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Autore: Sarugaki145    01/10/2014    3 recensioni
[Spoiler!Mockingjay]
Dal testo:
A quanto pareva Peeta era riuscito a portare un po’ di gioia con il suo arrivo.
Katniss ispirò a fondo l’aria fresca e proseguì verso il prato, con una nuova consapevolezza.
La primavera del Distretto 12 era veramente arrivata.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gale Hawthorne, Johanna Mason, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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And if I open my heart to you

And show you my weak side,

What would you do?

CAPITOLO 3

Per arrivare all'alba non c’è altra via che la notte.

-      Kahil Gibran

 

I giorni iniziarono a passare con una lentezza esasperante per Katniss, ora che era uscita da quello stato di catalessi la noia aveva invaso ogni momento, tranne nelle visite di Peeta, che riusciva quasi a metterla di buon umore.

-Dobbiamo organizzare le nostre giornate Katniss, non possiamo continuare a far nulla. Il dottor Aurelius dice che dovresti ricominciare a fare le cose meccanicamente, in modo da ritrovare il tuo ritmo.-

Esordì una mattina il ragazzo del pane appena si accomodarono a tavola per la colazione. Ranuncolo soffiò a quell’affermazione, ma Katniss ripose poco interessata mentre imburrava una fetta di pane:

-Tu dici?-

Il ragazzo annuì energico e proseguì con foga:

-Allora, io passerò la mattina in panetteria, dove hanno recuperato il forno che in questi giorni sto già usando. Nel pomeriggio mi concentrerò a ricostruire pian piano l’edificio.-

Concluse con un sorriso dando un gran morso alla sua fetta di pane e prendendo poi un lungo sorso di the.

-Bene.-

Lo liquidò Katniss, poco interessata. Nonostante il poco entusiasmo dell’amica riprese carico:

-Tu invece puoi passare la mattina a caccia come fai qualche volta. Poi nel pomeriggio, sempre se ti va, puoi aiutarmi nel ricostruire il forno. Ovviamente non ti lascerei fare cose troppo faticose. Se no potresti semplicemente star li, per me ti farebbe bene avere contatti con umani che non fossimo io, Sae o sua nipote. Se no potresti coltivare un orticello, se vuoi oggi pomeriggio vango una decina di metri di giardino, almeno potremo avere qualche ortaggio fresco.-

Concluse Peeta, concentrando gli occhi azzurri sul volto di fronte al suo, aspettando una risposta.

Katniss soppesò per qualche secondo la cosa, in fondo i suoi impegni non sarebbero molto cambiati, visto che al mattino andava quasi sempre a caccia, ma al pomeriggio restava seduta a far nulla.

Avrebbe potuto far compagnia a Peeta, che riusciva a farla sentire un po’ meno sola, e magari anche aiutarlo a costruire la panetteria non le sarebbe dispiaciuto. Anche l’idea dell’orticello non la annoiava più di tanto.

-Va bene.-

Rispose quindi con un sorriso timido la ragazza, il primo forse che Peeta le vedeva sulle labbra da tempo.

-Come?-

Chiese lui nuovamente, visto che era rimasto troppo scioccato dal sorriso della ragazza per badare alla risposta vera e propria.

-Va bene Peeta.-

Ripeté lei con lo stesso sorriso, sistemandosi i capelli dietro l’orecchio.

Il ragazzo si illuminò in un ampio sorriso e, prima di addentare nuovamente il suo pane, affermò allegro:

-Bene! Allora oggi dopo pranzo ti trascinerò in paese con me!-

Così le giornate di Katniss persero pian piano quella noia che le aveva contraddistinte fino a quel momento. Ogni mattina andava a caccia o a pesca e al pomeriggio aiutava in paese con le opere di ricostruzione o si dedicava al suo orto, dove aveva seminato qualche verdura utile.

Inizialmente avevano tutti un po’ di timore nei suoi confronti, dopo le sue ultime azioni contro l’ex presidentessa Coin e la dichiarazione che fosse pazza, ma ben presto capirono che era tornata una ragazza come tanti altri, distrutta dalla guerra appena passata e alla ricerca di una nuova vita e Katniss non poté che essere grata a tutti per questo.

