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Autore: este    01/10/2014    4 recensioni
Della 4x14 e della pomiciata Klaine nella macchina conosciamo lo svolgimento e la fine.
Ma cosa è successo prima di quell'inquadratura?
Sicuramente, niente di tutto questo.
Forse.
(Con la partecipazione straordinaria dei CrissColfer)
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'My funny.. Klaine!'
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Alle baguette's girls and boy che riempiono le mie giornate di risate e perversione.
Vi adoro!


 




Febbraio era sempre stato il suo mese preferito.
Non per la festa degli innamorati in sé, o quello che rappresentava. Forse c’entrava molto Katy Perry, e le sue canzoni, e la persona che, in un modo o nell’altro, era diventato il suo Valentino.

Blaine sorrise, mentre si aggiustava il nodo alla cravatta, davanti allo specchio. Era da tanto tempo – troppo  tempo – che non prestava così tanta attenzione al suo aspetto. Era da tanto che non si vestiva, o preparava, per piacere a qualcuno.

Soprattutto se quel qualcuno era Kurt.

Kurt, che in quel momento si trovava a pochi chilometri da lui. Kurt, e la sua risata gentile e con i denti scoperti, che rendeva il mondo di Blaine un po’ migliore. Che gli mancava, tanto. Kurt e i suoi occhi color dell’oceano nei quali era bello perdersi, perché avrebbe sempre trovato il modo di tornare a riva, da lui.

Erano quasi quattro mesi che Kurt era uscito dalla sua vita – se di uscire si poteva parlare. Come se fosse possibile staccarsi davvero da qualcuno che è parte di te. Tre, da quando gli aveva dato la possibilità di mostrarsi di nuovo suo amico. Due, da quel Natale che era stato il regalo più bello della sua vita.

Blaine si mise la giacca, attento a non sgualcirla. Diede un’ultima occhiata allo specchio, mentre una forza più forte di lui lo incitava a mettersi in macchina il prima possibile, e volare in chiesa.

Là dove avrebbe rivisto lui.

Chissà, pensava Blaine mentre afferrava il cappotto e scendeva le scale a due a due, chissà come sarà tornare a respirare.


 
*
 


Kurt Hummel era nervoso.
Kurt Hummel era nervoso, e Kurt Hummel non poteva assolutamente essere nervoso.

E, assolutamente, Kurt Hummel non stava passando al setaccio quel parcheggio, scrutando ogni auto in arrivo e ogni persona che affollava il piccolo spiazzo davanti la chiesa.

Rachel lo guardava con un sorriso sornione sul volto. Kurt faceva del suo meglio per non prestarle attenzione – e per non risponderle male, perché non sarebbe stata carina una scenata made in Berry cinque minuti prima del matrimonio del suo professore.

Si passò la lingua sulle labbra improvvisamente secche. Non era assolutamente il caso di lasciarsi andare a un attacco di panico. Lui era Kurt Hummel, e poteva gestire il fatto che a breve avrebbe rivisto il suo ex ragazzo. E senza andare in iperventilazione.

Mentre era a metà del primo respiro profondo, una macchina familiare svoltò verso la chiesa, infilandosi nel parcheggio libero proprio vicino alla sua. I suoi occhi, immediatamente vigili, si rifiutavano di abbandonare il profilo dell’auto, mentre allungava il collo per poter scorgere subito i passeggeri nel momento in cui sarebbero scesi dalla vettura.

Riconobbe Tina, e la cosa lo sorprese un poco. Pensava che sarebbe arrivata con Mike, che avrebbero approfittato del momento per potersi rivedere. Ma le sue riflessioni furono subito rimpiazzate dalla vista di Blaine, che scese elegantemente dal lato del guidatore e, dopo aver dato il braccio a Tina, guardandosi intorno, iniziò a camminare verso di loro.

Blaine era bellissimo come una giornata di luglio. Kurt lo fissava attento e con gli occhi pieni di calore. Lasciò che lo sguardo vagasse sul suo viso, sui capelli sempre a posto e su quei suoi occhi di sole che sembravano aver assorbito la luce del mondo.

Era splendido. E stava sorridendo. Perché aveva visto lui.

Kurt non poté che sorridere di rimando. E non si sentì in colpa, nemmeno un po’.

“Ciao”, sussurrò Blaine una volta che l’ebbe raggiunto.
“Stai bene”, replicò Kurt, incapace di staccare lo sguardo dal suo. Era come se in quel momento esistessero solo loro, nessuna lontananza, nessun dolore, nessun passato di errori.
Solo loro, come doveva essere.

Le mani di Kurt bruciavano. Voleva toccarlo, ma non poteva. Voleva abbracciarlo, ma non poteva. E si malediva per questo.

