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Autore: GiadaGrangerCullen    01/10/2014    4 recensioni
Kiev. Euromaidan. Due ragazzi, due sconosciuti, che si innamorano uno dello sguardo dell'altro. L'inseguimento nascosto di una storia d'amore senza inizio, sullo sfondo di una protesta che sfiora quasi la rivoluzione.
Genere: Drammatico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Storia partecipante al contest "Impossible love stories" di Geah.Nee



-Nome EFP/Forum: GiadaGrangerCullen

-Titolo storia: Era stata la sua anima gemella

-Trama: Kiev. Euromaidan. Due ragazzi, due sconosciuti, che si innamorano uno dello sguardo dell'altro. L'inseguimento nascosto di una storia d'amore senza inizio, sullo sfondo di una protesta che sfiora quasi la rivoluzione.

-Generi: Introspettivo, Drammatico, Storico

-Rating: Giallo

-Avvertimenti: Tematiche delicate

 

-Note dell'autrice: Ho inserito l'avvertimento tematiche delicate, in quanto la storia è ispirata alla storia recentissima, appena dello scorso anno, e so che l'argomento potrebbe dar adito a polemiche e discussioni. Questo non è certamente il mio scopo, ho tentato di essere più neutrale possibile anche se la scelta dei personaggi mi ha portata a descrivere la situazione da un determinato punto di vista, ma puramente a scopo narrativo.

Ci tenevo a precisare che ho preso spunto da avvenimenti di attualità realmente accaduti (le date di alcuni avvenimenti descritti, come l'abbattimento della statua di Lenin sono quelle esatte) per lo sfondo, ma la storia d'amore -se così si può chiamare- e la trama sono di mia invenzione.

 

 

 

 

Sembrava tutto così eccitante, all'inizio.

Mamma, oggi non vado a scuola”

E dove vai, di grazia?”

Majdan Nazaležnosti” Piazza dell'Indipendenza.

 

 

Aliona sedeva con i suoi amici sulla pavimentazione lastricata della piazza principale di Kiev. Era il 22 novembre e gran parte degli studenti universitari si era riversata per le strade della capitale ucraina a protestare contro le politiche del Presidente. Erano giovani eccitati e convinti: era la prima volta che avevano la possibilità di sentirsi a modo loro potenti ed importanti, di dimostrare le loro idee pacificamente e questo li rendeva felici.

Con i suoi lunghi capelli biondi che sbucavano dal cappellino blu elettrico con il pon-pon, teneva a braccetto Yana e insieme ridevano per una qualche sciocchezza che avevano detto, mentre la folla intorno faceva altrettanto: semplicemente viveva e si godeva il momento. Ogni tanto si innalzava qualche coro, a ricordare che erano lì per manifestare e tutti insieme gridavano, facevano sentire la loro indignazione: volevano essere europei. Tutti in piedi lanciavano slogan all'aria, poi tornavano a sedersi sulle coperte che avevano steso a terra per non ghiacciarsi il fondoschiena. Il sit-in non era una forma di protesta tanto male...

“Ehi! Terra chiama Aliona...” Miša, suo compagno di scuola fin dalla prima classe, scuoteva le mani davanti a lei nel tentativo di attirare la sua attenzione. Era l'unica ad essere rimasta ancora in piedi e, appena se ne accorse, si sedette lentamente, come se stesse seguendo qualcosa con lo sguardo e non volesse perderlo di vista.

“Sì, scusa... eccomi.” disse svelta, tornando alla realtà.

“Che stavi guardando?” le chiese subito la sua migliore amica, cercando tra la folla. “Eri imbambolata come un pesce lesso!”

“Niente... stavo solo... pensando...” e subito tirò fuori un argomento di conversazione, un tema di quelli che spingevano Miša e Yana a dibattere un sacco, viste le loro opinioni discordanti quasi su tutto. Infatti, i due iniziarono quasi subito a discutere e lei ebbe il tempo di tornare a cercare con lo sguardo ciò che l'aveva colpita poco prima, quello che l'aveva quasi paralizzata in contemplazione. E lo trovò.

