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Autore: Violet2013    04/10/2014    11 recensioni
Con la complicità di una casa stranamente vuota, di una maratona di film d'animazione e dell'ultima prodezza culinaria di Shampoo Akane e Ranma, a due mesi dal matrimonio mancato, capiranno qualcosa in più sul loro rapporto.
Se sia un amore da insieme per sempre felici e contenti o un legame destinato a durare solo fino ai titoli di coda lo capiremo quando le luci della sala si riaccenderanno. Dolcetti soporiferi permettendo.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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aladdin ''Brilla il sole da sud,
soffia il vento da nord,
c'è un'intensa complicità.
Sul tappeto ora va,
dove andare lo sa,
nelle notti d'Oriente andrà"


''Intendi cantarla tutta?''
''Ti do forse fastidio?''
''Con quella voce gracchiante da maschiaccio faresti meglio a tacere''
''Ha parlato il tenore!''
Un pugno sulla spalla del ragazzo e tornò a volgere lo sguardo allo schermo. Aladdin era certamente il suo film d'animazione preferito.
''Da dove sono uscite tutte queste videocassette?''
''Ssh! Me le ha prestate Yuka, comunque. Domani devo ridargliele, quindi vedi di lasciarmele guardare tutte''
''Sarò muto come un pesce, anzi, come Abu''.



Mentre Aladdin scappava dalle guardie del Sultano, nella scena iniziale, Akane prese a fissare il viso di Ranma con uno sguardo indagatore un po' troppo insistente, per i suoi gusti.
''Che vuoi?''
Il viso della Tendo sembrò illuminarsi, le labbra si schiusero in un sorriso ilare.
''Che c'è? Akane?''
''Ah!''
''Akane?''
''Ma non ti sei accorto di niente?''
''Cosa?'', chiese guardandosi intorno.
''La-sua-voce'', indicò lo schermo guardandolo di traverso.
''Eh?''
''La voce di Aladdin!''
''Mi sembra una voce normalissima'', rispose sovrappensiero. ''Maschile, profonda, virile...''
''Ok, ma non ti ricorda nessuno?''
''Nessuno in particolare'', fece spallucce.
''D'accordo...'', sospirò. ''Straccione''
''Non sono uno straccione!''
''SOLO UN POVERACCIO! MA IN NOI C'E' DI PIU'...''*, prese a cantare, allargando teatralmente le braccia.
''Hai bevuto, Akane?''
''Lascia perdere'', ridacchiò. ''Dimmi, non ti senti strano?''
''S-Strano?'', chiese arrossendo ed allontanandosi immediatamente dalla fidanzata, dopo essersi reso conto di essere praticamente avvinghiato a lei. Chissà da quanto tempo erano in quella posizione.
''Sì!'', rispose lei. Sembrava non si fosse resa conto di niente. ''Temo di non aver smaltito del tutto quei maledetti Manju. Mi sento totalmente rintronata ed alterno momenti di lucidità a momenti in cui chiuderei gli occhi e... Yawn...'', sbadigliò rumorosamente, portandosi una mano alla bocca.
''In effetti, ora che mi ci fai pensare...''
Tre secondi netti ed Akane dovette raccogliere il corpo addormentato del ragazzo, che si era accasciato con la faccia sulle sue ginocchia, e metterlo sdraiato sul tappeto.






Aprì gli occhi ed era fuori dal Furinkan.
Come ci era finito, lì?
Sentì l'impulso di fuggire, come se qualcuno lo inseguisse. Qualcuno che non aveva buone intenzioni.
Corse per centinaia di metri, forse chilometri, prima di rendersi conto di essere ancora nel cortile della scuola.
Non ebbe tempo di chiedersi cosa stesse succedendo, che mise il piede su qualcosa di duro e liscio e vi inciampò sopra.
Una teiera.
Era abbastanza piccola da poter essere contenuta nella cartella di scuola, e Ranma pensò che gli sarebbe stato utile portarsela sempre dietro, in modo da averla pronta in caso di necessità, per quando la pioggia lo coglieva di sorpresa o qualcuno gli versava dell'acqua fredda addosso.
Ma era un po' sporca di terra, quindi decise di ripulirla. Appena ne sfregò la superficie con un lembo della casacca, una potente luce multicolore uscì dal beccuccio, insieme a del denso fumo bianco e ad un'ombra maestosa.

