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Autore: Madama Pigna    01/10/2014    4 recensioni
Appartenente alla serie "Tre figli di Laufey(e un mucchio di guai)"
Gli abitanti di Jotunheim attribuivano al loro Principe le più diverse caratteristiche.
Per alcuni era solo un modesto compromesso tra la scaltrezza e la forza bruta; per altri eccelleva in entrambe.
Certi lo consideravano solo un ragazzo viziato e ribelle che faceva il bello e il cattivo tempo, senza alcun rispetto per virtù sociali quali l'assoluta fedeltà al proprio padre e al proprio Re.
In molti controbattevano: l'unico Laufeyson rimasto era anche l'unica speranza per risorgere dalle ceneri della Grande Guerra, che era stata presto seguita da un regno di terrore che durava da molti anni.
Cosa ne pensava Byleistr?
Non amava mettersi in mostra, pur riconoscendo che a volte era necessario, data la sua posizione.
A suo parere, bastava essere una guida accorta e avere degli uomini pronti a tutto. Erano i soldati motivati quelli che facevano la differenza, e lui, da solo, non avrebbe mai concluso alcunché. L'ammirazione che era seguita dalle sue azioni individuali era solo qualcosa in più, nulla a cui il guerriero dava realmente importanza.
Il resto veniva da sé.
Genere: Angst, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Frigga, Laufey, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Mpreg, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Tre figli di Laufey(e un mucchio di guai)'
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Note autrice: 
Ehm.. Che cosa posso dire per introdurre questa fanfic? Tante cose, quindi sarebbe meglio mettere ordine, cosa per me non trppo facile XD

Questa Missing Moments è stata concepita mesi e mesi fa.. Ed era stata pensata in modo completamente diverso da questo.

E va bene, lo ammetto: l'ispirazione mi è venuta leggendo ''Il Principe'' di Machiavelli e mi è piaciuto così tanto che volevo scrivere questa fic sulla falsariga di quell'opera, okay? Scusate se la vostra Madama Pigna è una secchiona XD
Poi però ho continuato a scrivere NSSARDS, e la figura di Byleistr si è evoluta in modo ancora più aangst e introspettivo del previsto. Senza dimenticare che poi da Machiavelli siamo passati, per vostra fortuna, a Galileo ergo i miei interessi si erano spostati abbastanza da non leggere COMPLETAMENTE il Principe. XDDD in parole povere: fare una raccolta su quello che deve o non deve fare un Principe non avrebbe, diciamo, colto l'anima di Byleistr, che oltre a essere un nobile con un eccessivo senso del dovere è anche altro: uno Jotun, un fratello trascurato e un figlio maltrattato.. un amico (questo ultima caratteristica si capirà in seguito).. Perciò ho deciso che sì, questa sarà una raccolta incentrata anche sui problemi politici e sociali di Jotunheim, ma non solo. Tratterò argomenti pure piuttosto pesanti (vedi violenza sui minori/razzismo/eccetera), ma personalmente credo che il rating rosso sia superfluo; e che anche un minorenne abbia diritto di leggere quello che gli pare, se se la sente. Quindi nei capitoli più pesanti metterò SEMPRE un avviso, per i più sensibili (adulti o meno che siano).
Detto ciò.. questo è solo un breve prologo, nemmeno troppo soddisfacente a mio parere, ma se avete voglia di commentarlo non mi fate un dispiacere XD Godetevi la lettura, spero che vi piaccia :D
Alla prossima!

 
Madama Pigna










Ogni comunità, grande o piccola che sia, ha bisogno di un leader.
E’ nella natura delle cose.
Quale che sia il Regno, Paese, Nazione, quale che sia il tipo di governo (democratico, comunista, monarchico), è quasi inevitabile che il potere venga raccolto, ufficialmente o meno, nelle mani di uno solo.

 
Jotunheim è sempre stato un mondo conservatore. Forse proprio per questo uno dei più antichi. I suoi abitanti, gli ermafroditi Giganti di Ghiaccio, formavano una delle razze più fiere dei Nove, e il loro senso patriottico, di solito, era piuttosto decantato. Uno Jotun non avrebbe mai chinato la testa di fronte a nessuno, se non al suo Re. E i Re, su Jotunheim, non erano mai considerati realmente tali, se non dimostravano di avere la forza, l’intelletto e il carisma per meritarsi un tale onore ed onere.

Byleistr era consapevole di ciò. Era giovane, troppo giovane per prendersi le responsabilità di quel mondo ormai caduto in rovina, ma era anche vero che della giovinezza, escluso il corpo robusto, aveva ben poco.



 
Alcuni dicono che si rimane giovani finché si hanno dei sogni.
 
Non che il Principe non ne avesse. Ma, proprio come un vecchio stanco della vita, li considerava, appunto, solo sogni. Non guardava mai alle sue speranze come se fossero cose fattibili, anzi, cercava di soffocarle ogni qual volta era in suo potere. Aveva dei doveri verso il suo popolo, e li avrebbe perseguiti fino al suo ultimo respiro, ma coltivare fantasie che poi lo avrebbero soltanto fatto soffrire non aveva alcun senso.
 
Per sperare ci vuole forza. Per sperare, soprattutto, ci vuole una luce in mezzo all’oscurità.
Gli occhi di Byleistr erano stati accecati da troppo tempo per vedere anche solo una piccola candela.
Se avesse avuto qualcuno da amare, a cui affidarsi, qualcuno che curasse le sue ferite interiori e che fosse in grado di voler bene al suo animo corrotto, forse ci sarebbe stata, la speranza, nel cuore  del Principe di Jotunheim.
 
Ma come poteva, Byleistr, dare un pezzo del proprio cuore a un’altra persona? Come poteva scaricare tutta la perenne stanchezza, gli incubi, le responsabilità che gravavano sulle sue spalle? Per amare bisogna avere fiducia. Ma quando è la stessa persona che ti ha dato alla luce a farti soffrire, quando è la stessa persona che ti ha messo al mondo a picchiarti senza un reale motivo, a fare terra bruciata intorno a te, a rendere la tua vita –e quella degli altri- un inferno, come puoi aprirti a qualcuno senza avere paura di soffrire ancora di più?
 
Byleistr ricordava ogni singola notte passata a piangere cercando di dormire rannicchiato in un letto che si era fatto troppo piccolo per un bambino in piena crescita, ma che nessuno si sarebbe preso la briga di cambiare per lui. Ogni singola notte in cui non poteva dormire a pancia su, se non voleva che il suo corpo urlasse il dolore causato dalle frustate. Ricordava troppo bene tutte quelle notti tremende.         

E al risveglio (se ce ne sarebbe stato uno), lo avrebbe aspettato l’ennesima giornata in cui avrebbe dovuto essere forte, per lui e per gli altri. In cui avrebbe sofferto, in cui sarebbe stato trattato come lo schiavo che non era.
Era ormai passato il tempo in cui poteva permettersi di essere fragile.
Non ci sarebbe stato più nessuno a proteggerlo.

 
Doveva pensare solo al futuro della sua gente, senza distrazioni inutili.
Nient’altro doveva avere importanza.

Non per lui.











 
  
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