CAPITOLO 31 – THANOS
(Emilie)
- Domani è il gran giorno. -
Una risata feroce.
Il buio.
Mi svegliai di soprassalto, reprimendo un urlo di panico. “Cazzo, ma la pillola di Bruce l’ho presa, ne sono sicura!” Controllai per scaramanzia la scatolina: una, due, tre pillole erano rimaste al suo interno. Prima di andare a dormire erano quattro. Ne ero più che certa!
- L’hai sentito anche tu, vero? -
Mi girai di scatto, la flebile voce di Loki, in quell’attimo di panico, mi aveva spaventata. Annuii. Dunque ormai anche il rimedio del dottor Banner era diventato inutile. Thanos si stava avvicinando.
Ricaddi sul letto con un sospiro e cercai conforto fra le braccia di Loki, rintanando la testa nell’incavo della sua scapola, posandogli una mano sul freddo petto nudo e avvinghiandomi a lui con una gamba.
- La piccola spia impavida ha paura, vedo. - cercò di sdrammatizzare.
- Non fare lo stronzo e limitati ad abbracciarmi. – lo rimbeccai.
La sua stretta si fece più decisa, confortevole. Il malvagio Dio degli Inganni che consola un’agente dello S.H.I.E.L.D.: sembravamo la personificazione di un colmo.
- Dovremmo avvertire gli altri. – osservai.
Loki mi posò un bacio fra i capelli, era così tremendamente tenero quando voleva. Come era possibile che qualcuno gli avesse instillato una tale voglia di distruzione?
Evil isn’t born: it’s made. Quella citazione era praticamente cucita addosso a Loki.
- Gli altri possono aspettare ancora un po’. – esordì lui infine.
- Ma.. – provai a protestare.
Loki posò un dito sulle mie labbra per zittirmi. – Appena ti sarai ripresa andremo a svegliare quel simpaticone che vi coordina. Fino ad allora, non ti permetterò di schiodarti da qui. –
Mi accorsi solo in quel momento di stare tremando.
(Loki)
Ancora mi faceva strano prendermi cura di quella fragile creatura che era la figlia di Barton e della Romanoff. Ancora non riuscivo a credere che fosse in grado di tirare fuori il meglio di me, nascosto sotto infiniti strati di odio, rancore, dolore e desiderio di vendetta. Non capivo appieno cosa la spingesse e farmi dono della sua più totale fiducia, a me che più di tutti ero inaffidabile per ovvi motivi. Eppure eccola a rintanarsi nel mio abbraccio, per lei così confortevole.
Emilie mi stava cambiando. Anzi, lo aveva già fatto e quasi non me ne ero reso conto!
Sentii finalmente il suo corpo rilassarsi, smettere di tremare e infine abbandonarsi completamente a quella tranquillità appena riguadagnata.
- Direi che ora mi sono calmata a sufficienza. – esordì Emy.
La caparbietà era sicuramente uno dei punti forti del suo carattere indomito.
Fece per alzarsi ma la costrinsi a stare giù ancora un attimo, il tempo di farmi lanciare un’occhiata mezza minacciosa e mezza stupita, prima di baciarla.
- Ora possiamo andare. – mi sentii in dovere di puntualizzare.
Ci alzammo, indossammo i primi vestiti a caso e ci fiondammo nella stanza del monocolo.
Ovviamente non fu contento di vederci, c’era da aspettarselo. Alle tre passate del mattino, venir svegliati da un incessante bussare, aprire la porta e ritrovarsi davanti.. beh, me.. non avrei saputo discernere se quello più fortunato fossi io, ancora vivo, o lui, a cui non era preso un infarto.
- Avete una seppur minima idea di che ore siano per caso? – chiese con voce arrochita dal sonno.
- Generale, siamo in pericolo: Thanos arriverà fra molto poco. Oggi o domani. – rispose trafelata Emy.
- Di che diavolo sta parlando, agente Barton? – domandò con tono palesemente allarmato.
Emilie esitò un istante.
- Credo sia meglio chiamare tutti per metterli al corrente del problema. – proposi.
Ovviamente Fury mi fulminò con l’occhio sano. – Chiederò un tuo parere quando lo vorrò Loki. –
- Potrebbe essere un buon momento farlo: saprà di certo che Thanos può entrare nelle nostre menti. – cominciò titubante Emy indicando me e lei con un gesto della mano.
Fury si limitò ad alzare un sopracciglio, un muto gesto per invitarla a continuare.
- Poco fa lo ha fatto di nuovo. Diceva che domani sarebbe stato il gran giorno. E, generale, il dottor Banner mi fornisce una specie di medicina per contrastare la telepatia di Thanos, ma questa notte non ha funzionato. Non era mai successo, mai! E ha detto le stesse identiche cose anche a Loki. Ci siamo svegliati nel medesimo istante in effetti. – concluse con voce pensierosa.
- E’ vero, Loki? Ha parlato anche con te? – wow, me lo stava chiedendo davvero?
- Si. E mi ha riferito lo stesso messaggio. Se permette, suggerirei di essere celeri nel convocare una riunione di emergenza. –
Non rispose, ma il suo sguardo valeva mille parole. Chiuse la porta non prima di aver scandito due semplici parole: quindici minuti.
Fece in tempo a spuntare l’alba, e il sole descrisse un buon pezzo della sua traiettoria nel cielo, prima che quel branco di idioti si decidesse a stilare un piano. Emilie e Thor avevano continuato ad insistere fino allo sfinimento che io utilizzassi i miei poteri, così alla fine avevano ceduto praticamente tutti; se non altro per far smettere le loro lamentele e proteste.
Appurato quanto andava fatto, chiamammo a raccolta i pochi che ancora mancavano e decidemmo un punto di ritrovo in Central Park.
Giunti sul posto, ci disponemmo all’attesa.