''ZUCCHERINI MIEI!''

Il fumo, i colori, l'ombra gigantesca di un omone muscoloso, la luce, persino qualche fuoco d'artificio in cielo, e poi lui. Quel pervertito di Happosai.

''Io me ne torno a casa'', mugugnò con aria annoiata voltandosi ed allontanandosi dall'uomo, che invece lo supplicava di fermarsi.
''Che vuoi?''
''Ranma, possibile che tu riesca ad essere così irritante già di prima mattina?''
''Non ho tempo da perdere con un nanetto pervertito come te''
''Sei proprio un pulcino, ragazzo. Non sarai mai un vero uomo!''
''Cosa? Come ti permetti? Ripetilo, se ne hai il coraggio!'', lo minacciò con il pugno chiuso che indicava pericolosamente la faccia del vecchietto.
''Sei-un-pulcino. Un bamboccio emozionalmente minorato e sessualmente inappetente'', gli soffiò un po' di fumo di pipa in faccia, con aria saccente.
''Non è vero!'', arrossì.
''Ma allora c'è speranza!'', gli saltò al collo gioviale, abbracciandolo con le lacrime agli occhi, ''Allora li fai anche tu i pensieri sconci su Akane!"
''I-io non faccio nessun pensiero!''
''Questo è certo'', sospirò.
''Intendevo su Akane, vecchiaccio. Ed ora scendi dal mio collo''

Raggiunta la terra ferma si spirmacciò la solita tutina, asciugò il sudore che gli imperlava la fronte con un paio di mutandine in pizzo e gli puntò un dito contro.
Tre dita contro, in realtà.
''Tre desideri. Mi dispiace, ragazzo, fa più male a me che a te. Non vorrei essere proprio io ad avverarli, ma sarò legato a te finchè tu stesso non mi libererai, e per farlo dovrai prima esprimere tre desideri. Credimi, mi secca dover aiutare uno zoticone come te, ma questa è la regola''
''Tre desideri, eh?'', socchiuse gli occhi, chinando la testa per poter cogliere nell'espressione fiera e sacrale del vegliardo il minimo cenno d'esitazione.
''Purtroppo. Certo che tra tutte le belle signorine della squadra di ginnastica ritmica che potevano venire a sfregarmi il beccuccio della teiera, giusto tu dovevi...''
''Fermo'', la mano aperta di fronte a sè, ''Morto, piuttosto che sentirti parlare del beccuccio della tua teiera''




Passò un tempo inquantificabile ed erano ancora lì, uno di fronte all'altro, in silenzio e con la guardia alzata.
Furono i nervi di Happosai i primi a cedere.
''Oh, insomma, ti vuoi decidere o no?'', strillò isterico.
''Ma tu speri veramente che ti creda?''
''Mi devo mettere a cantare?''
''Cosa?''
''Ok, mi metto a cantare''
''No!''
''Ma in queste scene c'è sempre qualcuno che canta!", mise il broncio.
''Che c'era in quella pipa, vecchio?''
''Li vuoi esprimere o no questi tre desideri?'', iniziò a saltellare nervoso.
Ranma era esasperato.
''Ok, vecchiaccio, farò finta di crederti''
''Era ora'', sospirò.
''Mi sembra inutile dirti quale sia il mio primo ed unico desiderio, per cui...'', allargò le braccia.
''Eccole'', annuì sicuro il Maestro passandogli un lembo di delicatissima seta rosa cipria.
''Ma... Che cosa...'', lo esaminò.
''Le mutandine di Akane, proprio loro'', assentì con la testa.
''Ma sei scemo?'', un calcio al vecchio ed un lancio olimpionico di slip.
''Hey, trattale bene, sono uno dei pezzi più rari della mia collezione!''
''Io me ne vado, ciao''

Si allontanò fischettando con le mani dietro la schiena, fino a raggiungere il portone principale del liceo.
Dove trovò Happosai ad aspettarlo.

