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Autore: ehjhoran_    02/10/2014    3 recensioni
"In Giappone ci sono tre modi per dire ti amo."
"Davvero?" Dico aggrottando la fronte.
"Si, davvero. C'è la parola 'Daisuki' che si dice alla persona che ti piace. Poi
'Aishiteru',che è tipo per una relazione più seria. E poi.... C'è Koishiteru."
"E che vuol dire?"
"Lo si dice alla persona con cui si desidera trascorrere il resto della vita insieme."
Riappoggio la testa sul suo petto e chiudo gli occhi, sorridendo.
"Ah." Aggiunge, infine. "Comunque.." Comincia ad accarezzarmi i capelli.
"Koishiteru, Megan." Sussurra, e mi da un bacio sulla testa.
"Koishiteru, Ashton."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Ti amo in tutte le lingue del mondo."

                                                       






 

Mi stiracchio sul letto, strofinando gli occhi.
La stanza è luminosa, e fuori dalla finestra gli uccelli che cinguettano, come a inaugurare la primavera, mi fanno sorridere.
Mi volto verso Emilie per augurarle il buongiorno, ma lei non c’è, e il suo letto è disfatto. Corrugo la fronte, prendo il cellulare dal mobile accanto al mio letto e leggo l’orario del display, che segna le 7 del mattino.
Mi chiedo dove sia finita, quando sento delle voci dal piano di sotto. Non sento solo le voci di Emilie e di suo fratello Michael, sembra che ci siano altre persone.
Esco curiosa dalla camera e mi affaccio silenziosamente dalle scale. Intravedo Luke sorridere mentre passa un pacco di biscotti a qualcuno dall’altra parte del tavolo, che però non riesco a vedere. Decido di rientrare in camera e mettere qualcosa, non posso scendere giù dai ragazzi col pigiama, è ridicolo.
Do’ un’occhiata al mio borsone, posto ai piedi del letto, ma poi decido di indossare qualcosa di Emilie. Spalanco il suo armadio sorridendo, frugo un po’ tra i vestiti e poi prendo i suoi jeans preferiti, quelli strappati e sfumati dappertutto.
Cerco qualche maglietta da indossare ma non ne trovo una adatta a me oggi. Resto immobile qualche secondo in cerca di idee, e poi mi dirigo verso camera di Michael. Lui si che ha delle magliette fighe, potrei metterne una delle sue.
Spero solo non gli dispiaccia.
Apro il primo cassetto e con un sorriso enorme in faccia trovo subito una maglietta che mi piace, considerando il fatto che a me piacciono tutte le sue magliette. Apro il cassetto a seguire, sperando di trovare una delle sue belle camicie, e alla fine la trovo.
Porto i due indumenti in camera di Emilie e mi cambio. Finisco completamente di prepararmi e infine sono pronta per scendere. Scendo le scale affamata. Attiro l’attenzione di tutti che mi salutano con un abbraccio.
 Ci sono Emilie, Mikey, Luke, Ashton e quel cinegro di Calum che amo sfottere.
“Ciao ragazzi, che fate qui, a quest’ora?” Esclamo con entusiasmo.
Tutti e tre si girano contemporaneamente verso Emilie, e lei a sua volta guarda me, facendo un sorrisino poco convinto.
 La guardo in cerca di spiegazioni.
“Visto che io ti ho invitata da noi qui per una settimana, Michael ha deciso di invitare loro.” Dice sorridendo.
La guardo annuendo. “Hai deciso in grande, Mikey.” Commento, poi ritorno a guardare Emilie. “Quindi tu vorresti dirmi che passerò un’intera settimana con loro?”
Emilie annuisce facendo un sorriso innocente.
Guardo per un istante gli altri, che mi fissano a loro volta. Mi viene da ridere, e mi chiedo se questa sarà una settimana da incubo, ma so che il divertimento è assicurato.
Mi siedo a tavola senza dire più nulla, metto i cereali in una ciotola e verso il latte. Quando alzo lo sguardo, mi sento osservata da Michael. Mi sta guardando e masticando allo stesso tempo la sua mela. Finalmente inghiottisce. 
“Credo che tu abbia qualcosa che mi appartiene.” Dice.
Abbasso la testa verso gli abiti che ho addosso.
Poi la alzo, e lo guardo sorridendo.
“Non ti dispiace il fatto che abbia messo una tua maglietta e una tua camicia, vero?” Gli faccio il più ampio sorriso che possa fare.
Si intenerisce e scuote il capo. I ragazzi intanto parlano apertamente fra di loro, facendo colazione.
Emilie si siede accanto a me.
“Non ti crea nessun problema se anche loro stanno qui?” si rivolge a me. Le sorrido e scuoto il capo.
“Scherzi? Assolutamente no. I migliori amici che si possano avere stanno un’intera settimana sotto il mio stesso tetto, cosa posso desiderare di meglio? Ciò che mi serve è divertirmi e ridere.”
