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Autore: LizzieCarter    05/10/2014    1 recensioni
"Si china a terra e raccoglie un libro che ha urtato col piede avvicinandosi al bagagliaio aperto.
 -Un ponte per Terabithia?- chiede, con una sfumatura indecifrabile nel tono divertito [...]; sorride, sembra stia per dire qualcosa, ma poi si limita ad avvicinarsi e a riporre con delicatezza il libro nello scatolone che tengo in mano..."

Un'appassionata di libri in fuga dal passato,
un ragazzo che non è solo un attore famoso,
un giardino sempre misteriosamente fradicio,
una coinquilina stalker,
dei chiassosi polletti,
la storia di un'intrepida panettiera,
una nuova Terabithia...
"- E' meglio...- si schiarisce la voce, lasciandomi le mani per infilarsi un paio di guanti di pelle chiara; - E' meglio se ti tieni bene-.
Annuisco contro la sua spalla, sobbalzo lievemente quando lui toglie il cavalletto e fa partire la moto con un rombo, e poi... poi c'è solo il vento sul mio viso.
Cosa estremamente poetica, non fosse che mi sono mangiata metà dei miei capelli!"

[con illustrazioni all'interno :)]
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Un nuovo ponte per Terabithia'
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Kellie mi  posa una mano sulla spalla con aria preoccupata.
- Tutto ok? -
Annuisco, un po' distratta. Dimitri mi guarda incuriosito, ma io esibisco il mio miglior sorriso forzato. - Cosa ne dite se iniziamo a dipingere? -. Kellie batte le mani, nuovamente entusiasta, e mi dà una pacca sulla spalla come a dire "Forza e coraggio!"; Dimitri invece sbuffa, deluso nella sua speranza che quella giornalista-corvo ci avesse distratte dal programma della giornata. Assolutamente no, cicci!
Gli faccio un sorrisetto malizioso per fargli capire che so esattamente quello che sta pensando, al che lui alza gli occhi al cielo con una smorfia tra il divertito e il colpevole. Beccato!
Kellie lo colpisce da dietro col rullo della vernice. - Tieni, furbacchione! Tu che sei un gigante fai il soffitto -.
Dimitri sobbalza, colto di sorpresa, ma poi unisce i talloni, si raddrizza tutto come se avesse preso la scossa, e porta una mano alla fronte da bravo soldato sull'attenti. - Agli ordini! -.

Mentre siamo presi dalla pittura, dico sovrappensiero - Sapete, la cosa strana è che, anche secondo la legge, il mio cognome non è più O'Donnelly. A diciotto anni ho adottato legalmente il cognome Finch, quindi non riesco proprio a capire come quella donna possa sapere quello dei miei genitori. Non è che possa averlo letto sui documenti che ho firmato -.
Pensierosa, ripasso il rullo sulla vernice dorata, per livellare le gocce che hanno iniziato a rigare la parete come lacrime.
Ricordo ancora le conversazioni che avevo con Mary Margaret  al calduccio della biblioteca, le nostre voci attutite dall’imponente quantità di libri circostanti, quando le chiedevo consigli sul cognome che avrei dovuto scegliere. Avevo già chiaro in mente, fin da giovane, che non volevo conservare per tutta la vita quello dei genitori che mi avevano abbandonato; sapevo che avrei potuto cambiarlo, non appena maggiorenne, ma prima dovevo capire in cosa volevo cambiarlo.
Mary Margaret mi aveva fatto notare che avevo infinite possibilità di fronte;  per restringere il campo, diceva,  intanto avrei potuto decidere cosa volevo significasse quel cognome. Se  “O’Donnelly” mi riportava  alla mente i miei genitori, cosa avrei voluto che mi ricordasse il mio nuovo cognome?
Allora, con un sorriso furbo, le avevo chiesto qual era il suo, di cognome.
Strano a dirsi, ma fino a quel momento non aveva mai avuto l’occasione per rivelarmelo, e fu strano venirlo a sapere per la prima volta dopo tutti quegli anni che ci conoscevamo.
“Finch”, aveva risposto con un sorriso.
E Finch era perfetto come cognome. Mi ricordava lei: la mia adorabile guida nei lunghi anni dell’infanzia, ma anche Atticus Finch, il padre di Scout, la protagonista di Il buio oltre la siepe: un uomo giusto e buono, come avrei voluto fosse stato il mio.
Scegliendo Finch come cognome, avevo anche scelto il tipo di famiglia che volevo ricordare: una donna affettuosa, che si era presa cura di me finché aveva potuto, non perché costretta da legami famigliari, ma semplicemente per il suo buon cuore, e uno dei personaggi dei libri che mi avevano aiutato a crescere. Era perfetto.

