Palindromi
- ...il corpo di Hannah Allister è stato
ritrovato due giorni fa al
limite del Percorso 29.. Il suo cadavere, a detta di alcuni testimoni,
era
completamente dilaniato, come se fosse stato sbranato. La ragazza era
scomparsa
da una settimana, e se erano perse completamente le tracce dopo che era
uscita
la mattina del 29 luglio per un'escursione sul Percorso
Bob spense la radio. - Che
cazzate - disse all'amico - Ti pare? Un serial killer che si aggira qui
per il
Percorso 29. Sul serio, ti sembra possibile?
Natan non rispose. Aveva per
tutto il giorno avuto una brutta sensazione, fin da quando quella
mattina sul
presto lui e Bob erano usciti dalle loro rispettive case a Borgo
Foglianova per
avventurarsi in quella piccola escursione per i boschi del Percorso 29.
Era
come se fossero osservati, quasi che ci fosse una terza persona con
loro. Non
si stentiva tranquillo, in definitiva.
- Natan?
- Ah, sì, cazzate. - rispose
distratto.
- Ma che hai? E' tutto il giorno
che sei strano.
- Niente. Non ho niente.
- Se lo dici tu... Allora, che
cosa te ne pare di questo? Serial killer
si aggira per il Percorso 29, sarebbe un titolo perfetto per
i giornali di
domani. O ancora meglio Due ragazzi
uccisi dal killer del Percorso 29, ah!
- Dai, non è divertente.
- Eddai, tirati su, non essere
così pessimista! Ma poi anche se ci fosse per davvero un
pazzo qui in giro
abbiamo sempre i nostri coltellini multiuso - disse ridendo di gusto.
- Come se un coltellino potesse
fare qualcosa. Dico sul serio, non sono tranquillo.
- Certo che tu ti fai
impressionare facilmente. Sul serio, pensi davvero che un pazzo maniaco
si
aggiri di notte per i boschi e faccia a pezzi la gente che trova? E ti
pare che
quella gente dovremmo essere proprio noi? Impara a non farti
abbindolare per
una volta.
- Chissà, le vie del destino sono
infinite. Ho pure lasciato il mio Leafeon a casa.
- Cosa avevamo detto? Niente
pokemon, ce l'avremmo fatta solo con l'ausilio delle nostre forze.
Tanto per
una notte sola cosa vuoi che possa accadere? Del resto non mi sembra
che siamo
messi poi così male, no?
"In effetti poteva andarci
peggio" pensò Natan "Siamo in una tenda minuscola, nei
nostri sacchi
a pelo striminziti, abbiamo mangiato un "eccellentissimo piatto"
composto da minestra di fagioli e verdura lessa e stiamo ascoltando la
radio
per prendere sonno, dove peraltro sentiamo della presenza di un serial
killer
che si aggira da queste parti. Che bella situazione, nevvero?
- Cosa c'è, hai paura per caso? -
chiese Bob beffardo.
- Io? Nient'affatto. "Eccome
se ce l'ho".
- Ah sì, eh? Certo, si vede il
tuo coraggio da quanto ti tremano le mani.
- E' per il freddo.
- Certo, come no.
***
"Or
o di notte giocare
numeri ci remunera coi gettoni d'oro. Eccome se saremo ricompensati.
Che numeri
ci giochiamo stasera?".
- Basta!
"O notte, dove vai? Ti avevo
detto no! Ci dobbiamo sbrigare, altrimenti le tenebre passeranno.
Allora, che
numeri facciamo?
- Basta! Smettila!
"E tu supporti troppo su te!
Mi tratti così? Non vuoi nemmeno giocare un po'? Eddai,
spara un numero, sono
sicuro che vincerai.".
- No, falla finita!
"I soci spingon ogni
psicosi. E noi siamo soci vero? Certo che lo siamo. Sarebbe meglio dire
che tu
sei mio socio. Non mi puoi opporre resistenza, tu agirai come
agirò io.
- No, non lo faro! Sta zitto!
"Era martedì: vide tramare.
Ed oggi che giorno è? Vedi, anche il destino sta dalla
nostra parte, per cui
possiamo solo farlo. Quindi adesso abbandonati a me, vedrai che ci
divertiremo.