Mi alzo e schiocco un bacio ai tre, poi vado da Michael e lo abbraccio.
“Che tenero che sei, grazie per i vestiti.” Gli sussurro, e gli do un bacio sulla guancia. Lui sorride e a sua volta mi da un dolce bacio in guancia. Sono le 7.45 quando decidiamo di andare a scuola. Prendo lo zaino che si trova sul divano e raggiungo gli altri, fuori di casa.
Noto che davanti è parcheggiato il motore di Ashton e mi viene in mente che due settimane prima mi aveva promesso che un giorno mi avrebbe portata a scuola con lui, in motorino. Ma penso lo abbia dimenticato.
Calum si precipita entusiasta davanti al motore di Ashton. Lui fa una smorfia e lo raggiunge.
"Io vengo con te, dove sta l'altro casco?" Esclama Calum con un sorrisino. "Frena amico, tu vai a piedi con gli altri." Gli risponde.
 "Perchè?" Chiede il moro cambiando espressione.
Ashton mi rivolge un'occhiata e io alzo le sopracciglia sorpresa. Fa uno dei suoi sorrisetti, di quelli che lo fanno sembrare tenero come un bambino.
"Una promessa, è una promessa." Dice solamente, mettendosi gli occhiali da sole. Ash si avvicina a Calum e gli dice qualcosa che non riesco a sentire, quest'ultimo poi fa cenno di aver capito. Li guardo sottecchi mentre Emilie sta parlando a proposito delle materie di oggi con Luke e Michael.
"Andiamo?" Chiede Calum rivolto a noi.
 Il gruppetto comincia ad avviarsi, mentre io metto lo zaino in spalla.
Non so se stare lì ferma o andare con gli altri. Comincio a fare qualche passo, attirando l'attenzione di Ashton. Si volta, mi sorride e infila le chiavi nel motore. "Che fai lì, non vieni?"
Mi scappa un leggero sorriso. Mi avvicino a lui, lo vedo sollevare la sella del motore e prendere un altro casco, me lo porge. Lo prendo e lo infilo in testa. Ho qualche difficoltà ad allacciarlo, e lui lo nota. Si avvicina e afferra il lacci del casco, le sue mani armeggiano e io avverto il suo tocco delicato sotto il mio mento. Posso sentire il suo respiro sul mio viso e i suoi occhi sui miei. Le sue iridi sono così verdi che sembrano riflettere le mie, sono bellissime.
Quando ha finito da un leggero colpetto sul casco e sorride soddisfatto.
 Fa scivolare lentamente il mio zaino dalla spalla e lo mette nella parte posteriore vuota del motore, insieme al suo. Poi afferra il suo casco,lo indossa e sale in sella. Lo seguo a ruota e lui mi prende le mani e dolcemente le fa avvolgere attorno alla sua vita. Volta il capo e mi guarda con la coda dell'occhio. Posso notare ogni piccolo particolare del suo viso messo di profilo. La sua pelle abbronzata, il suo naso, le sue labbra, il mento e un po' di barbetta su di esso. Tutto da vicino. Sospiro e sorrido.
Ashton accende il motore.
"Fai piano, non voglio finire all'ospedale." Sento una risatina. Non so come definire la mia amicizia con Ashton Irwin. Non si puó descrivere precisamente. È come quei sentimenti che non sai definire. So che è speciale, la nostra amicizia, come so che è speciale lui. Non so cosa provo per lui, me lo sono chiesta tante volte.  Se è più un sentimento di amicizia o qualcosa di più. So che senza di lui mi sentirei persa. La sua risata mi fa stare bene, il suo sorriso mi riempie il cuore di gioia. E soltanto la sua presenza potrebbe migliorarmi la giornata.
Ashton Irwin è più che speciale. È una di quelle persone che sanno come farti ritornare il sorriso, che sa dimostrarti davvero che ci tiene a te, che farebbe tutto pur di farti ritornare il sorriso, una di quelle di cui ti puoi fidare ciecamente, una di quelle che se non c'è, ne senti troppo la mancanza, una di quelle che non ti tradirebbe e che non tradirebbe mai la tua fiducia, che non ti sostituirebbe mai per nulla al mondo, che non sarebbe capace di farti del male, che tengono troppa dolcezza dentro, che sanno come amare, una di quelle per cui vale la pena litigare, ridere, sorridere, una di quelle per cui vale la pena vivere, perchè Ashton Irwin e vita ed è capace di farti vivere. Ashton si puó definire un vero amico, uno di quelli che per te si farebbe in quattro, che per qualunque cosa lui c'è davvero, che in qualunque situazione tu ti possa trovare lui è pronto ad aiutarti, sempre e comunque.
 Lo conosco dai tempi delle medie, come Calum ed Emilie.
Al liceo invece strinsi amicizia con Luke e conobbi meglio Michael, il fratello di Emilie.
 
