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Autore: Botan    05/10/2014    2 recensioni
Esistono un fiume e una città, famosa per i suoi innumerevoli casinò, che si chiamano proprio come me. Tuttavia, non sono né un fiume, né tanto meno una famosa città! E neppure una slot-machine umana!
Se volete pronunciare il mio nome, allora intonate un bel Re maggiore. Perché? Provate ad indovinare!
Non vi viene in mente proprio nulla? Ok. Gli indovinelli non fanno per voi, eh? Pazienza!
Come dite? Il mio nome, zo to?
Reno, per servirvi!
*Dedicata al mio Reno, coniglio nano maschio gagliardo e tosto, che per anni ha tenuto accesa la luce nella mia vita senza pretendere nulla in cambio.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Reno, Yuffie Kisaragi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Advent Children, Dirge of Cerberus
Capitoli:
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CAPITOLO 24

                              CAPITOLO 24

 

 

 

 

- Secondo te sospetteranno qualcosa nel vederci arrivare insieme? – chiede con dubbio Yuffie, mentre parcheggio la macchina della Compagnia in uno dei tanti posti auto situati nella super attrezzatissima base della WRO.

 

Faccio spallucce: - Non so i tuoi, ma… quella puntigliosa di una bionda della mia collega, si farà senz’altro avanti! –Tsk! Come se non lo sapessi… Sarà pure novellina, ma la curiosità è donna!

 

Le mie parole, come sempre, trovano alla svelta conferma.

Dopo essere entrati nella grandissima hall del quartier generale della WRO, e aver seguito Yuffie attraverso un lungo ed interminabile corridoio, accediamo alla sala di comando principale del cosiddetto accampamento.

Un ambiente dalle dimensioni esagerate con un monitor gigante alle spalle di un Reeve Tuesti che, non appena scorge l’asse della porta automatica aprirsi, e noi entrare, ci accoglie con un benevolo sorriso.

Yuffie si precipita rocambolesca verso la mora prosperosa, Tifa. La vedo di sottecchi, la nana, e senza dare troppo nell’occhio sussurrargli qualcosa all’orecchio.  La barista mi indirizza una breve occhiata. A giudicare dalle gote rosse e dall’espressione tutta sorpresa le avrà senza dubbio spiattellato il fattaccio.

E’ una bambina chiacchierona, dopotutto. Lasciamo che si sfoghi!

Dal mio canto, invece, non ci penso lontanamente a rivelare a qualcuno di essermela portata a letto. Fatta eccezione per Rude, eh!

Giro il capo, verso sinistra, e mi incammino in direzione dei miei compagni.

Saluto il pelato con una forte pacca sulla spalla, e sorrido gioioso. Lo sguardo acuto del compare mi scruta perentorio. Sulla sua bocca si abbozza una smorfia molto simile a un sorriso. Ha già capito tutto, lui!

Scuoto il capo, compiaciuto. La mia felicità cala non appena vedo comparire di fianco a me il caschetto biondo di Elena.

Ecco! E’ finita la pacchia, cribbio!

Muta la bionda, mi scruta attenta, come se stesse da un momento all’altro per chiedermi qualcosa. Lo so io, cosa!

Le lancio un’occhiataccia non proprio cordiale, mentre le accosto la bocca in prossimità dell’orecchio.

- Tanto per dissetare la tua sete di curiosità, ed in risposta a ciò che volevi sapere al telefono, non ho risposto all’istante perché stavo facendo ciò che tu molto probabilmente non hai mai fatto in vita tua. – butto lì, strusciando apposta il suo orecchio con le calde labbra della mia bocca. Eccessivamente provocatorio? Sì, però è divertente!

La reazione di Elena è immediata. Il suo pallido viso diventa rosso, trema appena, ha un sussulto che la costringe addirittura a fare un piccolo passettino più in là, giusto per staccarsi da me.

La prossima volta sono sicuro che ci rifletterà bene, prima di fare domande inopportune!

