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Autore: Fly to the sky    05/10/2014    1 recensioni
" Le chiedeva sempre di tornare con loro. Elia sorrideva sconsolata, scuoteva il capo e lo abbracciava, ricordandogli che un viaggio del genere avrebbe potuto costarle la vita. E poi lei ad Approdo del Re stava bene, davvero, stava bene."
{Elia Martell centric
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Elia Martell
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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{Unbowed, unbent, Unbroken

 

 
Elia Martell ricordava il profumo di spezie e aromi pungenti che aleggiavano in tutta Lancia del Sole come esperienze appartenute ad un’altra vita. La sua salute fragile come quella di una bambola di porcellana non le permetteva più di visitare la reggia dei principi di Dorne, ed era suo fratello Oberyn, a volte accompagnato da Doran, a venirla a trovare.
 Le chiedeva sempre di tornare con loro.
Elia sorrideva sconsolata, scuoteva il capo e lo abbracciava, ricordandogli che un viaggio del genere avrebbe potuto costarle la vita. E poi lei ad Approdo del Re stava bene, davvero, stava bene.
Odiava mentire a Oberyn e ai suoi occhi scuri e grandi come pietre di ossidiana. Se avesse anche solo espresso il minimo desiderio di tornare a casa, suo fratello l’avrebbe subito esaudito, senza preoccuparsi delle conseguenze. Era fatto così, Oberyn, lo ricordava sin dai tempi dei primi passi.
E cosi Elia si sforzava di mentire a quel bambino che l’aveva vista crescere e cercava con tutte le sue forze di apprezzare Approdo del Re. Eppure, nonostante la Fortezza Rossa fosse più grande e sfarzosa della residenza dei Martell, ad Elia mancavano gli odori pungenti che avvolgevano ogni angolo, il sole che donava un alone giallo arancio a tutta la costruzione, gli archi e i balconi scolpiti come solo a Dorne sapevano fare e le corse a perdifiato che faceva con suo fratello.

 
Rhaegar era buono con lei. Elia non si lamentava mai del suo matrimonio, combinato dai potenti: il principe Targaryen era bello, potente, e soprattutto la stimava e la rispettava. Erano buoni amici, si raccontavano aneddoti a vicenda, lui le insegnava a suonare la lira e lei come modulare la voce e cantare. Ma non si amavano.

Elia sapeva, in qualche modo, che nonostante il marito fosse forte e abile in battaglia e la salute di lei consistente quanto il respiro, lui la considerava una roccia salda a cui appoggiarsi. E così, quando la raggiunse e pianse rivelandole che il suo cuore era stato rubato dalla ragazza lupo, fu la stessa Elia a suggerirgli di scappare con Lyanna Stark . Avrebbe pensato lei ai bambini, avrebbe pensato lei a placare le dicerie, avrebbe sperato anche lei, un giorno, di amare qualcuno così tanto e fuggire dalla Fortezza, ce l’avrebbe fatta da sola, ce l’avrebbe fatta.
Rhaegar l’aveva ringraziata e le aveva chiesto perdono contemporaneamente, abbracciandola e dicendole addio. Elia non avrebbe mai potuto immaginare che questa sua fuga avrebbe potuto far nascere l’ira del giovane cervo, Robert Baratheon, e che questo sarebbe sfociato in una guerra. E soprattutto, non avrebbe mai potuto immaginare che la guerra sarebbe stata persa dai Targaryen.


 
Quando le truppe dei Lannister mostrarono il loro vero intento, una volta entrate ad Approdo del Re, Elia prese i suoi figli e si nascose con loro. Se nell’enorme confusione qualcuno avesse fatto caso alla principessa, avrebbe notato che le sue labbra si muovevano impercettibilmente. La giovane Rhaenys, aggrappata alla mano della madre, era spaventata da quei sussurri interminabili che sua madre non smetteva di recitare, eppure al tempo stesso capiva che la donna non avrebbe potuto proseguire senza farsi coraggio in quel modo.
‘Mai inchinati, mai piegati, mai spezzati’ sussurrava Elia Martell facendosi strada tra la folla. ‘Mai inchinati, mai piegati, mai spezzati. Mai inchinati, mai piegati…’.
Continuò a ripeterlo fino alla fine.


 
Elia Martell morì il giorno del sacco di Approdo del Re, stuprata e uccisa da Gregor Clegane, dopo aver visto questo stesso soldato infilzare la spada nel piccolo petto di Rhaenys e fracassare il cranio del neonato Aegon al muro.
L’eco del sangue della principessa arrivò alle orecchie di Lancia del Sole in pochissimo tempo, e il castello era in lutto. Doran Martell cercava di ricordare il sorriso di sua sorella mentre le lacrime cadevano copiose sulle mani che stavano scrivendo e sulla carta su cui veniva firmato il trattato di pace. Oberyn Martell, osservando quello stesso sorriso negli angoli della memoria, giurava che la sua furia non si sarebbe mai placata e che il suo animo sarebbe stato in pace soltanto quando la lancia avrebbe trafitto il petto di Gregor Clegane.

 
 
Su Elia Martell si erano dette tanto cose, e se ne continuavano a dire altrettante. Si diceva che era bella, ma che la sua bellezza fosse niente se messa a confronto con la giovane Cersei di Castel Granito, nuova sposa del re Baratheon, o con l’Inconsolabile Ashara Dayne dagli occhi di ametista; si diceva che fosse intelligente come nessun’altra donna mai lo era stata, ma che avesse la salute più fragile di qualsiasi altra persona nei Sette Regni; si diceva che fosse dolce e gentile, ma che mai si fosse inchinata davanti a qualcuno
Si diceva tanto di Elia Martell. Tra i sussurri di palazzo, alcuni dicevano addirittura che mentre Gregor Clegane entrava nella stanza e uccideva i suoi figli, lei non aveva smesso di ripetere la cantilena che l’aveva accompagnata per tutta la serata. Aveva combattuto contro di lui per la salvezza dei bambini, ma era stata spinta via da un manrovescio; persino quando Clegane l’aveva stuprata, lei aveva continuato a lottare fino a che non aveva sentito le sue fragili ossa spezzarsi e le forze andare via dal corpo.
Mai inchinata, mai piegata, mai spezzata.
  
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