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Autore: Bekah    05/10/2014    3 recensioni
*Dal capitolo quindici*
'E quindi tu lo sapevi..' - dissi io
Non sapevo se essere più preoccupata per come poteva finire la storia, o se essere sollevata perchè ora lui sapeva tutto.
'Lo sapevo da quando ti ho detto di Sophia'- rispose secco
'Io.. mi dispiace'- non avevo nient'altro da aggiungere
Ero imbarazzata e arrabbiata con me stessa.
Lui scosse la testa. Poi mi guardò e mi sorrise.
'Se solo l'avessi saputo prima non avrei fatto tutto quello che ho fatto'-
'Non.. capisco'-
'Sta zitta Beby'- mi prese dal braccio tirandomi a se
Non ci fu nient'altro, nessuno sguardo dopo quel gesto. Solo un lungo e dolce bacio.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Skyliner

Capitolo uno

 
Ho sempre avuto una passione frenata per le città grandi, quelle immense come New York, come Parigi, come Roma.. e io abitavo a Londra, la città più bella di tutta l’Inghilterra.
Era fredda e a volte poteva sembrare anche cupa, ma i miliardi di visitatori annuali avevano sempre qualcosa di bello da dire sulla città.
Ero seduta per terra, sul tetto di un condominio, uno dei più alti della città. Di solito la gente non faceva molto caso ad una ragazzina che entrava nei condomini e si faceva dodici rampe di scale per salire fino sul tetto. A volte è sorprendente come qualcuno non vede quello che ha davanti perché resta sempre a testa bassa a guardare il telefono, invece di ammirare ciò che si trova attorno.
Il campanile scoccò le sette e mezzo, e io dovevo tornare a casa.
Mi alzai in piedi con fatica sistemandomi i pantaloni neri e dandomi una pulita.
Guardai ancora il sole abbassarsi dietro lo skyliner della città, e tutti si fece quasi nero. Una luce verdognola balenò proprio sopra il tramonto e io rimasi li, ferma ad osservare il sole calare piano piano.
Non ero mai stata a vedere il tramonto in tutta la sua bellezza, ed era strano come da quassù si vedesse tutto stupendamente.
Ero stupita, ancora una volta, dalla bellezza della natura stessa.
 
‘Dovresti tornare a casa sai’- una voce maschile occupò i miei pensieri
 
Mi voltai per vedere chi fosse. Un ragazzo alto, con i capelli non troppo corti, un paio di occhiali da sole coprivano i suoi occhi, le sue labbra si aprirono in un leggero sorriso e io di rimando sorrisi.
Non era ancora estate ma indossava una maglietta di maniche corte bianca che gli fasciava i muscoli delle braccia, forse un po’ troppo aderente. Un paio di jeans scruti gli scivolavano larghi e poi si stringevano leggermente dal ginocchio in giù.
Ai piedi portava un paio di nike, di quelle nuove che tutti indossano, di un verde fluorescente quasi come la linea che aveva spezzato il tramonto.
 
‘Io stavo solo..’
 
Cercai di parlare ma lui mi interruppè portando una mano davanti a se e avanzando verso di me.
 
‘Lo so, Rebecca, stavi guardando il tramonto ma ora devi tornare a casa’- rispose lui
 
Afferrò gli occhiali che indossava e li portò sopra la testa.
I suoi occhi nocciola mi scrutarono dalla testa ai piedi, sembrava un cerbiatto. Aveva le ciglia lunghe e folte ed era davvero bellissimo alla luce soffusa del sole che calava.
La sua ombra era lunga e si incontrava con la mia a qualche metri di distanza da noi.
 