Lui era lì, in mezzo ad un gruppetto di ragazzi poco distanti, girato di tre quarti... la posizione perfetta per essere ammirato. Non che Aliona usasse fissare i ragazzi... Era sempre stata riservata e rispettosa della privacy altrui, quella volta però era diverso. C'era qualcosa in quel ragazzo dai capelli castano chiaro che aveva attirato la sua attenzione, non sapeva se era merito della sciarpa giallo-azzurra come la bandiera nazionale o era stato proprio quel brevissimo contatto visivo che era avvenuto poco dopo aver notato quel particolare. Si era accorta di lui come individuo e non solo come membro della massa intorno a lei. Poi gli occhi smeraldo di lui si erano di nuovo incontrati con quelli blu di lei e le aveva sorriso prima di voltarsi dall'altra parte. Aliona non aveva avuto nemmeno il tempo di ricambiare.

Per tutta la mattinata continuò a lanciargli delle occhiate fugaci e qualche volta le parve addirittura che l'altro proprio in quel momento stesse voltando il capo altrove come a non voler farla accorgere del fatto che anche lui la guardava. Segretamente sorrideva a questo pensiero.

A ora di pranzo molti dei manifestanti tornavano a casa; quando si era in gruppo funzionava così: per non perdere il posto ci si allontanava uno alla volta. Quando vide che il ragazzo dagli occhi verdi stava per andare via, ringraziò di essere la prima a tornare a casa per mangiare. Salutò i suoi amici, rassicurandoli -soprattutto Miša che, essendo l'ultimo in turno, già lamentava una certa fame- che sarebbe tornata presto. Passò accanto al ragazzo dalla bellezza per lei magnetica, premurandosi che, tirando fuori dalla tasca del giubbotto le chiavi della bicicletta, uno dei suoi guanti cadesse a terra come per sbaglio. Finse di non accorgersene, decise di continuare a camminare, contando a mente fino a venti e se non fosse successo niente, allora sarebbe tornata lei stessa indietro a riprenderlo. Per rallentare la conta decise di farlo in francese.

 

Un... Deux... continuava a camminare lentamente...

 

Trois... Quatre... trafficava con le chiavi alla ricerca di quelle che avrebbero aperto la catena della sua bici...

 

Cinq... Six... rimise la mano nella tasca per prendere il guanto che le era rimasto...

 

Sept... Huit... si fermò come per controllare perché non ne aveva trovati due di guanti...

 

Neuf... Dix... che brava attrice che era quando ci si metteva!

 

Onze... Douze... indossò il guanto che le era rimasto...

 

Treize... Quatorze... come si diceva quindici?

 

Quinze... lo sapeva, il trucco non aveva funzionato...

 

Seize... lei lo odiava il francese...

 

Dix-Sept... si voltò alla ricerca del guanto perduto...

 

Dix-Huit... le si bloccò il respiro.

 

“Ti è caduto questo.” Ad un centimetro dal suo naso penzolava il suo guanto nero dalle dita del suo «bello impossibile». Sbatté le palpebre, indietreggiò di un passo e, mentre si riprendeva ciò che aveva accidentalmente perduto, le riuscì di pronunciare un lieve ringraziamento. Non aveva creduto che il suo piano avrebbe funzionato sul serio e invece, eccolo lì davanti a lei. Rimasero per qualche istante a fissarsi in silenzio, poi lui aggiunse:

“Beh, la prossima volta fa' più attenzione.” si strinse le spalle e fece per andarsene.

“Me lo ricorderò, Dimitri.” Aliona sorrise e cominciò a camminare all'indietro.

“Aspetta! Come fai a sapere il mio nome?” chiese lui stupito.

“Ho provato ad indovinare.” si voltò e, svelta, si diresse verso casa.

 

 

 

 

Nei giorni successivi piantarono le tende sulla piazza dell'Indipendenza; Aliona, Miša e Yana ne dividevano una. Avevano tutto il necessario per non annoiarsi dalle carte alle “porcherie” da sgranocchiare, sempre che le forze dell'ordine permettessero anche solo il tempo per la noia. Le persone riunite avevano presto legato e si mantenevano attive tramite anche su piattaforma digitale. Era proprio su una pagina dedicata all'Euromaidan -così era chiamata la loro manifestazione- che Aliona aveva trovato il profilo VKontakte* di Dimitri. Non aveva avuto il coraggio di inviargli la richiesta d'amicizia, del resto si erano scambiati poco più di due parole e lui non sapeva nemmeno il suo nome. Questo non la distolse dal guardare tutte le foto che lui aveva caricato, però.