- Genitori biologici? - domanda Kellie con cautela dopo qualche secondo, riscuotendomi dai ricordi.
E' solo in quel momento che, finalmente, mi decido a raccontare loro la mia storia per intero. La racconto con voce ferma e controllata mentre continuo a dipingere, senza farne un dramma, e così fanno Kellie e Dimitri, ascoltandomi in silenzio mentre spennellano con attenzione le pareti del colore del sole. Percepisco di tanto in tanto le loro occhiate curiose scivolarmi sulle spalle mentre parlo, ma continuo, imperterrita, finché la mia storia non è terminata. Non voglio le loro parole impetosite. La mia non è stata una brutta infanzia, grazie a Mary Margaret: non merito compatimenti di sorta.
Quando finisco di parlare, è anche il momento in cui termino di dipingere la seconda parete di marrone.

Osservo il rotolo che mi sgocciola sulla mano, confusa. Per quanto accidenti ho parlato? Ho la voce roca e le spalle indolenzite, e il salotto è interamente ricoperto di vernice fresca dai toni caldi.
All'improvviso, qualcosa mi stringe da dietro. Sobbalzo a quel contatto, poi riconosco le braccia magre di Kellie. Dimitri si aggiunge dopo qualche secondo, un po' impacciato, ed è allora che, con grande imbarazzo, mi deciso a scacciare via tutti e due. - Cosa state facendo?! - borbotto, staccandomi da Kellie.
- Ti coccoliamo - risponde lei, con voce da pulcina.
- Non ho bisogno di essere coccolata - ribatto, burbera. - Davvero, ci sono passata sopra. Tutto dimenticato -, garantisco, fingendo di scacciare una fastidiosa farfalla-ricordo dalla fronte.
Kellie mi guarda scettica. Allora, per cambiare discorso, indico i barattoli di vernice che abbiamo appena usato, i quali contengono ancora un bel po' di vernice. - Con quella cosa ci facciamo? -.
A Dimitri si illuminano gli occhi. - Be' io avrei un'idea... -.

A quanto pare, Dimitri, oltre a un temibile buttafuori, è anche un artista, perché inizia a spiegarci quest'idea che gli è venuta in mente non appena Kellie gli ha parlato di quello che pensavamo di fare, e sia Kellie che io ne siamo entusiaste. Ok, il fatto che piaccia a lei non è questa gran cosa, visto che Dimitri è, be', il suo fidanzato! Ma devo ammetterlo: mi ha sorpreso che la sua idea abbia conquistato anche me.
In breve, riforniamo il nostro artista di pennelli, scotch di carta e sedia (va bene che è alto, ma persino lui ha dei problemi ad avvicinarsi al soffitto tanto da farci dei lavori di precisione!) e, in meno di mezz'ora, il nostro Michelangelo dipinge un sole stilizzato all'angolo formato dalle due pareti dorate, che sono anche quelle sulle quali si aprono le finestre.
Il piccolo sole è dipinto in un oro più opaco rispetto a quello che abbiamo usato per le pareti, visto che Dimitri ha usato un po' del marrone avanzato per scurirlo, e con i suoi sottili raggi dipinti sul soffitto e sulla parte più alta delle pareti, sembra indicare la strada agli ultimi, tenui, raggi del sole che entrano dalle finestre ora libere dalla carta di giornale.
- Accidenti, è magnifico - mormoro, sincera. Mi siedo di fianco a Dimitri e Kellie, che si sono accoccolati contro la parete in un tenero groviglio di braccia e gambe, per ammirare lo spettacolo del tramonto che si riflette nel nostro salotto.
Rimaniamo tutti e tre lì, immobili, finché il sole non scompare del tutto dietro l'orizzonte.
E' stato bellissimo. Quasi come rivivere la prima volta che ho visto il film di Un Ponte per Terabithia  e ho visto le parole del libro della mia infanzia prendere forma sotto i miei occhi.
Mi volto verso Kellie, che sorride con gli occhi lucidi come se si fosse appena svegliata da un sogno magnifico, e le rivolgo il più grande dei miei sorrisi.
- Grazie - sussurro piano, non sapendo nemmeno bene a chi. Anche Dimitri sembra vagamente impressionato dalla cosa, ma non tanto da trattenersi dal domandare, come se nulla fosse, - Be', mangiamo? -.
Facciamo tutti e tre per alzarci, ma qualcosa ci trattiene.
Uhm, no, non capite male: non qualcosa nel senso della meraviglia di quel momento che non vogliamo interrompere, ma un qualcosa di fisico e nemmeno troppo forte che ci trattiene all'indietro per qualche frazione di secondo in più di quanto sarebbe normale.
Ci giriamo tutti e tre, stupiti, e ci troviamo di fronte le impronte fresche delle nostre sagome sulla vernice, apparentemente non asciutta quanto sembrava... per non parlare della traccia di marrone di cui è intriso il retro delle nostre magliette!
- Per Diana - esclamo, addolorata - Le mie adorate magliette da casa! -.

