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Autore: Kuro_rin    05/10/2014    3 recensioni
Gajeel vede tutti i giorni la stessa ragazza:lei è molto bella e vorrebbe, almeno per una volta, poter parlare con lei. Un libro trovato per pura fortuna, sarà la chiave...Scusate è una storia un po' campata per aria, ma mi è venuta l'idea e ho lasciato correre! Spero possa piacervi! P.S il titolo del libro, che dà il titolo anche alla storia, è assolutamente inventato.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gajil, Redfox, Levy, McGarden
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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your life

L'aveva vista ancora. In realtà, la vedeva sempre. Stava leggendo un libro. Anche questo succedeva spesso.

In quei momenti aveva l'espressione rilassata, gli occhi calmi e un leggero sorriso ad abbellirle il volto: non che normalmente non fosse bella, ma così assorta, era ancora più bella.

Gajeel si spiaccicò una mano sulla faccia, nascondendo di un poco il mento e la bocca nel collo della felpa: doveva avere proprio un'espressione da idiota. Ma non ci poteva fare niente.

Aveva iniziato a vederla circa un anno fa: prendevano lo stesso treno, sia all'andata che al ritorno, solo che lei, nel primo caso, scendeva una fermata prima. La prima volta non ci aveva badato molto, era una ragazza come un'altra, un pendolare come un altro; tuttavia, quel colore così particolare dei capelli aveva finito per fargliela trovare sempre, anche in mezzo a tanta gente.

Così da questo particolare,aveva iniziato ad osservare come li acconciava tutte le mattine:dai codini, alle trecce, alle mollette colorate su un lato della fronte; anche se era ovvio che stava decisamente meglio quando li aveva sciolti e ribelli.( Si, l'aveva vista anche così!).

Poi dai capelli, era passato al viso, che trovava estremamente bello: occhi nocciola e limpidi, incorniciati da lunghe ciglia nere, sopracciglia incurvate e sottili, labbra color pesca e guance come rose; aveva il collo sottile come quello di un cigno, e mani piccole e magre, delicate e bianche come l'avorio.

In ultimo, erano arrivati i libri. Gajeel si era stupido dell'enorme quantità che le vedeva leggere: non pensava esistessero persone tanto appassionate alla lettura; si chiedeva sempre cosa raccontassero di tanto interessante per farle cambiare così tante espressioni.

Di tanto in tanto il ragazzo cercava di leggerne il titolo, ma la cose diventava difficile dal momento che, per l'imbarazzo e la vergogna, si sedeva sempre lontano da lei. ( Una distanza sufficiente per poterla comunque osservare!).

Le cose avevano continuato ad andare avanti così per il ragazzo, finché non successe qualcosa di inaspettato.

Gajeel era seduto, aspettando la sua fermata, con ancora la bocca ben nascosta dalla felpa: osservava il paesaggio schizzare via alla massima velocità, assieme con il riflesso della ragazza dall'altra parte dello scompartimento.

Mancava poco e lei sarebbe scesa.

Eccola: il treno si era fermato con il classico fischio assordante. Il ragazzo l'aveva seguita distrattamente con lo sguardo fino a quando non era scomparsa oltre la porta d'uscita della stazione.

Aveva appoggiato la testa allo schienale del sedile, aspettando paziente il suo turno di scendere, uscendo finalmente dal suo nascondiglio di maglia.

Il treno si era fermato di nuovo.

Gajeel stava per andarsene quando, improvvisamente, la sua attenzione non fu catturata da un oggetto particolare: li, abbandonato tutto solo sul sedile, se ne stava mogio e triste un libro.

<< Lo stava leggendo lei!>> gli uscì a voce alta.

Lo osservò un attimo, quasi timoroso di toccarlo, neanche fosse stato un gatto randagio o altro.

Allungò la mano: non lo prese subito, ma, per qualche secondo, lo accarezzò piano, passando le dita sulla rigida copertina color lilla.