Sorrido mentre il vento mi scompiglia i capelli e li porta tutti all'indietro. Sorrido e basta. Con i brividi che percorrono le braccia e la sensazione di libertà. Perchè stare su questo motore mi da la sensazione di essere libera. È una sensazione strana, ma bella, che mi fa sentire l'anima più leggera. È come se stessimo scappando da ogni cosa.
Ma la sensazione di andare via da tutto e da tutti scompare non appena appare davanti agli occhi l'enorme edificio che tutti chiamano scuola.
Oh certo, perchè ritrovarsi davanti alla scuola è una sensazione davvero bella, fa venire i brividi.
 Ashton parcheggia, spegne il motore e mi lascia scendere. Entrambi togliamo il casco, io lo porgo a lui, e infine lo posa. Prende gli zaini, si infila in spalla il suo e mi passa il mio. Noto che lo sguardo di qualche ragazza o ragazzo è rivolto su di noi, ma decido di non dargli importanza, anche perché io e Ashton stiamo quasi sempre insieme.
Entriamo nel cortile della scuola e ci appoggiamo al solito muretto. Stiamo per qualche tempo in silenzio, poi avverto che sta leggermente ridendo. Mi giro verso di lui e con l'ombra di un sorriso divertito sul volto, corrugo la fronte.
 "Perchè ridi?"
"Niente, piaciuto il giro in moto?"
Sorrido e annuisco.
"Vuol dire che ne faremo altri." Dice con un sorriso sulle labbra.
"Si ma non farmi affezionare troppo alla tua moto o poi non riusciró a farne a meno."
Abbassa lo sguardo e ridacchia.
 Dopo un po' vediamo che i ragazzi sono arrivati. Emilie guarda un po' dappertutto e quando si gira dalla nostra parte le faccio un cenno con la mano. Lei mi vede e sorride, poi dice qualcosa agli altri.
Lei e Calum si dirigono verso di noi, Luke raggiunge alcuni suoi amici, mentre Michael si dirige verso un altro gruppo di ragazzi.
"Brava ragazzina, ormai ti fai accompagnare a scuola da un bad boy su un motore, eh? Complimenti." Dice Emilie in tono scherzoso.
 Ashton scoppia a ridere gettando all'indietro il capo, e a me viene da ridere di più per lui.
"Io? Cattivo ragazzo? Mi hai visto bene? Sono un angelo coi fiocchi." Dice Ashton indicandosi.
"Si, credici." Calum fa una smorfia.
"Che vorresti dire?" Chiede Ashton atteggiandosi.
"Ti devo elencare gli atti vandalici che abbiamo combinato?"
"È stato più di un anno fa. Guarda, adesso mi sono spuntate pure le ali."
 Emilie spalanca la bocca, intanto sentiamo la campanella suonare.
"Poi la storia degli ‘atti vandalici' me la spiegate qualche volta, che ne dite?" Dice Emilie con uno sguardo misto tra sorpresa e un po' di rabbia.
Mi metto a ridere, e Ashton mi segue. Entriamo a scuola e ci dividiamo.
Mi dirigo verso il mio armadietto e mi affretto a prendere i libri della materia della prima ora: storia.
In seconda ora avrei avuto lettere ma con me ci sarebbe stato Luke, quindi più di tanto non mi sarei annoiata.