  

Tseng è accanto a Reeve. Insieme stanno esaminando un qualcosa che c’è su di un tavolo grande, al centro della sala. Da questa angolazione non è che veda granchè. Oltretutto, non siamo in pochi qui dentro.

Mi guardo un po’ attorno. Ci sono voci ovunque. Voci diverse, d’ogni tipo e cadenza.

L’ex-soldier, il biondo incallito, è affianco al signor Tuesti. La sua dolce mora, e la mia pestifera bambina,Yuffie, sono lì poco distanti. Un tizio con uno stuzzicadenti in bocca, e un paio di occhialini da pilota sulla fronte, e un altro “aviatore” come lui, stanno confabulando animatamente in un angolo della sala. Sono rispettivamente il proprietario della Shera, Cid, ed un suo stretto collaboratore, per l’appunto.

C’è anche quello zotico ed aitante omone dalla pelle scura, e padre della bimba tutta trecce Marlen, Barrett. Uno come lui, poteva non mancare all’appello? Che piaga!

Sbuffo di sottecchi poco contento, continuando a guardarmi attorno.

Una decina di soldati dal berretto rosso attorniano il tavolo e prestano cautamente attenzione al dibattito.

C’è anche una ragazza, in camicie bianco che partecipa alla discussione. Sarà una ricercatrice, o un medico.  

La guardo apposta, e mi ritorna il sorriso. Ha delle belle gambe, non c’è che dire!

La mia insolente attenzione, però, fa sì che quell’abile ladra di Materia mi colga in flagrante.

Beccato in pieno, direi. 

Mi lancia subito una gelida e spettrale occhiataccia. Deglutisco teso, grattandomi la guancia pian pianino, e cercando di rivolgere la mia attenzione altrove.

L’attesa si fa estenuante, davvero insostenibile. Tutti sembrano confabulare di svariate cose, ognuno per conto suo. Mi incrocio le braccia al petto, ed attendo paziente che qualcuno si decida una volta per tutte a parlare.

Eccolo, finalmente, quel qualcuno. E’ l’immancabile ed egregio Reeve, che ci invita con un gesto a farci avanti.

Mi incammino per primo, affiancato da Rude e da Elena che, a sua volta si mette accanto al capo.

Sul tavolo c’è una cartina che raffigura i fondali che costeggiano Midgar e Junon. Ci sono dei cerchi tracciati con un pennarello rosso. Li conto rapidi nella mente. Sono cinque.

- Cinque bombe. – deduco alla svelta, grattandomi la testa un po’ scocciato.

 

Reeve mi osserva. Al contrario di me, c’è preoccupazione nei suoi occhi scuri.

- Esatto. Cinque bombe, sotto il mare, piazzate con esattezza tra Midgar e Junon, con lo scopo di annientarle in una sola ed unica esplosione a catena. – Le sue parole, veritiere, non ci danno per niente conforto. Se queste due città venissero rase al suolo, addio base! Ed ovviamente, addio popolazione.

Senza contare poi il dissesto idrogeologico del pianeta, e delle città limitrofe. Kalm Town, e la bellissima Costa Del Sol, in primis.  

 

- Maledetti ribelli! – sbotta Cid il pilota, masticando con furia il povero stuzzicadenti che tiene in bocca.

 

- Ribelli? – ribatto all’istante.

 

- Abbiamo modo di credere che siano dei guerriglieri alquanto inesperti, decisi a seguire le gesta dei Deepground. – ci rivela Tseng, infilandosi una mano nella tasca dei pantaloni della divisa blu notte.   

 

- Gli idioti di turno, zo to! – faccio in risposta a quelle parole. Mi sento di colpo osservato. Alzo gli occhi, davanti, e rabbrividisco. Yuffie è lì, che mi scruta secca e stizzita. Ci risiamo!

