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Autore: marthiachan    02/10/2014    6 recensioni
L'evoluzione del rapporto tra Sherlock e Molly vista attraverso gli occhi degli altri personaggi.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Molly Hooper, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Hello!
È da tanto che non pubblico una Sherlolly, ma non perché abbia abbandonato questa ship.
È stata un po' colpa della mia ispirazione ballerina, e un po' di altri progetti che hanno occupato il mio tempo.
Anyway, eccomi con una Sherlolly, un po' diversa dalle altre. O almeno credo.
In questa fic vedremo l'evolversi della relazione tra Sherlock e Molly attraverso gli occhi degli altri personaggi, che cambieranno a ogni capitolo. E poi, come ultimo, avremo il punto di vista dei nostri amatissimi protagonisti.
Da questo il titolo della fic.
È una cosa che mi ronzava in testa da un po', ma ci ho messo del tempo per raccogliere le idee e buttare giù la storia nero su bianco.
Spero che questo “esperimento” vi piaccia.
Buona lettura.
 
 
 
 
 
From every point of view
 
 
Mycroft e Anthea
 
 
“Anthea, puoi venire un attimo, per favore?” chiamò la voce senza inflessione dall'interfono.
“Arrivo, Sir.”
Senza indugiare, la donna si alzò e raggiunse l'ufficio del suo capo.
Mycroft Holmes era seduto alla sua scrivania e stava riponendo dei documenti in una cartella.
“Accomodati, mia cara.” la invitò lui con un gesto della mano e un sorriso. “Ho bisogno che tu mi faccia un favore... personale.”
“Certo, Sir. Di cosa si tratta?”
“Vorrei che parlassi con la Dottoressa Hooper.”
“In merito a cosa?”
“Mio fratello. Dovresti scoprire perché ha passato le ultime tre notti con lui a Baker Street.”
Anthea spalancò gli occhi per la sorpresa e poi scoppiò a ridere, guadagnandosi un'occhiataccia da parte del suo capo.
“Scusi, Sir, ma il perché mi sembra abbastanza ovvio.”
“Si tratta di mio fratello, non c'è niente di ovvio.”
“Probabilmente questo è vero, ma a volte la verità è molto semplice, Sir.”
“Non sono in vena di filosofeggiare, mia cara. Desidero solo che tu faccia una chiacchierata con la Dottoressa. Qualche confidenza tra donne, non dovrebbe essere un problema per te.”
La donna sospirò e sorrise.
“Non è un problema, ovviamente, Sir.” spiegò lei alzando le spalle. “Solo mi chiedo come mai desideri saperlo.”
“Lo sai che mi preoccupo per lui.”
“Preoccuparsi? È questo il termine appropriato in questo caso?” ironizzò lei scuotendo la testa.
“Anthea, cosa vorresti insinuare?”
“Nulla, Sir. Nulla. Parlerò con la Dottoressa Hooper.”
 
Si diresse con passo deciso verso il laboratorio e bussò. Non attese risposta ed entrò.
“Buongiorno, Dottoressa Hooper.”
“Oh. Buongiorno Anthea.” Replicò la patologa con aria sorpresa. “Come mai sei qui? È successo qualcosa?”
“No, Doc. Semplicemente sono venuta a offrirti un tea e a fare due chiacchiere fra donne.”
“Oh, d’accordo. Suppongo di potermi prendere una pausa.”
“Bene, prendi la giacca.”
“La giacca?”
“Certo, non ho intenzione di bere quella brodaglia della caffetteria. Ti porto a prendere un vero tea.” Annunciò la donna con un sorriso mentre usciva dal laboratorio.
La patologa sorrise e annuì, seguendola.
 