‘Ma Liam..’- risposi alzando gli occhi al cielo
 
‘Rebecca’- alzò il tono di voce
 
Sbuffai di rimando. Liam era un ragazzo fantastico, ed eravamo praticamente cresciuti assieme.
Sapevo che mia mamma aveva mandato lui a cercarmi perché sapeva esattamente dov’ero in ogni momento della giornata. Solitamente passavamo gran parte del tempo assieme, ma da quando si era fidanzato con Sophia mi evitava spesso e volentieri.
Secondo mia mamma si era solo trovato la sua anima gemella ma non si era dimenticato della sua amichetta del cuore. Secondo me, Sophia, essendo una persona conosciuta da moltissime persone, era una persona poco gradevole, e la sua compagnia mi faceva venire il volta stomaco.
Odiavo come lui si comportava con me e come lei faceva con lui. Sicuramente lei era l’artefice di tutto, ed ero sicura che l’avesse quasi obbligato a non vedermi più.
Quando ero più piccola ero completamente e irrazionalmente innamorata di lui. Non ammettevo questo in giro per il semplice fatto che se Liam l’avesse saputo, io per lui probabilmente non sarei proprio più esistita.
All’età di dieci anni, ricordo questo fatto piacevolmente, lui mi regalò un braccialetto fatto a mano con delle lettere rappresentanti ‘Reby Beby’. Ero così felice e lui mi strinse fra le sue braccia. Da li fino ai sedici anni, lui mi chiamò in quel modo assurdo, si assurdo.. ma dolcissimo detto da lui.
Qualche volta, ancora ora, le mie amiche mi chiamavano Beby perché loro si erano affezionate a quella ragazzina di quattordici anni che era stata piantata in asso dal suo migliore amico per un’altra ragazza.
Io sorridevo ma in realtà dentro mi sentivo male. Lui a volte era li, ma era come se non ci fosse affatto. Lo vedevo a scuola seduto sulla panchina ad aspettare lei, con lo sguardo puntato nel vuoto, e le labbra chiuse, quasi come serrate. Sembrava triste tante volte, ma poco mi importava, lui aveva reso me tremendamente triste e sola quando avremmo potuto crescere assieme.
L’unico problema era che mia madre non capiva che per me lui poteva anche non contare. A volte si, capitava che lo incontravo per strada e lo salutavo, ma non era come prima. Niente lo era.
 
‘Io non capisco come mia madre ancora non capisca’- sbuffai
 
Passai oltre la sua figura. Aprii la porta che dava sulle scale e cominciai a scendere gradino per gradino, le otto rampe che mi aspettavano.
 
‘Beby che c’è?’- urlò lui
 
Mi voltai a guardarlo, quasi con disprezzo.
Io lo amavo ancora e non potevo negarlo. Ma se a lui non mancavo, allora dovevo dimenticarlo e basta.
 
‘Non chiamarmi così’- risposi secca – ‘Non più’- mi corressi
 
Tu non capisci’- rispose scuotendo la testa
 
Stavo impazzendo. A volte avevo voglia di prenderlo dal collo e sbattergli la testa contro il muro per fargli capire che era lui che stava sbagliando, di nuovo, invece sembrava sempre tutta colpa mia.
 
‘Io non capisco?’- mi puntai il dito contro – ‘Tu sei uno stronzo senza contegno, vai da Sophia, non venire a cercare me’
 
‘Me l’ha chiesto tua madre’- disse
 
Alzai le spalle e mi voltai riprendendo a scendere le scale.
Lo sentì che mi chiamava, prima quasi urlando, poi lo sentì ancora una volta prima che la sua voce diventasse un sussurro.
Scesi l’ultima rampa di scale, e un assordante rumore rimbombò mentre stavo uscendo. Liam stava scendendo le scale velocemente, e si avvicinava a me, mentre io continuavo ad evitarlo il più possibile.
Stavo attraversando la strada un po’ distrattamente, quando delle lunghe dita coprirono il mio polso tirandomi verso il punto in cui ero quindici secondi prima. Mi strattonò un po’ facendomi voltare, e lo guardai.
Aveva gli occhi che brillavano, quasi come se un angelo fosse sceso in terra e gli avesse messo due stelle, le più belle stelle luccicanti.
Mi strinse a se mettendo la sua mano sulla mia schiena e i nostri petti erano così vicini che potevo sentire il suo cuore battere contro il mio.
Veloce. Sempre più veloce.
 