Forza, prova a sparare un numero.
- No, basta!
Girafarig, nella fretta di
scappare da qualcosa a cui non poteva sfuggire, andò a
sbattere violentemente
la testa contro un albero. Assunse un'espressione sofferente mentre si
rialzava,
e una lacrima gli scivolò giù dall'occhio destro.
"Eran i modi di dominare.
Vedi se non guardi dove vai cosa succede? Se avessi accettato subito
allora non
ti saresti fatto male.".
Il pokemon guardò timoroso dietro
di sé, e si ritrovò la coda a pochi centimetri
dal viso. Quegli occhi rotondi
lo guardavano, e quel ghigno malefico era costantemente impresso nella
sua pelle.
La coda riprese a parlare, ma la bocca non si mosse, poiché
dialogava con lei
direttamente nel suo cervello.
"Ivi con ingegni nocivi. Che
dici, nuoceremo a qualcuno questa sera? Probabile. Solo uno come al
solito
oppure qualcuno di più?
- BASTA!!!
Il pokemon riprese a correre nel
vano tentativo di fuggire da quel demone che lo perseguitava.
"Ora per poi io preparo. Sto
già pensando a cosa fare, tu no? Sto già
assaporando l'ebbrezza del liquido che
scorre a fiotti, e tu? Tu non vedi l'ora che succeda di nuovo, vero?
- BASTA! ZITTO! DEVI STARE ZITTO!
"Era dove vivevo da re. Ti
ricordi quella radura dove stavamo da piccoli? Mi pare di aver visto
qualcuno
lì questo pomeriggio. Che facciamo, ci andiamo?
- NO, STA ZITTO! - urlò
Girafarig, che ancora non aveva smesso di correre all'impazzata. Le
zampe ormai
però si stavano stancando, e il pokemon stava lentamente
decelerando.
"E' rotto dottore? Ah no,
forse è sempre stato così il tuo cervello. Che
dici, andiamo a fare baldoria
per provare a guarire? Ah, e mi devi ancora dire un numero.
- No, basta! - disse stentato
Girafarig. Gli stava cominciando anche a mancare il fiato da quanto
aveva
urlato.
"Ove vivi lì vivevo. Anzi,
ci vivo ancora. Due è un bel numero, no? Bene, te sei col
due. Che ne dici di
tornare alla nostra radura, magari potremmo fare scoperte interessanti.
- Fa silenzio!
Anche opponendo resistenza
(scarsa oltretutto) la parte posteriore del corpo di Girafarig si
fermò, per
poi cominciare a procedere autonomamente nella direzione opposta. Il
pokemon puntellò
gli arti anteriori nel terreno, ma la stanchezza ebbe la meglio su di
lui e
cominciò ad essere trascinato.
"E' l'amore vero male. E
quello che stiamo per fare non lo sarà affatto. Male
intendo. Eddai, ci
divertiremo, tu in particolare. Con la ragazza dell'altra sera poi hai
fatto
proprio un bel lavoro.
- No! Sta zitto! Non ti voglio
più ascoltare.
"E so certo tre cose: la
prima è sicuramente il fatto che desideri ardentemente
tornare là. Lo so che lo
vuoi, siamo una cosa sola. La seconda è che vuoi di nuovo
abbandonarti a me.
Molto bene, ti accontenterò presto. La terza è
che vuoi arrivare il prima
possibile ad otto. O forse questo lo voglio io. Che bel numero otto,
vero?
Peccato che abbiamo già il due. Sarà per un'altra
volta.
Al suono della parola
"otto" Girafarig fu scosso da un violento brivido. Non sopportava
quel genere di vocaboli, non lo facevano stare bene. E soprattutto
facevano
scattare in lui... quella cosa... e non era bello né per lui
né per gli altri
quando ciò succedeva.
Smise di opporre resistenza, e si
lasciò trasportare dalla coda.
"Non voglio più essere
quello che sono" pensò.
