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Autore: Biebersbreathe    02/10/2014    4 recensioni
Chissà quanto stanno soffrendo le persone che amavo: non lo so, non so nemmeno chi siano. Che poi, è vera tutta sta storia o questo Simon mi sta prendendo in giro?
“Shamuel.”, mi corregge. Si beh, lui. Comunque, se riesce a carpire i miei pensieri e se continuo a non svegliarmi…qualcosa sotto c’è. Potrei provare a pensare al mio numero preferito.
“Ventisei. Smettila, Gabrielle.”, mi dice trattenendo un sorriso. Sono nel Purgatorio. Sono…
“Morta. Sì, sei morta.”
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo decimo.

Sposto lo sguardo da Shamuel a Deborah, notando qualcosa di strano. Lei continua ad arrossire e, ogni volta che si sfiorano, si chiedono scusa balbettando e distogliendo lo sguardo. Per essere due che non dovrebbero farsi scoprire, stanno facendo un pessimo lavoro. Mi stupisce che Dio non sia ancora sceso qui fluttuando e mandandoli a morire in modo doloroso, magari usando un tridente o un bastone figo. Come un vecchio saggio o qualcosa del genere.

“Quand'è che avete fatto sesso?” chiedo sbadigliando. Shamuel sbatte un paio di volte le palpebre, guardandomi stupito. Deborah fa un lamento imbarazzato, nascondendosi la testa tra le mani.

“Noi...io...ma che dici Gabrielle!” esclama lui, mettendomi un braccio attorno alle spalle. Sta facendo il gentile, quindi c'è decisamente qualcosa sotto.

“Cos'è, l'hai messa incinta?” lo spingo via, sgridandolo con lo sguardo. Come si fa a partorire nell'Aldilà? Che schifo. E non esistono i preservativi, quindi rimani con un marmocchio dentro per forza di cose. Mh, mi sta passando la voglia di attaccare sessualmente Justin.

No, scherzavo.

“Piantala di dire cose stupide. -balbetta Sham- E invece che pensare a come...attaccare sessualmente? quel povero ragazzo, dove l'hai lasciato?” mi chiede curioso. Sta cambiando argomento, ma non sono scema. Beh, se si sono dichiarati o cosa meglio per loro.

“Dove sta da due giorni, dove vuoi che sia.”, perdo il tono canzonatorio, ritrovandomi seria più di quanto vorrei. Daniel, o meglio Cai- ho ucciso mio fratello perché ero più bello- no, gli ha fatto vedere una specie di collinetta (è orrenda, tutta bianca) che da sugli altri cerchi dell'Inferno. In realtà non c'è molto da fare, ma lui sta la tutto il giorno, a pensare. A volte rimane a dormirci. Non passa mai nessuno da quelle parti, nessuno può vederlo e siamo tutti più felici e contenti. Balle. Non mi parla quasi più, intento a pensare a non so cosa, ed è diventato un filosofo peggio di Platone. Spara riflessioni su riflessioni. Ho provato a rispondergli con qualcosa di intelligente, ma mi ha subito zittito dicendo che conosceva quella citazione. Fingersi Charlie Chaplin non è stata una grande idea, così da allora sono stata zitta.

“E perché non vai a fargli compagnia?” la sua voce si è addolcita. Quasi impossibile a dirsi, vero?

“Perché mi ha chiesto di restare solo.”, borbotto contrariata. E al diavolo ogni tentativo di fare un cammino di purificazione. A sto punto mi posso mettere a girare in cerchio e farlo da sola. Magari potrei parlare con qualche altra anima, oppure...

“Shamuel!” esclamo, come se fosse ovvio.

“Non ci sono chitarre, come te lo devo dire?” sbuffa. Abbiamo già avuto questo discorso, e quando ho detto a Justin che non avrebbe potuto avere la sua chitarra è stato brutto. Non so se dimenticherò la luce di delusione nei suoi occhi, ma poi ha fatto spallucce e un mezzo sorriso. Si è adeguato, in qualche modo.

“No, al diavolo le chitarre. -gesticolo come per spazzare via qualcosa- Voglio vedere Jason.”, espongo la mia idea, vedendolo inarcare le sopracciglia.

“Vuoi vedere chi?” fa perplesso. Che memoria impeccabile, mamma mia.