Mezzora dopo erano sedute in una deliziosa sala da tea poco distante dal centro. Era evidente che Molly si sentisse a disagio per i suoi abiti da lavoro così dimessi in confronto con l’ambiente circostante, ma era anche entusiasta di essere lì.
Earl Grey per me.” Ordinò a un giovane cameriere.
“Per me il solito, Carl.” Disse invece Anthea sorridendo al ragazzo e facendolo arrossire.
“Vieni spesso qui?” chiese la patologa non appena furono nuovamente sole.
“Sì, mi piace ogni tanto stare qui a rilassarmi. Inoltre, fanno degli scones deliziosi.” Confessò con tono cospiratore che fece sorridere la sua compagna. “Allora, Doc...”
“Ti prego, non chiamarmi così. Io sono solo Molly.”
“D’accordo, Molly.” Acconsentì l’altra con complicità. “Cosa sta succedendo tra te e Mr Sherlock Holmes?”
Anthea vide l’altra donna impallidire e poi arrossire violentemente e si compiacque di averla presa alla sprovvista.
“Niente... Davvero, niente. Come... Cosa ti fa pensare che io e... Io e Sherlock...”
“La tua reazione e il tuo balbettare sarebbero già sufficienti, mia cara, ma ho anche delle prove tangibili. Gli informatori di Mr Holmes riferiscono che hai passato le ultime tre notti lì... Quindi, dimmi, cosa c’è fra voi? È solo sesso o qualcosa di più?”
“Noi non... Non abbiamo mai... Non è come può sembrare.”
“E allora di cosa si tratta?”
“Ecco... Sherlock mi ha chiesto se posso fargli compagnia per cena, quando non lavoro. Penso si senta solo da quando John non ha più tanto tempo da dedicargli. Parliamo sino a tardi e allora non vuole che prenda il taxi a quell’ora. Mi ha offerto l’ex camera di John nelle scorse tre notti. L’indomani mattina abbiamo fatto colazione insieme e poi sono andata a casa a cambiarmi prima di venire a lavoro. È tutto.”
“Nient’altro?”
“No, nient’altro.”
“Accidenti, Mycroft aveva ragione...” mormorò Anthea alzando gli occhi al cielo.
“Non capisco.”
“Mr Holmes mi ha chiesto di parlarti per sapere se ci fosse qualcosa tra te e suo fratello. Dice di essere preoccupato per lui... Io gli ho detto che se voi avevate una relazione non aveva motivo di farlo, ma lui non era convinto di questo e, accidenti a lui, aveva ragione. Mai scommettere contro quell’uomo...”
In quel momento il cameriere le interruppe portando due teiere e il necessario per un Afternoon Tea con i fiocchi.
“Grazie, Carl.” Lo ringraziò Anthea con un grande sorriso a cui il ragazzo rispose con un breve inchino prima di allontanarsi imbarazzato.
“Dunque, vediamo se ho capito.” Proseguì poi rivolta a Molly mentre si versava una tazza di tea profumato. “Tu ceni con lui, parlate sino a tardi, passi la notte in casa sua e fate colazione insieme... e poi tu te ne vai come se niente fosse?”
“Perché? Cosa dovrei fare?” si sorprese la patologa mentre aggiungeva un po’ di latte al suo tea.
“Molly, quell’uomo ti vuole e tu vai via senza nemmeno fargli capire che ha il tuo permesso di fare la prima mossa?”
“Non... Lui non mi vuole... non così...”
“Mia cara, se non ti vuole perché ti avrebbe chiesto di andare da lui a cena?” domandò con malizia. “E scommetto che ti lascia parlare e ti ascolta con attenzione.”
“Ecco, sì, ma solo perché parliamo di argomenti scientifici...”
“E quando mai un uomo, soprattutto uno arrogante e saputello come Sherlock Holmes, rimarrebbe in silenzio ad ascoltare qualcun altro?” fece una pausa a effetto e poi si avvicinò leggermente alla sua compagna. “Te lo dico io. Quando vuole fare sesso.”
Molly sussultò, rischiando di fare cadere l’intero contenuto della sua tazza, e arrossì nuovamente.
“No, no, ti sbagli... Non può essere... Sherlock non è così...” balbettò nervosamente.
“Molly, ascoltami. È un uomo. Certo, un uomo speciale, ma pur sempre un uomo.”
“Lui non è interessato a me... in quel modo. Ne sono certa. Ci conosciamo da tanti anni... Lo saprei.”
“Va bene, cara. Non voglio insistere, ma promettimi che, la prossima volta che andrai a casa sua, farai una cosa per me.”
“Che cosa?”
“Ti ha chiesto di andare anche stasera, vero?” chiese prima Anthea prendendo tempo.
“Ehm, sì. Mi ha scritto prima per averne la conferma, ma solo per sapere se doveva chiedere a Mrs. Hudson di cucinare anche per me...”
“Ottima scusa.” commentò divertita l’altra. “Comunque, stasera, quando sarete soli e durante la cena parlerete di affascinanti argomenti scientifici, voglio che tu sfrutti ogni occasione per toccarlo.”
Toccarlo?”
“Sì, Molly! Toccarlo! Non dirmi che non lo hai mai fatto...”
“No, è solo che...”
“Ascolta, non è difficile. Siete a tavola e parlate e tu, con fare casuale, metti la tua mano sulla sua, così.” Illustrò mostrandole come fosse semplice quel gesto. “Oppure, se ti sembra triste, gli metti una mano sulla spalla con fare comprensivo. E, dopo cena, sia che ti inviti a restare, sia che tu torni a casa tua, voglio che gli auguri la buonanotte con un abbraccio e un bacio sulla guancia.”
“Anthea, non credo che lui apprezzerebbe...”
“Non lo sai sinché non provi. E, fidati, gli piacerà. Lo renderà consapevole di quello che si perde e lo spingerà a fare qualcosa al riguardo.”
“Non penso che sarei naturale...”
“Fallo a modo tuo, allora, ma promettimi che ci proverai.”
“Io... D’accordo.”
Anthea la ripagò con un sorriso d’incoraggiamento.
“Tu hai fatto così con Mycroft Holmes?”
La domanda la colse di sorpresa ma si riprese immediatamente.
“Non sono interessata a Mr Holmes in quel modo.”
“Davvero? Il modo in cui lo guardi mi aveva fatto credere che...”
“È il mio lavoro, Molly. Devo farlo contento, compiacerlo, farlo sentire amato, ma non significa nulla.”
“Non gli sei nemmeno affezionata?”
“Certo, ormai lavoro con lui da tanti anni, ma non c’è niente di più.”
“Oh, questo è molto triste.”
“Perché?”
“Perché allora significa che Mycroft Holmes è così solo come sembra.”
Anthea si irrigidì leggermente e poi sorrise, cercando di dissimulare le sue emozioni.
“Non preoccuparti, cara. Sa badare a se stesso.” La rassicurò. “Bene, ora dimmi, questi sono o non sono i migliori scones del mondo?” chiese infine cambiando discorso.
 
