Libri > Percy Jackson
Ricorda la storia  |      
Autore: Kalbalakrab    04/10/2014    4 recensioni
Nico valutò l’idea di volatilizzarsi da qualche parte lì nell'ombra per aver balbettato. Ma avere la propria cotta che traffica con l’orlo dei tuoi jeans non è un’impresa facile da sopportare, nemmeno per un semidio.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Nico di Angelo, Will Solace
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nico non aveva la minima idea di chi avesse stabilito quella stupida regola. Di sicuro una mente malata, perché quale persona furba e intelligente avrebbe mai potuto decidere di far vestire i ragazzi del campo mezzo-sangue tutti uguali?
Era assurdo. Illogico. Inutile. La maglietta arancione spiccava troppo sulla sua carnagione pallida; lo faceva assomigliare a un evidenziatore. Era umiliante.
-Nico, tutto bene?
La voce di Will lo richiamò dall’altro lato del bagno. Quando quella sera Nico se l’era ritrovato davanti alla sua Capanna in tutto il suo “apollosissimo” splendore, aveva iniziato a farsi i castelli per aria. Un’ora dopo, piantato davanti allo specchio, iniziava a pentirsi di avergli aperto la porta.
-E’ senza senso! – sbottò.
Will fece una piccola risata.
-Non fare così… ora che rimarrai per un po’ al campo devi attenerti alle regole. E poi è solo una maglietta.
Solo una maglietta, pensò. Per lui è facile. Dopotutto non gli ricadeva addosso come una tenda da campeggio. Will non era scheletrico, non era basso ed era perennemente abbronzato. L’arancione lo faceva risplendere, Nico lo sapeva bene perché erano settimane che lo guardava di nascosto, ormai era chiaro anche ai muri che si fosse preso una cotta per il figlio di Apollo. Prima il semidio più forte e famoso del campo, poi il tipico californiano dai capelli dorati e gli occhi azzurri con un sorriso da mozzare il fiato.
Si complimentò con sé stesso, se li sceglieva bene i ragazzi da cui farsi spezzare il cuore.
-Non è nemmeno la mia taglia… - borbottò allo specchio.
Will mugugnò qualcosa, in imbarazzo.
-Sì, be’… dopo gli ultimi attacchi al campo non abbiamo avuto il tempo di cucire altre magliette. Pensavo che per il momento ti saresti potuto accontentare di prendere in prestito una delle mie.
Alt.
Nico si sentì persino le punte delle orecchie in fiamme.
Cosa voleva dire con “prendere una delle mie”?
-Questa maglietta è tua? – mise un po’ troppa enfasi sull’ultima parola.
-Ti assicuro che l’ho lavata!
Ne era sicuro. Sul serio. Non c’era problema. Vestire tutti uguali era un’ottima idea, complimenti a chi l’aveva avuta.
-Ti credo – riuscì a rispondere senza suonare come una ragazzina con gli ormoni a mille.
Stava indossando una maglietta di Will. Una maglietta che era stata addosso a Will.
Si sciacquò il viso con l’acqua fredda del rubinetto per sbollire.
-Nico?
-Tutto bene! Arrivo.
Will lo stava aspettando appoggiato allo stipite dell’ingresso. Quando lo vide uscire lo fissò a metà fra il divertito e il perplesso, ma non fece domande. Nico sperò che non sapesse cosa gli passasse per la testa in quel momento, ma quel suo sorriso lasciava intendere ben altro.
-Non ti sta male – gli disse, soffermandosi un po’ troppo con lo sguardo sulle spalle, dove la maglietta gli lasciava scoperta la pelle.
Il figlio di Ade combatté per non arrossire, e grugnì qualcosa in tutta risposta. Un suono simile al “bleah/puàh”. L’altro lo guardò divertito, poi gli si avvicinò di qualche passo.
-Però è un po’ troppo lunga.
Nico abbassò gli occhi. Aveva le ginocchia coperte.
-Dici? – ribatté ironico.
-Aspetta, aggiusto io.
Quale divinità aveva fatto credere a Will che le sue mani sui suoi pantaloni potessero “aggiustare” una qualsiasi cosa?
-W-Will? – Nico valutò l’idea di volatilizzarsi da qualche parte lì nell’ombra per aver balbettato. Ma avere la propria cotta che traffica con l’orlo dei tuoi jeans non è un’impresa facile da sopportare, nemmeno per un semidio.
