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Autore: Fairy_tale    01/10/2014    1 recensioni
Una goccia. Due gocce. Tre gocce.
Il contatto freddo e improvviso con l'acqua gelida che arriva fino alle caviglie; il rumore del vento impetuoso e insensibile.
Dolore. Ma che importa oramai?
"-Buongiorno signorina, le dispiace se occupo questo posto?
-No, si figuri."
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Silenzio


Una goccia. Due gocce. Tre gocce.
Il contatto freddo e improvviso con l'acqua gelida che arriva fino alle caviglie; il rumore del vento impetuoso e insensibile.
Dolore. Ma che importa oramai?


  • Buongiorno signorina, le dispiace se occupo questo posto?

  • No, si figuri.


Le gambe che si muovono in automatico, sprofondando sempre di piu' in quell'abisso senza fondo, senza speranza. Un vortice oscuro, terribile, impenetrabile; forse incredibilmente simile a occhi fin troppo conosciuti, agognati, cercati. Ma l'unica cosa che riesce a pensare è che sia una coincidenza anche se, forse, le coincidenze non esistono quando si tratta di quegli occhi.


  • Mi ami?

  • Certo.

  • Staremo insieme per sempre?

  • Per sempre.


Un sorriso. Forse l'ultimo: amaro, anzi no, agrodolce; come tutto ciò che lo riguarda.
Ma il contrasto tra l'acqua gelida, crudele, che le dilania le carni come tanti piccoli coltelli affilati è troppo grande rispetto al calore che, nonostante tutto, anche solo un semplice paio di mani riusciva a donarle; o forse ne ha semplicemente perso il ricordo, malgrado tutti i suoi sforzi.


  • Dove stai andando?

  • Esco, torno tardi. Non mi aspettare.

  • Ti amo.


E il suono lontano che accompagna quel ricordo è solo quello di una porta sbattuta frettolosamente in sottofondo e di un qualcosa mormorato sommessamente, probabilmente un pensiero sfuggito alla mente e prontamente ricacciato indietro, inteso per non essere udito.
Ma sono sempre state orecchie particolari le sue, che ascoltano solo ciò che vogliono e non ciò che spesso sarebbe opportruno e che, all'occorrenza, riescono anche ad ignorare il rumore di un cuore che si sgretola lentamente.


  • L'ho visto con un'altra, ti dico. Sono più che certa che fosse lui.

  • Non è possibile, ti sarai sicuramente confusa: mi ha detto che mi ama. Me lo ha detto.


Un passo. E poi un altro. E un altro ancora.
La pioggia continua a scrosciare costantemente sulle sue guancie umide, calcando impietosa gli infiniti solchi già asciutti ma mai riempiti delle lacrime versate aspettando, sperando, illudendosi. Porta le mani raggrinzite al ventre freddo, sterile, inutile e stringe con forza le pieghe dell'abito – bianco, troppo simile a quello che non ha mai avuto – quasi come un ultimo tentativo per fermare l'acqua che, gelida, le comprime già quasi i polmoni con il suo peso schiacciante.


  • L'ho perso.

  • Che cosa?

  • Il bambino.

  • Ah.


E, allora, un unico pensiero ad affollarle la mente.
Indifferenza. Non gli importa, non gli importa, non gli importa nulla di te. E' indifferente. Non è vero. Non ama ti ama più, non ti ama, non ti ama, non ti ha mai amata. Basta! Zitta, zitta, zitta!
Ma sembra essere passato così tanto tempo, e i suoi pensieri non riesce più a sentirli. Solo, in lontananza, una nenia che sa di nostalgia, di famiglia, di sogni mai vissuti e desideri spezzati e che ha un retrogusto di gioie mai assaporate e dolori a lungo celati.


  • Quando tornerai?

  • Non tornerò più.

  • Ma non è possibile. Io ti amo.

  • Io non più.

  • Posso amare per tutti e due; posso farlo, davvero.

  • Non basta. Non è sufficiente.


Il centro del lago è vicino, l'acqua le sfiora il mento, l'abisso è ad un passo.
E tutto ciò che vede è ancora buio, sempre e solo buio. Lo stesso dei suoi occhi, lo stesso dei suoi capelli, lo stesso del suo cuore.


  • Ho sentito dire che ha messo su famiglia, sembra essere felice. E tu?

  • Io? Io non esisto più.


Non c'è paura nel suo cuore, né angoscia, né rimpianto; perchè quel cuore è scomparso molto tempo fa: rapito, distrutto, bruciato. Lui era fuoco e lei, lei non è neanche stata capace di diventare il suo fumo. Solo, di sfuggita, mentre nella bocca il sapore di acqua salmastra si espande e diventa sempre più prepotente, si ritrova a pensare distratta se tutto questo sia davvero frutto di una coincidenza o se sia piuttosto il semplice compimento del destino che a tutti, sin dalla nascita, è toccato.
Ma, mentre chiude gli occhi abbandonandosi completamente alla crudeltà dei flutti, si rende finalmente conto che tutto questo non ha senso. Non più, ormai.


Un passo. E poi un altro. E un altro ancora.


Un sorriso: amaro, anzi no, agrodolce.


Una goccia. Due gocce. Tre gocce.


Silenzio.

  
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