A Raven Cullen, con tutto il mio affetto.
Solo per il tempo di un ricordo
Fudou
arricciò il naso dopo l’ennesima borsata in faccia
ricevuta in quello stretto
scompartimento del metrò.
Si massaggiò il punto dolorante maledicendo fra i
denti la signora che neanche si era fermata a chiedere scusa.
Reclinò indietro il capo, cercando di concentrarsi solo
sulla musica che
sentiva attraverso gli auricolari. Presto sarebbe arrivato, mancavano
solo
altre tre fermate e sarebbe potuto scendere.
Quando odiava i metrò. Quanto odiava le grandi
città. E soprattutto quando
odiava il dover convivere con entrambe le cose.
“Bah…” bofonchiò a denti
stretti, chiudendo gli occhi cangianti e affaticati:
“Che razza di vita…”
Rika
correva per le affollatissime vie del centro, il
viso affondato in una sciarpa calda e tanta tranquilla fretta negli
occhi.
Amava andare con le amiche in giro a far compere, soprattutto in quel
periodo
freddo dell’anno: si distraeva e tornava a casa
più serenamente.
Quel giorno
però si era intrattenuta più del previsto,
così ora correva in cerca del
sottopassaggio della stazione.
Ridacchiò nervosamente, non aveva affatto un buon senso
dell’orientamento.
Touko la criticava sempre per questo, le diceva che se un giorno si
fosse persa
non avrebbe neanche saputo dire dove stava andando.
In verità lei desiderava
perdersi, ma per davvero. Smarrire
completamente la via del ritorno, vagare alla cieca senza
più un punto di
riferimento… Aveva quel desiderio, ma forse dietro a quella
fantasia, c’era
semplicemente il bisogno di essere trovata. O ritrovata.
{Lei di
corsa salì quando arrivò l'ultimo
metrò
C'era lui seduto lì
nei suoi occhi precipitò.
Tutto il resto sparì
ed in quell'attimo a lui sembrò che la fatalità
passasse di là
con la velocità di quel treno che attraversa la
città.
Trovò
il sottopassaggio appena in tempo, obliterò il
biglietto e si fiondò dentro le porte del treno sotterraneo.
“Ce l’ho fatta!” sorrise, stringendo a
sé la borsa e guardandosi attorno.
Il vagone era gremito di gente, come al solito: non c’era da
aspettarsi di meno
all’ora di punta. Si fece largo fra borse e cappotti cercando
di afferrarsi a qualcosa di
stabile.
Ad un certo punto sentì il terreno mancarle sotto i piedi,
si rovesciò in
avanti: ma prima che cascasse a terra una mano le afferrò il
braccio e la
resse.
Imbarazzatissima e piena di vergogna, alzò lo sguardo:
-S-Scusi, sono proprio
sbadata… Devo essere… - le mancò il
fiato. Conosceva quegli occhi. –…
Inciampata.-
{Lui la vide
e pensò che fosse un angelo sceso giù
fino a quell'ultimo metrò per volare con lui più
su.
Fotogrammi di un film dove correva la fantasia
e con lei immaginò di andarsene via.
“Siamo
arrivati ad un’altra fermata. Meno una.
Ora ne mancano altre due.”
Akio aprì pigramente un occhio, le luci dentro i vagoni
erano troppo intense,
lo disturbavano.
Era entrata altra gente, come sarebbe riuscito ad alzarsi in piedi per
scendere
proprio non ne aveva idea. Si portò un braccio dietro la
testa, un auricolare
sfuggì dall’orecchio.
In quel momento sentì un gran trambusto, una cascata di
capelli azzurri venne
avanti e lui non si tirò indietro.
L’afferrò, incontrando due occhi perlacei ed
imbarazzati.
Sorrise. – Ciao.-
-Ciao.-
Rimasero fermi così, uno negli occhi dell’altra.
E Fudou pensò soltanto che, se la sorte lo odiava, lui per
ripicca l’avrebbe
amata per avergli fatto uno sgarbo simile.
Perché quella davanti a lui era Rika Urabe, impacciata e
bellissima come
sempre.
{Poco tempo
passò tra una stazione e una galleria
gli occhi con gli occhi lei gli rubò e in un lampo li
portò via.
Il treno
sembrò volare mentre i due giovani rimasero così,
a fissarsi negli occhi,
immobili dentro il ricordo di un sogno.
Ciao, ti
ricordi di me?
… Io sono
quello che in gita alle superiori è entrato di soppiatto
nella tua stanza
d’albergo per tirarti i capelli mentre dormivi, ma che si
è fermato dietro la
porta quando ti ha sentita piangere.
Diventi ancora malinconica la sera?
Sbatti i pugni e ti arrabbi sempre quando
non trovi le cose e stai per uscire?
Ti raccogli ancora i capelli in due treccine
per avere i capelli ricci?
… Io
sono quella che ti ha
incontrato per caso in un pub di periferia, che ha riso con te ubriaca
fradicia
per tutta la notte, confidandoti sogni che neanche sapevo di avere.
Ti spaventano ancora i luoghi stretti?
Ti alzi sempre la mattina presto per
dipingere quel quadro, cercando la sfumatura migliore?
Ascolti ancora la solita
playlist scassatimpani quando hai bisogno di estraniarti dal mondo?
Ti manco? Pensi
ancora a me?
… Ti
mancano i miei pizzicotti e i miei dispetti davanti agli amici tuoi, e
i baci nascosti da occhi indiscreti?