Ma mi sbagliavo. La seconda ora è stata una palla. Nonostante mi fossi seduta con Luke, non abbiamo avuto modo di parlare più di tanto, la professoressa continuava a spiegare e  passammo l’ultimo quarto d’ora da incubo, visto che aveva iniziato ad interrogare e quasi nessuno aveva studiato. Ma io e Luke siamo stati accompagnati dalla buona sorte, perché non siamo stati chiamati dalla professoressa.
Ringrazio Dio per aver finalmente fatto suonare questa dannata campanella.
Io e Luke ci alziamo di scatto.
“Oddio, questa volta l’abbiamo scampata. Immagina un altro degli infiniti 2 che ci mette sempre questa vacca in menopausa.” Sussurro per non farmi sentire dalla professoressa ancora seduta in cattedra, ed esco fuori dalla classe.
Lui annuisce teso.
“Ma che cazzo ha ogni volta questa pazza? Per caso il marito non la soddisfa? Ammesso e concesso che lo abbia,il marito.” Dice.
Cerco di placare una risata, poi lo saluto per andare all’armadietto.
Mentre cammino in corridoio, cercando il mio armadietto, sbadatamente vado a scontrarmi con qualcuno.
“Scusa, non ti avevo visto.” Mormoro, e quando capisco chi è, spalanco gli occhi.
“Attenta a dove metti i piedi, dolcezza.” Quel tono di freddezza e superiorità nella sua voce mi attraversa il corpo e mi fa raggelare il sangue.
Bryan Bailey mi rivolge uno sguardo di tensione, la mascella tesa, gli occhi scuri e profondi, come un vortice di tenebre senza fine.
Dopo qualche secondo rimasta completamente immobile, per paura di poter fare un passo sbagliato, lui si avvia per la sua strada, seguito dai suoi tre amici.
La comitiva più temuta.
Mi giro lentamente, deglutisco e lo guardo andare via. Ma per un istante lui volta il capo e mi rivolge un sorriso agghiacciante, da bastardo.
Riprendo a respirare regolarmente dopo un pezzo, e mi dirigo a passo veloce verso il mio armadietto, prendo velocemente i libri e raggiungo la classe di storia dell’arte appena in tempo.
Faccio un respiro di sollievo non appena vedo Michael e Calum seduti insieme all’ultimo banco.
Raggiungo il banco singolo che si trova negli ultimi posti e lo attacco al banco dei due, prima che la professoressa entri in classe.
Mikey e Calum mi guardano.
“Megan, che cosa fai?” Mi chiede Micheal.
“Non vedi? Attacco il banco, non voglio rimanere da sola.”
Mi siedo posando le mie cose sul banco e sbuffo.
Avrei tanta voglia di andare a casa e dormire.
E’ passata mezz’ora.
Sto per scoppiare.
La professoressa non fa altro che parlare, spiegare, riempirci la testa di bla bla bla, riprendere alcuni di noi che parlano, parlare, spiegare, spiegare, parlare.
Sto per addormentarmi quando all’improvviso sento la voce isterica della Bennett rimproverare Calum.
“HOOD! Visto che tu sei stato così attento, per tutto il tempo che ho spiegato, vieni qui, analizza e dimmi ciò che vedi in questa famosa opera di Leonardo Da Vinci, “La Vergine Delle Rocce.” Ovviamente lo saprai,perché sei stato attento, giusto?”
Calum fa una faccia terrorizzata, lentamente, molto lentamente, si alza dalla sedia e raggiunge la Bennett alla cattedra.
La professoressa gli porge il libro, e lui lo osserva.
Tossicchia prima di parlare.
“Hood, a te la parola.”
 
