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Autore: The Writer Of The Stars    01/10/2014    5 recensioni
Questa è una storia come tante. é una storia che parla di adolescenti,come se ne conoscono tanti. Loro però sono solo un po' più sfortunati. Ma questo non significhi che non abbiano voglia di vivere al meglio. Comincia tutto così. In un aula canto di un liceo come tanti, dove un gruppo di ragazzi si incontrano, si conoscono e capiscono di avere in comune molto più di ciò che pensano. Sarà un professore un po' fuori dal comune a spingere i ragazzi a vivere la loro vita al meglio, a non farsi sconfiggere dalle avversità, ad unirli sotto un'unica passione. La musica. Bulma è cresciuta da sola, con una madre che non la vuole e non l'ha mai voluta.Vegeta è stato abbandonato dalla madre e non ha più tracce del padre. Goku vive in un orfanotrofio e Chichi vive in precarie condizioni economiche con suo padre. Sarà la forza dell'amore, dell'amicizia e la voglia di farsi valere che spingerà un gruppo di sfigati canterini a mostrare il loro vero valore. E a farli diventare qualcuno.
Questa è la mia prima long, ambientata in un universo alternativo. Spero che vi piaccia e conto di aggiornare regolarmente. Buona lettura!
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Chichi, Goku, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Camminava velocemente, l’andatura nervosa e gli occhi bassi. Il Professor Dawson aveva paura. Sapeva che stava per accadere qualcosa di brutto. Arrestò la sua frenetica camminata, non appena si scontrò con il massiccio portone della Presidenza. Prese un profondo respiro, e chiudendo gli occhi, bussò deciso alla porta. Incoraggiato da un “avanti” pronunciato dall’altra parte, spalancò la porta, trovandosi subito faccia a faccia con la scrivania del signor Cold. Quest’ultimo, alzò gli occhi dal foglio che stava esaminando e una volta riconosciuta la figura dell’insegnante, un sorriso sadico si dipinse sul suo volto di ghiaccio. “Voleva vedermi?” chiese freddamente il nostro insegnante, cercando di mantenere un tono distaccato e pacato. Lui ghignò. “Oh si, Professor Dawson, venga pure. Si accomodi, prego.” Lo invitò con finta cortesia. “Preferisco restare in piedi.” Rispose deciso il nostro insegnante. Il vice preside riprese. “Come vuole. Allora, si starà sicuramente chiedendo per quale motivo l’ho fatta chiamare.” Cominciò. “Effettivamente mi stavo proprio chiedendo questo.” Rispose tranquillamente il nostro insegnante. “Beh, la questione è molto semplice. Vede, volevo solo darle questa.” Detto ciò, porse il foglio che prima stava esaminando, al nostro insegnante. Questo lo prese con fare sospettoso, iniziando a scorrere velocemente con gli occhi le righe di quel documento. Strabuzzò poi gli occhi, balbettando: “M –ma che significa?” il vicepreside sorrise diabolicamente. “Oh, non è abbastanza chiaro? Lei verrà trasferito in un altro istituto, dove continuerà questa patetica cosetta del Glee Club. Senza le sue amate Voci fuori dal coro.” “Ma sta scherzando?!” sbottò arrabbiato il nostro insegnante. “Le sembro uno che ha voglia di scherzare? Da domani lei non insegnerà più qui, è molto semplice.” Rispose tranquillamente. “Ma mi spieghi almeno per quale motivo!” riprese sempre più incollerito il Professor Dawson. “Oh beh, vede il fatto è che la scuola purtroppo sta esaurendo i suoi fondi, e mi vedo dunque costretto ad eliminare un bel po’ di impicci. Il Glee Club, ad esempio.” “Ma non è possibile! Il Glee Club non sottrae alcun denaro dai fondi scolastici, non può fare una cosa del genere!” il nostro insegnante aveva capito benissimo che quella dei fondi era solo una scusa. Il vice preside si accigliò, rispondendo poi: “E invece posso eccome, sono il Vice Preside, e lei non ha il diritto di contestare le mie decisioni, ne tantomeno di parlarmi in quel modo!” “Ma lei non capisce, il Glee Club è troppo importante per i miei ragazzi! Loro non hanno nient’altro, quell’aula canto è l’unico luogo dove possono essere loro stessi e vivere davvero! Come può far loro una cosa simile?!” ormai era disperato. Ancora freddamente, il signor Cold rispose: “Posso fare quello che voglio, ormai ho deciso.”  “Non posso credere che il Preside Muten abbia acconsentito ad una tale pazzia …” balbettò il nostro insegnante, osservando spaesato la firma indubbia del Preside dell’istituto sulla sua lettera di trasferimento. Il signor Cold sorrise sadicamente. “E invece è così, a quanto vede. Non ho altro da aggiungere, perciò la invito calorosamente a raccogliere le sue cose e a lasciare questa scuola entro stasera. Da domani la aspettano alla Dalton High School.” Il nostro insegnante sgranò gli occhi. “Che cosa?!” balbettò infatti. “Oh, non glielo ho detto? Da domani lei sarà il responsabile degli Usignoli della Dalton High School.” Rispose mellifluo. Il nostro insegnante strizzò gli occhi, cercando di ricacciare indietro le lacrime pronte ad uscire. “N- non è possibile …” balbettò a testa bassa. Il vice preside ghignò. “Oh si, invece. Mi dispiace, ma da domani, Le voci fuori dal coro non esisteranno più.”