Io impazzisco quando ci penso…
… Ti
ho dedicato parole d’amore
scritte sulla spiaggia di un mare in tempesta, le ricordi ancora?
Io tanto, non sai quanto mi manchi…
Vorrei dirti
tante cose…
… Ho
smesso di dipingere, senza te che mi sgridi e rovesci i pennelli
mentre ti muovi impacciata per la stanza non ha più
senso….
… Ho
imparato a mettere meno
zucchero nel caffè, tu lo facevi sempre…
Ho provato a
chiamarti.
Ma avevo
paura di sentire la voce di un altro di sottofondo.
Sono passata
tante volte sotto casa tua.
Ho sempre
avuto paura che qualcun’altra venisse ad aprirmi.
Perdonami, non so cosa sia successo…
Mi dispiace, non so proprio spiegarmi come sia stato
possibile…
{Una porta si aprì e da quel sogno lo risvegliò:
lei non era più lì
ma non la fermò quando lei se ne andò
ed intanto l'ultimo metrò la sua corsa continuava...
-Come stai?-
-Bene, tutto bene. E tu?-
-Bene.-
-Sono contenta.-
-Anch’io.-
-Devo scendere la prossima.-
-Certo.-
Il moro si
accorse di star ancora tenendo la celeste per un braccio:
rilassò subito la stretta, lei si ritrasse.
Fudou l’avvertiva vicina, vicinissima ora. Sarebbe bastato
allungarsi di poco e
avrebbe fatto combaciare le loro labbra. Come la prima volta; era stato
un
gioco, il gioco della bottiglia.
Gli occhi di lei quel giorno lontano l’avevano colpito
perché avevano dentro
una luce strana. Ogni volta che stava per baciarla era così,
un guizzo di luce bastava a dire sì
o no.
Per loro era sempre stato un gioco, solo un gioco. Ma il tempo dei
giochi era finito in fretta, e adesso che la rivedeva si
rendeva conto di essere un estraneo per lei.
Akio
alzò lo sguardo, sulle labbra già una parola di
saluto come tante,
come ai vecchi tempi: quando ancora non sapevano com’era
vivere nel mondo.
Ma lei già non c’era più.
“E’ andata via… Di nuovo.”
Il giovane sentì all’improvviso un macigno sul
petto, pensò di svenire: ma era
solo il peso di tutte le parole non dette.
Udì come in sogno le due porte del vagone richiudersi, poi
lo sfrecciare del
treno sulle rotaie.
Si rimise a sedere, la galleria era buia.
“Quando te ne sei andata ho fatto
una
bambola voodoo e l’ho infilzata con uno spillo, pensando
intensamente a chi ci ha
fatto separare, a chi non ci ha dato la forza di concederci una seconda
possibilità.
Sai cos’è successo Urabe? Mi sono punto un dito.
E’ stato un dolore immenso: o forse era solo
delusione.”
Si
strofinò gli occhi - per
qualche
ragione pizzicavano – e avvertì l’ultima
nota di una canzone.
“Era la tua preferita, Rika: non
l’ho ancora
tolta dalla playlist. Infondo ti piaceva… E piace anche a
me.”
Angolino :.
Bentrovati, miei prodi!
Due aggiornamenti
così rapidi nell’arco di due giorni…
Sconvolti, neh?
Beh, non pensate che
la cosa duri ancora per molto: ora mi sono data da fare,
ma la scuola non lascia scampo uwu
Cercherò di
farmi viva ogni tanto, per il momento rasserenatevi con questo
lavoro e quello di ieri.
Perché se
ieri c’era da festeggiare il fandom, oggi
c’è da festeggiare i
diciotto anni di quella meravigliosa amica che è Raven, e
quale miglior modo se
non scrivendo dei suoi amati pargoli? (?)
Fudou e
Rika… Beh, c’è da dire che sono
personaggi estremamente particolari,
complessi già di loro: messi insieme devono essere un vero
terremoto! Ma alla
nostra Raven piace complicare le cose, mi pare anche giusto--
Quindi nulla in
realtà, questo è un piccolo esperimento, creato
sulle note di
una canzone (“L’ultimo metrò”
di Eros Ramazzoti, a chi dovesse interessare, e
cioè a nessuno, ma io lo dico lo stesso owo), su questi due
cucciolotti.
Parlando in maniera
tecnica, per chi non l’avesse capito, le narrazioni
orientate a sinistra riguardano Fudou, quelle a destra invece Rika: il
testo
centrale infine sono citazioni della canzone.
Mi dispiace solo che
la storia non parli esattamente di temi felici, inoltre
non posso paragonare il mio angst con quello della festeggiata, quindi
è meglio
calare un velo pietoso sulla questione e proseguire--
Una storia
d’amore finita non esattamente nel modo migliore e
più
comprensibile… Ho lasciato molti spazi aperti su quello che
può essere successo
fra i due, come punto di rottura e non, perché gli headcanon
da far combaciare
sarebbero stati veramente tanti, e non mi sentivo di fare delle
preferenze in
particolare xD
Per questo lascio un
po’ tutto nella fantasia di voi lettori, in ogni caso il
risultato di quello che può (e deve, altrimenti la storia
non ha senso uwu)
essere successo lo abbiamo visto tutti.
Ringrazio sentitamente
tutti i lettori che sono arrivati fino in fondo e che mi
lasceranno una recensione, un abbraccio speciale ancora a Raven, cara
<3
Ciao ciao, alla
prossima!
Sissy