***

Il giorno seguente, è il turno del bagno-nella-foresta (ovvero il bagno che abbiamo dipinto di verde) e del piano di sopra. 
Mentre Dimitri si dedica - tutto appassionato, ora che ha liberato il suo lato artistico - alla creazione di un motivo di foglioline verde scuro accanto ad un armadietto del bagno, Kellie e io saliamo di corsa le scale, ognuna armata del proprio secchiello di vernice (ancora chiuso, perché non vorremmo mai inciampare sulle scale e chiazzarle di azzurro e giallo zucca) e di rulli e pennelli per dipingere.
Visto che abbiamo le camere piccole, abbiamo deciso che ognuna dipingerà la propria e poi ci dedicheremo assieme - sperando che Dimitri ci raggiunga - al corridoio e all'altro bagno.
Come prima cosa, usciamo tutte e due col sedere all'aria dalle rispettive stanze, spingendo a fatica le nostre valigie sul pavimento, in modo che non si sporchino durante il processo di pittura dei muri. Perdiamo qualche momento a giocare agli autoscontri, facendo scontrare i miei scatoloni di libri con i suoi di trucchi e vestiti fuori stagione; in presa alle risate, ci fermiamo appena in tempo, prima di sfasciare i nostri scatoloni e rimanere senza niente in cui raccogliere le nostre cose.
Il nostro baccano, però, ha richiamato l'attenzione di Dimitri, che sale circospetto le scale per vedere cosa stiamo combinando, con in mano un pennellino macchiato di verde a mo' di pugnale, pronto all'autodifesa. - Mi chiedevo se non aveste bisogno anche voi di qualche fogliolina - minaccia, con in volto un sogghigno da artista folle.
- Nooo! Kellie, distrailo! - urlo tra le risate, scappando in camera a recuperare rullo e pennello. Devo litigare con P.T., tutto intento a mordicchiare il pennello più grosso, per poterne tornare in possesso, e quando esco trafelata dalla porta, trovo Kellie che strilla e ride appesa al collo di Dimitri, a cavalcioni sulla sua schiena come quei cow-boy pazzi sui tori meccanici.
- Kellie! Dicevo qualcosa di più funzionale - protesto - Tipo strangolarlo col tuo turbante! -. 
Oh, sì. In caso aveste dubbi: Kellie ha insistito anche oggi per avere il suo turbante protettivo, specie dopo l'incidente di ieri con la vernice del salotto. Oh, e ovviamente, visto che è una persona altruista, ha insistito per metterlo anche a me.
- Non posso! - esclama lei in risposta, con un gridolino divertito di accompagnamento. - Lo amo troppo! -. Tutta presa dalla battaglia, ride, senza nemmeno accorgersi dell'importanza di quello che ha appena detto.
Dimitri strabuzza gli occhi, sorpreso, e per un attimo perde la presa sulle gambe chilometriche di Kellie. Per fortuna, riesce a riacchiapparla al volo e a farsela scivolare di fronte in quella che sembra una mossa di ballo rock&roll. - Ti amo anche io, baby - annuncia, con voce roca e occhi languidi. E poi non c'è davvero bisogno che vi dica cosa fanno, vero? Potete benissimo indovinarlo da soli.
- Ah, voi due siete una maledizione! - ruggisco. Come se non fosse già abbastanza triste sapere che Josh è lontano chilometri e chilometri senza avere due polpi che ti amoreggiano di fronte ogni giorno, accidenti.
Spazientita, faccio per andarmene a pitturare in camera, lasciandoli a bisbigliarsi chissà quali porcherie nelle orecchie, quando li becco a lanciarmi un'occhiata che non promette altro che guai.
- NO! -.
Faccio appena in tempo a girarmi per tentare di correre via, che Dimitri mi placca. - Vieni, Kel, vieni a scarabocchiare la faccia di questa gelosona! - chiama, tenendomi ferma. Appena  Kellie si avvicina e inizia a scarabocchiarmi quelli che devono essere fiorellini sulle guance, però, alzo i pennelli che tenevo in mano e inizio a schizzarle la faccia di azzurro, cercando senza risultato di risparmiare la povera maglietta da casa che le ho prestato anche oggi.
- Sporchi, meschini traditori! Trattate così una povera ragazza indifesa? JOOOOOOSH! - ululo infine, tutta tragedia e disperazione (come i protagonisti dei film quando si trovano in situazioni particolarmente tragiche) quando Dimitri propone di spandermi addosso la vernice gialla e di usarmi poi come rullo gigante per dipingere le pareti.

