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Autore: Sery400    02/10/2014    3 recensioni
Enzo è morto. Damon lo viene a sapere e reagisce.
Dal testo:
Quando entro in casa Salvatore la prima cosa che sento sono i singhiozzi di qualcuno.
E respiri profondi.
Poi ansimi.
Qualcuno sta piangendo.
E so che Stefan non è in casa.
Damon non piange.
È il primo pensiero che mi viene in mente.
#Delena #Denzo
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: una piccola Delena scritta dopo la morte di Enzo. Ho buttato giù una possibile reazione di Damon, accompagnata dal sostegno di Elena.

Lasciate una recensione se volete dirmi cosa ne pensate.
Non sapete quanto sia gratificante anche una sola riga.


Ah, HAPPY TVD DAY!














Quando entro in casa Salvatore la prima cosa che sento sono i singhiozzi di qualcuno.

E respiri profondi.

Poi ansimi.

Qualcuno sta piangendo.

E so che Stefan non è in casa.

Damon non piange.

È il primo pensiero che mi viene in mente.

Ma allora da chi provengono questi rumori?



Salgo le scale e più mi avvicino alla camera di Damon, più sento tutto più chiaramente.

Apro la porta lentamente e trovo un Damon seduto sul bordo del letto, i gomiti sulle ginocchia e le mani a coprirgli la faccia.

Piange.

Si accorge della mia presenza e cerca immediatamente di ricomporsi.

Si asciuga le lacrime, si tira su.


“Elena” sussurra.


È sorpreso.

Non mi aspettava.

Non dovrei nemmeno essere qui in effetti.

Ma non ho potuto farne a meno.


Immagini di un Damon disperato, affranto;

o arrabbiato, furioso, fuori se;

mi occupavano la mente.


Non potevo sopportarlo.

Dovevo sapere.

Dovevo fare qualcosa.

Faccio l’unica cosa che so potrebbe farlo stare meglio.

Lo abbraccio.

Forte.

Più forte che posso.

Non ce la fa.

Scoppia.

Piange.

E mi stringe.

Più forte che può.

E si lascia andare a tutte le lacrime che non sono sgorgate fuori dai suoi occhi in centocinquant’anni.

Non cerca nemmeno di essere silenzioso, cauto.

Non prova a farmi capire che è un attimo.

Damon non ha attimi.

Damon reprime il suo dolore da anni.

Damon ha perso tutte le persone a cui teneva.

Ha perso Katherine.

Ha perso Rose.

Ha perso Alaric.

Ha perso Enzo.


Damon è stato torturato in ogni modo possibile.

In modo fisico: dalla Augustine.

In modo emotivo: dall’amore.

Nel modo che ti distrugge di più: dalla perdita delle persone che ami.

Nel modo che non riesci a sopportare: da chi preferisce altri prima di te.

E Katherine aveva preferito Stefan.

Io avevo preferito Stefan.

E lui era solo.

È sempre stato solo.


E fingeva.

Fingeva di star bene.

Fingeva che tutto ciò che gli accadeva intorno non gli importava.

Fingeva che rendere la vita di suo fratello miserabile lo rendeva felice.

Fingeva di spegnere le emozioni.

Di non aver mai amato.

Di non amare.


“Sono qui” mormoro nel suo collo, cercando di calmarlo.


La mia spalla è bagnata dalle sue lacrime.

Lacrime che ora hanno smesso di scendere.


“Non lasciarmi mai.”


Oh, Damon, come potrei?

Sai benissimo che ogni volta che ti ho allontanato sono sempre tornata da te.

Sai benissimo che ormai mi sei entrato nella pelle, nella ossa, nel sangue, nel cuore.

Sai benissimo, più di chiunque altro, che non potrei lasciarti.

Non potrei lasciare una persona che amo.


Gli prendo il viso tra le mani e osservo le sue palpebre chiuse.

Fisso le sue labbra gonfie.

Che vorrei tanto sfiorare con le mie.

Il suo naso arrossato.


“Guardami.”


E lo fa.

Apre gli occhi.

Lo fa per me.

Apre la sua anima.

Lo fa per me.


“Mai” dico ai suoi occhi celesti in mezzo a tutto quel rossore che li circonda.


Sposto un ciuffo dei suoi capelli all’indietro.

Cerca di accennare un sorriso.

Ma non ce la fa.

Non riesce a sorridere.

Così si limita a guardarmi.

Mi guarda e io tremo, perché quando mi guarda in quel modo tutto il mio corpo freme.

Il mio sguardo cade sulle sue labbra e faccio ciò che volevo fare sin da prima.

Le accarezzo con le mie.

Non lo bacio.

Lo sfioro solamente.


“Sono qui” ripeto.


“Ti amo” risponde.


E allora si.

Allora lo bacio.

E non dovrei.

Perché non stiamo insieme.

Perché ci siamo lasciati e dovremmo star bene così.

Ma no.

Non stiamo bene.

Perché io ho bisogno di lui. E lui ha bisogno di me.

E allora lo bacio.

E lui mi bacia.

E mi stringe la nuca, mentre mi accarezza i capelli.

E io i suoi glieli scombino perché li amo quando sono disordinati.

E li stringo, mi reggo a loro, mi reggo a lui.

Perché è tutto ciò che ho, tutto ciò che realmente conta.

Perché ho tanta gente che mi ama, ma non avere lui è come non avere nessuno.

E allora lo bacio.

E continuo a baciarlo.

E accarezzo la sua lingua con la mia.

E sembrano che stiano facendo conoscenza, le nostre lingue, nonostante si conoscano benissimo.

Ma lasciamole conoscere di nuovo.


E mi abbraccia.

Più stretto di prima.

Più uniti che mai.

Siamo stati uniti nel dolore.

Nella felicità.

Lui mi ha protetta mentre avevo paura.

Lui mi ha abbracciata quando ero disperata.

E io lo abbraccio ora, che ha perso la persona che ha amato anni fa, e che ha amato nuovamente ora.

L’ha persa. Esattamente come ha perso ogni altra persona che ha mai amato.

Ma io sono qui.

Io non me ne vado.

Capito, Damon?

Io non vado da nessuna parte.

E insieme alle nostre labbra, uniamo i nostri corpi.

Perché, che altro possiamo fare?

Ci amiamo.

Nonostante tutto.

Nonostante tutti.

E facciamo l’amore.

E ogni tanto lui versa una lacrima.

E io l’asciugo.

E lo bacio.

Non gli sorrido, sarei falsa.

Gli dico che ci sono.

Che lo amo.

Che non lo lascio, mai.

E continua a stringermi anche quando non possiamo essere più uniti di così.

Perché più uniti dei nostri corpi sono le nostre anime.

Perché lui ha conosciuto il mio dolore e l’ha reso suo.

Perché io ho conosciuto il suo dolore e l’ho reso mio.

E lui ha conosciuto la mia vita e ne ha preso un pezzo.

E io ho conosciuto la sua vita e ne ho preso un pezzo.

E non possiamo andare avanti senza pezzi della nostra vita.

Era un’assicurazione.

Abbiamo preso pezzi della vita dell’altro in modo da sapere che non ci saremmo mai lasciati.

Che io avevo bisogno di quel pezzo della mia vita.

E lui aveva bisogno del suo.

Ed è così tutt’ora.

Io ho bisogno di un pezzo della mia vita, di quel pezzo mancante.

È lui il pezzo mancante.

È lui la parte più grande della mia vita.

Anzi.

Lui è tutta la mia vita.


E senza la mia vita, come potrei non morire?
  
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