"Girafarig? E' nome di
demone. E tu lo sei. Anzi, noi lo siamo. Dì la
verità, non vedi l'ora di farlo
di nuovo. Vorresti sentire nuovamente il sapore metallico del sangue,
la
durezza dei frammenti di osso, la tenerezza della carne..."
"Mi stai facendo
impazzire..."
"E lavoro oro vale. Non ho
faticato tanto per nulla. C'è un motivo se puoi parlare con
me fin da quando
siamo piccoli. Questo è stato il mio compito, lo
è tuttora e sempre lo sarà.
Abbandonati alle spirali della follia. Vieni, divertiti con me, e
sorridi."
"Non voglio farlo. Sonno
anni che mi rifiuto, smettila. Finiscila anche di camminare, mi stai
facendo
male alle zampe. La strada..."
"E' corta e atroce. La via
intendo. O meglio, sarà ancora atroce se continuerai ad
opporti. Vedrai come ti
divertirai se vieni da me.
"Non lo farò."
"E tu? La salute? Ne
risentirà molto se non mi darai retta. Perché poi
continui ad opporre
resistenza? E' inutile, staresti molto meglio con me. Ci sei
già stato due
volte, e vedo che hai fatto un buon lavoro. Cosa ti blocca dal farlo
una terza,
una quarta e una quinta volta?"
"Ho detto che non lo farò.
Mai più."
"Poter essere top. Ecco cosa
ti manca, la volontà di essere il più forte. In
realtà non sei nemmeno forte di
tuo. Dammi retta, se verrai dalla mia parte potrai solo beneficiarne.
Del resto
cosa hai da perdere?"
"Falla finita, non ti voglio
più ascoltare."
"I brevi diverbi. Che poi
brevi non sono mai. Ma perché ti ostini? Non ti sei stancato
di perdere sempre?
Con me vinceresti e basta". Un attimo di pausa. "Guarda, siamo
arrivati".
Girafarig si voltò. Erano tornati
a quella radura, quella dove era cresciuto e dove era vissuto per la
maggior
parte della sua vita. E c'era qualcuno. In mezzo agli steli d'erba si
stagliava
nitida alla luce lunare una tenda, al cui interno alla luce emessa da
una
lampada si potevano vedere due sagome. Due sagome umane.
"La tana natale. Sembra che
sia stata violata. Da umani oltretutto."
"Umani." pensò
Girafarig.
"E ti ritiri te? Spero non
dopo aver visto questa violazione, del nostro territorio oltretutto".
- Umani - ripeté il pokemon,
questa volta ad alta voce.
- Hai sentito qualcosa Natan? -
disse una voce da dentro la tenda.
- Smettila Bob, non mi piacciono
questi scherzi. - gli rispose una seconda voce.
- A me è sembrato di sentire
qualcosa, te lo giuro.
- Smettila!
"Natan?... e... Bob?...
Natan e... Bob? Pa... pa... pal... palind..."
"Ero io re. Ma adesso non
più. Io ti avevo avvertito di passare dalla mia parte
finché eri in tempo.
Adesso sarai preda della crisi, come al solito. Adesso mi faccio da
parte. Ti
avevo detto di farlo in modo consapevole mentre eri in tempo, ma ormai
è troppo
tardi. Che dici, quanto in fretta li ucciderai?
"Ha... detto... pal...
palin... palindr..."
Il pokemon cessò bruscamente di
pensare, salvo riprendere quasi subito, ma con un tono decisamente
diverso.
"Natan" pensò
Girafarig, che aveva smesso di ascoltare la sua seconda testa "e Bob.
Natan e Bob. Natan e Bob". Il suo tono di voce mentale era diventato
freddo e senza emozioni. "Natan e Bob. Umani. Natan e Bob umani. Natan
e
Bob invasori. Umani invasori. Invasori cattivi. Invasori umani cattivi.
Natan e
Bob cattivi. Uccidere invasori. Uccidere umani. Uccidere Natan e Bob.".
Girafarig iniziò allora ad
avanzare al di fuori dei cespugli con un lento incedere.
***
Crack!
- Ah!!! Che cazzo è stato?!? -
urlò Bob.
- Oh no, oh no - cominciò a
singhiozzare Natan - Oh no, lo sapevo, lo sapevo che non dovevamo
venire...