Calum osserva l’immagine, muto. Dopo un po’ sospira.
Guarda la Bennett, poi tutti noi, come per dire ‘Non ho vie di scampo.’ E inizia.
“Vedo……Bhe, si, vedo…la Vergine, la Vergine, certamente, Eh, le rocce, ovvio, le rocce pure, vedo..uh, Gesù, si, il Buon Gesù…c’è tutto, si, c’è una tecnica del colore.. proprio, una di quelle..belle, eh.”
Fa un attimo di pausa.
“Olio extravergine su tela, secondo me è quello, si perché si sa..Leonardo Da Vinci si faceva tutte quelle belle insalatone, metteva olio a non finire eee, quello che gli avanzava, lo metteva sulla tela.”
La classe scoppia in una risata generale, mentre la Bennett resta immobile a guardarlo.
“Eh, poi, poi che cosa vedo… vedo un sacco di cose, si..il Buon Gesù, eh, vedo.. vedo, uh, vedo..vedo anche la strada per andare dritto in presidenza, si, è illuminata dal Buon Gesù…”
 
La Bennett annuisce fulminandolo con lo sguardo, e gli indica la porta della classe.
Lui guarda in basso e poi lentamente esce fuori.
Qualcuno sta ridendo ancora.
La professoressa sbatte il libro sulla cattedra, presa da un attacco d’ira e tutti noi sussultiamo.
Poi tutto silenzio.
Quando io e Michael usciamo dalla classe, alla fine dell’ora, andiamo senza perdere tempo a cercare Calum.
Ci dirigiamo verso la presidenza, e vediamo Calum seduto sulla sedia di fronte alla porta dell’ufficio del preside.
“Ma prima stavi fumato?” Ride Michael avvicinandosi.
Calum ride, affonda le mani nelle tasche dei jeans e si alza.
“Che ti ha detto il preside?” Chiedo.
Lui alza le spalle.
“Ha chiuso un occhio e mi ha lasciato libero per il resto dell’ora. Nemmeno lui sopporta la Bennett.”
 
Ci mettiamo a parlare mentre camminiamo lungo il corridoio, ma quando sentiamo il suono della campanella che segna l’inizio dell’ora seguente, siamo costretti a dividerci.
Mi dirigo verso il mio armadietto di fretta, avrei già dovuto essere in classe.
Quando finalmente lo raggiungo, il corridoio si sta svuotando.
Prendo i libri di biologia, sbuffo e chiudo l’armadietto un po’ troppo forte.
Mi giro e sussulto, in mezzo al corridoio vuoto, davanti a me Bryan Bailey si sta avvicinando, è da solo.
Il cuore inizia a martellarmi nel petto, in preda al panico.
Faccio finta di niente e cammino.
Ma lui mi tira per un braccio, verso di se.
“Ciao, dolcezza.” 




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Ho aspettato fino a questo momento per decidermi di pubblicare questa storia, il perchè non lo so.
Ho paura che non se la inculi nessuno.
Non sarà una storia molto lunga, è una specie di mini long, di qualche capitolo soltanto però.
Inizialmente ho cominciato a scriverla soltanto per me stessa, dato che mesi fa avevo fatto un sogno, e allora ho deciso di scriverci su questa storia. Ovviamente ho scritto molto altro, l'ho scritta prima e durante l'estate, e adesso, proprio ad orari insoliti come mezzanotte, decido di pubblicarla, che intelligente.
Per favore, se questo primo 'capitolo' se si può definire così, vi è piaciuto, anche un pocheeeetto piccolo, scrivete una minima recensione, vi supplico. 
Ringrazio la mia migliore amica per aver fatto il banner (@niallssistah su twitter)
Eeee niente, questo è tutto.
Adieu :/
xx
  
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