I loro giochi di sguardi erano continuati.

 

 

 

La notte del trenta novembre la situazione si fece più seria. Mentre dormivano le forze di polizia antisommossa, i cosiddetti Berkut, hanno iniziato a sposare i manifestanti con la forza. Manganellate, strattonate... la piazza fu sgomberata.
Non finiva così però. Il giorno dopo erano di nuovo lì, a protestare. Non si sarebbero arresi, avevano degli ideali da difendere, delle richieste per il governo e, soprattutto, trovavano inaccettabile che la loro protesta pacifica fosse stata repressa con la violenza. Aliona, poi, aveva anche un altro motivo per continuare a manifestare, nonostante sua madre la pregasse di restarne fuori e le dicesse che gli scontri con la polizia non erano cosa da donne. Yana poteva essersi fatta convincere, ma lei no. Credeva nella sua patria, nei diritti che dovevano esserle concessi e credeva negli occhi di Dimitri, che brillavano di speranza, sicurezza e decisione. Continuava, giorno dopo giorno, a seguire la rivoluzione. L'otto dicembre, quando abbatterono la statua di Lenin in segno di rottura con la Russia, i pensieri di Aliona non erano affatto rivolti al fine politico delle azioni, benché la causa le fosse molto cara. Subito dopo l'evento eclatante un gruppetto di ragazzi si era rifugiato in un vicolo ai lati di via Hruševskoho; si nascondevano dagli "uomini col casco", la polizia speciale, incaricati di reprimere ogni azione di protesta. Insieme ad Aliona c'era Miša e, fra i tanti, Dimitri. Lui se ne stava con due suoi compari a ravanare in degli zaini, dai quali spuntarono bottiglie di vetro, fiammiferi e delle piccole taniche di quella che sembrava benzina. Davanti a lei venivano prodotte delle bombe Molotov, ma non se ne stava minimamente curando. Osservava le mani forti e robuste di lui, i suoi capelli scarmigliati e quell'aria eccitata che gli usciva da tutti i pori. Sembrava a proprio agio in quella situazione così complessa, così strana e pericolosa, al contrario di lei che se non avesse tutte quelle distrazioni e motivazioni extra che riguardavano il ragazzo, sicuramente in quel momento già sarebbe stata a predicare le sue idee esclusivamente attraverso il computer della sua casa, al riparo da proiettili e manganelli. Sentiva una sorta di amore segreto che la univa a Dimitri, un amore inconfessato e inconfessabile che la spingeva ogni giorno a cercare un contatto, che non arrivava mai. Le sembrava stupido, soprattutto in quel frangente, avvicinarglisi con una qualche scusa. Preferiva contemplarlo da lontano e bearsi dei sorrisi che lui le riservava.
Perché anche Dimitri sentiva una certa attrazione per quella biondina che, come aveva scoperto origliando qualche conversazione, si chiamava Aliona. Non a caso, più di una volta quando lei non si era accorta della sua presenza, l'aveva fissata avidamente fino a che non si era voltata nella sua direzione perché si sentiva osservata. Come una specie di telepatia: "Sono dietro di te, ti sto guardando. Voltati ché mi voglio perdere nei tuoi occhi blu come non ne ho mai visti".

Per l'ultimo giorno dell'anno, i manifestanti impedirono l'addobbamento della piazza, dove tanto sangue innocente era stato versato. Sull'impalcatura che avrebbe ospitato l'albero di Natale, iniziarono a svolazzare bandiere di partito, insieme a quella ucraina e dell'Unione Europea. Aliona aveva deciso di arrampicarsi fino in cima per appendere la sua: le piaceva l'altezza e quella sensazione di libertà che conferiva a chi era abbastanza coraggioso da spingersi fin lassù. Miša quel giorno non c'era, era rimasto a casa con la madre a preparare la festa per l'anno nuovo, quel 2014 carico di aspettative e promesse, così Aliona era sola con la bandiera dell'Ucraina, avvinghiata a quella struttura metallica. Ad occhi chiusi si godeva la gelida aria che le sferzava il viso, una sensazione splendida: era come se il vento le stesse portando via tutte le preoccupazioni e stesse lenendo la ferita nel petto che le lasciava il suo paese diviso a metà.

