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Autore: _Juddy_    02/10/2014    2 recensioni
[A Rae, con i più sinceri auguri di Buon Compleanno]
Là giace abbandonato un album di fotografie, la copertina relegata in pelle di un intenso blu scuro; un brivido mi percorre la schiena mentre spero con tutto il cuore che non sia quello che penso. Strizzo gli occhi cercando di mettere a fuoco la scritta che troneggia nel mezzo alla prima pagina. Una calligrafia disordinata, probabilmente di un bambino che ha appena imparato a scrivere...
Buon compleanno, Imoto-chan.
Le ho trovate e messe qui: spero ti piacciano
Tanti auguri, Yuuto.
Genere: Malinconico, Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Celia/Haruna, Jude/Yuuto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Raven, perchè si meriterebbe molto più di questo.
 
.:Enamorada:.
 
Al momento de ser realista
nunca me consideren specialista
y sin embargo vuelve mi cambio
se exactamente como sucediò
 
E’ il momento di essere realistici
nessuno mi considera importante
eppure qualcosa è cambiato
ed è esattamente quello che è successo
 
Mi accoccolo meglio sul letto, continuo ad abbracciare il cuscino: la federa bagnata da lacrime che mi rigano il volto arrossato dal caldo.
Storgo la bocca in una smorfia constatando che la lineetta del termometro è salita fino a quaranta. La febbre mi sta tormentando da più di tre giorni e ancora non ti sei fatto vedere. Strano! Eppure tempo addietro ti avevo dato anche le chiavi per poter accedere al mio appartamento in caso di bisogno...
Come vorrei poter abbracciare te, come vorrei poter piangere tra le tue braccia forti e rassicuranti invece che contro la federa di un cuscino logorato dal tempo!
“Come mai, Kidou? Che cos’è, non sono abbastanza importante per te? Sono un peso, non è vero?! E’ per questo che non t’importa di me...”
Mi ritornano in mente le parole che ti dissi anni fa alla vigilia della finale tra la Raimon e la Teikoku. In quei gelidi corridoi inondati dall’oscurità, tu, vedendo le mie lacrime, mi abbracciasti e piangesti insieme a me.
Adesso sono passati ben dieci lunghissimi anni, Yuuto; sono tornata alla tua vecchia scuola per poter cambiare il calcio, far nascere un nuovo vento rivoluzionario capace di far divertire quei poveri ragazzi manipolati dal Quinto Settore! Ma non pensavo di vederti... Eri là, a pochi metri da me, sicuro e sprezzante, che allenavi la tua squadra seguendo il mito del tuo Comandante.
Ti sono corsa incontro piangendo, sperando nuovamente in un tuo abbraccio. Questa volta però tu vedendo il mio dolore ti sei messo a ridere e ti sei allontanato.
E ora so che qualcosa è cambiato perché ho capito che a te non importa niente di me! Sei solo un bugiardo, fratello...
Mi alzo lentamente dal letto e passeggio per la stanza alla ricerca di qualcosa che possa distrarmi. Il mio sguardo cade su un angolo di uno scaffale della grande libreria in legno massello, polveroso e pieno di ragnatele. Là giace abbandonato un album di fotografie, la copertina relegata in pelle di un intenso blu scuro; un brivido mi percorre la schiena mentre spero con tutto il cuore che non sia quello che penso. Strizzo gli occhi cercando di mettere a fuoco la scritta che troneggia nel mezzo alla prima pagina. Una calligrafia disordinata, probabilmente di un bambino che ha appena imparato a scrivere...
 
Buon compleanno, Imoto-chan.
Le ho trovate e messe qui: spero ti piacciano
Tanti auguri, Yuuto.
 
Mi ritrovo a sorridere.
Me lo facesti tu questo regalo, ricordi Kidou? L’anno in cui venimmo adottati da due famiglie diverse. D’accordo con le istruttrici avevi raccolto tutte le nostre foto in un unico album... Quello fu anche l’ultimo giorno che vidi il tuo splendido sorriso.
Inizio a guardare le foto sbiadite dal tempo e lentamente comincio a rivedere il passato davanti a me.
A quei tempi eri molto diverso! Adesso sento che qualcosa è cambiato...
 
