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Autore: saramermaid    01/10/2014    1 recensioni
Thadastian | Mini Long | Bas!The Flash
Dal testo:
"E frattanto mentre il suo respiro diventava regolare ed il suo petto si alzava ed abbassava per incamerare aria, Sebastian non sapeva nemmeno lontanamente quanto quell’incontro con Harwood avrebbe sconvolto radicalmente sia la sua vita che quella dell’altro, ma lo avrebbe capito molto presto e forse quello in fondo era semplicemente il loro personale punto di partenza. "
Genere: Angst, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sebastian Smythe, Thad Harwood | Coppie: Sebastian/Thad
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Superheroes


Prologo






'Cause he's stronger than you know
A heart of steel starts to grow
When you've been fighting for it all your life
You've been struggling to make things right
That's how a superhero learns to fly
Every day, every hour, turn the pain into power







Thad sapeva perfettamente di essersi cacciato volontariamente in un enorme e madornale guaio. Rincasare dopo le dieci di sera non era la scelta più saggia se per arrivare alla tua abitazione dovevi attraversare un quartiere poco raccomandabile di Los Angeles. A sua discolpa, però, poteva certamente aggiungere delle serie motivazioni che riguardavano principalmente il suo lavoro come ricercatore presso i laboratori S.T.A.R.

Qualche mese prima, dopo aver conseguito a pieni voti una laurea in medicina, aveva ricevuto una telefonata formale per un colloquio di lavoro presso una delle più importanti strutture adibite a ricerca. Se ci ripensava poteva ancora ricordare la sua faccia completamente attonita, riflessa nello specchio del salotto, e la sua mano che reggeva saldamente la cornetta del telefono per evitare che scivolasse via a causa dell’emozione.

In quel frangente gli ci era voluto tanto autocontrollo, ed il proverbiale sangue freddo che la disciplina medica comportava, per riacquistare l’uso della parola ed accordarsi con la segretaria per fissare un appuntamento. Nei giorni seguenti, poi, aveva letteralmente sudato sette camicie per cercare di fare una buona impressione ed a quanto sembrava ci era riuscito. Anche se la ricerca non era il campo in cui aveva sperato di lavorare, l’impiego era certamente ben pagato e chiunque avrebbe ucciso per prendere il suo posto.

L’unico inconveniente erano gli straordinari che, puntualmente a giorni alterni, lo costringevano a tornare a casa ad orari assurdi, dopo aver passato tutto il giorno a digitare tasti al computer e studiare i mutamenti genetici per trovare la cura ad ogni malattia. Una nuvoletta di fumo fuoriuscì dalle sue labbra dischiuse ed automaticamente Thad si strinse di più nel lungo cappotto scuro. L’inverno era alle porte e la temperatura abbastanza gelida gli colpiva il volto arrossandolo in più punti.

Le sue scarpe lucide sfregavano sul cemento dell’asfalto grigio fumo e con sgomento si accorse di aver imboccato una via completamente deserta. I suoi passi si arrestarono di colpo e la sua testa si voltò prima a destra e poi a sinistra; l’ istinto gli suggeriva di tornare indietro ed imboccare Main Street che, nonostante fosse la strada più lunga, era certamente piena di gente e di locali aperti fino a tardi.

Tuttavia le sue intenzioni vennero bloccate sul nascere alla vista di due brutti energumeni fermi a pochi metri di distanza da lui. Il cuore prese a battergli forte nella gabbia toracica ed automaticamente strinse le dita, fasciate dai guanti, attorno alla maniglia della valigetta in pelle. Con cautela iniziò ad indietreggiare, costeggiando il marciapiedi ed utilizzando le vetture parcheggiate come una sorta di scudo.