''Che fai, mi segui?''
''Sei sordo, Ranma? Tre desideri, devo realizzare tre maledettissimi desideri entro mezzanotte o sarò legato a te per sempre. Non è colpa mia, sei stato tu a trovare la teiera''
''Ok...'', sospirò.
''Di' le paroline magiche: Io voglio...''
''Mi sento un idiota. Maestro, io voglio diventare un ragazzo normale''
''Fossi matto!'', scoppiò a ridere.
''Ma come?'', per poco non cadeva per terra.
''Ranma, ci sono delle clausole. Del-le clau-so-le. Non posso esaudire qualunque tipo di desiderio. In particolare: non posso ammazzare, resuscitare i morti o far innamorare qualcuno di te''
''E questo che c'entra con la mia richiesta di tornare ad essere un uomo al cento per cento?''
''Niente, ma non mi va di dire addio a quello zuccherino di Ranma-chan!''
''Bene, allora sarò io a dirlo a te. Addio''
''Fermo''
La voce di Happosai si fece cupa e gutturale come quando si arrabbiava davvero. Forse stava facendo tardi per il consueto giro di furti di biancheria intima.
''Tre desideri''
''Ok'', sbuffò per l'ennesima volta, ''Io voglio un panino ed un succo di frutta. Va bene così, Maestro?''
Lo stupore negli occhi del giovane col codino fu enorme nel vedere materializzarsi di fronte a lui quanto aveva appena chiesto.

''Dovresti smetterla di burlarti di ogni cosa. Non tutto è un gioco, Ranma. Questi desideri possono realmente cambiarti la vita, e tu ne hai appena sprecato uno''.
''Ah sì? Ed in che senso potrebbero cambiarmi la vita?''
''Ad esempio...'', uno schiocco di dita e Shampoo, Ukyo e Kodachi, vestite di poco più che qualche velo di tulle, gli si materializzarono intorno ed iniziarono a prostrarsi ai suoi piedi.
''No, no, no!''
Con un altro schiocco di dita, il vecchio le fece sparire.
''Peccato''


Ranma era stupito. Il Maestro poteva realmente esaudire ogni sua richiesta? Mentre addentava il delizioso panino iniziò a pensare più seriamente alle sue parole. Effettivamente gli rimanevano ancora due desideri. Avrebbe potuto chiedere di diventare l'artista marziale più forte del mondo... No, voleva arrivarci con le proprie forze, e sapeva di essere sulla buona strada. Avrebbe potuto... No, la scuola non gli piaceva, ma chiedere di diplomarsi senza andarci mai più era un atto meschino, una cosa che avrebbe fatto suo padre. E poi gli sarebbe dispiaciuto non vedere più i suoi amici.
La realtà lo travolse come un Moko Takabisha. Lui non aveva desideri.
Non desiderava nient'altro che diventare un vero uomo: aveva sprecato buona parte della sua giovinezza dietro ad un sogno che, le disavventure e gli intoppi degli ultimi anni gliene davano conferma, se ci ripensava, probabilmente non si sarebbe mai avverato.

''Mi dispiace di essere stato io a liberarti dalla teiera, Maestro. Dico davvero. Ma la realtà è che io non ho sogni. Il mio unico e solo desiderio è quello di essere un uomo al cento per cento, e se non potrai soddisfarlo credo che ti chiederò altre due stupidaggini e poi me ne tornerò a casa'', si accigliò.
''Ranma'', era stranamente serio, ''Ci sono molti modi per essere un vero uomo, che non includono necessariamente il liberarsi da una maledizione che francamente io considero un dono del Cielo''
''Che vuoi dire?'', la sua pazienza era al limite. Odiava il modo in cui quel maniaco pensava al suo corpo femminile.
''Non stai dimenticando proprio niente?'', alzò un sopracciglio, eloquente.
''Non penso, io... No. C'è la maledizione, e...''
''Guarda lassù'',sorrise sornione.