 

- Di idioti ce ne sono a migliaia! Tantissimi! – replica acida, con parole sottintese, mentre continua a fissarmi di proposito.

Giro lo sguardo altrove, messo in difficoltà da quella nanetta impertinente. Rude bofonchia un riso, poco accennato, ma pur sempre un riso! Niente gli sfugge!

Reeve si volta facendo cenno ad uno dei suoi sottoposti di far partire qualcosa. Un filmato, per la precisione.

Vediamo delle immagine affiorare sullo schermo gigante della sala, sotto il nostro attento sguardo. Non si vede granché, in quel video. Tutto è leggermente offuscato, buio.

Reeve in seguito ci rivela il perché:

- E’ un video registrato sotto il livello dell’acqua. A breve si vedrà meglio. – sentenzia senza staccare lo sguardo dal monitor. Eccole là, le immagini nitide! Un fascio di luce, di un qualche sottomarino, si proietta verso il fondo, per illuminare qualcosa di molto, ma molto pericoloso.

Una delle cinque bombe che minacciano mezzo emisfero, è stata appena piazzata mediante un braccio meccanico del suddetto sommergibile, sul fondale sabbioso del buio oceano. La bomba tocca terra, un polverone s’innalza, e le immagini si interrompono lì.

Il monitor si spegne, e noi tutti restiamo bloccati.

Non è bello sapere che sotto i tuoi piedi, a chissà quanti metri da te, un ordigno dalla grossa e smisurata potenza potrebbe farti saltare in aria da un momento all’altro.

 

- Questo è il filmato che mi è stato recapitato due ore fa. Naturalmente il mittente è anonimo! – si permette a stento di scherzare Reeve. – E questa, invece, è la missiva che lo accompagnava. – Il dirigente della WRO, ex-membro della Shin-Ra Corporation, raccoglie un foglietto dal tavolo dietro di esso, per mostrarcelo. – Costoro, mi invitano personalmente a rimuovere le cinque bombe che costeggiano i fondali delle zone da noi identificate con l’ausilio dei radar, prima che esse esplodano nel giro di poche ore.

 

- Quante, per l’esattezza? – domanda sbrigativo il gelido Cloud, con una faccia tesa ma nascosta con sapienza dalle sue movenze taciturne.

 

Tuesti non ha esitazioni:

- Cinque, a partire da adesso.   

 

- Un’ora per ogni bomba! Che farabutti! – brontola l’omone dalla pelle scura, guardando la mitraglietta possente al posto del braccio, con aria poco rassicurante.

 

- Farabutti fino in fondo, Barret! Facciamogli vedere chi siamo! – scalpita Yuffie, da bravo demonio, colpendo il palmo dell’altra mano con un forte pugno.

 

- Non ancora, Yuffie.  – sentenzia Reeve, mettendola buona. – Partiremo tra un’ora. Dobbiamo finire di organizzarci, e preparare a dovere i sottomarini. Le bombe ci sono ma… ci sarà anche qualcuno ad attenderci, là sotto.

 

- Nessuno ti invita a rimuovere degli ordigni da lui stesso piazziati, e a restarsene lì, in disparte, mentre tu gli mandi all’aria il suo operato! Abbiamo tempo, no? Adagio, bimba! – le canzono all’istante, rammentandole ciò che le ho detto durante la foga della notte. Yuffie si fa istantaneamente rossa. Tesa nasconde il suo sguardo sulla cartina che c’è sul tavolo, nella speranza che io non continui oltre. In verità, non è proprio quella la mia intenzione. Vorrei concludere con un’altra battuta, ma Reeve mi fa ricredere.

