Albertina, per gli amici Berty.
Ciao, cari lettori.
Mi presento: mi chiamo Albertina, per gli amici
Berty. Ho quindici anni e vivo in Italia,
precisamente in un paese fittizio che chiamerò… mmh… Bettola town.
Okay, lo so, il nome può sembrare buffo e non
attinente al nostro caro Stato Italiano (Repubblica fondata sul Lavoro e bla bla bla),
ma sfido chiunque a trovare un nome migliore di questo!
Ma, nel caso qualcuno di voi avesse da ridire,
può benissimo avanzare delle proposte, prometterò di prenderle in
considerazione (seh, come no, tanto per illudervi che
siamo in Democrazia!).
In ogni caso, non divaghiamo troppo.
A Bettola town la
vita si alterna tra mille peripezie che è mia intenzione narrarvi, sempre che la
cosa vi interessi.
Per quanto mi riguarda, credo che lo farò in
ogni caso, perché ho bisogno di sputtanarmi un po’ in giro e di raccontare gli affaracci miei al gentil mondo di EFP.
E dunque, partiamo dal mio nome.
Albertina Annetta Bartolini.
Può sembrare una coincidenza, ma vi giuro che
io non ho nulla a che fare con le due sorelle Stevenson della Santacroce, sono
innocente!
Vabbè, proprio innocente no, ma
mio padre lavora per un famoso Corriere Espresso. Il che è tutto dire, benché
non c’entrasse assolutamente niente con il fatto che mi abbiano appellato con i
nomi di quelle sante e dolci ragazze.
E, se qualcuno di voi sa di cosa sto parlando,
deve capire che NON faccio parte del Coro Amorino e che Padre Amos non si è
approfittato di me.
Okay, spoiler a parte, sto di nuovo divagando e
ciò nuoce gravemente alla salute di chi legge. Intenzione che, se devo dirla
tutta, ho coltivato da quando ho deciso di farvi entrare nella mia vita.
Be’, se deciderete di seguire le mie vicende,
dovrete abituarvi a questo mio modo di fare, perché sono purtroppo abituata a
divagare e a fare riferimenti a faccende che ho letto in libri di vario genere;
indipercui troverete alcuni spoiler o riferimenti che
potreste non capire, perciò vedete di farvi una cultura!
Sono simpatica, lo so!
Bene, ora vi parlerò della mia famiglia.
Sono figlia unica (meglio così, non ho mai
sopportato i marmocchi urlanti e avrei sicuramente ucciso il/la mio/a
ipotetico/a fratello/sorella minore) e i miei genitori stanno ancora
felicemente (anche troppo) insieme.
E voi ora direte: e quindi? Che cosa c’è di
eccezionale in tutto ciò?
Be’, se consideriamo che i matrimoni attuali
durano sì e no due anni (gravidanze comprese), ditemi un po’ voi se non è
clamoroso che i miei siano sposati da ventun anni!
E poi vi starete chiedendo anche perché ho
scritto che stanno insieme troppo felicemente e sicuramente starete pensando
che sono un’ingrata perché non apprezzo il fatto di avere una famiglia felice e
normale.
Vorrei che capiste una cosa, lettori miei:
assistere tramite vie uditive all’atto sessuale dei vostri genitori, ogni
notte, farebbe accapponare la pelle anche a voi.
Per fortuna ho la mia musica, che mi libera dal
male!
(Amen!)
Quindi, mi posso definire una ragazza
abbastanza matura e consapevole di ciò che è la vita sessuale, nonostante mi
manchi ancora l’esperienza personale e, sapete, non ne voglio sentir parlare!
Soltanto l’idea mi disgusta!
Come traumatizzare i figli in una semplice
mossa.
Ora mi porterò appresso questo fardello per
tutta la vita e so che sarei capace di respingere anche Chad
Michael Murray incontrato per caso in una spiaggia per nudisti (okay, non
esageriamo ora!).
Mio padre, come accennavo prima, gira tutta
l’Italia a bordo di un simpatico furgoncino rosso a consegnare pacchi e pacchetti
everywhere.
La cosa mi è di grande aiuto, in quanto ordino
almeno una volta al mese da vari siti di libri e di abbigliamento (scegliendo
quelli che si servono della ditta in cui lavora mio padre) e ho le spese di
spedizione gratis!
O almeno il contrassegno…
Insomma, non è che io tragga chissà quale
giovamento dal lavoro di mio padre, che diamine!
Si chiama Alfredo, ha quarantacinque anni ed è
un bell’uomo.
O meglio, deve esserlo per poter risultare così
irresistibile agli occhi perennemente innamorati e appassionati di mia madre.
Lei si chiama Maria Vittoria ed è una rinomata
insegnante di matematica al Liceo Scientifico e io non riesco proprio a capire
come diamine possa sopportare quella marmaglia urlante.
In mezzo alla quale, ahimè, ci sono io.
Be’, sì, dovete sapere che anche io studio al
Liceo Scientifico e sono al secondo anno.
Quando, con disappunto, ho scoperto che lei
sarebbe stata la mia insegnante, ho pensato seriamente di suicidarmi gettandomi
dal tetto della scuola, ma poi ci ho ripensato perché, effettivamente, ho
ancora tanto da vivere.
E non avrei potuto parlarvi delle mie
vicissitudini se mi fossi tolta la vita.
Pensavo di essermela scampata anche quest’anno,
ma mia madre ha ben pensato di richiedere espressamente l’assegnazione della mia
classe, ossia la 2^G.
Ebbene, questo è il mio triste destino e dovrò
affrontarlo.
Per fortuna non sarò sola in quest’impresa.
Ma di questo ne parleremo la prossima volta,
almeno potrò lasciarvi sulle spine.
Al prossimo capitolo, discepoli!