La terrazza del Furinkan.
Sì, la conosceva bene, ma non capiva a cosa alludesse il vecchio Happosai quando diceva che qualcos'altro oltre ad una cura miracolosa per la sua maledizione lo avrebbe potuto rendere un vero uomo. Sul tetto c'era forse la soluzione ai suoi problemi? Qualche rampa di scale non lo spaventava di certo, tanto più che non aveva fatto jogging, quella mattina, e che valeva la pena tentare. Valeva sempre la pena tentare. Salutò il Maestro, ripose la teiera nella cartella e si precipitò a destinazione.






''Non lo sposerò mai, mai e poi mai!''
Un'irrequieta, tanto per cambiare, Akane ed un irritante P-Chan tra le sue braccia sembravano ignorare del tutto la sua presenza.
''Ma Akane, figliola, ragiona. Devi sposarti entro mezzanotte per poter ereditare la Palestra, non vorrai che tutto vada perduto? Io sono vecchio, ormai, ed il tuo ventunesimo compleanno è tra poche ore! Dovevi proprio picchiarlo così forte?''
''Ma papà, io non voglio sposare quel deficiente! E' solo un bamboccio, un ragazzino viziato e capriccioso, e...''


''Hey!''


''Papà, ti prego, lasciami libera di fare le mie scelte! Perchè un matrimonio combinato? Con uno che non amo, poi...''


''Ma... Hey! Akane!''
Che fosse contraria al matrimonio combinato Ranma lo sapeva bene, come sapeva che la sua fidanzata, sempre che potesse ancora definirla tale, non era molto generosa con i giudizi quando si trattava di lui, ma definirlo un bamboccio e soprattutto dire che non... Che non lo... Dopo tutto quello che avevano passato...


''Io voglio sposarmi per amore, non perchè lo hai deciso tu! Chi lo conosce, quello?''


''Ma come? Il monte Hooh ed il fatto che stessimo per sposarci non ha significato niente, per te? Akane, rispondimi!", urlò ferito.

''Guarda che non ti sente'', bisbigliò Happosai da dietro le sue spalle, buttandogli nell'orecchio degli sbuffi di fumo mentre sedeva comodamente all'interno della sua cartella, ''Akane non può vederti nè sentirti. Tra l'altro non sta parlando neanche di te. Curioso, però, il modo in cui le sue parole sembrano darti fastidio...''
''Cosa? Figurati se m'importa qualcosa di quella scema!'', replicò seccato ruotando la testa di novanta gradi per guardare in faccia il suo interlocutore, finendo per girare in tondo su se stesso come un cane agitato che si morde la coda.
''E allora perchè ti scaldi tanto, pulcino?'', domandò saltando giù dalla cartella.
Ranma strinse i pugni, abbassando lo sguardo.
''Mi hai fatto venire fin quassù'', scandì bene le parole mentre si avvicinava pericolosamente al suo avversario, che indietreggiava spaventato, ''Mi hai preso in giro con la storia dei desideri, mi hai illuso e poi mi hai umiliato facendomi vedere questa scena penosa. Se pensi che mandarti all'altro mondo sia la chiave per diventare un vero uomo, considerati pure libero, Genio, perchè il mio desiderio sta per essere esaudito''

Quelle furono le ultime parole, poi gli si scagliò contro.
E si ritrovò, in qualche modo, seduto sul prato in cortile, accanto ad un Happosai in panciolle che beveva quello che restava del suo succo di frutta.