‘Cosa non capisci della frase di prima?’- domandai corrugando la fronte
 
‘Lo sai che ho sbagliato, e lo so anche io di averlo fatto, non puoi odiarmi così tanto’- ammise
 
‘Invece posso’-
 
Feci un mezzo sorriso, ma era per lo più un sorriso amareggiato.
L’altra sua mano libera scivolò sul mio braccio coperto dal maglione e mi strinse il polso tenendomi sempre stretta.
 
‘Se tutto questo è successo per Sophia allora sei gelosa’-
 
Rise beffardo. Certo che lo sono, lui era il mio migliore amico, e poi.. il ragazzo di cui sono stata innamorata, e dopo di nuovo il mio migliore amico.. e poi più niente da quando era arrivata lei.
 
Dovrei essere gelosa di una così? Ma per favore. Tutto questo è successo perché hai preferito un posto in cui tenere il tuo pene al caldo che una migliore amica che ti poteva tenere al caldo il cuore’- dissi
 
Mi liberai il polso dalla sua presa che allentò lui stesso. Poi spinsi le mani contro il suo petto per sciogliere quell’abbraccio falso.
Probabilmente l’avevo ferito, e lo notai dal suo sguardo puntato sui miei occhi. Mi diceva sempre che ero cattiva, e le mie parole facevano male, quindi sicuramente era rimasto allibito dal modo in cui gli avevo rivoltato le cose contro.
Ma era la verità, nuda e cruda.
Gli uomini preferiscono una donna che si spoglia dei suoi vestiti invece di una donna che si spoglia del suo orgoglio per dare tutto il cuore.
Io avevo dato tutta me stessa per lui, e invece lui aveva deciso di rompere tutto stando con lei.
Con questo non voglio dire che non doveva trovarsi una ragazza, ma per lo meno una migliore. Londra era strapiena di ragazze bellissime con un bel carattere, e lui aveva scelto proprio la più stupida.
 
Camminai velocemente, dopo aver attraversato la strada mi guardai dietro, per vedere dove fosse. I miei occhi sigillarono sul suo corpo alto e muscoloso che si dirigeva lento dalla parte opposta alla mia. Meglio così, pensai.
Solitamente con il mio carattere era difficile combattere per qualcosa, non riuscivo mai a decidermi su cosa andasse bene o cosa non andasse. Prima mi piaceva una persona per com’era, poi magari due giorni dopo già non lo sopportavo perché era troppo pesante. Invece di Liam mi interessavo sempre perché quando mi ignorava mi faceva impazzire.
Ero sempre stata abituata ad essere guardata da tutti essendo, anche in famiglia, la più piccola. Tutti si prendevano cura di me, persino i professori e le mie amiche. Soprattutto Miranda e Hellen.
Guardai il cielo diventare scuro. Ora mai dovevano essere le sette inoltrate e appena arrivata a casa mia mamma mi avrebbe uccisa. Ma io avrei ucciso lei solo per il fatto di aver mandato Liam a cercarmi.
Odiavo quando lei prendeva le decisioni al posto mio anche se la maggior parte delle volte erano giuste.
Una goccia mi cadde in piena fronte. Tirai su il cappuccio della felpa e strinsi le spalle per tenermi al caldo.
Nemmeno il tempo di arrivare davanti alla caffetteria di Bob, che iniziò a diluviare come Dio comanda.
 
‘Ci mancava solo questa, dio mio’- quasi urlai con lo sguardo rivolto al cielo
 
Le macchine sfrecciavano veloci in strada, alzando comuli di polvere e alcune pozzanghere d’acqua si erano già formate nei buchi in cui l’asfalto era rotto.
Una, due, tre macchine passarono veloci, mentre io aspettavo di attraversare la strada per mettermi almeno al riparo sotto i balconi. Ero completamente fradicia, e mancavano ancora dieci minuti buoni per arrivare almeno alla fermata del pullman.
Un auto nera si dirigeva lenta verso il punto in cui ero io, poi rallentò progressivamente per fermarsi proprio davanti a me.
La persona dentro l’auto tirò giù il finestrino. Ero preoccupata, perché pur sapendo di chi fosse quella macchina, pensavo di essermi sbagliata. Il mio cervello pregava che fosse qualcun altro e non chi pensavo che fosse.
Il mio cuore perse qualche battito, mentre attendevo che l’autista se ne andasse.