“Avanti, sbrigati!” Vegeta mi aveva preso per un braccio, trascinandomi per il cortile della scuola. “Si può sapere dove stiamo andando? Sono dieci minuti che mi fai girare in lungo e in largo!” sbottai, leggermente infastidita. “Vuoi stare zitta per una buona volta?!” rispose lui, bloccandosi poi di colpo. “Ecco, siamo arrivati.” Disse a bassa voce. Stavo per riprendere ad insultarlo, quando mi accorsi di dove mi avesse portata. Sgranai gli occhi, sorridendo dolcemente. “La mia quercia …” dissi, riconoscendo il luogo dove ormai mesi prima avevo incontrato Vegeta per la prima volta. Lui sbuffò. “Ancora insisti col dire tua? Non ti è ancora chiaro che questa quercia è NOSTRA?!” disse, arrossendo leggermente nel pronunciare quell’aggettivo possessivo. Sorrisi teneramente, avvicinandomi poi a lui. “Va bene, va bene, la nostra quercia. Posso chiederti allora, per quale motivo mi hai portato qui?” chiesi, portandogli le braccia intorno al collo. Lui sorrise malizioso, spingendomi poi verso la corteccia del nostro amato albero. “Sbaglio, o è qui che ci siamo conosciuti?” disse lui, posandomi un leggero bacio sulle labbra. Io ricambiai, dicendo poi: “No, non sbagli. Ti ricordi che avevamo litigato per chi avesse dovuto pranzare qui?” dissi, portando alla mente i ricordi di quel giorno di inizio anno. “Mmm ..” rispose lui,  baciandomi nuovamente. “Mi avevi anche insultata, chiamandomi gallina isterica, ti ricordi?” dissi sorridendo, dopo esserci staccati da quel dolce bacio. Lui ghignò leggermente. “Oh si, come dimenticarlo. E comunque, sappi che non ho cambiato idea al riguardo.” Disse, avvicinando nuovamente le sue labbra alle mie. Presa da un moto d’orgoglio, spostai il viso da un’altra parte, offesa per ciò che aveva detto. “Ah si? Quindi io sarei una gallina isterica?!” chiesi indispettita. Lui ghignò leggermente, avvicinandosi poi al mio orecchio. “No, sei la MIA gallina isterica.” Sussurrò con voce sensuale. Alche, non potei fare a meno, di rivolgergli il mio viso, baciandolo dolcemente.

“Ti rendi conto!?”