 

- La situazione è questa: partiremo con cinque sottomarini, uno per ogni ordigno, mentre altre tre flotte, faranno da chiudifila, per proteggere i sommergibili impegnati a rimuovere le bombe. Yuffie! – pronuncia lui, ad un tratto, facendo sì che la giovane monella scatti sull’attenti. Per gioco, naturalmente! – Tu verrai con me, nel primo sottomarino che rimuoverà la bomba dalle coste di Midgar. Cid ed alcuni membri della Shera, si occuperanno della seconda bomba, piazzata verso Junon. Cloud, Tifa e Barret, invece, avranno il compito di guidare uno dei tre sottomarini che ci faranno da guardia. Per quanto riguarda voi Turks…

 

- Reno e Rude nel sommergibile sentinella. – vocia Tseng, prendendo rapido la parola. – Elena verrà con me, per rimuovere uno degli ordigni di Junon.

 

- Ovviamente- continua Reeve- Ognuno avrà la possibilità di portare con sé sei soldati del proprio reggimento, addetti al mantenimento e all’assistenza di ciascun sottomarino. 

 

Mi guardo attorno. I soldier della Shin-Ra sono dietro di noi, sull’attenti, pronti a venire con noi Turks, ovvio!

Come dire… diamo ai buoni quelli che sono buoni e ai cattivi i cattivi!

Che concetto inappuntabile!

 

 

La missione “Rimuovi le bombe dal mar senza farti ammazzar”, così ribattezzata dal sottoscritto, comincerà tra un’ora.

Ci vengono quindi dati 45 minuti di assoluta libertà, da usare per prepararsi psicologicamente, oppure rifocillarsi a dovere senza esagerare per costoro che soffrissero di mal di mare, o magari per evitare che qualcuno ci dia una violenta percossa sul cranio, ovvio!

La ninja che in questo momento vorrebbe accanirsi contro il mio povero cranio, in realtà sembra attirata da ben altra questione. Tifa si appresta a lasciare la stanza, e con lei anche Yuffie.

Le seguo entrambe con lo sguardo, incuriosito dall’espressione sbigottita della mia piccola nanerottola, e curioso come non mai, raggiungo anche io l’uscita della sala per sbirciare quatto.

Sto per affacciarmi e lanciare un’occhiata alle due, quando, in quello stesso attimo, qualcuno dal senso opposto mi finisce contro. Afferro l’esserino prima che rimbalzi di getto all’indietro, e poi quello a fare la faccia sbigottita sono io.

 

- Ririn?! – esclamo, frastornato nel vedere la bimba che poi puntualmente mi si aggrappa alla gamba- Che diavolo ci fai qui?!

 

- Quando Denzel le ha detto che ci saresti stato anche tu, ha insistito in tutti i modi per venire. – confessa Tifa, venendoci incontro.

Maledetto moccioso che mi ha miseramente battuto ad una banale partita di poker!

 

- Dovevate legarla al gambo di un tavolo, anziché portarla qui! – sbotto repentino, forse un po’ brusco nella voce. Sarà perché in realtà sono preoccupato per la bambina?

 

- Sei il solito zotico! – ribatte fulminea Yuffie, incrociandosi le braccia al petto – Anziché lamentarti, dovresti essere contento! Questa è la prova che Ririn ci tiene molto a te!

 

- Ma portarla qui, al quartier generale della WRO, mi sembra eccessivo! E’ una bambina, Yuffie! Non un mini soldato! – “Oltretutto, chi baderà a lei quando noi saremo sommersi da tonnellate di acqua?” vorrei chiedere, solo che l’improvvisa risposta della bella e prosperosa mora, mi azzittisce.

 

- Questa è la prova che anche tu tieni a Ririn, Reno!

 

Divento improvvisamente ed inspiegabilmente rosso. Forse più della mia zazzera. “Non tengo a Ririn! Mi preoccupo solo per lei, tutto qui!” mi piacerebbe dirle, magari con tono pure alterato, per essere credibile, eppure non ci riesco. Le parole restano lì, dentro la mia gola arsa.

Il fatto è che forse, tutto sommato, quella bella pantera ha ragione. Ma solo un pochino, zo to!

 

In questo preciso attimo, c’è qualcos’altro che cattura la mia attenzione.