Dopo qualche minuto, riusciamo tutti a darci un contegno e a tirarci su dal pavimento su cui ci eravamo accasciati, sfiniti dalle risate. Io torno alla mia camera con i pennelli ancora stretti nelle mani ricoperte di vernice blu rinsecchita e cerco di dipingere senza inciampare su P.T., che continua a fare lo slalom tra le mie gambe, mentre Dimitri segue Kellie nella sua camera per aiutarla... o distrarla, secondo me. Per fortuna, oltre a pomiciare, quei due riescono anche a lavorare un po', e prima di pranzo abbiamo finito.
La mia camera è interamente dipinta di un bell'azzurro intenso e sul soffitto ha dei puntini dorati che vorrebbero assomigliare a delle stelle, ma sembrano più degli schizzi fatti per sbaglio; alcuni sono finiti - chissà come - anche sulla pelliccia di Piccolo Terrier. Kellie, invece, ha fatto le pareti della sua stanza di quello strano arancio che le piaceva, ma poi ha usato l'azzurro che mi era avanzato per dipingersi il soffitto, tanto che adesso in camera sua sembra di guardare il cielo dall'interno di una zucca. E pensate quello che volete, ma l'impressione finale della zucca cava è piuttosto carina, anche se adesso ogni volta che penso a Kellie mi viene in mente Cenerentola.
Mentre le stanze si asciugano, noi intrepidi pittori scendiamo a mangiare, costretti a trattenere le risate ogni volta che ci guardiamo le facce ricoperte di vernice, simili a quelle degli indiani.
Dopo pranzo, dipingiamo il corridoio al piano di sopra per metà azzurro e per metà giallo zucca, poi usiamo per il bagno che rimane il marrone rimasto dal salotto, stemperato con un po' d'oro.
Dopo aver aperto tutte le finestre della casa per far svaporare l'odore pungente della pittura, decidiamo di concederci un po' di riposo; riposo quantomai meritato, specie per il povero Dimitri, che domani tornerà a lavorare.
"Riposo" per lui e Kellie consiste, ovviamente, nell'accaparrarsi il divano al piano di sotto per pomiciare, così io mi faccio prestare il portatile di Kellie per guardare uno dei film in cui recita Josh e, presa dalla nostalgia, finisce che mi faccio una maratona di tutti i suoi film, abbracciando stretto stretto P.T. Verso sera, non resisto più e gli telefono.
- Sai che hai una faccia buffissima quando fai finta di essere sorpreso? - attacco non appena sento il suo "Pronto?", riferendomi all'espressione a bocca aperta, con quei suoi occhietti adorabilmente spalancati e la mascellona ben sporgente che fa sempre nei film nelle scene in cui si trova di fronte a qualcosa di sorprendente.
- Cosa? - domanda lui, confuso.
- Nei film, fai sempre la stessa espressione quando sei sorpreso - gli spiego pazientemente, incrociando le gambe per mettermi in una posizione più comoda sul letto.
- Ah sì? - chiede, sgomento. - Sempre la stessa? -.
Scaccio l'argomento con un gesto spazientito della mano. - Non importa, è una bella faccia -. La frase esce con un tono dolce che sorprende anche me.
Non ottengo risposta.
- Joshu-a...? -. Ti pareva che una delle poche volte che dico qualcosa di carino lui scompare! Rimango in ascolto, e mi affretto a chiudere con un colpo secco il portatile, che ha iniziato a surriscaldarsi e ha rumorosamente messo in azione la ventola per il raffreddamento.