“Ma ci sei o ci fai, Shamuel con l'h?” lo spintono leggermente, gesto per cui, conoscendolo, fingerà di lamentarsi per mezz'ora. È fragile come il tonno Riomare. Dato che non mi risponde, troppo occupato a massaggiarsi il braccio e a guardarmi male, glielo devo spiegare.

“Jason, l'angelo! Sai, tizi con le ali che ti fanno ricordare cose contro il tuo volere.”, gesticolo per fare più scena. Così, tanto per.

“Ah. E perché vorresti vederlo?” chiede, e sembra davvero curioso. Non che questo mi smuova, assolutamente.

“Perché si.”, gli sorrido e lui sbuffa. Voglio farci una chiacchierata, non posso? Sto cercando di nascondere il vero motivo, in caso mi scavi nella testa. Non è nemmeno chissà cosa, ma questo giovanotto si svonvolge per poco, ho notato.

“Vai, è nello stesso posto di sempre.”, si arrende, indifferente. Sham, piantala di fare il duro e il modello di comportamento, so che sei un pezzo di pane. Devo puntare su quest'aspetto nascosto del suo carattere.

“E mi fai girare da sola per l'Inferno? E se mi succede qualche cosa?” Puntiamo sul tragico.

Shamuel mi fissa, sbattendo le palpebre: “Che ti deve succedere? Sei morta.” Mr. Tatto dell'anno. Ecco a voi l'uomo (o meglio il ragazzo) che mi manderebbe in pasto a leoni per rendere più allegra la sua giornata.

“Non so la strada.”, ritento, calcando parola per parola. Che poi è vero, mi perderei di sicuro.

“Fatti accompagnare da Deborah.”, dice laconico, come se volesse chiudere questo discorso e basta. Non ha pazienza! Altro che pezzo di pane, è un pezzo di...

“Gabrielle! Per favore!” esclama così forte da stordirmi. Ok, non lo penso più, grande capo. Afferrato il concetto.

Dal canto suo, Deborah mi fissa sorridendomi. Bene, lei è sempre disposta ad aiutare gli altri. Devo andare a cercare Michelangelo per chiedergli di farle una statua. Sarà all'Inferno? Mah, forse no. Comunque, meglio andare subito. Non me la sento di incontrare Justin, ma tanto sarà ancora con il culo incollato alla collina. Beata la collina, dopotutto.

Afferro la mano di Deborah e mi lascio guidare verso la scala tortuosa (come direbbe Gollum) e mi preparo a salirla. Me la ricordavo persino più larga, non so come io abbia fatto a passarci. Per non parlare di quel ciccione di Shamuel, per lui dev'essere stato eroico.

“Un momento.”, mi fermo prima di iniziare a salire. Deborah alza un sopracciglio, girandosi a fissarmi. È solo sul secondo gradino, per cui può ancora farlo.

“Ma Jason stava fuori dall'Inferno. Io non posso uscire di qui, non prima che siano terminate le due settimane.”, e Shamuel lo sa. Cosa sta cercando di fare, farmi fallire la prova? Non mi vuole in Paradiso con lui? Forse pensa di avere l'esclusiva.

“O forse pensa che non ti meriteresti di raggiungere chi ha vissuto una vita esemplare. Niente di personale contro di te, credimi.”, la voce di Shamuel non mi stupisce. Ci ha seguite e ha sentito i miei pensieri, come al solito. Mi giro per rispondergli, ma vedo accanto a lui Justin. Il marmocchio collinoso. Devo trattenermi per non andare ad abbracciarlo, perché mi è mancato. Perché è bello. Perché vorrei che preferisse me ad una collina. Ignoro l'espressione incredula di Shamuel: c'è qualche problema? Non è colpa mia se sento i bruchi nello stomaco quando vedo Justin, non è colpa mia se mi suscita dei pensieri più profondi del normale. Non è colpa mia niente e la gente dovrebbe smetterla di rinfacciarmi ogni cosa.

“E come sai che non avrei potuto vivere una vita esemplare? Sono morta, cretino! A diciotto anni!” mi ha fatto arrabbiare stavolta. Vedo Justin sobbalzare alle mie parole, portandosi una mano sul cuore. Improvvisamente la rabbia sparisce, vorrei non aver detto niente. O almeno, vorrei non averlo detto in sua presenza.

