And
if I open my heart to you
And
show you my weak side,
What
would you do?
CAPITOLO 3
Per
arrivare all'alba non c’è altra via che la notte.
-
Kahil
Gibran
I
giorni iniziarono
a passare con una lentezza esasperante per Katniss, ora che era uscita
da
quello stato di catalessi la noia aveva invaso ogni momento, tranne
nelle
visite di Peeta, che riusciva quasi a metterla di buon umore.
-Dobbiamo
organizzare le nostre giornate Katniss, non possiamo continuare a far
nulla. Il
dottor Aurelius dice che dovresti ricominciare a fare le cose
meccanicamente,
in modo da ritrovare il tuo ritmo.-
Esordì
una mattina
il ragazzo del pane appena si accomodarono a tavola per la colazione.
Ranuncolo
soffiò a quell’affermazione, ma Katniss ripose
poco interessata mentre
imburrava una fetta di pane:
-Tu
dici?-
Il
ragazzo annuì
energico e proseguì con foga:
-Allora,
io passerò
la mattina in panetteria, dove hanno recuperato il forno che in questi
giorni
sto già usando. Nel pomeriggio mi concentrerò a
ricostruire pian piano
l’edificio.-
Concluse
con un
sorriso dando un gran morso alla sua fetta di pane e prendendo poi un
lungo
sorso di the.
-Bene.-
Lo
liquidò Katniss,
poco interessata. Nonostante il poco entusiasmo dell’amica
riprese carico:
-Tu
invece puoi
passare la mattina a caccia come fai qualche volta. Poi nel pomeriggio,
sempre
se ti va, puoi aiutarmi nel ricostruire il forno. Ovviamente non ti
lascerei
fare cose troppo faticose. Se no potresti semplicemente star li, per me
ti
farebbe bene avere contatti con umani che non fossimo io, Sae o sua
nipote. Se
no potresti coltivare un orticello, se vuoi oggi pomeriggio vango una
decina di
metri di giardino, almeno potremo avere qualche ortaggio fresco.-
Concluse
Peeta,
concentrando gli occhi azzurri sul volto di fronte al suo, aspettando
una
risposta.
Katniss
soppesò per
qualche secondo la cosa, in fondo i suoi impegni non sarebbero molto
cambiati,
visto che al mattino andava quasi sempre a caccia, ma al pomeriggio
restava
seduta a far nulla.
Avrebbe
potuto far
compagnia a Peeta, che riusciva a farla sentire un po’ meno
sola, e magari
anche aiutarlo a costruire la panetteria non le sarebbe dispiaciuto.
Anche
l’idea dell’orticello non la annoiava
più di tanto.
-Va
bene.-
Rispose
quindi con
un sorriso timido la ragazza, il primo forse che Peeta le vedeva sulle
labbra
da tempo.
-Come?-
Chiese
lui
nuovamente, visto che era rimasto troppo scioccato dal sorriso della
ragazza
per badare alla risposta vera e propria.
-Va
bene Peeta.-
Ripeté
lei con lo
stesso sorriso, sistemandosi i capelli dietro l’orecchio.
Il
ragazzo si
illuminò in un ampio sorriso e, prima di addentare
nuovamente il suo pane, affermò
allegro:
-Bene!
Allora oggi
dopo pranzo ti trascinerò in paese con me!-
Così
le giornate di
Katniss persero pian piano quella noia che le aveva contraddistinte
fino a quel
momento. Ogni mattina andava a caccia o a pesca e al pomeriggio aiutava
in
paese con le opere di ricostruzione o si dedicava al suo orto, dove
aveva
seminato qualche verdura utile.
Inizialmente
avevano tutti un po’ di timore nei suoi confronti, dopo le
sue ultime azioni
contro l’ex presidentessa Coin e la dichiarazione che fosse
pazza, ma ben
presto capirono che era tornata una ragazza come tanti altri, distrutta
dalla
guerra appena passata e alla ricerca di una nuova vita e Katniss non
poté che
essere grata a tutti per questo.
Tutti
i pomeriggi
Katniss si sedeva sull’erba accanto a dove Peeta lavorava e
quando non lo
osservava o non era persa nella contemplazione di qualcosa, cantava. Da
quando
a Capital City, confinata in quella stanza in attesa del processo,
aveva
ripreso a cantare qualcosa si era riattivato in lei. Sentiva
l’esigenza di
liberare la sua mente cantando, quindi si lasciava andare e dalle
timide
melodie che canticchiava arrivò a incantare
l’intero distretto con la sua voce
melodiosa.