La piccola bimba, con tanto di codine belle tese e tintinnanti, mi sta sì stritolando una gamba ma, con delle manine completamente sporche di… marmellata?

Avevo indossato la nuova divisa da Turk, poco prima di partire da Ajit. Bene!

Noto con piacere che il suo tenero musetto da poppante, in quanto a residui gelatinosi ed appiccicosi, non è da meno! Raccolgo con la punta del dito qualche goccia di quella cosa colorata e gelatinosa, da un lato della piccola boccuccia, e poi avvicino il dito alla mia, con lo sfizio di assaggiare.

- Sì, è marmellata! Alla ciliegia, azzarderei.

 

La reazione di Yuffie è ultra rapida: - Reno! – mi ammonisce all’istante, però non capisco il perché. – Pervertito! – Oh, adesso sì che l’ho capito!

 

- Guarda che non ho fatto nulla di male! Anzi! Le ho anche pulito amorevolmente la boccuccia! Gelosa? – scherzo infine, concedendomi pure il lusso di abbozzare una risata. Una risata breve.

La nana batte un piede in terra, con rabbia, e corre a riprendersi Ririn, per portarla in bagno e farla pulire.

Mi do uno sguardo ai pantaloni blu notte che indosso, e poi sono costretto ad accodarmi anche io alle due pestifere bimbe.

Non posso di certo andare in giro con una chiazza di marmellata stampata sulla coscia, zo to!

 

- Che sei venuto a fare anche tu? – mi sbotta Yuffie, vedendomi entrare nel piccolo bagno.

 

- Sono venuto a controllare che le mie due piccole bambine non facciano casino nel bagno della WRO! 

 

- Spiritoso! – mi sbotta a denti stretti stretti, aggrottando fronte, sopracciglia e naso. Ah, quel nasino che s’arriccia! E’ irresistibile! Quella movenza mi cattura senza troppa fatica. Diciamo che per me, in questo istante, farmi catturare è un vero piacere. Sono assolutamente consenziente!

Vado verso di lei e la stringo con un abbraccio tirandola con uno sputo di sforzo a me.

Gli stivaletti di Yuffie s’impuntano appena. La suola di gomma stride e graffia il pavimento, ma poi si lascia andare. Yuffie stessa cede al mio volere, ma non del tutto. Ed io conosco fin troppo bene il perché.

 

- Guarda che quella donna di interessante aveva solo le gambe. – le confermo, sperando di acquietare il suo animo in fermento.

 

- Allora gliele stavi guardando! – esclama precipitosa, opponendomi una certa resistenza, e pestandomi pure un piede.

 

- Sei una selvaggia! – mi lamento all’istante, strizzando un po’ l’occhio per via del dolore che mi ha provocato la sua pestata inattesa. – Ti ricordo che sono pur sempre un uomo! E se l’occhio mi cade, non posso farci un bel niente…! Però, se continui a pestarmi così, con quei tuoi maledetti stivali corazzati, dovrò inventarmi un modo per non farmeli cadere, questi altrettanto miei maledettissimi occhi! – sbotto alla fine, arrabbiato quanto basta per darle impulsivamente le spalle.

Lei sghignazza. Se la ride, anche se con una certa moderatezza.

Perché ride?

Lo so io, perché!

Perché alla fine, il qui presente sottoscritto, dopo averci quasi rimesso un piede per colpa sua, è costretto anche a chiederle scusa…! O perlomeno, a fare la parte dell’ometto soggiogato, ridotto in schiavitù da una donnetta alta quanto una chitarra!  

    

- Beh, direi che è ora. – dice ad un tratto la signorina Kisaragi.

 

- Di già? – mi gratto la nuca con aria scocciata. Il tempo è proprio volato.

Usciamo dal bagno, nel corridoio c’è un via vai frenetico. I soldati si stanno già preparando, e dovremo farlo anche noi. Ad un tratto ci raggiunge Cid, l’esperto pilota di aeronavi.