‘Sali’- disse come se fosse seccato
 
Era più un ordine che una domanda.
Lo guardai scuotendo la testa. Lui mi guardò da quei dieci centimetri di finestrino abbassato e corrugò la fronte.
 
‘A volte mi domando se sei davvero così orgogliosa o sei solo scema’-
 
Adesso mi stava pure insultando. Ma che gentiluomo.
 
‘Forse entrambi, ma non cambia il fatto che in macchina con te non salgo’- risposi
 
Alzò le spalle e poco dopo alzando il finestrino, mise in moto l’auto, facendo qualche metro.
Attraversai la strada, finalmente,senza che nessuno mi disturbasse ancora. Feci i passi molto più lunghi e arrivai in tre minuti alla fermata del pullman. Presi il cellulare dalla tasca e scrissi un messaggio al numero inciso nel cartellone per sapere a che ora sarebbe passato il prossimo pullman.
 
19.40
 
Così segnava il mio orologio. Sarei arrivata come minimo alle 20.10 a casa.
Il messaggio non tardò ad arrivare, ma con risposta negativa.
Peggio che mai, pensai.
Quando una giornata inizia nel peggiore dei modi non può che finire come tale.
Mi squillò il cellulare, e risposi al numero.
 
Ti decidi a venire con me o vuoi aspettare un pullman che non passerà?’-
 
La sua voce era gracchiante al telefono. Sbuffai. Tanto per cambiare aveva ragione. Mai aspettare un pullman che non passerà mai.
Come avrei smesso di aspettare lui, non avrei aspettato il pullman.
 
‘Dove sei?’- chiesi
 
Giurai che in quel momento sul suo viso si formò un sorriso dolcissimo.
Poco in lontananza vidi un’auto nera, coi fari accesi, e mi diressi verso quel punto.
Aprii la portiera per sedermi accanto a lui e la richiusi.
La sua mano grande si posò sul comando per accendere il riscaldamento, e in qualche minuto l’aria li dentro si fece più calda.
Sospirai, mentre lui era preso a guidare. Poche volte ero salita in auto con lui, ma sapeva guidare davvero bene.
Cambiò marcia, portandola alla terza e accellerò prima che il semaforo a cinque metri da noi diventasse rosso. Avevo la cintura allacciata, ma le mie mani istintivamente si aggrapparono al sedile quando Liam premette il piede sull’accelleratore.
Sistemò lo specchietto retrovisore interno alla macchina, e poi fece un mezzo sorriso.
 
‘Ancora hai paura di venire in macchina con me?’- chiese
 
Scossi la testa – ‘Non ho paura’ – sentenziai
 
‘Certo’- scosse la testa e nello stesso momento rise
 
Sapeva che un po’ di paura ce l’avevo. Non potevo negarlo e poi lui mi conosceva davvero a fondo. Sapeva quando mentivo e quando dicevo la verità.
 
‘Beby.. posso dirti una cosa?’-
 
Per quanto potessi odiarlo, e per quanto potesse darmi fastidio quel nomignolo detto da lui era pur sempre la cosa più bella del mondo.
Annuii e feci un mezzo sorriso. Anche se in realtà non volevo, mi venne spontaneo.
Rimase in silenzio qualche minuto e poi prese un respiro profondo buttando l’aria fuori dopo aver trattenuto il respiro.
Era strano, l’avevo visto così solo quella volta che mi aveva detto che gli piaceva una ragazza, e poi quando aveva ammesso a Sophia che lui era innamorato.
Parcheggiò l’auto, senza accorgermene eravamo arrivati a casa. Tolse le chiavi e si girò un po’ di più verso di me.
Io ero quasi come impassibile, con lo sguardo rivolto fuori, zitta.
La sua mano scivolò lenta sulla mia coscia coperta dai leggins fradici e sorrise per prendermi in giro. Non era affatto divertente. Però ero diventata rossa in viso, lo sentivo perché stavo iniziando ad avere caldo.
 