Mycroft guardò l’orologio e, puntuale come ogni giorno, conservò i documenti a cui stava lavorando, indossò il cappotto e afferrò l’ombrello poco prima di uscire dal suo ufficio.
Anthea era lì ad attenderlo, pronta a seguirlo, e in pochi minuti erano seduti nell’elegante berlina che li avrebbe portati alle loro case.
“Ho parlato con la Dottoressa Hooper.” Esordì la sua assistente personale pur continuando a digitare sul suo blackberry.
“Dunque?”
“Non c’è nessuno sviluppo sentimentale. Per ora.”
“Spiegati meglio.”
“Suo fratello invita regolarmente Molly a cena a casa sua e poi, con la scusa che è troppo tardi per prendere il taxi, la invita a sfruttare l’ex stanza del Dottor Watson.”
“Contorto. Tipico di mio fratello.”
“Comunque, credo che presto qualcosa cambierà.”
“E cosa te lo fa credere?”
“Le ho consigliato di farsi avanti discretamente.”
“Non è quello che ti avevo chiesto di fare.”
La donna alzò il viso e lo guardò negli occhi con sicurezza.
“Lei mi ha chiesto di scambiare delle confidenze con Molly Hooper e di scoprire cosa facesse a casa di suo fratello, ma non ha specificato in cosa dovevano consistere quelle confidenze, quindi ho agito come ho creduto opportuno.”
Incapace di ribattere, Mycroft semplicemente annuì e poi si voltò verso il finestrino.
“Credi che funzionerà?”
“Suo fratello non aspetta altro. Altrimenti perché invitarla a stare da lui così spesso?” Rispose lei con un sorriso malizioso. “È evidente che lui la vuole.”
“Ne sei così sicura?”
“Certo. So cosa significa non avere il coraggio di farsi avanti con la persona che si ama.”
A quelle parole, Mycroft si voltò a osservare la sua assistente e la vide guardare con tristezza fuori dal finestrino. Sentì una fitta al petto per il desiderio che provava di abbracciarla e fare il necessario per renderla felice.
Fece un sospiro per ritrovare la lucidità e poi abbassò il finestrino che li divideva dall’autista per ordinargli di fare una deviazione a Baker Street.
“Vuole andarci ora, Sir?”
“Sì, devo parlare con mio fratello prima che veda nuovamente la Dottoressa Hooper, per il bene di entrambi.”
Lo sguardo di Anthea si fece preoccupato ma non commentò, semplicemente tornò a lavorare sul suo blackberry.
 