''Hey, ma...''
''Lo so, te lo stai chiedendo''
''Sì''
''Non puoi uccidermi, sono immortale'', asserì serafico.
''Che cosa?'', spalancò gli occhi, preoccupato per gli anni a venire. Davvero non se ne sarebbe mai liberato?
''Sono un genio della teiera, sono onnipotente ed eterno, posso fare tutto a parte uccidere...''
''...Riesumare cadaveri e far innamorare qualcuno di me, me lo ricordo'', sbuffò il codinato.
''Quindi, caro Ranma, hai qualche domanda da farmi?''
''Perchè Akane non può vedermi?''
''Perchè non sei di sangue blu. Akane è una principessa''
''Ma se ha appena parlato di una Palestra, e...''
''Sì, la Palestra è lo stemma di famiglia, una specie di distintivo''
''E chi sono i candidati a prendere in moglie la bisbetica INdomata? Così, giusto per curiosità'', fece spallucce.
''Giusto per curiosità'', gli sorrise allusivo, ''Tutti i nobili d'Oriente e buona parte di quelli d'Occidente hanno provato a chiedere la mano della giovane Akane. Vedi, lei li fa scappare tutti. Li mena. In seguito ad una stupida legge emanata dal figlio del consigliere di corte, anch'esso innamorato della tua bella, solo colui che riuscirà a batterla in combattimento sarà degno di prenderla in moglie. Lui ci ha già provato, ed è stato sconfitto''
''E' quel perdente di Tatewaki Kuno, vero?''
''Proprio lui''
''Akane se lo mangia a colazione'', sorrise intenerito. Certe cose erano in un certo modo, e sarebbero sempre rimaste così, in qualunque stupida realtà parallela ci si fosse trovati.
''Ma c'è una cosa che nè Akane nè il suo povero padre sanno, caro Ranma''
''E cioè?'', gli strinse le mani intorno al collo apprensivo, scuotendolo poi per le spalle per esortarlo a parlare.
''Calmo, calmo, figliolo. Vedi, a mezzanotte Akane compirà ventun anni. Se entro lo scoccare di quell'ora non avrà scelto chi sposare, suo padre sarà costretto a darla in moglie al consigliere di corte, che come avrai capito è...''
''Il preside Kuno?'', urlò isterico. Avrebbe messo Akane anche nelle mani di Ryoga, se fosse stato necessario, ma di quel verme, per giunta molto più vecchio di lei, no, mai. ''Che posso fare, Maestro?''
''Vedi, Ranma, diventare un vero uomo non sempre significa esserlo biologicamente. Solo chi conosce il vero amore può definirsi tale. Un artista marziale, un uomo che si ripetti, è prima di tutto un cuore vivo e pulsante a cui è attaccato un corpo''.
''Poche chiacchiere, dimmi che fare''
''La risposta è dentro di te''
''Dentro di me c'è solo il panino di prima, e se devo dirtelo mi è rimasto anche indigesto"
''Pensa, figliolo, pensa...''

Sparito. Era sparito nel nulla.
Prese a camminare nervosamente per tutto il cortile, entrò nell'edificio, sbirciò nelle classi vuote e scrisse il suo nome su una lavagna. Poi decise di tornare di sopra a vedere come se la stava cavando la sua fidanzata.


Il principe Kiryn, il principe Toma, il fidanzato della principessa Ori di cui faticava a ricordare il nome e poi Tatewaki Kuno, tutti i membri delle squadre di calcio, baseball, kempo, sumo e pugilato del Furinkan, l'odioso Shinnosuke, Sentaro, Picolet, e chiunque altro fosse passato dalle loro vite, anche solo per un saluto veloce, era lì, per terra, esanime, mentre Akane si ravvivava il caschetto e riprendeva con calci, pugni, schiaffi, e ne lasciava per terra un altro, poi un altro ancora.
Certo che ne aveva di pretendenti, la ragazza.
Ranma non li aveva mai contati, prima.
Il preside Kuno, vestito come al solito da turista americano in vacanza, sorrideva soddisfatto alla vista di tutti quei giovani corpi ridotti in fin di vita.

''Tua figlia è proprio forte, eh Tendo? Very strong!''
''La mia bambina, lei è...'', un pianto disperato, l'ennesimo. ''Amico mio, come faccio a trovarle un marito entro la mezzanotte? Tu sei il mio solo amico fidato, l'unico. Dammi un consiglio''
''Beh, you know, Tendo. Ci sarebbe una clausola. Una piccola clausola che ho letto sul regolamento di corte proprio ora. Se Akane non prenderà marito entro la midnight del suo ventunesimo compleanno, l'unico modo per far sì che non perdiate la Palestra, è...''