‘Non sono mai riuscito ad ammettere a me stesso quando tu fossi importante per me..’- parlò lentamente
 
‘Liam.. ‘- mi voltai per guardarlo e per cercare di farlo star zitto
 
Non volevo sapere, non volevo piangere, non volevo stare male, ancora e ancora.
 
‘No Rebecca, zitta un attimo.’- disse serio – ‘Dico davvero, fino a quando non ho capito di averti persa del tutto, non avevo capito quanto fosse importante averti accanto’
 
Rise amareggiato.
 
‘Liam smettila’- sussurrai

La sua mano si spostò sul mio braccio fino a salire al viso.
Si avvicinò a me e lasciò un bacio umido sulla mia fronte.
 
‘La cosa che mi manca di più è coccolarti, e poi tu che mi rompevi le palle ogni giorno, quando io dormivo e venivi a suonare a casa, perché poi lo sapevi.. e ridevi come una matta’-
 
Era sempre stato così spontaneo. Ma quel bacio mi aveva sorpresa.
Quando odi una persona in realtà la ami. Per me era così. Io amavo Liam con tutta me stessa ma lui.. lui no, non sapeva niente e non amava me.
Sophia era la sua ragazza e non io.
Mi ricordo quando andavo davanti alla porta di casa sua, giusto un’ora dopo che lui mi avesse detto che andava a dormire. Suonavo il campanello e quando lui apriva la porta quasi arrabbiato, io gli mostrano cosa gli avevo portato da mangiare e lui rideva e mi faceva entrare in casa. Passavamo interi pomeriggi così, tra film, coccole, partite a calcio, alla play station, oppure a fare dolci e pasticciare la cucina delle nostre mamme con farina, uova e acqua.
Ricordo quando volevamo fare la torta al cioccolato che mamma mi aveva insegnato a preparare, l’avevo riempito di farina solo perché lui mi aveva dato una manata sul sedere con la mano sporca di farina e mi aveva rovinato i pantaloni nuovi. Così per ripicca gli rovesciai dell’acqua addosso e poi la farina in testa. Sapeva che odiavo quando mi si toccavano i capelli così quando provai a pulirlo mi schiacciò tre uova in testa. Quella fu una delle ultime cose che avevamo fatto assieme.
 
‘Devo andare o mamma mi ammazza’- dissi
 
‘Va bene’- annuì sorridendomi
 
Aprii la porta e lui mi prese dal polso. Stringendomi a se in un abbraccio. Restai impassibile per un attimo e poi portai le mie braccia al suo collo stringendolo. Il suo profumo era cambiato ed era da uomo adulto. Ora lui aveva vent’un anni e io ero all’ultimo anno di liceo. L’ultima volta che l’avevo stretto così lui aveva sedici anni e io tredici.
Speravo che se ne uscisse con una frase delle sue del tipo ‘mi era mancato abbracciarti ‘. Invece era in silenzio, con le mani strette sulla mia schiena.
 
‘Dopo cena ti va di venire a vedere un film?’- chiese
 
Era davvero finito l’odio per lui? Forse era nascosto ma c’era pur sempre.
Non so se era più un invito per farsi perdonare o un invito a scopo.. ad un altro scopo insomma. Ma accettai.
Volevo vedere come sarebbe andata a finire.
 
 
 *********
 
Dopo aver avuto un’intensa discussione con mia madre per essere arrivata in ritardo, era arrabbiatissima, ma dopo averle detto che dopo cena sarei andata a guardare un film da Liam, mi sorrise e salì in camera mia a controllare qualcosa da mettere.
Le dicci che sarei solo andata a vedere un film dal mio ex o non saprei, migliore amico, non che andavo a ballare.
Tirò fuori un paio di pantacollant che lasciò sul letto, neri con dei fiori colorati stampati sopra, e una maglia maniche lunghe morbida che riprendeva il colore di uno dei fiori, salmone.
Intento che io facevo la doccia lei era impegnata a trovare qualcosa da farmi portare ai Payne, giusto per non andarci a mani vuote dopo quattro anni quasi.
Mi guardai allo specchio, lasciai i capelli cadermi sulle spalle, ancora umidicci e mossi. Misi la crema profumata in viso e notai con soddisfazione che il brufolino che mi era venuto accanto al mento era sparito da solo.
Scesi sotto in cucina e i miei occhi nocciola scrutarono un dolce impacchettato sopra il tavolo.
 