Ma Blaine decise per entrambi. Con una mano tremante ma decisa gli sfiorò una spalla, coperta dal cappotto, e la tenne lì, semplicemente.

Kurt si avvicinò piano, il suo sguardo saettava dagli occhi alle labbra di Blaine senza il minimo controllo. Aprì la bocca per parlare e --





 
“Stoooooooooooooop!”
Chris e Darren fecero un balzo indietro, quasi spaventati. “Ma Ryan!”, si lagnò Darren, mentre Chris incrociava le braccia al petto con un sopracciglio alzato. “Noi stavamo quasi per..” disse, indicando convulsamente con un dito sé stesso e il suo co-protagonista.

“Si, lo so cosa stavate per fare. Quello che fate ogni santo giorno, ogni santa ora. Non mi piace così, bisogna cambiare la scena”, sbruffò il produttore, mentre si passava una mano tra i capelli prima di ricordarsene che non ne aveva.

“Cosa c’è che non ti piace?”, chise Chris, scettico. “Diciamo che non avevi un’idea così giusta da un bel po’ di tempo, Ryan. Senza offesa”.

“Non hai capito”, ribattè Ryan, mentre Darren continuava a lanciare sguardi affamati verso Chris. “Da questa scena dipende la mia vita. Ricevo minacce quotidiane dopo quella dannata 4x04 e i vostri satanici sostenitori mi hanno imposto di darvi una scena del genere, altrimenti mi friggeranno le chiappe sui carboni ardenti. E io ci tengo alle mie chiappe”, concluse, frustrato.

“Ma scusa! Stavamo per saltarci addosso, che altro vuoi?”, quasi urlò Darren, facendo voltare verso di loro buona parte delle comparse che sghignazzavano amabilmente.

“E’ tutto troppo angelico e puro. Voi non avete capito che razza di scellerati avete per fan. Tutta gente malata che pensa solo a quante volte al giorno ci date dentro. Scommetto che organizzano pure gruppi su Facebook in cui si divertono a scrivere questa serie nel modo in cui loro vorrebbero andasse. Per la precisione, con voi su un letto per trentanove minuti in un episodio di quaranta”, disse Ryan, concludendo soddisfatto la sua orazione.

“E quindi? Che facciamo ora?” gli chiese Chris, guardandolo decisamente male.

“Devo riscrivere la scena. Quindi, fuori dai piedi. Ci vediamo domani qui alla stessa ora. Andate a registrare il duetto, ora. Sciò”, concluse, correndo verso il suo trailer e il suo prezioso computer.

Chris e Darren rimasero a guardarlo allibiti, prima di mormorare “certo che una serie così bella potevano darla in mano a qualcuno meno complessato”.


 
 
 
 
Il giorno dopo ( o the day after, che fa più figo)..

“Ecco qua! Questo è il lavoro di una notte intera di sudore, lacrime e sangue. Mi aspetto che siate impeccabili. Ricordatevi delle mie chiappe”.

Chris e Darren sbuffarono in sincrono, prima di afferrare il copione e iniziare a studiarlo.
“Ma guarda cosa tocca fare, per portare a casa la pagnotta..”
 
 
 



C’è un momento, nella vita di tutti noi, in cui ci rendiamo conto di essere pronti per qualcosa di grande. Qualcosa che modificherà il corso della nostra esistenza, che rivoluzionerà il nostro essere, che cambierà il nostro credo.

Ci sono momenti in cui sono necessari risoluzione, coraggio, voglia di rischiare.

Quando Kurt Hummel aprì gli occhi, quel giorno di febbraio, si rese conto che anche per lui era arrivato quel grande momento. Il momento di dare una svolta alla sua vita, di prendere il toro per le corna, la palla al balzo e Blaine su qualunque superficie disponibile.

Sorrise amabilmente a quell’ultimo pensiero, mentre si aggiustava il papillon. Anzi più che sorriso, era un’adorabile risata satanica. Era un colpo basso mostrarsi al suo ex con il farfallino, Kurt lo sapeva, ma il senso di colpa svaniva in fretta mentre pregustava lo sguardo arrapato di Blaine squadrarlo da cima a fondo e da fondo e cima.

C’era da dire che Kurt non aveva programmato nulla. Certo, da quando era tornato da New York per il matrimonio del suo professore non passava giorno in cui cervello, cuore e altre parti del corpo non gli ricordassero costantemente BlaineBlaineBlaine. E lui aveva provato a comportarsi con raziocinio, ma quattro mesi di astinenza forzata e un ragazzo fantoccio che sembrava uscito dai peggiori bar di Caracas avrebbero reso anche San Francesco un peccatore.