“E io ti sembro tanto più vecchio? Eppure forse ho mostrato di meritarmelo.”, mi fa Shamuel, mantenendo un tono calmo ma che tradisce la rabbia.

Rispondo con lo sguardo puntato su Justin. Non riesco a staccare gli occhi, ci guardiamo e basta. Ed io sento qualcosa crescere in me, qualcosa di forte e inatteso. Qualcosa di pericoloso. “Sono stanca di sentirmi dire che sei superiore, anzi non ho idea del perché tu sia qui.”

“Tu hai chiesto che ci fossi!” esclama d'un tratto, facendomi distogliere lo sguardo da Justin. Shamuel mi sta fissando con delusione, mantenendo la calma in modo ammirevole, in confronto a me.

“Hai ragione. Pensavo fossi migliore.”, il tono con cui lo dico è amaro. E non si riferisce solo a Shamuel.

Giro i tacchi prima che possa rispondermi, perché non ho più la forza di sostenere una discussione. Sono stufa di aiutare gli altri quando nessuno aiuta me, stufa di affezionarmi a persone per le quali non valgo poi così tanto. Mica volevo andare da Jason per me; avrei solo voluto recuperare tutti i miei ricordi per poter aiutare Justin. Non ricordo come si tratta un amico, non ricordo un cavolo di niente. Qualsiasi cosa io faccia è perché sto pensando agli altri, prima. Ed è così che continuo a soffire. Le persone buone come me non fanno una bella fine, a forza di spezzarsi dentro.

Non ricordo quando ho iniziato a correre, ma lo sto facendo. Corro attraverso le anime, sorda ai loro insulti. Corro fino a che non raggiungo il posto che ho evitato per questi giorni, che ho disprezzato. La collina bianca mi attende, vuota, inutile. Perché sono venuta qui? Semplice. Questa collina rappresenta qualcosa per Justin. Vorrei essere come questa collina, adesso.

Rimango seduta a fissare il vuoto per non so quanto tempo, immobile. Non piango. Non ce n'è bisogno. Non so come a Justin possano venire in mente riflessioni filosofiche, quassù. Per me c'è un senso di vuoto assoluto, un silenzio che crea un ronzio fastidioso.

“Non è granché, vero?”

Sobbalzo, fissando alla mia destra. Justin è seduto a gambe incrociate, rivolto verso di me e non verso il panorama. Non so da quanto è qui, non l'ho sentito arrivare.

“Pensavo di piacesse.”, la mia voce suona roca per le urla di prima e il silenzio degli ultimi minuti. Justin scrolla le spalle, lanciando un'occhiata al vuoto e poi tornando a concentrarsi su di me.

“E' l'unico posto in cui possa stare, devo farmelo andare bene.”, fa un sorriso a mezza bocca, avvicinandosi un po'. Non l'ho mai vista in questo modo, non ho mai pensato a cosa significasse per lui. Forse non sono così altruista come pensavo. Forse davvero ho dimenticato come si fa ad essere amici di qualcuno.

“Mi dispiace di non averti parlato questi giorni. Volevo...pensare. Ma mi sono solo fatto del male.”, ammette. Allunga una mano ed automaticamente gli porgo la mia. La sua espressione si rilassa, mentre comincia ad accarezzarmi la pelle. Io, come al solito, nascondo i tremiti e i brividi. Spero non noti la pelle d'oca che mi è venuta ovunque, persino sul collo.

“A cosa pensavi?” chiedo. La mia voce è un filo quasi inudibile.

Justin mi guarda e vedo un lampo di tristezza passare nei suoi occhi. Non fa nulla per nasconderlo. “A quanto te ne andrai e sarò di nuovo solo, in catene, in mezzo a persone che se potessero tornare indietro farebbero esattamento cos'hanno fatto. Quanto sono stupido? Ho sprecato due giorni a pensare a queste cose, invece di sfruttarli. Ora non torneranno indietro.”, stringe la mia mano, ma senza farmi male.

“Magari posso chiedere se...”, ma mi interrompo. Lui già scuote la testa. Non posso più chiedere nulla, anche se in questo momento chiederei di poter stare qui per sempre. Potrei anche sopportare le catene. L'odore fa un po' schifo, ma forse mi ci potrei abituare.