Tutti i pomeriggi Katniss si sedeva sull’erba accanto a dove Peeta lavorava e quando non lo osservava o non era persa nella contemplazione di qualcosa, cantava. Da quando a Capital City, confinata in quella stanza in attesa del processo, aveva ripreso a cantare qualcosa si era riattivato in lei. Sentiva l’esigenza di liberare la sua mente cantando, quindi si lasciava andare e dalle timide melodie che canticchiava arrivò a incantare l’intero distretto con la sua voce melodiosa.

Gli uccelli si fermavano ad ascoltarla, così come i lavoratori del distretto, che si concedevano qualche minuto di pausa ogni pomeriggio quando quella voce arrivava chiara dalla panetteria.

-Posso restare un po’ qui a farti compagnia? E magari qualche domanda?-

Domandò Peeta un pomeriggio soleggiato, buttandosi sull’erba accanto alla ragazza dove stava riposando con una focaccia, riprendendo fiato dopo l’ennesima canzone.

-Certo.-

Rispose lei con un mezzo sorriso, che ormai sempre più stesso mostrava a Peeta.

-Sei sempre stata un tipo solitario, vero o falso?-

Chiese lui con aria divertita, prendendosi un’occhiataccia della ragazza, che però rispose con aria divertita:

-Vero, non sono per niente socievole e anche se Delly dice che ero troppo brava, bella e non so che altro per stare con le persone, non le credere. Soprattutto dopo la morte di mio padre ho innalzato delle barriere, perché non potevo concedermi frivolezze, dovevo solo concentrarmi per tenere in vita la mia famiglia.-

Spiegò con semplicità, mentre Peeta assimilava le informazioni e le vagliava per una decina di secondi. Appena se ne convinse domandò con aria preoccupata e un con uno strano tremolio alla mano:

-Al centro d’addestramento io e te abbiamo passato un giorno sul terrazzo e tu hai cercato di buttarmi giù. Vero o falso?-

Il ragazzo aveva chiuso gli occhi e stretto i pugni, mentre probabilmente qualche spiacevole flashback invadeva la sua mente. Katniss si affrettò quindi a spiegare:

-Falso. Abbiamo passato un giorno insieme sul terrazzo, dove abbiamo fatto un pic-nic lungo tutta la giornata. Ma dovrei iniziare a raccontare dall’inizio.-

E con tono malinconico Katniss iniziò a raccontare il loro primo addestramento, come Haymitch avesse raccomandato loro di stare sempre vicini, come fossero stati presentati già come coppia prima della dichiarazione di Peeta. Iniziò a raccontare accompagnata da qualche domanda di Peeta, chiarendo tanti dubbi che avevano assillato il ragazzo, per la prima volta senza nessun orecchio indiscreto.

Erano solo loro due, alle prese con quel passato tanto oscuro.

-E tu ti sei arrabbiata un sacco con me quando ho dichiarato in diretta mondiale di amarti, vero o falso?-

Chiese lui preoccupato, quindi lei rispose con un sorriso di scuse:

-Vero anche questo.-

Ma prima che Katniss potesse spiegare come mai Peeta chiese ancora:

-Non è una reazione che hanno tutte le ragazze quando sanno che piacciono a qualcuno, vero o falso?-

Katniss lo guardò stranita dalla domanda, ma lui si affrettò ad aggiungere:

-Non lo so insomma non mi sono mai dichiarato a nessun’altra.-

Si giustificò leggermente a disagio.

-Non ti preoccupare, non è stata affatto normale la mia reazione.-

Confermò lei imbarazzata per il ricordo di lei che lo spintonava e faceva cadere.

-Per fortuna, se no non mi sarei mai più dichiarato a nessuna!-

Scherzò lui, poi aggiunse:

-Ma quindi se qualcuno ti si dichiarasse ora ti arrabbieresti ancora?-

-Non penso.-

Rispose lei sincera, mentre le guance le si imporporavano solo all’idea di una possibile dichiarazione.

-Cioè, per esempio. Quando Gale si è dichiarato ti sei arrabbiata?-

Domandò Peeta distogliendo lo sguardo. Katniss sussultò nel sentire quel nome, non solo perché non pensava a lui da parecchio tempo, ma perché proprio Peeta chiedeva qualcosa su di lui.

-No, ma solo perché mi ha colta di sorpresa e poi è fuggito.-

Rispose semplicemente.