''Questo è troppo! Happosai, dove sei?''
Si materializzò di fronte a lui con l'immancabile pipa in bocca ed un paio di collant attorcigliati intorno al collo grinzoso.
''Fai schifo''
''Avevo freddo! Spero che tu non abbia disturbato la mia meditazione senza un valido motivo...''
''Sposerò io Akane. Avanti, fa' sì che avvenga, tanto era stato deciso sin dall'inizio''
''Piano, non essere precipitoso. Ricordati che dev'essere lei a scegliere chi prendere come suo sposo, e come ha detto poco fa vuole sposarsi per amore''
''Non posso permettere che diventi la moglie di quel vecchio! Ho ancora due desideri, no? Bene, allora Io voglio che lei si innamo...''
''Eh no! Te l'ho detto, Ranma, non posso far innamorare qualcuno di te! Cos'hai nel cervello, il pizzo sangallo?'', gli colpì la fronte con il tizzone rovente della pipa.
''E allora come faccio, se non può neanche vedermi?''
''Oh, per questo ti aiuto io. Potrebbe vederti se fossi un principe''
''Ma non lo sono!'', strillò indicandosi la casacca lisa ed i pantaloni sporchi di fango, ''Come faccio a diventare un principe se... Oh... Ah!"
''Ce l'hai fatta, finalmente. Stavo invecchiando''
''Maestro'', alzò il pugno al cielo con aria trionfante, mentre un tuono scoppiava teatrale alle sue spalle, ''Io voglio diventare un principe!''
''Detto, fatto! Abracadabra, eccettera eccetera! Ecco a voi il nuovo e migliore Ranma Saotome, il principe Ranma Saotome!"
La durata d'un battito d'ali, la solita poco virile luce multicolore e qualche petalo di rosa caduto dal cielo ed eccolo lì, un principe. Era diventato un principe.
Un principe a cavallo di un panda.
''Che ci fa qui mio padre?''
''E' il tuo nobile destriero. Mi dispiace ma non ho potuto fare di meglio''
''E va bene. Dunque ora sono un principe ed Akane può vedermi, una è fatta''
''Ed ora si canta! Voi, proprio voi, via da quel niwa! Hey tu, proprio tu, c'è una grande star...''*
''Ti ho detto che non si canta!", lo prese nuovamente per il collo.
''Ma scusa, è così carino quando cantano tutti!"
''Non siamo in un musical, testa di...''



''Chi c'è?''

Se c'era una cosa in cui Ranma Saotome era campione imbattuto, certo era il fingere di non ammettere quanto Akane fosse carina.
Se l'avesse fatto anche quel giorno, probabilmente avrebbe dubitato lui stesso della sua mascolinità.
I capelli della principessa, lunghi fino al collo, erano tenuti in ordine da una tiara di diamanti sulla fronte, i pantaloni del karateji, più stretti e rivelatori del solito, erano fermati da una cintura, stranamente nera, e le sue forme, più generose di quanto Ranma ricordasse, erano coperte da un top corto ed attillato, che lasciava scoperta la pancia scolpita dagli allenamenti.
La versione sexy di una karateka, in pratica il suo sogno proibito.

''Chi sei?'', gli si avvicinò. Il cuore del ragazzo batteva a mille.
''Sono Ranma Saotome, il principe Ranma Saotome''
''E dimmi, principe Ranma Saotome, sei qui per prenderle anche tu?'', pose le mani sui fianchi, severa.
''Non mi batterei mai con te'', la provocò, ''Sei troppo debole''
''Debole a chi, scusa?''
''Vuoi combattere?'', alzò un sopracciglio.
''Sì, ma solo per divertirci. Anche se mi dovessi battere, cosa altamente improbabile, non ti sposerò mai, meglio che tu lo sappia sin dall'inizio''
''Credi sul serio che io voglia sposare una ragazza violenta come te?''
''Non vedo cosa tu sia venuto a fare, altrimenti''
Tossì.
Che ci aveva fatto a casa Tendo tutti quegli anni, se non aveva intenzione di sposare Akane?
Che intrinsecamente una piccola parte di lui volesse...
No, era fuori discussione. Lui era lì solo per evitarle di finire tra le grinfie di quel pervertito del loro preside, quanto alla loro vita, alla loro vera vita... Ci avrebbe pensato una volta tornato a casa. Se fosse mai riuscito a tornarci, ovviamente.
''Poche chiacchiere, principessa. Ti vuoi battere o no?''