Da quella posizione non poteva assolutamente vedere cosa stesse accadendo alle sue spalle, ma era sicuro che i due uomini lo avessero visto. Ben presto un rumore di passi si accompagnò al suo e Thad fu certo che i due lo stessero seguendo, probabilmente con l’intenzione di rapinarlo e rubargli il portafoglio. Deglutì a fatica, ormai del tutto terrorizzato, e si premurò di accelerare la sua camminata per raggiungere quanto più in fretta possibile l’angolo in fondo alla via. Se ci fosse riuscito, sarebbe stato al sicuro circondato da una folla di persone in cui avrebbe potuto far sparire le sue tracce.

La ventiquattr’ore piena di documenti gli urtava la coscia ad ogni movimento e Thad iniziava a sentire un leggero cenno d’affanno unito al lieve dolore alla milza. In quel momento il suo cervello non era in grado di pensare lucidamente, come denotavano i continui rimproveri che la sua mente gli trasmetteva per aver trascurato l’allenamento fisico, e quell’attimo di distrazione gli costò caro. Le sue scarpe incontrarono una interruzione nell’asfalto e fu del tutto inevitabile il contatto ruvido con la strada sotto di sé.

Le sue iridi castane si puntarono con orrore sui volti dei suoi inseguitori trovandoci stampato sopra un ghigno poco raccomandabile. Il riflesso argentato della lama di un coltello venne proiettato sul marciapiedi e lui chiuse automaticamente gli occhi del tutto convinto che quella sera sarebbe morto. Il fendente però non arrivò mai a destinazione e dopo una manciata di secondi si costrinse a risollevare lo sguardo. Quello che vide lo lasciò più sconcertato di quanto lo era prima.

Un uomo con un aderente costume bordeaux, munito di elmetto, stava prontamente mettendo al tappeto i malviventi con un’innaturale rapidità. Thad sgranò gli occhi di fronte alla vista della super velocità con cui l’uomo mascherato riusciva a schivare i colpi dei due, riuscendo poi a farli fuggire via del tutto spaventati. Quando rimasero da soli il moro poté scrutare con attenzione il suo salvatore che, frattanto, gli stava porgendo una mano guantata per aiutarlo ad alzarsi.

Thad accettò prontamente quell’aiuto ed una volta rimessosi in piedi si premurò di controllare che la sua caviglia fosse apposto. L’uomo mascherato era ancora lì e lui poteva sentire chiaramente lo sguardo puntato lungo la sua figura. Ignorando il vago senso di imbarazzo misto a gratitudine, restituì l’occhiata notando soltanto in quel momento i particolari della tuta; lo stemma col fulmine disegnato al centro del petto muscoloso, il mento spigoloso ma privo di barba, gli auricolari a forma di saette lungo la linea delle orecchie ed infine gli occhi. Due penetranti ed intensi occhi verde prato coperti dalla maschera.

«E’ tutto apposto signore? Si sente bene?»

Quelle domande pronunciate con voce calda e leggermente roca gli provocarono un innaturale brivido lungo la schiena al quale Thad non seppe dare spiegazione.

La sua testa si sollevò ed abbassò in risposta, facendo un cenno di assenso. «S-si, sono tutto intero. La ringrazio per avermi aiutato..» Pronunciò inizialmente con tono incerto non sapendo come concludere il proprio ringraziamento vista l’identità sconosciuta dell’altro.

«Flash. Il mio nome è Flash.» Concluse in modo pragmatico il diretto interessato concedendo all’altro un sorriso smagliante e rassicurante.

Il cuore di Thad accelerò di fronte a quella piccola attenzione riservatagli ed avrebbe certamente risposto al sorriso se solo Flash non fosse già scomparso alla velocità della luce lasciando dietro di sé soltanto una scia di vento dal profumo leggermente muschiato. Quando finalmente l’uscio di casa si chiuse alle sue spalle, Thad poté permettere alla tensione accumulata di scivolar via costringendolo a sedersi sul tappeto morbido con la schiena posata contro il legno della porta.