“Shamuel mi ha detto che volevi riavere i tuoi ricordi.”, cambia argomento. E quindi non sono riuscita a tenere nascosti i miei pensieri, Mr. Tatto li ha raggiunti a suo piacere, neanche fosse la sua di testa.

“Perché?” mi chiede ancora, visto che non rispondo. Sono troppo occupata a insultare Shamuel mentalmente. Spero che i pensieri funzionino anche chilometricamente parlando.

“Voglio sapere tutto di me, è un mio diritto. Voglio sapere come si fa a fare determinate cose che ho dimenticato.”, confesso. Ti prego Dio, fa' che non mi chieda cosa.

“Tipo?” Ecco. Grazie.

“Tipo essere...ehm...un'amica.”, sono diventata fucsia. Lo sento.

Justin strabuzza gli occhi, lasciandomi la mano per indicarmi minacciosamente con il dito: “Non osare pensarlo!” sbotta. Alzo le mani e indietreggio quanto possibile, dato che sono seduta. Ok, non lo penserò più. Capito.

“Ho un'idea.”, ricomincia a parlare una volta che si è calmato e ha smesso di indicarmi come un pazzo.

“Le tue idee fanno schifo.”, gli sorrido. Lui mi fa la linguaccia, da persona matura quale è, e si avvicina di nuovo. Mi prende la testa tra le mani e mi da' un bacio in fronte. È così affettuoso e intimo che mi viene da piangere. E giuro che piangerei, se fossi una persona sentimentale.

Ma sono un robot, per cui niente.

“Grazie della fiducia.”, ridacchia e mi lascia andare. Si alza e mi tende una mano, che io afferro. Dopotutto io mi fido di lui, ed è giusto che sia così. Mi fido del mio assassino. Non fa tanto film di Sandra Bullock?

“Posso sapere qual è questa tua idea geniale?” chiedo, mentre mi lascio trascinare da lui. Presto ci mettiamo a correre e la sua adrenalina mi contagia. Qualunque cosa sia, ci sto.

Quando si ferma mi accorgo che siamo di nuovo, dejavù, ai piedi della scala per pidocchi. Mi ci vanno circa due secondi virgola cinque periodico per capire cosa ha in mente. Ricordate quando due secondi virgola cinque fa ho detto che qualsiasi cosa fosse stata avrei accettato? Cancellatela.

“Justin, ma sei scemo?” mi scappa. Non voglio offenderlo, ma forse è un po' stordito dal fuso orario (che qui non esiste, ma magari lui non lo sa).

“Muoviti, ci metteremo tre anni a superare questa scala.”, sussurra. “E fai silenzio.”, aggiunge poi.

“Perché parli in prima persona plurale?” chiedo, terrorizzandomi. Se prima pensavo che fosse una cattiva idea, adesso penso che sia un'idea talmente stupida che ci beccheranno al quarto gradino. Forse, se ci va bene, al quinto.

“Ti accompagno dall'angelo.”, mi sorride ma senza il suo solito ghigno. È preoccupato quanto me, ma lo sta facendo. Per me. Pazzesco.

“Ma tu non puoi uscire di qui!” esclamo e la mia voce sfiora il falsetto. Sulla mia fronte lampeggia la scritta 'terrore' in rosso fosforescente, ne sono sicura.

“E chi se ne frega!” mi fa l'occhiolino e inizia a salire. Sarà una lunga passeggiata, visto che è bloccato al terzo gradino. Ancora peggio di quanto pensassi! Se ci beccano siamo morti. Per la seconda volta. E Shamuel mi odierà; e Debby pure. Dio punirà Justin, me e chi sa chi altro.

Che figo.

“Andiamo, bello.”, gli dico, aiutandolo a spingersi su per le scale. Mica gli sto toccando il culo eh, non preoccupatevi.

Allora.

Vi chiedo scusa per non aver aggiornato, ma lunedì ho inziato

l'università: esco di casa alle 7 del mattino e torno alle 8 di sera.

Per cui capite che è difficile scrivere. Faccio il possibile.

Inoltre scusate che, per lo stesso motivo, non ho potuto rispondere alle recensioni.

Mi hanno emozionato, comunque. Per cui per ora non cancello la storia.

Poi si vedrà.

Ditemi se vi piace e scusate ancora.

Chiara :)

  
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