Fanfic su artisti musicali > Mika
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Autore: CrazyFantasyWriter    02/10/2014    4 recensioni
Marco non si accettava. Si odiava. Odiava il suo essere omosessuale, nessuno lo capiva, non si capiva nemmeno lui. Poi arrivò Mika e tutto cambiò.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Marco Mengoni
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Marco era stanco di stare male.

Qualche risata mentre parlava con Marta al telefono, qualche battuta durante le interviste e la sera era sfinito, voleva piangere, solo quello.

Era innamorato, troppo innamorato. Era stata questione di giorni, ore forse, e si era innamorato di una pop star di fama internazionale. Mika l'aveva rapito con pochi gesti, non aveva fatto nulla per essere amato o voluto bene da un ragazzo che, a parte qualche faccenda lavorativa, non aveva mai avuto nulla a che fare con lui.

In molti dicevano che Marco Mengoni fosse un ragazzo sfacciato e forte, un po' per il suo modo di stare sul palco, un po' per le interviste scherzose che aveva sempre fatto, ma non era così. Non è mai così. Chi scherza troppo è morto dentro, ha bisogno di far ridere gli altri perché non riesce più a far ridere se stesso.

La colpa era sempre e solo dell'omosessualità, quel “mostro” che mai aveva accettato, per colpa della società in cui viveva. Si sentiva sbagliato. Quando stava male e sentiva il bisogno di qualcuno, scriveva delle lettere ai suoi genitori, scriveva di essere gay e non accettarsi... ovviamente queste lettere non sono mai state spedite.

Piangeva spesso. Trovava la quiete solo suonando il piano. Poi, un giorno, era arrivata quella chiamata da Xfactor e lui senza farselo ripetere due volte aveva preparato le borse ed era partito per Dublino. Voleva distrarsi e fuggire da quel paese che con i suoi pregiudizi aumentava ancora di più l'odio che provava per se stesso. Aveva raggiunto l'aeroporto in poco tempo e l'arrivo in Irlanda aveva giovato subito sul suo umore, nonostante la pioggia che lo aveva sopraffatto.

Si sentiva libero lì e si odiava un po' meno, sentiva di essere a posto.

Poi era arrivato Mika, e la sua allegria lo aveva contagiato. Anche dopo la cena all'hotel il giorno dell'arrivo si sentiva bene. Era solo in camera, ma il sorriso era ancora sulle sue labbra. Dopo quell'incontro ce ne furono altri e poi, tra una cena di lavoro, una conferenza, una discussione sugli homevisit, avevano fatto amicizia.

Più i giorni passavano e più il legame fra i due cresceva, era un'unione inspiegabile, ma forte. Marco era riuscito ad aprirsi e finalmente ad accettarsi per ciò che era. Ne avevano parlato tanto lui e Mika, e il cantante si era innamorato.

Era stato inevitabile.

Sapeva che avrebbe sofferto, sapeva che sarebbe stato un amore impossibile, dal momento che Micheal era fidanzato, quindi aveva scelto di tenere tutto per sé. Aveva continuato ad amare in silenzio, senza dare a vedere quanto soffriva quando dovevano sciogliere uno dei loro abbracci quasi fraterni, senza farsi scoprire quando cercava in tutti i modi di far coincidere gli appuntamenti di lavoro in Inghilterra con un periodo in cui sapeva che l'amico era a casa. Marco pensava che stesse andando tutto bene.


 

Aveva funzionato quel gioco del “ti amo in segreto”, lo appagava, lo rendeva un po' meno triste e lo faceva sentire meno solo... o meglio, lo aveva fatto fino al giorno nel quale era andato a far visita a Mika.

“Ho capito che mi ami” aveva detto il cantante inglese.

Marco aveva fatto finta di niente, cercato di negare, ma nulla: Mika non era scemo.

“Mi spiace, ma non può mai esserce nulla. I'm sorry” aveva aggiunto e Marco si era sentito il mondo crollare addosso.

Aveva biascicato qualcosa ed era uscito dalla villa senza dare spiegazioni. Sentiva tutto girare vorticosamente intorno a sé. Voleva cadere, lo desiderava tanto. Voleva lasciarsi andare giù e vedere cosa sarebbe successo. Qualcuno lo avrebbe salvato? Dio, forse?

Sentiva il bisogno di piangere e gridare, ma dovette trattenersi. Doveva recuperare calma e lucidità, trovare un hotel dove stare, prendere una camera e passare la notte lì, il giorno dopo sarebbe ripartito per l'Italia.

Pagata la camera, quasi come se fosse stato in un sogno, Marco salì sull'ascensore ed entrò nella stanza 212.

Richiuse la porta dietro di sé e si appoggio a quella con la schiena.

Gli girava la testa, vedeva a stento l'arredamento in stile vintage e il grosso letto matrimoniale.