-Ecco fatto!
Will gli sorrise e si allontanò dalla “zona rossa”.
Si era limitato a infilargli la maglietta nei pantaloni, ma Nico l’aveva trovata una delle cose più sexy al mondo in quel momento.
Era proprio messo male. Odiava avere quattordici anni.
-Forza, andiamo. Ormai è ora di cena.
 
Se c’era una cosa che Nico odiava più delle magliette arancioni, era il dover starsene seduto da solo al tavolo di Ade a ricevere occhiate di ogni tipo dagli altri semidei. Gli avrebbe fatto piacere avere la compagnia di Hazel, ma era tornata al campo Giove da diverse settimane, e se anche fosse stata lì con lui, Nico sarebbe stato costretto a fare da terzo incomodo fra lei e Frank. Forse era meglio mangiare da solo.
Spiluccò qualcosa dal piatto della frutta, finendo col guardare involontariamente verso il tavolo di Apollo ogni due, tre secondi, attirando l’attenzione di qualche ragazzo che sentendosi osservato, finiva con l’incrociare lo sguardo con il figlio di Ade.
A Nico non poteva fregare meno. Fintanto che non l’avesse beccato Will gli andava bene terrorizzare qualche semidio con i suoi modi da stalker.
Durante la loro camminata dalla capanna verso il padiglione, Nico aveva sperato che il biondo infrangesse le regole e si sedesse a cenare con lui. Ovviamente non era stato così. Will non era quel tipo di ragazzo, e a Nico andava più che bene. La sua vita era già abbastanza complicata, forse era anche quello uno dei motivi che l’aveva spinto a lasciar perdere Percy Jackson. Troppi casini. E poi c’era Annabeth. Will, invece, sembrava libero come l’aria, anche se Nico ancora faticava a crederci. Le figlie di Afrodite erano sceme o cosa…? Spendevano ore allo specchio e poi nemmeno ci provavano con i ragazzi più belli del campo?
Prima di tornare a Nuova Roma, Reyna gli aveva detto che secondo lei non era colpa della combriccola di Drew, ma di Will. Nico ci aveva messo un po’ a capire. Quando aveva fatto due più due, si era messo a ridere.
Will gay. Come no. E il cielo era verde e l’erba azzurra.
S’infilò in bocca un chicco d’uva e sospirò fra sé e sé, osservando il biondino ridere a una battuta di un suo fratello. Se anche fosse stato “come lui”, Nico non avrebbe mai avuto il coraggio di provarci. Will era troppo, in tutti i sensi. Troppo bello, troppo popolare, troppo buono, troppo bravo. Troppo.
Non aveva speranze.
Si sistemò meglio sulla panca e fece per tornare a fissare il proprio piatto, quando incrociò il suo sguardo per una frazione di secondo. Guardò subito altrove, maledicendosi.
Perfetto, ora crederà che sono un maniaco.
Tentò di concentrarsi sul cibo, ma la curiosità era troppa. Risollevò la testa e – Will lo stava ancora fissando!
Calmati, si disse. Non andare in panico. Non fare l’idiota. Sei il figlio di Ade! Il re degli spettri!
Will gli sorrise e Nico si sentì sciogliere come gelato al sole. Da come l’altro lo stava guardando in maniera divertita, capì di essere arrossito come uno scemo.
Appoggiò i gomiti al tavolo e nascose il viso fra le mani, maledicendosi in tutte le lingue del mondo. La sensazione di essere osservato non accennava a sparire, e intuì subito che Will non aveva ancora smesso di guardarlo.
Quando lo fissò negli occhi, l’altro gli fece l’occhiolino. Nico si sentì le farfalle nello stomaco. Stava flirtando con lui? Impossibile. Se l’era immaginato. Però…
No!
Si alzò in tutta fretta e abbandonò il padiglione senza voltarsi. Non poteva rischiare di fasciarsi la testa più di quanto avesse già fatto grazie alle parole di Reyna. E poi restare al tavolo a sospirare e guardare Will con occhi da cerbiatto non era decisamente da lui, sembrava uno di quei mocciosi innamorati che vedeva in giro per la città e che tanto odiava. Senza contare che se l’avessero notato le figlie di Afrodite, non avrebbe più avuto una vita sociale. Cavolo, per un attimo si pentì di avere addosso la divisa arancione del campo. Vestito di nero riusciva a passare più inosservato, ma d’altro canto… la maglia era di Will, e quello lo convinse a non togliersela di dosso e cacciarla nel primo falò disponibile.