Aprì leggermente gli occhi, dopo aver udito quelle voci. “Ve –Vegeta, aspetta – un – attimo – senti – anche tu –queste – voci?” cercai di dire, tra un bacio e l’altro. Infastidito, si staccò a malincuore dalle mie labbra, dicendo poi: “E allora?” “Vengono da quella parte …” dissi, tendendo l’orecchio in direzione di quelle chiacchiere. “Andiamo a dare un’occhiata.” Dissi, prendendo Vegeta per mano e trascinandolo verso la provenienza di quelle voci. Lui sbuffò infastidito, fingendo disinteresse. Oh, ma in realtà era curioso quanto me. Arrivati dietro uno dei numerosi alberi, ci nascondemmo lì dietro, cercando di scorgere i protagonisti di quella conversazione. “Certo che sei proprio un’impicciona … che ti importa di quello che stanno dicendo quelli là!?” sbottò Vegeta, evidentemente infastidito per aver interrotto quel meraviglioso momento di intimità. Gli sorrisi dolcemente, rispondendo poi: “Andiamo tesoro, volevo solo vedere chi si fosse appartato qui come noi. Non so, ma sento che stanno parlando di qualcosa di importante …” dissi, riferendomi a coloro che nel frattempo stavano discutendo oltre la siepe. “E poi non ti preoccupare, dopo di questo sarò tutta tua …” dissi maliziosa, schioccandogli un bacio sulla guancia. Lui arrossì violentemente, volgendo poi lo sguardo altrove. Era ormai passata una settimana dal giorno delle Regionali, vale a dire dal giorno in cui io e Vegeta ci eravamo finalmente dichiarati. Stavamo insieme da diversi giorni quindi, e le cose non potevano andare meglio. A differenza di ogni aspettativa, quando Vegeta si trovava da solo con me, cambiava radicalmente. Diventava tenero, impacciato, dolce ma non stucchevole ovviamente, e a modo molto suo, romantico. Certo, restava sempre il solito Vegeta scorbutico e riservato, ma quando stavamo insieme sembrava che le sue barriere crollassero, lasciando quindi posto solo ad un ragazzo solo, triste ma innamorato di me.

“Hanno vinto le Regionali, quei bastardi!” a quelle parole, io e Vegeta girammo in contemporanea la testa verso colei che aveva parlato. Era girata di spalle, perciò non riuscii a vedere di chi si trattasse, ne tantomeno chi fosse colui con cui stesse parlando. Eppure, quella vocetta acuta e odiosa, l’avevo già sentita.
“Si può sapere che intenzioni avete?! Ormai hanno vinto, non possiamo più fare niente contro di loro!” continuò la moretta inviperita. Alche, una risatina diabolica prese vita da colui che fino a quel momento aveva solo parlato. Rabbrividii. Avrei riconosciuto quel tono ovunque. “Oh Valese, non preoccuparti, non è ancora detta l’ultima parola. Sai, oggi mio padre avrebbe parlato con il loro insegnante, come si chiama? Dawson mi sembra …” “E allora?! Che vuoi dire con questo, Freezer?!” ribatté scocciata la ragazza, che riconobbi come uno degli Usignoli della Dalton. Lui sorrise sadico. “E allora, a quanto pare il caro Professor Dawson sarà costretto a cambiare scuola … che dici, credi che vi piacerà come nuovo insegnante?” rispose lui mellifluo. A quel punto, anche la moretta sorrise diabolica, rispondendo: “Oh, ora capisco. Beh, se il loro insegnante dovrà cambiare scuola, che fine farà il loro Glee Club?” lui ghignò. “Oh, è molto semplice. Da domani, le Voci fuori dal coro, non esisteranno più.”

Nota autrice:
salve a tutti! Eccomi tornata, con qualche giorno di ritardo, con un nuovo capitolo! Vi chiedo perdono per l’esigua lunghezza di questo capitoletto, ma come avete notato, le cose si stanno mettendo male per le nostre amate Voci fuori dal coro … purtroppo il capitolo è breve, ma spero comunque che vi intrighi e che vi sia piaciuto, lasciandovi con l’effetto sorpresa … cosa accadrà? Lo scoprirete nella prossima puntata … ;) vi ringrazio già da ora per l’attenzione, ringraziando coloro che leggono, seguono, e recensiscono questa storia! Grazie infinite! Bene, vi lascio, il Greco mi aspetta … -_- … aspetto vostre recensioni! ;) al prossimo capitolo!
Saluti
TWOTS
   
 
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