Sapeva che non ci sarebbe stato mai nulla fra di loro, ma venire a conoscenza del fatto che Mika sapeva di essere amato da lui lo aveva sconvolto. Non si sarebbe mai e poi mai aspettato una reazione del genere da parte della persona che lo aveva aiutato a credere di più in se stesso. Credeva che lo avrebbe abbracciato, che gli avrebbe detto di volergli bene. E invece no. Era stato distaccato, quasi freddo. Non aveva nemmeno provato a fermarlo quando se n'era andato via.

La prima lacrima scese sul viso del ragazzo.

Si sentiva ferito nel profondo. Non era mai stato così male. Era come aver perso tutto quello per cui aveva sempre lottato e per cui si era sacrificato. Ora si accettava, ma aveva perso fiducia in Mika, aveva visto crollare l'unica certezza della sua vita.

Scivolò giù lentamente fino a sedersi a terra sulla moquette beige dell'hotel. Reclinò indietro la testa, poggiandola alla porta e cominciò a singhiozzare. Si sentiva distrutto, si sentiva morire.

Le lacrime iniziarono a rigargli il viso e inumidire la leggera barbetta scura.

“Ora passa” pensava, “Ora passa tutto, andrà tutto bene”

Iniziò a rabbrividire e si sfregò le spalle con le mani, leggermente, immaginando di stare fra le braccia di Mika.

Lo voleva, voleva avere quel ragazzo col sorriso sempre stampato sul viso, accanto. Voleva sentire la morbidezza delle sue labbra, il profumo della sua pelle.

Chiuse gli occhi mentre continuava a piangere.

Marco era stanco.

Marco non voleva più soffrire.

Marco aveva freddo e voleva solo un abbraccio.

Marco voleva essere amato.

Marco non ce la faceva davvero più.


 

Marco si alzò da quella scomoda posizione e andò a letto. Si rannicchiò da un lato e chiuse gli occhi.

Un colpo secco lo riscosse. Aprì gli occhi e vide Mika.

Il riccio era lì, a pochi metri da lui. Non c'era il solito sorriso sul volto dell'inglese, era triste, quasi impaurito.

Marco” sussurrò e si avvicinò al ragazzo.

Marco gettò le braccia al collo di Mika e lo strinse forte.

Ti amo, ti prego, non andartene.” supplicò.

Ssh, it's ok. Sono qui.” rispose Mika sfregandogli dolcemente la schiena con una mano, “Sono qui.”


 

La stanza era vuota.

Mika non era lì.

Marco era solo.

Ebbe un fremito, poi fece due respiri profondi per calmarsi. Si alzò da terra, questa volta per davvero, e raggiunse il letto. Si sedette sul bordo poggiando le mani vicino le cosce. Lo sguardo puntato in basso.

Rivide la scena del sogno. Mika lo abbracciava, poteva avvertire il suo calore...

Faceva schifo, faceva tutto schifo.

Quello stronzo di Michael.

Quell'amore di merda.

Quella distanza fra l'Italia e l'Inghilterra.

Quel vuoto dentro e fuori.

Quella freddezza che non sarebbe mai andata via.

Quella solitudine.

Quelle lacrime che ancora non smettevano di scendere lungo il bel viso del ragazzo.

Voleva smettere di soffrire, smettere di vedere un ragazzo che non sarebbe mai stato suo.

Doveva partire, andare lontano. Forse la distanza avrebbe aiutato. “Lontano dagli occhi lontano dal cuore” giusto? Doveva fare un viaggio e distrarsi.

Sarebbe stato meglio, voleva vivere e amare ancora. Voleva sfamarsi d'amore fino alla veneranda età di ottant'anni e non odiarsi per la sua omosessualità. Cosa c'era di sbagliato nell'amare qualcuno del proprio sesso? Sempre di amore si tratta, Marco lo aveva provato sulla propria pelle. Era un amore che dilaniava e dava la vita.

Ora vedeva tutto con occhi diversi. Erano tristi quegli occhi e pieni di lacrime, ma ci brillava una luce nuova, una luce che sapeva di Michael Holbook Penniman Junior. Gliel'aveva trasmessa lui. Il cuore di Marco era stato marchiato a fuoco da quell'uomo. Il suo ricordo, la sua risata, i suoi occhi... non dimenticherà mai nulla, porterà tutto con sé, come un giovane scout con il suo kit di sopravvivenza.

Mika era la sua sopravvivenza, non lo avrebbe mai dimenticato.




NOTA:
eccomi a scrivere una OS su una coppia che AMO alla follia. Amo sia Mika che Marco, quindi non pensate che io detesti Mika. Ho deciso di scrivere questa storia un po' per sfogo e po' per parlare di un problema che mi sta a cuore: l'omossessualità e l'accettare sè stessi per ciò che si è.
Spero vi sia piaciuta.
Fatemi sapere.

xx
Fantasy
  
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