Gli
uccelli si
fermavano ad ascoltarla, così come i lavoratori del
distretto, che si
concedevano qualche minuto di pausa ogni pomeriggio quando quella voce
arrivava
chiara dalla panetteria.
-Posso
restare un po’ qui a farti compagnia? E magari
qualche domanda?-
Domandò
Peeta un pomeriggio soleggiato, buttandosi sull’erba
accanto alla ragazza dove stava riposando con una focaccia, riprendendo
fiato
dopo l’ennesima canzone.
-Certo.-
Rispose
lei con un mezzo sorriso, che ormai sempre più
stesso mostrava a Peeta.
-Sei
sempre stata un tipo solitario, vero o falso?-
Chiese
lui con aria divertita, prendendosi
un’occhiataccia della ragazza, che però rispose
con aria divertita:
-Vero,
non sono per niente socievole e anche se Delly
dice che ero troppo brava, bella e non so che altro per stare con le
persone,
non le credere. Soprattutto dopo la morte di mio padre ho innalzato
delle
barriere, perché non potevo concedermi frivolezze, dovevo
solo concentrarmi per
tenere in vita la mia famiglia.-
Spiegò
con semplicità, mentre Peeta assimilava le
informazioni e le vagliava per una decina di secondi. Appena se ne
convinse
domandò con aria preoccupata e un con uno strano tremolio
alla mano:
-Al
centro d’addestramento io e te abbiamo passato un
giorno sul terrazzo e tu hai cercato di buttarmi giù. Vero o
falso?-
Il
ragazzo aveva chiuso gli occhi e stretto i pugni,
mentre probabilmente qualche spiacevole flashback invadeva la sua
mente. Katniss
si affrettò quindi a spiegare:
-Falso.
Abbiamo passato un giorno insieme sul terrazzo,
dove abbiamo fatto un pic-nic lungo tutta la giornata. Ma dovrei
iniziare a
raccontare dall’inizio.-
E
con tono malinconico Katniss iniziò a raccontare il
loro primo addestramento, come Haymitch avesse raccomandato loro di
stare
sempre vicini, come fossero stati presentati già come coppia
prima della
dichiarazione di Peeta. Iniziò a raccontare accompagnata da
qualche domanda di
Peeta, chiarendo tanti dubbi che avevano assillato il ragazzo, per la
prima
volta senza nessun orecchio indiscreto.
Erano
solo loro due, alle prese con quel passato tanto
oscuro.
-E
tu ti sei arrabbiata un sacco con me quando ho dichiarato
in diretta mondiale di amarti, vero o falso?-
Chiese
lui preoccupato, quindi lei rispose con un
sorriso di scuse:
-Vero
anche questo.-
Ma
prima che Katniss potesse spiegare come mai Peeta
chiese ancora:
-Non
è una reazione che hanno tutte le ragazze quando
sanno che piacciono a qualcuno, vero o falso?-
Katniss
lo guardò stranita dalla domanda, ma lui si
affrettò ad aggiungere:
-Non
lo so insomma non mi sono mai dichiarato a
nessun’altra.-
Si
giustificò leggermente a disagio.
-Non
ti preoccupare, non è stata affatto normale la mia
reazione.-
Confermò
lei imbarazzata per il ricordo di lei che lo
spintonava e faceva cadere.
-Per
fortuna, se no non mi sarei mai più dichiarato a
nessuna!-
Scherzò
lui, poi aggiunse:
-Ma
quindi se qualcuno ti si dichiarasse ora ti
arrabbieresti ancora?-
-Non
penso.-
Rispose
lei sincera, mentre le guance le si
imporporavano solo all’idea di una possibile dichiarazione.
-Cioè,
per esempio. Quando Gale si è dichiarato ti sei
arrabbiata?-
Domandò
Peeta distogliendo lo sguardo. Katniss sussultò
nel sentire quel nome, non solo perché non pensava a lui da
parecchio tempo, ma
perché proprio Peeta chiedeva qualcosa su di lui.
-No,
ma solo perché mi ha colta di sorpresa e poi è
fuggito.-
Rispose
semplicemente.
Peeta
vagliò per qualche minuto le informazioni, poi
domandò nuovamente:
-Ti
piaceva baciarmi?-
-Si.-
Rispose
Katniss di getto, rendendosi conto troppo tardi
della risposta che aveva appena dato.