“Anche tu quassù?” Aliona schiuse le palpebre, aveva riconosciuto la voce di Dimitri. “Non pensavo di trovare una ragazza in cima a questo strano albero di Natale. In particolare non pensavo di trovarci una ragazza che non ha nemmeno voluto dirmi il suo nome dopo aver magicamente scoperto il mio. Tranquilla, però, anche io ho i miei trucchi, Aliona. O sbaglio?”

“Ehm... no, non sbagli. Comunque a me piace quassù, si vede gran parte della città e il fatto che sono una ragazza non implica il fatto che sia una fifona. Altrimenti come ti spieghi il fatto che da mesi continuo a tornare in questa piazza, nonostante gli scontri?” Quindi Dimitri conosceva il suo nome, questo significava che si era informato e che in qualche modo era interessato a lei... d'altronde le aveva appena rivolto la parola, come poteva essere altrimenti?

“Ed io che ho sempre pensato che venissi per vedere i miei begli occhioni da cerbiatto!” scherzò lui sbattendo le ciglia e costringendola ad alzare gli occhi al cielo.

“Sbruffone!” commentò. “Io scendo, tu continua ad affogare nel tuo ego.” Forse avrebbe preferito che il loro rapporto di fermasse a quell'amore platonico, aveva paura di scoprire cosa volesse dire conoscerlo per davvero.

“Ma guarda che scherzavo!” aggiunse in fretta lui, fissando alla svelta la sua bandiera per sbrigarsi a raggiungere Aliona che aveva già iniziato a scendere. Notandolo, lei si fermò ad aspettarlo una volta tornata a terra.

“L'ho capito che scherzavi.”

“E perché mi hai risposto in quel modo, allora?” Lei scrollò le spalle e rispose solamente: “Ora devo andare, il mio amico Miša mi sta aspettando. Ci vediamo.” Semplicemente, non voleva rovinare niente, non voleva perdere quel dolce sguardo e sostituirlo con ricordi di discussioni e sorrisetti maliziosi. Voleva assaporare il momento in cui tutto è ancora incompiuto, così lo piantò lì, ma era fiduciosa. Si sarebbero parlati ancora, confidava che quelle scintille divampassero in un fuoco, prima o poi.

 

 

2014, anno di speranze e di promesse. Anno in cui sembrava che Aliona e Dimitri potessero avvicinarsi. 2014 fu l'anno in cui tutto per lui s'infranse a partire dalla vita di lei.

 

 

Quel 19 febbraio erano riusciti a baciarsi. L'inseguimento era giunto a termine, non si seguivano più con gli occhi, si trovavano. S'erano sfiorati leggermente prima, scambiati qualche parola, ma quel giorno era arrivato il bacio. Scoppiato all'improvviso, come la guerra. Un momento prima stavano osservando le forze armate che s'avvicinavano ed il momento dopo lui premeva le sue labbra su quelle di lei, che ricambiò. Si strinsero in un abbraccio, come se da mesi non aspettassero nient'altro che la fusione dei loro corpi e delle loro anime. Poi quell'appassionato bacio, quello stringersi finì di botto, così com'era cominciato. Si separarono di scatto e lui le disse solo: “Avevo un brutto presentimento, dovevo farlo.” Lei era arrossita, affermando che andava bene così, che si era sentita completa. Poi sentirono degli spari. La folla dei manifestanti si sparpagliò, ma i cecchini non si vedevano. Un proiettile colpì Aliona, che cadde a terra. Ebbe la fortuna di morire sul colpo, con negli occhi ancora il ricordo di quel bacio rubato al destino. Dimitri riuscì a fuggire, ma fece in tempo a vedere il sangue che si rapprendeva sul capo della ragazza che, ne era sicuro, era stata la sua anima gemella.

 

 

 

 

 

 

*VKontakte= Social network più usato nei paesi dell'est

   
 
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