Era quasi arrivato alla propria Capanna quando una voce lo bloccò.
-Ehi!
Nico si voltò a guardare Will con gli occhi sgranati. Perché cavolo l’aveva seguito? Per un attimo l’idea che volesse prendersi gioco di lui si fece strada nella sua testa, ma fu subito scacciata dalla realtà dei fatti: Will non era il tipo di persona da fare cose del genere. Il che rendeva ancora più difficile allontanarlo o trovare una scusa per essere scorbutico nei suoi confronti.
-Will… - il ragazzo non gli diede neppure il tempo di chiedergli perché l’avesse seguito.
-Mi dispiace, sono stato un cretino, non dovevo – disse tutto d’un fiato.
Nico inarcò un sopracciglio. A cosa si stava riferendo?
-Non ti seguo…
L’altro lo guardò mortificato. Poi si passò una mano fra i capelli biondi, in imbarazzo. Nico ci mise un po’ a capire, ma quando ci arrivò si sentì avvampare e ringraziò il cielo che fosse già sera e il buio aiutasse a nascondere il rossore delle guance.
Oh.
-N-Non fa niente… - borbottò. Doveva andarsene di lì prima di rischiare di morire di vergogna. Non aveva idea di come si fosse sparsa la voce al campo, ma evidentemente Will era venuto a sapere dei suoi gusti.
-Non volevo metterti a disagio. Insomma, non stavo pensando…
-Va tutto bene – tagliò corto Nico. – E’ colpa mia, non devi scusarti.
Will lo guardò confuso.
-Colpa tua?
-Sì, insomma… - sperò sul serio di non dover dire parola per parola a cosa si stava riferendo. Nel ventunesimo secolo i ragazzi facevano cose che lui nemmeno sognava. Abbracciarsi,  fare la lotta o la doccia insieme nudi. Nico si sentiva morire al sol pensiero, e aveva rovinato tutto quando aveva deciso di andarsene dalla cena. – Senti, lascia perdere, okay? – non era giusto che Will si sentisse a disagio perché lui era diverso dagli altri e aveva mal interpretato il suo modo di scherzare.
Will sospirò.
–Non sono stato totalmente sincero con te.
Per un attimo Nico si sentì mozzare il respiro. Ecco quello che aveva sempre temuto, l’essere respinto, isolato. Quando Will aveva insistito per farlo restare al campo, aveva creduto di avere qualche possibilità. Che un figlio di Ade potesse davvero avere una vita normale. Ma era impossibile. Non c’era niente di normale in lui, ed essere allontanato da Will era persino peggio di come se l’era immaginato.
-Innanzitutto, non è vero che al campo abbiamo finito le maglie della tua taglia.
Nico lo guardò.
-Eh?
-Sì, ecco… - Will abbassò gli occhi e abbozzò un sorriso imbarazzato. – Pensavo… che non mi sarebbe dispiaciuto troppo vederti con qualcosa di mio addosso. Voglio dire, non sono un maniaco! – saltò su.
Nico sussultò con lui.
-No, ovvio! Lo so.
Quella discussione era ridicola. Nico non aveva idea di cosa stesse succedendo.
-Però… - Will continuò, rosso in faccia. – Volevo comportarmi da amico. Lo so che il nostro rapporto non è come quello che hai con Percy o Jason, ma…
Nico lo guardò perplesso. Che rapporto aveva con Percy e Jason? Il primo era stato il suo grande amore finito male, e il secondo… be’, aveva scoperto prima di tutti la sua sessualità. Fine. Will era stato l’unico a spingersi tanto da convincere Nico a restare al campo, a parlargli frequentemente ogni giorno o ad andare persino nella sua capanna senza paura. Il loro rapporto era superiore a quello che aveva con i due figli dei pezzi grossi, eppure…
-Ho fatto lo scemo prima, mi dispiace – Will lo guardò con un’aria così mortificata che Nico rimase a fissarlo zitto e immobile, preso in contropiede. - Ma ultimamente pensavo che ci fosse qualcosa tra di noi… e poi Drew continuava a dirmi che avevo delle chance, e ti ho visto mentre mi guardavi a cena, perciò… devo essermi montato la testa, mi dispiace. E’ chiaro che non mi vedi come ti vedo io, quindi mi sta bene se vuoi arrabbiarti, picchiarmi con qualche osso di scheletro o… non so, cosa fate voi figli di Ade?