‘Io esco’- dissi a mia madre
 
Papà solitamente il sabato usciva con amici a giocare a carte o a biliardo quindi lui quando arrivai per cena era già uscito.
Mia madre si sporse dalla cucina e mi fece cenno con la mano.
 
‘Avvertimi se resti a dormire’-
 
‘Adesso non esageriamo’- dissi chiudendo la porta di casa
 
Arrivata davanti a casa di Liam, giusto a tre metri da casa mia bussai.
C’era casino, e potevo sentire le voce di Geoff e di Karen, abbastanza vicine alla porta, ma quella più vicina era quella di Nicola, una delle sorelle maggiori di Liam.
Infatti fu lei ad aprirmi la porta. Se sapevo che c’era l’intera famiglia me ne stavo a casa mia.
Quando eravamo piccoli stavamo sempre assieme a loro, ma ora, giustamente essendo cresciuti potremmo anche avere i nostri spazi.
 
‘Rebecca, entra pure’- mi sorrise Karen
 
‘Liam..?’- domandai guardandomi attorno
 
‘Sono qui’- mi sorrise dal salotto, poi si avvicinò per lasciarmi un bacio in fronte.
 
Gli sorrisi e lui mi guardò più contento di me forse.
 
‘Noi usciamo ragazzi, avete la tv, i telefoni, il cibo nel frigo e.. ci vediamo dopo’-
 
Karen chiuse la porta prima di finire la frase e io risi.
Liam era andato in cucina per posare il dolce ed io mi misi seduta sul divano, al solito posto di anni prima.
 
‘Solito posto’- sorrise
 
Era della parte opposta del divano. Alzai la testa per guardarlo.
Era al contrario ma potevo scrutarlo benissimo.
Aveva una canotta bianca, e un paio di pantaloni lunghi della tuta.
Liam aveva sempre avuto un fondo schiena da invidia, ma crescendo poteva solo migliorare.
 
Ti siedi? Mi fai venire l’ansia’- gli dissi io
 
Si lanciò saltando il divano, e si accomodò accanto a me. Portò il suo braccio attorno al mio collo lasciandolo poi cadere sulla mia schiena. Appoggiai la testa sulla sua spalla e mi lasciai coccolare.
 
‘Se ci vedesse Sophia adesso mi ucciderebbe’- riuscii a dire
 
Lui mi guardò per qualche istante, la sua mano che prima accarezzava i miei capelli si fermò.
 
‘Io e lei ci siamo lasciati mesi fa’









ECCOMI QUA. SO CHE ERA DA TEMPO CHE NON AGGIORNAVO QUELLA DI NIALL E SARA' QUASI UN ANNO CHE NON AGGIORNO QUELLA DI HARRY DEL MATRIMONIO, MA AVEVO MEZZA IDEA DI CONTINUARE.
COMUNQUE SPERO CHE QUESTA VI PIACCIA. L'HO SCRITTA MERCOLEDì E POI VENERDì, E OGGI L'HO CONCLUSO.. POI VEDIAMO COME CONTINUARE.
SBAM, BEBY HA UN AMORE ODIO E.. ATTENZIONE.
LIAM NON SA NULLA..


VA BE VI LASCIO BELLEZZA.
SU TWITTER SONO @HAZSNECKLACE CERTEMI E DITEMI CHE SEGUITE LA MIA STORIA, MI AGGIORNERò LI QUANDO POSTO CAPITOLI NUOVI. GRAZIE.

CIAO BEKAH ;) :*
  
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