 
Mi corazòn palpitaba
cada vez que ese hombre se me acercaba
y con el tiempo me empezò a gustar
debo decir que no me fue tan mal
 
Il mio cuore batteva
ogni volta che tu, uomo, mi cercavi
e alla fine mi iniziò a piacere
ma devo anche dire che ho sbagliato
 
Nella prima foto ci sei tu che sorridi verso l’obbiettivo mentre io, con un sorrisetto malefico stampato sul volto, ti salto addosso da dietro.
Sapevo fin troppo bene infatti che soffrivi il solletico e io mi divertivo da matti a farti i dispetti.
Accarezzo con dolcezza la foto e rimuovo con un gesto secco della mano alcune lacrime che continuano imperterrite il loro breve viaggio lungo le mie candide guance.
Il mio cuore batteva sempre più forte ogni volta che tu, fratello, mi cercavi. Quando i miei occhi si incrociavano con i tuoi avevo la consapevolezza che formavamo una coppia indissolubile. Blu e rosso... Nelle mie fantasie di bambina credevo che non potessero esistere l’uno senza l’altro, ma tu mi hai dimostrato il contrario!
Mi piaceva starti vicino, adoravo stringermi a te e sentire le tue carezze sulla mia pelle. Ma ho sbagliato: la verità è che non si finisce mai di conoscere le persone. Credevo di sapere tutto di te, eri un libro aperto, per me non avevi segreti; invece ho realizzato solo ora che non sapevo un bel niente, nii-san...
Continuo a piangere sentendomi una stupida. La tentazione è quella di buttare l’album che ora stringo al petto contro il muro ma cerco di trattenermi. In fondo quelle foto ritraggono la parte più bella di tutta la mia vita, la parte in cui tu eri con me...
Allungo stancamente la mano verso il comodino alla ricerca dei miei inseparabili occhiali color ciliegia. Mi rendo infatti conto solo ora che vedo poco e niente senza quel velo appannato davanti ai miei occhi... Torno a guardare le immagini, stavolta molto più chiaramente. Il mio sguardo scorre lungo tutta la pagina: sono tutte foto che ci rappresentano insieme, Yuuto.
Guarda, in questa siamo abbracciati: mi circondi teneramente le spalle, guardiamo entrambi verso l’alto, probabilmente attratti da qualcosa, e accanto a te giace abbandonata una palla da calcio.
Volto la pagina e il sorriso che era appena sbocciato mi muore sulle labbra, un brivido mi percorre la schiena mentre osservo, impietrita, l’unica immagine presente...

 
Como de repente
todo se ha ordenado
desde que ha llegado
mi vida cambiò
ya no soy la misma que tu conociste
entonces, hermano
ahora estoy mucho mejor
 
Improvvisamente
tutto è cambiato
da quando sei andato via
la mia vita è cambiata
io non sono la stessa che hai conosciuto
perché adesso, fratello
sono una persona migliore
 
- Kageyama...!-
Le parole si perdono nel silenzio della mia stanza.
Perche?! Che cosa c’entra questa foto con le altre dove siamo solo noi due?!
Inizio a tremare convulsamente: il petto scosso da continui singhiozzi e le mie unghie laccate di blu conficcate nel palmo della mano. Cerco inutilmente di calmarmi mentre sento ribollire dentro di me tutta la rabbia accumulata in questi anni.  
- Nii-san... Perché? Godi così tanto a farmi del male?! Che cosa ti ho fatto? Niente per meritarmi questo!!-
In preda a un vero e proprio attacco di crisi isterica inizio a lanciare porcellane e altri vari ninnoli posti sugli scaffali e sulla scrivania contro il muro. Mentre il pavimento si riempie di cocci colorati cado a terra prendendomi la testa fra le mani. Gli occhi arrossati dal troppo piangere, l’album ancora aperto davanti a me: quella maledetta foto risponde al mio sguardo, potessi la brucerei.
In primo piano ci sei te con una palla logora che tenti di dribblare alcuni coni rossi posti disordinatamente per terra; davanti al mio pollice alzato, mi strizzi l’occhio sorridendo.
Adoravi allenarti in ogni momento libero, anche dopo l’orario ricreativo, ti fermavi ore ed ore ad allenarti in quel campo fangoso.
E in lontananza, sulla superficie sfocata della foto, chi vedo? Lui. Kageyama.
In piedi, le mani nelle tasche, ti osservava. Mi faceva rabbrividire quel suo sorrisetto malefico e quel volto, invece che fiducia, mi trasmetteva solo tanta inquietudine...
Ricordi, fratello? Ricordi cosa è successo in quel dannatissimo giorno? Tu no, no di certo, ma io ho tutto ben stampato nella memoria e nemmeno il tempo potrà farmi dimenticare...
 