-La mia spada risucchia la vita.
-Ecco. Forse quello è un po’ troppo, ma…
-Will, aspetta, frena – non poteva aver capito bene. – Tu pensavi che io e te… ? – Nico indicò prima lui, poi sé stesso. Will annuì a disagio. – Oh.
Nico impiegò qualche secondo a elaborare. Poi diventò rosso fino alla punta delle orecchie. Le farfalle nel suo stomaco ormai avevano preso a volare in cerchio.
-Mi dispiace, Nico, ma ti giuro che non voglio rovinare la nostra amicizia! Perciò, se potessi dimenticare tutto…
-Cosa? No! – l’espressione di Will lo fece sentire male e s’affrettò a correggersi. – Voglio dire, anch’io, ultimamente…
Non l’avrebbe detto neanche sotto tortura. Fra di loro calò un silenzio imbarazzante, persino per uno come Will abituato a essere estroverso e sicuro di sé. Nico borbottò un’imprecazione sottovoce.
-Will, se non dici qualcosa entro un minuto…
-Scusa! – la minaccia fece effetto. – Cavolo, non so cosa rispondere.
Nico smise di guardarsi i piedi per tornare su di lui. Il biondo aveva stampato in faccia un sorriso da ebete e… risplendeva.
-Will.
-Lo so, lo so! Possiamo prenderla con calma, cioè, elaborare bene la cosa e…
-Will.
-O se vuoi potremmo uscire allo scoperto, e onestamente mi starebbe bene perché penso di aver detto accidentalmente a tutti che tu mi piaci, perciò nessuno ci giudicherebbe te lo assicuro, io…
-Will!
-Cosa?
Nico trattenne a stento una risata.
-Stai… brillando. Letteralmente, sembri una lampadina.
Will abbassò lo sguardo su di sé.
-Oh – strabuzzò un po’ gli occhi. – E’ colpa di papà, sai – fece un sorriso imbarazzato e si passò di nuovo la mano fra le ciocche bionde.
-Non c’è problema…
-E riguardo a quella cosa?
Nico arrossì di nuovo, ma tentò di non dare troppo a vedere quanto fosse felice.
-Devo pensarci. Insomma, non voglio rischiare di uscire con te che ti illumini a intermittenza e attirare più sguardi del dovuto.
-Certo! Ovvio, lo capisco!
-Perciò… - Nico si strinse nelle spalle. – Per ora dovremmo limitarci a vederci da soli…
Will sbatté più volte le palpebre.
-Da soli?
Nico chiuse gli occhi, un po’ perché la luce del figlio di Apollo non faceva che aumentare con la sua eccitazione, e un po’ perché… cavolo, voleva davvero farglielo dire…!?
-Un appuntamento, Will! Da soli.
Se possibile, l’altro diventò ancora più luminoso. D’altro canto, Nico ormai era sicuro di non poter essere più rosso in viso.
-Sicuro! Quando?
Anche subito, come, e dove vuoi.
Nico si schiarì la voce.
-Quando vuoi tu, è uguale – tentò di sembrare indifferente. Aveva una certa reputazione da mantenere, cavolo. Non avrebbe permesso agli ormoni di tradirlo.
-Ora.
-Cosa?
-Esci con me adesso, Nico.
-Ma… ormai è buio.
-Bene! Passiamo la nottata insieme, allora.
Per un attimo lo sguardo di Nico scivolò sul fisico dell’altro. Il bagliore era accecante, ma riusciva comunque a notare come la maglietta arancione gli fasciasse i pettorali, o il modo in cui l’allenamento con l’arco gli aveva allenato i bicipiti delle braccia e delle spalle. Dei. Si sentì andare a fuoco. Come poteva interessare a un ragazzo del genere?
Si schiarì la voce.
-N-Non credo che riuscirei a prendere sonno con te che fai tutta questa luce…
-Tranquillo, non è permanente - Will abbozzò un sorriso malizioso. – E poi, chi ha detto che ti lascerò dormire?
Oh, per Ade.
Sarebbe stata una lunga notte.

 
   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: Kalbalakrab