Mrs. Hudson gli aveva aperto la porta gentilmente, come sempre, e aveva salito le scale lentamente, con il suono del violino che lo raggiungeva sempre più alto a ogni scalino.
Non lo avrebbe mai ammesso con nessuno al mondo, ma invidiava il talento di suo fratello per la musica. In realtà, erano tante le cose che gli invidiava, ma sarebbe morto piuttosto che dargli una simile soddisfazione.
Arrivò al primo piano e rimase sull’uscio a osservarlo. In piedi di fronte alla finestra, con indosso la sua vestaglia preferita, suonava con incredibile passione, annullando tutto ciò che lo circondava. Non era certo la prima volta che lo vedeva, ma era sempre bello ammirarlo in quei momenti. Era come rivedere in lui il bambino testardo che aveva digiunato per tre giorni per convincere i genitori a comprargli un violino. Molto prima che iniziasse a interessarsi ad altri passatempi più pericolosi.
Nel frattempo, la melodia era finita e, subito dopo l’ultima nota, Sherlock rimase immobile sino a che le corde non smisero di vibrare, come se anche lui facesse parte dello strumento.
“A cosa devo il dispiacere, Mycroft?” lo interrogò poco prima di voltarsi e rivolgergli uno dei suoi sguardi impertinenti.
“Buonasera anche a te, fratellino.”
“Non ho intenzione di accettare casi da parte del Governo, quindi puoi anche tornare da dove sei venuto.”
“Non sono qui per questo.” Spiegò il maggiore degli Holmes sedendosi nella poltrona che tutti ormai consideravano di John. “Sono qui per un motivo più personale.”
“Non accetterò casi neanche da parte tua.”
“Non si tratta di lavoro.”
“E allora cosa può spingerti a interrompere i tuoi loschi intrighi per venire qui a parlare con me?”
Molly Hooper.”
La faccia di Sherlock Holmes impallidì, con un espressione sorpresa e, apparentemente, spaventata. Infine, fece un sorriso infastidito e si sedette di fronte al fratello con sguardo di sfida.
“Lasciala in pace.”
“Non le torcerò un capello, se è questo che ti preoccupa. Sono solo curioso di sapere cosa sta succedendo.”
“Sai, Mycroft, dovresti preoccuparti di avere una vita tua invece di perdere tempo a ficcare il naso nella mia.”
“Mi fraintendi. Non mi importa della tua vita privata. Voglio solo sapere se le tue intenzioni con la Dottoressa Hooper sono sincere o se la stai sottoponendo a qualche crudele esperimento.”
“Hai sempre avuto una pessima opinione di me, fratello.” Commentò il più giovane sbuffando. “Non le farei mai del male.”
“Quindi il tuo interesse nei suoi confronti è del tutto sincero?”
Sherlock strinse le labbra, chiaramente intenzionato a non rispondere a domande così esplicite.
“Come preferisci.” Replicò con un sospiro Mycroft rialzandosi per uscire dall’appartamento.
“Perché ti interessi del mio rapporto con Molly Hooper?”
“Perché tu tieni a lei, fratello. È evidente. Volevo solo assicurarmi che non stessi facendo qualche sciocchezza che ti avrebbe portato a rovinare la vostra relazione. So che ne soffriresti enormemente.”
Ancora silenzio da parte del più giovane.
“Ora è meglio che vada.” Concluse congedandosi, ma prima che potesse fare un passo fu fermato dalla voce di suo fratello.
“Non tenti di convincermi a smettere di vederla?”
“Perché dovrei? Ho la massima stima per la Dottoressa Hooper.”
Così dicendo scese le scale e uscì dal 221b, rientrando in auto. Anthea era lì ad attenderlo con aria ansiosa.
“Come è andata, Sir?”
“Come mi aspettavo.”
“Dunque... Suo fratello smetterà di vedere Molly Hooper?”
“Non vedo perché dovrebbe.”
“Non glielo ha imposto lei?”
Imposto? Mio fratello non farebbe mai nulla di imposto da me. Inoltre non vedo perché. Ho molto rispetto per la Dottoressa Hooper. È intelligente e leale. Ed è l’unica che sopporta quello sciocco di mio fratello. Se c’è qualcuno che può migliorare il suo carattere, è proprio lei.”
“Ma io credevo che... Che volesse separarli.”
“Anche tu, come mio fratello, hai una pessima opinione di me, mia cara. Non lo credevo possibile.” Commentò con un moto di delusione. “Non capisco perché pensiate che sarei così crudele.”
“Mi dispiace, Sir. Devo aver frainteso.” Si scusò la sua assistente abbassando lo sguardo e nascondendo un sorriso sollevato.
Mycroft non rispose e si voltò verso il finestrino.
   
 
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