Por que me di cuenta
que tuvo sentido
haber recorrido lo que recorrì
si al final de cuenta
èl era mi recompensa
que suerte que nunca me fui
 
Perché mi son resa conto
che non aveva il minimo senso
viaggiare per rincorrerti
se alla fine dei conti
tu, fratello, eri la mia ricompensa
per fortuna non mi fermai con te
 
Passavo interi pomeriggi a guardare i tuoi allenamenti solitari in compagnia di quel signore.
Era strano però, tu mi avevi sempre spiegato che per giocare a calcio i giocatori dovevano essere undici. E allora perché tu eri sempre da solo ad allenarti?
Volevi diventare bravo come papà a giocare a calcio e i tuoi occhi si infiammavano ogni volta che cadevi a terra, distrutto dalla fatica. Era in quei momenti che mi avvicinavo, intimidita dalla figura austera del tuo allenatore, e ti aiutavo a rimetterti in piedi.
Ti incoraggiavo con un sorriso, tu mi scompigliavi dolcemente i capelli e ripartivi nei tuoi esercizi che sembravano farsi eterni.
Lui non faceva niente per aiutarti né ti permetteva di fermarti dieci minuti... L’unica frase che usciva dalle sue labbra era “Continua a correre”. Tu per tutta risposta annuivi, obbediente, con le gambe doloranti per il troppo movimento e il fiato corto. 
Poi un giorno...
- Ormai sei grande, sorellina, mi capisci? Solo entrando a far parte della famiglia Kidou potrò pagarmi la retta per la Teikoku! E’ la mia grande occasione!-
Continuavo a piangere disperata, terrorizzata alla sola idea di rimanere sola.
Speravo in un tuo ripensamento ma vidi che nei tuoi occhi brillava una luce nuova e spaventosa.
Lo Yuuto che conoscevo mi avrebbe abbracciata, invece sbuffasti scrollando le spalle.
- Haruna, piagnucolare non serve a niente... Kageyama ha visto in me un grande potenziale e non posso deluderlo proprio adesso! E’ il mio momento...!-
Mi abbracciasti un’ultima volta e mi asciugasti le lacrime.
- Tu aspettami e vedrai che torneremo ad essere una grande famiglia felice.-
Il mattino dopo nemmeno ti salutai, rimasi alla finestra della camerata a guardarti salire su una grande macchina nera e andartene per sempre...
 
Yo nunca fui muy afortunada
mis anteriores novios no me cuidaban
me maltrataban y me hacia llorar
y nadie me venie a consolar
 
Non sono mai stata fortunata
gli altri ragazzi non si preoccupavano di me
mi maltrattavano e mi facevano piangere
e nessuno mi veniva a consolare
 
Improvvisamente inizio a sentirmi stanca.
Faccio sempre più fatica a rimanere sveglia e la luce pallida della mia lampada da comodino è sufficiente a farmi venire l’emicrania.
Non ho la minima idea di quanto tempo abbia trascorso a piangere come una miserabile e a guardare queste dannatissime foto.
Ormai rappresentano momenti di cui ho perso la memoria. Quella bambina sorridente tenuta per mano dal suo fratellone non esiste più, Yuuto. Solo adesso mi accorgo con rammarico che nel tuo futuro non c’era spazio per me e forse tu ne eri anche felice...
Mi porto una mano alla tempia constatando che l’aria accanto a me si fa sempre più ovattata e così, con gli ultimi residui di lacrime che risplendono alla base delle ciglia e la testa appoggiata sul mio album di fotografie, cado in un sonno profondo...
 