- S-su, su... n-non era niente.
Magari qualche pokemon selvatico che ha calpestato un ramo...
Un'ombra si stagliò contro il
tessuto sintetico della tenda. Un'ombra di un pokemon.
- S-sì... - riprese Bob, dando
una gomitata a Natan - E-era solo un p-
Non fece in tempo a concludere la
frase che la tenda venne squarciata, ed un guaito talmente acuto da far
sanguinare le orecchie fendette l'aria. Natan si accasciò a
terra, chiudendo
gli occhi e coprendosi le orecchie. Bob invece restò fermo,
immobile e ad occhi
sgranati ad osservare l'aggressore.
L'intera parete est della tenda
era stata squarciata, e il tessuto sintetico giaceva adesso floscio a
terra. E
sopra di esso un Girafarig, che con la metà anteriore aveva
invaso il piccolo
spazio interno del tendaggio. Il ragazzo spalancò la bocca,
nel vano tentativo
di urlare. Girafarig però fu più veloce, e diede
una violenta incornata
all'indirizzo di Bob. Un rumore secco, poi silenzio.
Solo allora Natan ebbe il
coraggio di aprire gli occhi. E desiderò di non averlo mai
fatto. Il pokemon
aveva affondato le corna nella gola di Bob, e fiotti di sangue
schizzavano
violentemente tutt'attorno. Il ragazzo tentò di dire
qualcosa, ma dalla bocca
al posto delle parole uscirono dei gemiti, oltre ad altro sangue.
Girafarig allora
cominciò a strattonare le corna, allargando la ferita
mortale. La violenza del
gesto fu tale che Bob cadde lateralmente, battendo malamente la testa a
terra.
Due spasmi e alcuni rantoli, poi cessò ogni movimento.
Però anche nella morte
mantenne gli occhi sgranati dal terrore.
Tardivamente Natan trovò la forza
di indietreggiare. Man mano accelerava l'intensità della
forza che imprimeva
nelle gambe e si dava spinte più poderose, e in questo modo
riuscì a strisciare
al di fuori della tenda attraverso l'altro lato, quello dell'entrata
con la
cerniera. In quel momento Girafarig si girò a guardarlo.
Mostrò i denti con
fare minaccioso, ma non fu quello il particolare che più
colpì Natan. Quello
che lo spaventò di più furono gli occhi iniettati
di sangue. E ciò gli diede un
maggiore impulso a fuggire.
Si alzò in un lampo ma
faticosamente e prese a correre come un Arcanine in mezzo ad una
prateria.
Corse, corse, corse tantissimo. Non lo seppe nemmeno lui per quanto
tempo
corse. Smise solo quando le gambe cominciarono a dolergli e le caviglie
a
fargli male. Si accasciò a terra, e stancamente si
guardò attorno. Era notte
fonda, e la foresta attorno al Percorso 29 era immersa nel buio. E poi
c'era
quel silenzio. Nessun rumore rompeva quella quiete spettrale. Tutto era
immobile e all'apparenza morto, nemmeno un alito di vento ad
accarezzare le
fronde degli alberi.
Natan si portò le mani alla
faccia e cominciò a singhiozzare. "Bob, maledetto bastardo.
Te l'avevo
detto che non dovevamo uscire. E' tutta colpa tua! Colpa tua! Colpa t-".
Un rumore di rami spezzati lo
distrasse. Il ragazzo si girò, e davanti a lui si
stagliò Girafarig in tutta la
sua altezza. Certo, era solo alto un metro e mezzo, ma in quella
circostanza
era decisamente uno spettacolo terrorizzante.
- N-no... - singhiozzò Natan.
"Uccidere. Natan. Uccidere
Natan.".
Girafarig prese ad avanzare.
Note dell'autore
Primo (e probabilmente utlimo) tentativo di realizzare una creepypasta.
Contenti, Andy, beatlemania (scusa Eleonora ma per me sarai sempre
beatlemania) e Barks che continuate a fracassarmi le Giovanne con il
fatto che devo fare l'impaginazione?
Questa "cosa" mi è stata ispirata da Mirai Nikki. E
chissà come mai.