 

- C’è stato un problema. – ci comunica. - Il sottomarino di Tuesti ha un guasto. Lo stanno riparando, nel frattempo tutti gli altri partiranno per primi ed inizieranno la missione.

 

- Quindi dovrò aspettare anche io? – sbotta Yuffie, storcendo il naso. So che non le piace aspettare. E’ una sua caratteristica, dopotutto, va sempre di corsa!

 

La guardo, poi le propongo quasi per gioco: - Ci scambiano i posti? – ricevo un’occhiataccia bieca da far accapponare la pelle.

 

- Faresti meglio a prepararti. Il tuo socio è già pronto a partire. – mi rivela il biondo Cid.

 

Anche Rude, proprio come Yuffie, va sempre di corsa.

Alzo le mani quasi in segno di resa. – E va bene, mi arrendo. Quale uscita devo prendere per arrivare ai sottomarini?

 

- Quei soldati laggiù sono diretti proprio lì. Aggregati a loro. Io adesso devo finire di sistemare le ultime cose con il resto del mio equipaggio.

 

Annuisco, e Cid si allontana. Yuffie sospira. – A quante pare, il dovere ti chiama.

 

- Sei un po’ invidiosetta, forse?

 

- Giammai.

 

- Raccontane un’altra! – Tanto lo so che vorrebbe partire anche lei. L’idea di restare indietro le mette agitazione. – Beh – faccio, con due mani sui fianchi – non mi auguri buona fortuna?

 

Lei si finge confusa. – E perché dovrei?

 

- Questa non è di certo una piacevole passeggiata. Si tratta pur sempre di bombe, potrei saltare in aria, e tu ti ritroveresti ad essere una giovane vedova.

 

- Ma se non siamo neppure sposati!

 

- Vorrà dire che al mio ritorno rimedierò a questa mancanza!

 

La faccia di Yuffie diventa quasi paonazza. – Co-cosa?!

 

Dapprima la guardo con aria seria, ma poi non riuscendomi a trattenere scoppio a ridere. – Te l’ho fatta!

 

- Stupido!

 

- Però ci sei cascata. La tua faccia era così… sconvolta! – rido ancora, ma Yuffie non ribatte. E’ troppo imbarazzata. – A proposito… ma chi si occuperà di Ririn?

 

- Tu preoccupati di raggiungere il sottomarino, che a lei ci penso io. E vedi anche di sbrigarti, altrimenti ti lasceranno qui.

 

Meglio! E’ proprio quello che voglio. Però so anche che il dovere mi chiama, ed io non posso ignorare la sua chiamata.

Non trovate che io sia un ragazzo diligente? No eh?

Sto per andarmene quando ad un tratto la voce di Yuffie mi fa voltare.

- Tieni gli occhi ben aperti e cerca di tornare tutto intero!

 

Strizzo l’occhio e con il pollice all’insù sorrido. Vorrei dirle la stessa cosa, ma ho paura che mi mandi a quel paese perché stando a ciò che dice, io la tratterei come una bambina.

 

Mi accodo ai soldati in divisa e finalmente raggiungo la sala. Rettifico, l’enorme sala. Faccio appena in tempo a scorgere i primi tre sottomarini inabissarsi nell’acqua e sparire, finendo dritti nell’oceano.

- Qual è il mio sottomarino? – chiedo rivolgendomi ad un soldato.

 

- Quello laggiù, signore. – mi risponde, indicando il fondo della sala. S’intravede un tatuaggio sul polso della mano. Pensavo che ai soldati fosse proibito farsi tatuare qualcosa. Potrei fare rapporto, ma d'altronde non mi sembra il momento giusto, e poi è una regola che personalmente non mi è mai piaciuta. Chissà perché, ma quel disegno mi suscita un certo sdegno. E più lo osservo, più qualcosa si colora nella mia mente.