Le dita delle mani gli tremavano leggermente e le ginocchia avevano retto per miracolo fino a quel momento, impedendogli di crollare ancora una volta sull’asfalto umido e sporco lungo la via del ritorno. Nascose la testa tra le braccia incrociate, passandosi nervosamente le mani tra i capelli scuri e spettinandoli più volte, mentre cercava di regolarizzare il respiro. E quella sera quando si svegliò nel cuore della notte, ancora scosso e traumatizzato, l’unica immagine riflessa nella sua mente erano un paio di occhi scintillanti di un naturale color verde.







A diverse miglia di distanza una porta sbatteva con forza scossa da quella che agli occhi del vicinato sarebbe sembrata una semplice folata di vento. Le luci all’interno dell’appartamento si accesero e la figura di un ragazzo slanciato ed abbastanza alto fece capolino riflessa nello specchio del comò addossato alla parete. Sebastian portò le mani fasciate dai guanti all’allacciatura dell’elmetto rigido che indossava, permettendo al suo viso di godere della brezza del vento proveniente dalla finestra leggermente aperta.

Una folta chioma di capelli castani con un ciuffo abilmente sistemato sulla fronte fece la sua comparsa, rivelando dei magnetici e profondi occhi chiari contornati da un naso alla francese ed una bocca sottile. Anche per quella sera era riuscito a salvare la vita di una persona e questo gli provocava uno strano senso di orgoglio misto a qualcos’altro. Vestiva i panni di un supereroe, salvava vite umane ed aveva dei poteri decisamente fuori dal comune, ma alle volte era difficile racchiudere in un angolo remoto della sua mente i ricordi legati al come era diventato The Flash.

Faticava ogni giorno per trasformare quel dolore permanente e radicato al suo animo in forza e potere messi a disposizione del bene. Ed alle volte era terribilmente difficile evitare di perdersi in quelle sensazioni spiacevoli; quando ciò accadeva Sebastian semplicemente si chiudeva in se stesso, scappando lontano da tutti per evitare inconsciamente di poter fare del male a qualcuno con i suoi scatti di rabbia alla massima velocità.

Le sue dita corsero a premere un pulsante nascosto tra l’armadio a due ante e la scrivania ricolma di prospetti ed analisi chimiche rivelando un pannello segreto in cui poter sistemare la tuta di Flash. Per il resto del mondo lui appariva come un normale ragazzo di venticinque anni, laureato in Chimica e Fisica, dal quoziente intellettivo sostanzialmente elevato ed una brillante carriera come chimico presso i laboratori S.T.A.R. In pochi però sapevano dell’identità che si premurava di celare e tra queste persone fidate vi era certamente il dottor Wells, il proprietario e capo della struttura di ricerca più importante degli Stati Uniti.

Una scia di vestiti cadde sul pavimento e con un gesto secco aprì la manopola dell’acqua calda, richiudendo il box doccia dietro di sé e permettendo a quei rivoletti bagnati di scivolargli lungo il corpo nudo ed i muscoli tesi. Le sue iridi verdi si chiusero inconsciamente a quel contatto e Sebastian iniziò a svuotare la mente dai pensieri molesti. Un brivido gli colpì la colonna vertebrale quando un paio di occhi color cioccolato contornati da un’espressione spaurita gli apparvero nitidamente. Non sapeva per quale assurdo motivo il suo corpo continuava a mandargli l’immagine del ragazzo che aveva appena salvato, ma era certo che fosse soltanto una strana coincidenza.

Ancora assorto nelle sue riflessioni si buttò a peso morto sul proprio letto, spegnendo la luce dell’abatjour ed osservando le innumerevoli stelle luminose attaccate abilmente al soffitto in una perfetta riproduzione della galassia. C’erano alcuni momenti in cui si chiedeva se da qualche altra parte in quella immensa distesa ci fosse qualcuno di simile a lui. Qualcuno in grado di possedere poteri sovraumani e che non dovesse necessariamente nascondersi dal resto del mondo perché la gente non avrebbe capito. Erano quelli i momenti in cui desiderava poter essere soltanto un ragazzo, uno di quelli la cui unica preoccupazione era uscire ogni sera per divertirsi.