- ... Stavo pensando che ogni volta che ti vedo proverò a fare un'espressione sorpresa diversa - risponde Josh all'improvviso, tutto convinto - E poi tu mi dirai qual è la migliore! -.
Soffoco una risata. - Non osare cambiare la tua faccia stupita! - mi infiammo. - E' il tuo marchio di fabbrica: le tue fan non ti riconoscerebbero più senza. Kellie non ti riconoscerebbe più! -.
- E' un rischio che devo correre, per crescere professionalmente - replica lui, col tono di un James Bond che sta per buttarsi da un grattacielo con una bomba in mano per salvare il mondo.
Per tutta risposta, sbuffo forte nel microfono del cellulare, per essere ben sicura che senta tutta la mia disapprovazione. Lui, però, sembra fraintendere, perché si limita a rispondere educatamente -Hey, salute! -.
Alzo gli occhi al cielo, ma lo ringrazio lo stesso, affrettandomi a rassicurarlo sul fatto che non mi sto ammalando e che qui il clima non è ancora troppo freddo, nonostante si stia avvicinando l'inverno.
Non so se parlargli della giornalista di ieri. Vorrei chiedergli un parere, ma allo stesso tempo non voglio che si preoccupi mentre è impegnato a lavorare (non vorrei mai che la sua faccia sorpresa venga fuori un po' crucciata!); inoltre, ho lo stupido timore che il sapere di avere una giornalista col flash facile nei paraggi di casa sua lo spinga ad aspettare a tornare, dirottandolo magari verso la sua bat-caverna a Los Angeles.
- Avete finito di dipingere la casa, allora? -. La sua voce mi riscuote dalle pare mentali, e mi rianimo al pensiero della casa colorata, affrettandomi a spiegargli tutti gli ultimi particolari. Sono tutta infervorata, presa a narrargli il malefico attacco a mie spese da parte di Kellie e Dimitri, quando suona il campanello.
- Aspetta un secondo - dico ad alta voce, cercando di farmi sentire oltre il suono delle sue risate dall'altra parte del telefono. Entro in camera di Kellie, visto che è lei ad avere la vista sull'entrata, e mi avvicino circospetta alla finestra, preceduta da un agitato Piccolo Terrier. Purtroppo, chi ha suonato è nascosto dalla tettoia, però davanti a casa noto subito la presenza di altre due macchine, oltre alla mia e a quella di Kellie. E una è una cinquecento color bianco sporco.
La giornalista è tornata.


Ciao a tutti!
Lo ammetto, ci ho riprovato col finale ad effetto!
Scusatemi, scusatemi e scusatemi per il ritardo D: Non so davvero come fare per obbligarmi a muovere il culo (per dirlo con finezza v.v)!
Come sono andate le vacanze? Quanto brutto/bello è stato il ritorno a scuola? Raccontatemi *w*
E spero che l'intermezzo artistico di Grace, Kellie e Dimitri vi sia piaciuto :D!
Non ho ancora avuto l'occasione di inserire il cognome di Kellie e il nome della malefica giornalista, quindi se avete proposte last-minute scrivete pure :D
Intanto ringrazio un sacco ESTI, Katniss01 e _andr_  per le loro bellissime proposte <3 Sarà dura scegliere! E ringuazio anche tutti i vecchi e nuovi lettori e recensori :D!

Uhmmm... non ho altro da dire, se non che spero di sentirvi presto :)
Bacioni!

Liz

   
 
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