-Insomma,
- Si giustificò subito – A parte quando uno
di noi due era troppo malconcio o ammalato penso che non ci dispiacesse
baciarci.-
Era
incredibile per Katniss come riuscisse a fare
discorsi del genere con Peeta con tanta naturalezza.
A
lei, che si imbarazzava per ogni dimostrazione d’affetto,
sembrava naturale ammettere con lui che le piacevano in fondo i suoi
baci e le
sue attenzioni, che per un certo periodo l’avevano
addirittura quasi convinta
di essere innamorata di lui.
Dopo
qualche altro minuto Peeta domandò assorto:
-Torneremo
mai amici?-
-Chissà,
magari questa è la volta buona, no?-
Rispose
lei
incoraggiante, sorridendo nuovamente.
Peeta
sorrise a sua
volta e si alzò scrollandosi i pantaloni, per poi annunciare:
-Torno
al lavoro
Katniss. Grazie mille per le preziose informazioni.-
La
ragazza lo
osservò allontanarsi e tornare al lavoro. Stava mettendo su
una considerevole
massa muscolare il ragazzo, dovuta agli sforzi che faceva giornalmente
e anche
il suo aspetto appariva più sano. L’unica pecca
erano le pesanti occhiaie con
cui conviveva dal suo ritorno al Distretto 12 e che Katniss osservava
spesso.
La
facevano sentire
più vicina al ragazzo, perché sapeva bene che
erano dovute agli incubi che lo
torturavano ogni notte, come facevano i suoi.
Aveva
inconsciamente ricominciato a spiarlo mentre era impegnato nel suo
lavoro, con
lo sguardo concentrato e assorto e i muscoli tesi, stava cominciando a
sviluppare una mania non solo per le sue ciglia, ma proprio per tutta
la sua
persona. Quando poi lui la scopriva ad osservarlo si apriva in un
sorriso che
riusciva a mutare completamente i suoi tratti, rendendolo quel
ragazzino con
cui aveva condiviso i loro primi Hunger Games, che ogni volta faceva
muovere
qualcosa alla sua bocca dello stomaco.
Katniss
sospirò
profondamente prima di alzarsi a sua volta, pronta a rimettersi al
lavoro.
Chissà
se lei e
Peeta sarebbero mai tornati a dormire assieme, in modo che i loro
incubi li
lasciassero in pace per un po’.
E
con questa
domanda che le aleggiava in testa tornò alle sue occupazioni.
***
Qualcuno
bussava
insistentemente alla porta, quindi Peeta si alzò dal letto
con estrema calma
per dirigersi alla porta.
Era
notte fonda e
il ragazzo non riusciva a dormire, quindi curioso scese le scale
velocemente,
trovandosi in pochi secondi davanti alla porta.
Aprì
domandando chi
fosse, senza stranamente prepararsi ad un eventuale attentato.
Socchiuse
l’uscio e
due occhi grigi gli si pararono davanti, facendolo irrigidire
impercettibilmente, quindi domandò con un filo di voce, non
facendo caso al
fatto che fosse a petto nudo:
-Katniss..?-
La
ragazza arrossì
leggermente vedendo la pelle del ragazzo, ancora rovinata dalle
cicatrici.
-Posso
entrare?-
Domandò
lei con un
filo di voce, mentre si stringeva di più nella vestaglia che
indossava.
-Non
sono sicuro
sia una buona idea. Potrei farti del male.-
Spiegò
lui preoccupato,
nella speranza di convincerla ad andarsene.
-Vale
la pena
rischiare, no?-
Chiese
lei con un
mezzo sorriso, portandosi una ciocca dei capelli scompigliati dietro
l’orecchio.
Peeta
si fece
quindi da parte e la invitò ad accomodarsi, scortandola in
salotto.
Katniss
si fermò
solo un attimo, mentre un profumo di dolci misto al pane la investiva,
un
profumo così tipico di Peeta.
-Vado
a mettermi
qualcosa.-
Annunciò
lui
sparendo su per le scale, per poi tornare subito dopo con una camicia
male
abbottonata.
Appena
entrò in
salotto vide Katniss seduta sul bordo del divano, ben attenta a non
toccare
nulla.
Il
ragazzo captò il
disagio dell’amica in quell’abitazione, quindi
domandò:
-Non
sei venuta
spesso a trovarmi, vero o falso?-
Le
labbra della
ragazza si incurvarono in un sorriso di scuse e sussurrò,
mentre un senso di
colpa si faceva largo in lei:
-Vero.-
Tra
i due cadde il
silenzio, quindi il ragazzo si alzò e, dirigendosi in
cucina, domandò cortese:
-Ti
va una fetta di
torta o una camomilla?-
Katniss
annuì piano,
quindi lui tornò dopo qualche minuto con un vassoio di torta
al cioccolato e
subito dopo con due tazze fumanti di quel liquido dolciastro.