E lui era ateo.

Comunque, al cuor non si comanda, diceva qualcuno, e Kurt si era reso conto di non poter comandare più a lungo anche altro. In un certo senso, sapeva che sarebbe stato inevitabile dare libero sfogo ai suoi più bassi istinti animali una volta che avrebbe intercettato uno splendente Blaine Anderson in abito da cerimonia, che, puppy eyes quanto volete, quando ci si metteva sapeva essere uno strafigo di quelli che rompevano il culo ai passeri.   

Il suo sorriso si allargò, mentre finiva di prepararsi e si rimirava attentamente allo specchio. D’altra parte non è che gli ci volesse molto, per essere attraente. Men che meno per Blaine, che gli sarebbe zompato addosso anche se avesse indossato i sandali con i calzini al polpaccio.

L’anti-sesso per eccellenza.

Kurt sorrise al nuovo giorno. Nulla avrebbe ostacolato i suoi piani. Nessuno si sarebbe messo in mezzo tra lui  e il bel fondoschiena marchio di fabbrica degli Anderson. Nulla.


 
*


 
Certo, non aveva calcolato aa cinese.

Che Tina a Kurt stava pure simpatica, un tempo. Però, porca pannocchia, sto fatto che si fosse attaccata a Blaine come il muschio sugli alberi per indicare il nord non è che lo facesse esplodere di gioia. E, come se non bastasse, rimaneva ancorata al suo braccio come se da questo dipendesse un suo futuro senza rughe. Kurt aveva provato di tutto. A fargli uno sgambetto, a indicargli un asino che volava (anche se lì si stava quasi per voltare davvero), a farle rimorchiare il sagrestano.

Nulla.

Mannaggia al pero, pensò Kurt tra sé e sé. Ma che ho fatto di male nella mia vita precedente per meritarmi tutto questo? Maltrattavo cuccioli di cane? Ero un omicida? Accostavo il blu al marrone?

E dire che ce l’aveva quasi fatta. Era riuscito a trascinare via Blaine dal resto del gruppo. Era riuscito a portarlo nel parchetto antistante la chiesa senza dare troppo nell’occhio. E Blaine aveva capito abbastanza in fretta l’antifona e stava per avventarglisi contro come un padre fondatore sul tacchino nel giorno del Ringraziamento. Ma ecco che, poco prima che le loro bocche iniziassero a fare quello per cui erano pagate, aa cinese era spuntata da dietro a un cespuglio – gli mancavano solo le manie da voyeurista, mormorava Kurt scazzatissimo – e li aveva ricondotti dai loro amici.

Kurt era a un tanto così dal prenderla per i capelli e attaccarla alle campane lì sulla torretta della chiesa, ma si trattenne con coraggio.

La giornata è giovane. E la notte non ne parliamo proprio.

Rassegnato a dover aspettare un momento più propizio per dare io via alla loro sessione di aerobica. Kurt iniziò ad avviarsi mogio mogio in chiesa quando, all’improvviso, si sentì bloccato per la vita e trascinato dietro una delle colonne vicino all’entrata. Il respiro di Blaine nell’orecchio era sufficiente a farlo restare zitto e muto e in procinto di gettarsi per terra a ringraziare la Madonna per la grazia che gli era stata concessa.

Lanciò uno sguardo tra l’omicida e il sadico a Tina che, accortasi della loro assenza, stava per tornare indietro a cercarli quando Rachel, spazientita, la prese per il vestito e la trascinò dentro.

1 a 0 per me, stronzetta, pensò Kurt allegramente.

“Io e te abbiamo una conversazione in sospeso” sussurrò Blaine molto lascivamente, mentre lo conduceva verso il parcheggio. Si fermarono vicino alla macchina di Kurt.
Fosse stato per loro, ci avrebbero dato dentro in mezzo alla strada.

“Mmmh”, mormorò Kurt in risposta, facendo scorrere le sue mani sulla cravatta di Blaine. “Forse dovresti rinfrescarmi la memoria”.

“Avevi in mente qualcosa?”, disse l’altro con il tono più basso che possedeva.

Kurt gli avrebbe insegnato chi era a comandare. Garantito.

Aprì la portiera e spinse Blaine con malagrazia sui sedili posteriori, e poi gli si acciambellò sopra guardandolo appassionatamente.


 
Facciamo che ti smonto e ti rimonto come una cassettiera dell’Ikea”.
 
 
 
 



Poi furono interrotti, ancora, ma questa è un’altra storia.



 
nda: Nessuna Tina è stata maltrattata durante la stesura di questa storia.
   
 
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