Fu un combattimento leale. Anche in quella pseudo-realtà immaginaria Ranma non avrebbe mai alzato realmente le mani su una donna, per cui si limitò a schivare, lasciarla stancare per bene e farla andare a terra con un' impercettibile spintarella, approfittando della sua distrazione.

''Sei un' imbranata''
''Non vale, hai barato!'', mise il broncio.
''Non sai perdere''
L'espressione stizzita della principessa Akane dinanzi alla sua linguaccia fu impagabile.
Soun Tendo si avvicinò alla figlia piangendo e battendo le mani, sotto lo sguardo risentito del preside Kuno, il cui spirito combattivo stava crescendo a dismisura.

''Akane, tesoro mio, finalmente abbiamo trovato un degno pretendente! E tu, giovanotto, ti chiami Ranma, vero?''
''Sì, signor Tendo'', chinò la testa in segno di rispetto.
''Molto bene, d'ora in poi tu sarai il fidanzato di mia figlia. Avete tempo fino a mezzanotte per conoscervi, dopodichè si celebreranno le nozze!", urlò gioviale.
''Che cosa?'', domandarono all'unisono Akane ed il consigliere, mentre Ranma taceva imbarazzato. In fondo era lì per quello, giusto?

Mentre Kuno Senior meditava vendetta, la coscienza di Ranma iniziò a farsi sentire.
Certo, sposarla era la scelta migliore per tutti, ma cosa voleva veramente lei?



A breve si fece sera, tutto era pronto per la cerimonia.
Ranma, accompagnato da Genma e dal fidato Happosai, attendeva la sua futura consorte sul tetto del Furinkan addobbato a festa, mentre il sole tramontava.

Avevano passato una giornata stupenda insieme: lui le aveva raccontato tutto de
gli anni trascorsi a Nerima: delle sue pretendenti, della maledizione, delle disavventure che si era trovato ad affrontare in quella che ormai aveva iniziato a considerare la sua vita precedente e del panda che li seguiva ad ogni passo, e la principessa aveva trovato il tutto molto divertente. Di certo era qualcosa di diverso rispetto alla vita piatta e noiosa che aveva sempre condotto tra le mura dell'edificio.
Quando uscì dalla scuola e fece la sua comparsa tra gli invitati, il cuore del codinato mancò ben più di un battito.

''Ranma'', lo avvicinò, ''Mi hai fatto vedere un mondo nuovo, di cui ignoravo l'esistenza. Ascoltare i tuoi racconti, questo pomeriggio, è stato come sorvolare i cieli del mondo a bordo di un tappeto magico: ho visto come sarebbe la vita con te, e se vuoi sapere quale sarà la mia risposta quando il sacerdote mi chiederà di sposarti, beh...''
''Un momento''
L'aveva bloccata. L'aveva bloccata un istante prima che lei gli dicesse di sì.
La sua stupidità stava per mandare a monte un altro matrimonio.
''Akane, prima che tu dica qualunque cosa tu stia per dire c'è una cosa che dovrei confessarti...''


''Ad esempio che non sei un principe?''
Il preside Kuno fece il suo ingresso trionfale in terrazza, accompagnato dal calare definitivo delle tenebre.


''Akane, my dear friend Soun, questo guy è un bugiardo, un millantatore. Come diciamo noi? Liar''
''Ranma, che significa?'', tuonò Soun Tendo mentre PChan, tra le sue braccia, grugniva inferocito.
''A-Akane, io...''
''E' vero?'', chiese furiosa mentre gli abiti eleganti del giovane si dissolvevano e lasciavano spazio alla solita casacca rossa, ''E' vero quello che sta dicendo, Ranma?''
''Ecco, io... Stavo per confessartelo! Se questo scemo non ci avesse interrotti te l'avrei detto io stesso!''
''Sei qui solo per la Palestra, vero? Sei qui solo per la Palestra!''
''No, Akane, fammi parlare!''
I rintocchi della campanella della scuola rendevano ancor più lugubre la scena in cui si trovava il giovane: non una stella in cielo, un forte vento gelido, i cordiali invitati trasformati in fantasmi dei pretendenti di Akane, di tutti i pretendenti di Akane.
Più ricchi, più gentili, più bravi ad esprimere i propri sentimenti di lui.
Ma non certo più forti.

