Se siete d’accordo, anche io farò così – Non ci posso credere. È vero, cose del genere sono successe in passato, ma nessun mentore è stato così folle da dirlo ai propri Tributi. Vorrei quasi urlarglielo in faccia.
E all’improvviso mi sento così debole che mi abbandono nella poltrona e chiudo gli occhi. Come farò a sopravvivere? Questo Frank, che mi aveva dato una bella impressione, è in realtà un idiota. Tanto varrebbe rispedirlo al presidente Kuit, per quel che mi interessa.      Vedo il volto di mia madre perso nel vuoto, mentre mi vede morire. Non ce la farà. Non sopravvivrà. Devo rassegnarmi, il passato non conta niente e il futuro non esiste. C’è solo il presente, il doloroso presente.
La domanda è ancora sospesa nell’aria quando Charlie interviene:
– E chi avresti intenzione di favorire? – Non mi ero nemmeno posto il problema, preso dall’assurdità della cosa. Bella scelta, tra la ragazza attraente e lo scaltro corridore.
– Avevo intenzione di favorire te – Alzo lo sguardo, per vedere se Frank mi sta guardando, ma non è così. Gli occhi neri e indifferenti di Frank sono fissi in quelli di Charlie.  Sento come un pugno colpirmi l’addome, e la debolezza rapidamente trasformarsi in arrendevolezza. Mi sta dichiarando morto, in pratica. Mi metto quasi a ridere, se ripenso ai discorsi con Martin. Avremmo qualche possibilità? No, siamo tutti destinati a morire. Ma all’improvviso accade l’impossibile.
– No, non sono d’accordo – La sua voce è stata chiara. I suoi occhi sono sinceri. E io sento un sentimento sconosciuto in petto, che mi fa paura.
 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: degio14