-Ecco
qui.-
Offrì
cortesemente,
mentre Katniss iniziava a chiedersi se mai le avesse chiesto il motivo
della
sua visita.
Accadde
dopo
qualche minuto di silenzio, in cui si sentiva solo il rumore dei
cucchiai
contro le tazze.
-Come
mai questa
visita?-
-Non
mi ero resa
conto dell’ora, scusa.-
Esclamò
subito lei,
come se quelle parole le ronzassero in testa da quando aveva iniziato a
bussare
alla porta.
-Tranquilla,
tanto
non riuscivo a dormire.-
Katniss
alzò gli
occhi, stupita che il ragazzo avesse il suo stesso problema e quando
incrociò
quelli azzurri di lui, così pieni di comprensione gli
abbassò immediatamente,
ancora una volta a disagio.
-Non
dormo molto
ultimamente e penso che si noti. Delly me l’ha fatto presente
un sacco di volte
da quando sono tornato.-
Raccontò
lui per
mantenere viva la conversazione, visto che sembrava che Katniss avesse
perso
l’uso della parola.
-Poi
con il lavoro
del forno mi alzo sempre alle cinque, quindi dormo massimo quattro o
cinque ore
a notte.-
-Dovrei
andarmene,
lo so. Sono stata inopportuna.-
Esclamò
Katniss
scattando in piedi, ma lui la trattenne per un polso quando gli
passò affianco.
Una
scarica
d’adrenalina colpì entrambi, quindi Peeta
lasciò immediatamente la presa.
Erano
mesi che non
avevano un contatto fisico e ora sembrava quasi strano anche il solo
sfiorarsi.
Peeta
deglutì a
vuoto, cercando di nascondere il tremolio che lo prese alla mano con
cui aveva
toccato la ragazza e disse:
-Torna
a sederti,
per favore.-
Katniss,
da parte
sua, tornò al suo posto senza lamentarsi, mentre con
l’altra mano sfiorava la
parte toccata da Peeta, che sembrava bruciare.
Non
le era mai
successo di anelare il contatto fisico con qualcuno, di desiderare un
abbraccio, eppure in quel momento avrebbe dato qualsiasi cosa per
potersi
stringere a lui.
-Non
riuscivi a
dormire?-
Domandò
apprensivo
il ragazzo non appena tornò padrone delle sue emozioni e lei
annuì.
-Non
mi piace stare
in quella casa da sola e neanche Ranuncolo riusciva a farmi compagnia.-
Peeta
sorrise al
pensiero di Katniss e il gatto che lei aveva sempre odiato far fronte
comune
per restare con qualcuno, quindi rispose:
-Potresti
chiedere
a Sea la Zozza e a sua nipote di stare da te, in fondo hai molto
spazio.-
Katniss
scrollò la
testa in segno di diniego e ribatté franca:
-Nessuno
apprezza
dormire con una che urla, scalcia e piange nel sonno.-
Peeta
si passò una
mano tra i riccioli biondi e sorridendo rispose:
-Se
vuoi puoi
dormire qui da me. Prima però dovresti chiudermi in una
stanza, in modo che io
non possa uscire se ho un attacco, almeno andrei a letto più
tranquillo
sapendoti al sicuro.-
Gli
occhi di
Katniss si riempirono di lacrime. Perché Peeta continuava a
cercare di
proteggerla nonostante lei continuasse a fargli del male?
Perché
anche in
quel caso, quando lei per lui non era assolutamente nulla, Peeta era
disposto a
farsi chiudere in una stanza per darle sollievo?
-Non
posso dormire
con te, non so come reagirei.-
Si
affrettò ad
aggiungere Peeta vedendo la ragazza pensierosa, temendo che lei si
fosse offesa
perché non le dedicava lo stesso trattamento di quando
avevano girato i
distretti assieme.
Il
suo Peeta, quello buono, quello
pronto a
sacrificarsi per lei, pronto a mettere se stesso da parte per il suo
bene era
di nuovo li.
L’unica
differenza
era che ora non lo faceva perché l’amava.
Ma
perché provava
pena per lei.
-No
tranquillo. È
meglio che io vada. Veramente.-
Concluse
lei
sfuggendo da quella casa.
-
To
be continued.