Le sue iridi verdi si posarono alcuni secondi sull’armadio, lì dove la tuta bordeaux sembrava inevitabilmente chiamarlo quasi come una sirena ammaliatrice. Decisamente non avrebbe mai potuto avere una vita normale e prima iniziava ad accettarlo, prima sarebbe stato in grado di accettare anche se stesso ed il ruolo che ricopriva. Sospirando si avvolse nelle coperte invernali, racchiudendocisi dentro come se quell’ammasso di stoffa potesse proteggerlo, ed allungò la mano per puntare la sveglia.

L’indomani il dottor Wells gli avrebbe finalmente fatto conoscere il nuovo addetto alla ricerca genetica, quello che aveva definito come il più talentuoso ragazzo che abbia mai visto dopo di te, e Sebastian era incredibilmente curioso di incontrarlo. Nonostante Thad Harwood, questo era il suo nome, lavorasse nei laboratori da circa un paio di mesi non avevano ancora avuto modo di incrociarsi tra i vari corridoi e livelli della S.T.A.R. E del resto quell’immensa struttura era come una specie di labirinto intricato, persino lui ci aveva messo circa una settimana per imparare ad orientarsi senza incappare in un vicolo cieco.

Un sorrisino fece capolino sulle sue labbra sottili, incurvandole verso l’alto, mentre era del tutto convinto che sarebbe stato alquanto divertente interagire con il nuovo arrivato considerando il fatto che lui fosse palesemente gay. Ultimamente quell’aspetto della sua vita era passato in secondo piano, non aveva tempo per le relazioni ed inoltre credeva fermamente che nessuno sano di mente avrebbe mai potuto accettare entrambe le sue identità. In fondo lui era Sebastian Smythe e The Flash, due entità del tutto differenti ma racchiuse nella stessa persona.

L’allarme di una macchina non troppo lontana lo riportò alla realtà e si ritrovò di nuovo proiettato nella sua stanza da letto; allo stomaco la strana sensazione di nausea come se fosse stato risucchiato attraverso un enorme buco nero. Le sue dita corsero tra quei fili castani sistemandoli nonostante fossero già in perfetto ordine. Quella specie di tic nervoso lo aiutava a placare i suoi turbamenti e se ci rifletteva bene non era in grado di stabilire con precisione quando avesse iniziato ad utilizzarlo come anti stress. In ogni caso decise che fosse meglio dormire e concedersi quel po’ di sonno che poteva permettersi.

E frattanto mentre il suo respiro diventava regolare ed il suo petto si alzava ed abbassava per incamerare aria, Sebastian non sapeva nemmeno lontanamente quanto quell’incontro con Harwood avrebbe sconvolto radicalmente sia la sua vita che quella dell’altro, ma lo avrebbe capito molto presto e forse quello in fondo era semplicemente il loro personale punto di partenza.












A/N

Quando la CW ha la brillante nonché azzeccata idea di scegliere Grant come protagonista di un’altra serie televisiva, io non posso far altro che inchinarmi al suo volere e seguire il mio folle istinto. Se poi ci aggiungiamo il mio amore viscerale per i The Script ed il loro nuovo singolo Superheroes, a cui è ispirato il titolo, diciamo che questo è il risultato. A parte qualche lieve cambiamento necessario, come l’ambientazione o alcuni piccoli eventi, in questa mini long ci sarà un Sebastian un po’ diverso dal solito ma comunque con lo stesso caratterino particolare. Non aggiungo altro se avete dubbi, domande, opinioni, suggerimenti o consigli non esitate a lasciarmi una recensione. Fa sempre piacere sentire l’opinione di chi legge quindi non abbiate timore io sono qui per questo. Vi lascio alla lettura!

P.s. Gli aggiornamenti dovrebbero essere regolari ogni mercoledì, ma qualora sorgano imprevisti improvvisi lascerò un avviso.

xoxo

Sara
  
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