<< Se lo lasciassi qui,>> disse, << chissà cosa potrebbe succedergli!>>

Scrollo rapido le spalle, prese il libro e lo ficcò nella borsa; scese rapido dal treno e si diresse verso scuola: << Glielo restituirò questo pomeriggio sul treno!>> si disse mentre camminava, sempre più rapidamente, fino a quando non iniziò a correre.

Il vento gli passava tra i capelli corvini rinfrescandogli le membra. Aveva lo sguardo febbricitante e la gola in fiamme, ma non gli importava. Neanche si era reso conto dell'enorme sorriso che si stava piano, piano facendo largo tra un orecchio e l'altro.

Aveva un dei suoi libri.

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Quel pomeriggio Gajeel aveva quasi paura di prendere il treno: cosa sarebbe successo una volta consegnato il libro? Sarebbe tornato tutto come era stato fino a quel momento?

Avrebbe ricevuto un "grazie" accompagnato da un sorriso. E poi? Poi niente, ecco la verità.

Che ne sapeva lui veramente di lei? Niente. Non conosceva neanche il suo nome.

Tirò fuori il libro dalla borsa e lo osservò: nella fretta che aveva avuto quella mattina, non aveva neanche dato un'occhiata al titolo.

<<Your Life!>> lesse ad alta voce. Chissà cosa raccontava.

Il treno arrivò puntuale ( stranamente) e il ragazzo vi ci salì esitante: si sedette e rimasi li, rigido, con il libro stretto tra le mani e lo sguardo perso nei meandri di chissà quale pensiero; neanche stesse andando al patibolo.

La fermata della ragazza era arrivata decisamente troppo in fretta!

La vide dal finestrino con l'espressione preoccupata, probabilmente per aver perso il libro.

Gajeel sentiva il cuore martellargli il petto con insistenza: le mani gli tremavano e il libro stava iniziando a diventare decisamente pesante sulle sue ginocchia.

Lei si sedette poco distante da lui: portò le mani ad accoccolarsi sul grembo. Non tirò fuori nessun libro.

Il moro si lecco le labbra, diventate secche già da un po': si alzò di scatto, spaventando l'anziana signora accanto a lui; guardò un ultima volta il libro, poi dritto davanti a sé, verso la ragazza.

Le si accostò piano, attirando la sua attenzione con un leggero moto della gola: << Scusami?>>

Lei alzò lo sguardo sorpresa, arrossendo un poco: Gajeel si chiese perché, ma ora non aveva importanza. Prese un groppo respiro: << Credo questo sia tuo!>>

Il librò gli sgusciò da dietro la schiena: gli occhi della ragazza si illuminarono di gioia, la bocca le si spalancò in un enorme sorriso; si alzò in piedi, rischiando di cadere per l'agitazione.

Lo prese timidamente dalle mani del ragazzo che glielo stava porgendo: lo aprì, fece passare velocemente le pagine sotto il suo pollice, mentre un'esile vento le scompigliava la frangetta.

Puntò il suo sguardo verso il ragazzo: << Dove lo hai trovato?>>

<< Su un sedile, sta mattina prima di scendere dal treno!>> rispose con non curanza, mentre il suo animo arrossiva fino all'umiliazione.

<< Ti ringrazio moltissimo, davvero! Non so cos'avrei fatto le l'avessi perso!>> strinse il libro contro il petto; un sorriso talmente grande da costringerla a chiudere gli occhi.

Gajeel non sapeva che altro dire, ma pur qualcosa doveva fare. Qualsiasi cosa sarebbe andata bene, pur di poter sentire di nuovo quella voce.

<< Mi chiamo Levy, comunque, Levy McGarden!>>  disse, quasi fosse stata li pronta ad esaudire il suo desiderio.

Lui scosse la testa imbarazzato: << Ah, ehm...io sono Gajeel, Gajeel Redfox!>>

Si strinsero la mano, lei lo invitò a sedere, lui le chiese di cosa parlava il libro e per tutto il viaggio glielo raccontò

Si videro il giorno dopo e il giorno dopo ancora, fino a quando lui non le chiese di uscire e lei accettò.

  
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