Peeta vagliò per qualche minuto le informazioni, poi domandò nuovamente:

-Ti piaceva baciarmi?-

-Si.-

Rispose Katniss di getto, rendendosi conto troppo tardi della risposta che aveva appena dato.

-Insomma, - Si giustificò subito – A parte quando uno di noi due era troppo malconcio o ammalato penso che non ci dispiacesse baciarci.-

Era incredibile per Katniss come riuscisse a fare discorsi del genere con Peeta con tanta naturalezza.

A lei, che si imbarazzava per ogni dimostrazione d’affetto, sembrava naturale ammettere con lui che le piacevano in fondo i suoi baci e le sue attenzioni, che per un certo periodo l’avevano addirittura quasi convinta di essere innamorata di lui.

Dopo qualche altro minuto Peeta domandò assorto:

-Torneremo mai amici?-

-Chissà, magari questa è la volta buona, no?-

Rispose lei incoraggiante, sorridendo nuovamente.

Peeta sorrise a sua volta e si alzò scrollandosi i pantaloni, per poi annunciare:

-Torno al lavoro Katniss. Grazie mille per le preziose informazioni.-

La ragazza lo osservò allontanarsi e tornare al lavoro. Stava mettendo su una considerevole massa muscolare il ragazzo, dovuta agli sforzi che faceva giornalmente e anche il suo aspetto appariva più sano. L’unica pecca erano le pesanti occhiaie con cui conviveva dal suo ritorno al Distretto 12 e che Katniss osservava spesso.

La facevano sentire più vicina al ragazzo, perché sapeva bene che erano dovute agli incubi che lo torturavano ogni notte, come facevano i suoi.

Aveva inconsciamente ricominciato a spiarlo mentre era impegnato nel suo lavoro, con lo sguardo concentrato e assorto e i muscoli tesi, stava cominciando a sviluppare una mania non solo per le sue ciglia, ma proprio per tutta la sua persona. Quando poi lui la scopriva ad osservarlo si apriva in un sorriso che riusciva a mutare completamente i suoi tratti, rendendolo quel ragazzino con cui aveva condiviso i loro primi Hunger Games, che ogni volta faceva muovere qualcosa alla sua bocca dello stomaco.

Katniss sospirò profondamente prima di alzarsi a sua volta, pronta a rimettersi al lavoro.

Chissà se lei e Peeta sarebbero mai tornati a dormire assieme, in modo che i loro incubi li lasciassero in pace per un po’.

E con questa domanda che le aleggiava in testa tornò alle sue occupazioni.

***

Qualcuno bussava insistentemente alla porta, quindi Peeta si alzò dal letto con estrema calma per dirigersi alla porta.

Era notte fonda e il ragazzo non riusciva a dormire, quindi curioso scese le scale velocemente, trovandosi in pochi secondi davanti alla porta.

Aprì domandando chi fosse, senza stranamente prepararsi ad un eventuale attentato.  

Socchiuse l’uscio e due occhi grigi gli si pararono davanti, facendolo irrigidire impercettibilmente, quindi domandò con un filo di voce, non facendo caso al fatto che fosse a petto nudo:

-Katniss..?-

La ragazza arrossì leggermente vedendo la pelle del ragazzo, ancora rovinata dalle cicatrici.

-Posso entrare?-

Domandò lei con un filo di voce, mentre si stringeva di più nella vestaglia che indossava.

-Non sono sicuro sia una buona idea. Potrei farti del male.-

Spiegò lui preoccupato, nella speranza di convincerla ad andarsene.

-Vale la pena rischiare, no?-

Chiese lei con un mezzo sorriso, portandosi una ciocca dei capelli scompigliati dietro l’orecchio.

Peeta si fece quindi da parte e la invitò ad accomodarsi, scortandola in salotto.

Katniss si fermò solo un attimo, mentre un profumo di dolci misto al pane la investiva, un profumo così tipico di Peeta.

-Vado a mettermi qualcosa.-

Annunciò lui sparendo su per le scale, per poi tornare subito dopo con una camicia male abbottonata.

Appena entrò in salotto vide Katniss seduta sul bordo del divano, ben attenta a non toccare nulla.