Ahora estoy como loca
pensando que voy a comerle la boca
quiero besarlo hasta sentir dolor
y someterlo a nostro hermoso amor
 
E ora sono ferma come una matta
pensando che vorrei baciarti
per farti sentire il mio dolore
e far finire il nostro amore fraterno
 
 
 
 - Haruna, ma che cosa....?!-
Kidou non riuscì a trattenere un sussulto di sorpresa quando, entrando nella camera della sorella, la vide stesa per terra: il volto contratto e la fronte imperlata di sudore, il petto scosso da continui singhiozzi. Balbettava qualcosa, ridotta in quello stato pietoso dove le lacrime scorse lungo le guance candide bruciavano con la stessa intensità di un tizzone ardente...
Gli occhi carmini del rasta erano ancora spalancati quando con delicatezza la prese in braccio e la adagiò sul letto, rimboccandole le coperte fin sotto il mento.
- Ti diverti proprio a farmi preoccupare, eh Imoto-chan?-
Le scompigliò con delicatezza i capelli bluastri, poi si guardò intorno, deciso a rimettere un po’ in ordine.
Dopo una buona mezz’ora passata a pulire e ad analizzare i vari ninnoli frantumati a terra nella vana speranza di ricomporli, Yuuto notò il vecchio album di fotografie ancora aperto alla pagina della foto con Kageyama.
Con un sospiro estrasse dalla tasca della giacca grigia una foto e la mise insieme alle altre, nell’album.
Fatto questo il ragazzo si avvicinò ad Haruna e baciandole delicatamente la fronte le sussurrò ad un orecchio:
- Ti voglio tanto bene, Imoto-chan. Ti prego, non dimenticarlo mai!-
In quel momento sul volto sofferente della giovane dai capelli blu sbocciò un sorriso a fior di labbra, delicato, mentre tutto il corpo si rilassava concedendosi finalmente qualche minuto di riposo...
 
 *^*^*^
 
Haruna guardò la foto, e sorrise.
 
Due bambini si rincorrevano nel grande giardino dell’orfanotrofio.
Il maggiore con addosso un lenzuolo bianco correva veloce dietro la sorellina più piccola, fingendo di essere un fantasma.
Dal canto suo la piccola, con gli occhietti cerulei ridenti e gioiosi, continuava a lanciare gridolini di entusiasmo, felice di schizzare il fratello con una bottiglia d’acqua che teneva in mano...

 
La giovane scosse leggermente la testa, inclinandola poi da un lato.
- Il primo giorno d’estate, ricordi Yuuto? Quando guardo questa foto mi sembra ancora di sentire le tue parole riecheggiare intorno a me...!-
“-Ti voglio tanto bene, Imoto-chan. Ti prego, non dimenticarlo mai!-“
La Otonashi annuì continuando a guardare il vuoto.
- Non me lo scorderò mai, Yuuto. E questo vale anche per te!-





*Angolino di un compleanno*
Buondì, minna! <3
Innanzitutto faccio gli auguri a Rae! *stelle filanti e torta con candeline*
Il suo è un traguardo importante, uno dei tanti della vita, ma diventare maggiorenne è comunque un bel successo! <3
Non so quanto questa storia possa soddisfarla, mi auguro almeno un pochino. ^^"
I protagonisti sono Haruna e Yuuto, e questo credo che lo abbiate capito tutti. 
Quello che volevo spiegare era il finale. 
Allora, Kidou trova la sorella in questo stato pietoso eccetera, eccetera. Ebbene, dopo aver messo la foto lui se ne va e... Beh, Haruna si risveglia e la storia va avanti. Quello che ci tenevo a sottolineare è che Haruna non si è sognata niente e Kidou non è un fantasma, voglio dire la foto l'ha messa veramente! *u*
Detto questo mi dileguo, sperando in un vostro commento piccino picciò, e ringraziando di vero cuore Sissy che mi ha betato (?). 
Ancora tanti auguri alla festeggiata,
Kisses,
Juddy  <3
  
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