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Autore: vale ronron    02/10/2014    1 recensioni
ATTENZIONE: (SPOILER). In questa storia vi racconterò come secondo il mio parere abbiano proseguito la loro vita Katniss e Peeta dopo la guerra. Ecco a voi una frase tratta dal testo: Con l’aiuto di Peeta riuscì pian piano a dare un valore alle mie giornate, infatti, reagivo e andavo avanti nonostante il dolore e la sofferenza mi
opprimessero il cuore.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Le giornate trascorrevano lentamente al dodici, il distretto, come il bosco in primavera, si stava risvegliando pian piano dalle ceneri e dalla distruzione ripopolandosi di abitanti. Gli spazzi di terra, prima ricoperte di ceneri e ossa di persone rimaste vittime del bombardamento, erano state coltivate da piante commestibili. La prima fabbrica post guerra era stata aperta e i primi farmacisti e operai erano stati assunti, era stata costruita anche una struttura per accogliere i bambini orfani del dodici sopravissuti, inoltre una nuova scuola stava per essere ricostruita. Ogni cosa della casa nel Villaggio dei Vincitori in cui vivevo mi ricordava Prim, soprattutto quel suo gattaccio, Ranuncolo.  Tuttavia quest’ultimo era ormai diventato la mia ombra, mi seguiva ovunque, dormivamo persino insieme nel lettone, finché Peeta un giorno tornò con una cesta con una coperta con delle graziose primule disegnate sopra e, la piazzò ai piedi del letto, e fu così che da quella sera invece di avere Ranuncolo a soffiarmi sul volto ebbi le braccia di Peeta a riscaldarmi, consolarmi e a proteggermi dagli incubi e dai brutti pensieri. Con l’aiuto di Peeta riuscì pian piano a dare un valore alle mie giornate, infatti, reagivo e andavo avanti nonostante il dolore e la sofferenza mi opprimessero il cuore. La mattina ci alzavamo entrambi all’alba, io mi recavo a caccia e Peeta andava ad aiutare i due ragazzi, incaricati e pagati da lui stesso con i soldi rimasti dalla vittoria del primo Hunger Games, a rimettere su un panificio con i materiali che ricevevamo dai treni di Capitol City. In assenza del forno, Peeta momentaneamente sfornava pagnotte e focaccine dai forni delle nostre due case e da quello di Haymitch, e lo rivendeva a basso costo o lo barattava o regalava alla povera gente che non aveva ancora nulla. Io invece vagavo per i boschi col mio fedele arco munito di frecce e dopo essermi fatta una nuotata al lago, portavo la selvaggina recuperata a Sae la Zozza che aveva trovato posto come cuoca nella struttura di accoglienza che Capitol City aveva tirato su per accogliere momentaneamente i residenti del  dodici tornati al distretto  senza ancora una casa, inoltre, se la caccia era stata rigogliosa rifornivo anche la macelleria del distretto . A pranzo tornavo a casa e ogni san giorno trovavo la cucina sotto sopra, piena di farina e di attrezzi sporchi, ricordo ancora il primo giorno in cui la trovai in quello stato. Era la prima notte in cui Peeta si era trasferito definitivamente da me, la famosa notte della cesta, ovviamente gli incubi mi assalirono nonostante la sua presenza, infatti, mi fecero svegliare con un urlo disumano, tuttavia fu più facile combatterli riaddormentandomi abbracciata e coccolata da Peeta. Al mattino dalla finestra rigorosamente aperta, causa presenza Peeta, i raggi del sole m’illuminarono il viso, svegliandomi. Ancora con le palpebre chiuse, mi rigirai dall’altro lato del letto e allungai un braccio convinta di trovarlo accanto a me. Tuttavia nell’istante in cui la mia mano sfiorò solamente il lenzuolo, entrai in panico e una paura folle mi fece sbarrare gli occhi. Solo un motivo avrebbe spinto Peeta ad allontanarsi da me prima del mio risveglio, uno dei suoi attacchi da ibrido. Di scatto mi alzai e cercai di urlare il suo nome, ma al solo pensiero di un suo abbandono, il terrore mi paralizzò le corde vocali, e per un istante non riuscì nemmeno a respirare. Poi In un momento di  lucidità pensai che, qualunque cosa lo avesse allontanato da me,lo avrei riportato indietro anche contro la sua volontà, perché ormai Peeta per me era puro ossigeno, senza di lui non avrei più potuto vivere. Così raccolsi tutte le mie forze e corsi di sotto, arrivata negli ultimi scalini, quasi inciampai quando fui colpita da un’ondata di profumo di pane appena sfornato. Lo stesso profumo del mio ragazzo del pane. Un po’ più sollevata, ma ancora timorosa mi feci trasportare dalla dolce fragranza fin quando mi ritrovai su l’uscio della cucina e fu lì che una volta riacquistata del tutto lucidità, mi domandai che diamine fosse capitato alla mia cucina.
 

È la mia prima fan fiction su Hunger Games, mi piacerebbe tanto avere la vostra opinione, fatemi sapere se vi piace, se avrò qualche recensione, la continuerò, ovviamente son ben accetti sia suggerimenti sia idee ma accetterò anche le vostre critiche se ce ne saranno bisogno :D
 

 
  
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