Il ragazzo captò il disagio dell’amica in quell’abitazione, quindi domandò:

-Non sei venuta spesso a trovarmi, vero o falso?-

Le labbra della ragazza si incurvarono in un sorriso di scuse e sussurrò, mentre un senso di colpa si faceva largo in lei:

-Vero.-

Tra i due cadde il silenzio, quindi il ragazzo si alzò e, dirigendosi in cucina, domandò cortese:

-Ti va una fetta di torta o una camomilla?-

Katniss annuì piano, quindi lui tornò dopo qualche minuto con un vassoio di torta al cioccolato e subito dopo con due tazze fumanti di quel liquido dolciastro.

-Ecco qui.-

Offrì cortesemente, mentre Katniss iniziava a chiedersi se mai le avesse chiesto il motivo della sua visita.

Accadde dopo qualche minuto di silenzio, in cui si sentiva solo il rumore dei cucchiai contro le tazze.

-Come mai questa visita?-

-Non mi ero resa conto dell’ora, scusa.-

Esclamò subito lei, come se quelle parole le ronzassero in testa da quando aveva iniziato a bussare alla porta.

-Tranquilla, tanto non riuscivo a dormire.-

Katniss alzò gli occhi, stupita che il ragazzo avesse il suo stesso problema e quando incrociò quelli azzurri di lui, così pieni di comprensione gli abbassò immediatamente, ancora una volta a disagio.

-Non dormo molto ultimamente e penso che si noti. Delly me l’ha fatto presente un sacco di volte da quando sono tornato.-

Raccontò lui per mantenere viva la conversazione, visto che sembrava che Katniss avesse perso l’uso della parola.

-Poi con il lavoro del forno mi alzo sempre alle cinque, quindi dormo massimo quattro o cinque ore a notte.-

-Dovrei andarmene, lo so. Sono stata inopportuna.-

Esclamò Katniss scattando in piedi, ma lui la trattenne per un polso quando gli passò affianco.

Una scarica d’adrenalina colpì entrambi, quindi Peeta lasciò immediatamente la presa.

Erano mesi che non avevano un contatto fisico e ora sembrava quasi strano anche il solo sfiorarsi.

Peeta deglutì a vuoto, cercando di nascondere il tremolio che lo prese alla mano con cui aveva toccato la ragazza e disse:

-Torna a sederti, per favore.-

Katniss, da parte sua, tornò al suo posto senza lamentarsi, mentre con l’altra mano sfiorava la parte toccata da Peeta, che sembrava bruciare.

Non le era mai successo di anelare il contatto fisico con qualcuno, di desiderare un abbraccio, eppure in quel momento avrebbe dato qualsiasi cosa per potersi stringere a lui.

-Non riuscivi a dormire?-

Domandò apprensivo il ragazzo non appena tornò padrone delle sue emozioni e lei annuì.

-Non mi piace stare in quella casa da sola e neanche Ranuncolo riusciva a farmi compagnia.-

Peeta sorrise al pensiero di Katniss e il gatto che lei aveva sempre odiato far fronte comune per restare con qualcuno, quindi rispose:

-Potresti chiedere a Sea la Zozza e a sua nipote di stare da te, in fondo hai molto spazio.-

Katniss scrollò la testa in segno di diniego e ribatté franca:

-Nessuno apprezza dormire con una che urla, scalcia e piange nel sonno.-

Peeta si passò una mano tra i riccioli biondi e sorridendo rispose:

-Se vuoi puoi dormire qui da me. Prima però dovresti chiudermi in una stanza, in modo che io non possa uscire se ho un attacco, almeno andrei a letto più tranquillo sapendoti al sicuro.-

Gli occhi di Katniss si riempirono di lacrime. Perché Peeta continuava a cercare di proteggerla nonostante lei continuasse a fargli del male?

Perché anche in quel caso, quando lei per lui non era assolutamente nulla, Peeta era disposto a farsi chiudere in una stanza per darle sollievo?

-Non posso dormire con te, non so come reagirei.-

Si affrettò ad aggiungere Peeta vedendo la ragazza pensierosa, temendo che lei si fosse offesa perché non le dedicava lo stesso trattamento di quando avevano girato i distretti assieme.

Il suo Peeta, quello buono, quello pronto a sacrificarsi per lei, pronto a mettere se stesso da parte per il suo bene era di nuovo li.

L’unica differenza era che ora non lo faceva perché l’amava.

Ma perché provava pena per lei.

-No tranquillo. È meglio che io vada. Veramente.-

Concluse lei sfuggendo da quella casa.

-      To be continued.

 

  
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