Li lasciò a terra uno per uno, prima di trovarsi faccia a faccia con il preside, che lo minacciava con una macchinetta taglia capelli gigante.

''Now, caro Ranma, ti farò a fettine come un pezzo di arrosto! Prima ti taglierò tutti quei capelli ribelli, poi ti metterò in punizione, e poi...''
''Io non ci conterei''
Gli si avventò contro con tutta la forza, utlizzando ogni tecnica fosse in suo possesso.
Kuno resisteva, arrancava ma resisteva, ma fu quando si arrabbiò veramente, dopo più di un'ora di combattimento, che Ranma, esausto, ne vide la vera essenza.
Aveva assunto l'aspetto di un nemico che Ranma conosceva molto bene, un nemico che non avrebbe mai, nemmeno nei suoi peggiori incubi, voluto trovarsi a fronteggiare.
Un nemico di nome Ranma. Ranma-chan.
Ranma sapeva che mai, in nessun modo, avrebbe potuto sconfiggerla senza mettere a repentaglio la propria vita, quindi, per una volta, ed in via del tutto eccezionale, decise di mettere da parte la passionalità e giocare d'astuzia, di raziocinio.
Non era con Ranma-chan che stava combattendo, ma con se stesso, con le sue paure più recondite.
''Happosai'', tuonò, ''Sei pronto per l'ultimo desiderio?''
''Prontissimo, vostra altezza!", sorrise il vecchio.
''Io voglio, anzi no, io esigo, che quest'essere scompaia dalle nostre vite per sempre. Voglio che il suo fantasma la smetta di venirmi a tormentare, che le nostre vite continuino senza il terrore della sua ombra dietro alle nostre spalle. Maestro, io voglio che tu sia libero, e che la mia paura di non essere un uomo all'altezza della situazione sia imprigionata nella tua teiera, per sempre''






''Akane'', sussurrò tenendole le mani mentre il dodicesimo rintocco della campanella dell'Istituto superiore Furinkan rimbombava nella notte. Era tutto finito. ''Akane, ti ho mentito, non sono un principe. E non sono un vero uomo. Ci sono centinaia, migliaia di giovani più valorosi di me che meritano il tuo amore, e di questo sono consapevole. Dimmi tu. Dimmi cosa vuoi che faccia ed io lo farò, fa' solo che non sia soltanto per ereditare la Palestra''.
''Ranma, io...''









Una goccia d'acqua sul bel viso lo svegliò.
Dovevano proprio ripararlo, quel buco nel tetto.
Si alzò in piedi di scatto, sudato, e diede una rapida occhiata in giro. I Manju soporiferi di Shampoo dovevano aver fatto di nuovo effetto anche su Akane, che stava dormendo placidamente a pancia in giù sul tappeto, con i capelli davanti al viso e le braccia distese sul pavimento freddo.
Chissà con quanti altri ragazzi avrebbe potuto passare una folle notte senza genitori, pensò, chissà con quanti
più ricchi, più gentili, più bravi ad esprimere i propri sentimenti di lui avrebbe potuto uscire a divertirsi.
''Principi, nobili, capitani della squadra di kempo della scuola...'', sussurrò mentre le scostava i capelli dal viso, ''Sei proprio una scema, Akane''.
Sorrise nel vedere la sua espressione rigida rilassarsi, mentre le posava la copertina addosso, andò in cucina a bere un bicchiere d'acqua e riavvolse il nastro della videocassetta, ormai terminata, per poi estrarne un'altra dalla custodia e, senza nemmeno leggerne il titolo, inserirla nel videoregistratore.
In fondo dovevano guardarle tutte, no?






* All'inizio mi riferisco ovviamente al fatto che il doppiatore di Ranma, Massimiliano Alto, è lo stesso di Aladdin. Le canzoni accennate (e modificate all'occorrenza, con buona pace degli autori) fanno tutte parte della colonna sonora del film.
Eccomi qua con il primo capitolo, ve l'avevo detto che era una mezza scemenza, per cui non ditemi niente!
Grazie come sempre a chi ha letto, davvero grazie mille, e come al solito scusate per eventuali errori!
Alla prossima!
















  
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