Purtroppo il tempo stringe, lo ringrazio con un cenno della mano, e mi avvio.

Rude è li fermo che aspetta solo me.

 

- Sono tutti a bordo? – chiedo, il socio annuisce. Nella sala siamo rimasti soltanto noi. L’ultimo drappello di soldier è partito, più della metà dell’intero quartier generale è fuori in missione. Stanno evacuando la popolazione che abita sulle coste. Se una delle bombe dovesse esplodere, sarebbe un disastro per quella gente.

In tutta la base ci saranno si e no una decina di persone.

 

Una decina di persone, la base semi deserta, il sottomarino di Reeve che non funziona… Inizio a riflettere, ad un tratto la voce di Rude mi riporta sulla terra ferma.

 

- Dobbiamo andare. – dice, io annuisco, ma non so per quale oscura ragione, qualcosa mi trattiene ancora qui. – Cosa c’è? – sento chiedermi.

 

Forse sto immaginando tutto, forse sarà l'età che mi gioca brutti scherzi o forse sono semplicemente esaurito, però...

- E’ strano, non trovi?

 

- Cosa?

 

- Le bombe, e tutta questa situazione. – Proprio non riesco a capire, a comprendere, a… Forse, può darsi che... ma no, non può essere... o forse sì? Ma no, no... - Cazzo, sì!! - Guardo Rude dritto negli occhi. Lui sembra non capire, al contrario io ho capito ogni cosa. – Vogliono distruggere il quartier generale della WRO! – enuncio tutto d'un fiato, ma il socio sembra riluttante.

 

- Dobbiamo andare.

 

- Rude, sveglia! Ti dico che invece è meglio restare e avvertire gli altri. Lo so che ti può sembrare strano, ma devi credermi! – Inizio a guardarmi improvvisamente intorno. – Ma dove diavolo è finito?!

 

- Chi?

 

- Un tizio travestito da soldato della WRO. Aveva un tatuaggio sul polso.

 

- E con questo? Non vorrai mica fargli rapporto in una simile situazione?

 

- No, non è questo il punto! Per me può tatuarsi anche il sedere, ma quello che ho visto io era il logo che usavano i ribelli della Giungla delle Pistole!

 

Adesso Rude sembra farsi più cupo. – Ne sei sicuro? – mi domanda, e dal tono della voce sembrerebbe proprio allarmato.

Annuisco, ma non c’è tempo da perdere.

 

- Dobbiamo agire subito. Quanti soldati abbiamo a disposizione?

 

- Nel sottomarino ci sono cinque soldier.

 

- Solo cinque?! Accidenti! – impreco, e mi metto pensieroso. Cloud e gli altri sono impegnati nella missione delle bombe, il resto delle truppe è fuori, e non sappiamo quanti ribelli dovremo affrontare. – C’è bisogno di rinforzi. 

 

Vedo Rude afferrare il telefono e comporre un numero. – Abbiamo un problema. C’è bisogno del vostro aiuto.  – enuncia ad un tratto, parlando con chissà chi. – Ti mando le nostre coordinate. – Non appena riattacca si gira verso di me. – Mio padre arriverà a momenti con uno squadrone di soldati.

 

Finalmente una bella notizia. – Hey ma… tuo padre ha un esercito privato?

 

- Più o meno. – mi risponde sbrigativo il socio. – Ora cosa conti di fare?

 

Ovviamente, la decisione in quanto vice capo devo prenderla io. – Ordina a due soldier di immergersi con il sottomarino, e fai uscire tutti gli altri. Devono credere che siamo andati anche noi, così avremo dalla nostra l’effetto sorpresa.

 

- Tu che farai?

 

- Andrò in perlustrazione. Certamente è Reeve che vogliono. Altrimenti perché sabotare proprio il suo sottomarino? Qualcuno vuole vederlo morto, e con la base mezza deserta, non gli sarà tanto difficile portare a termine la sua missione. – Rude annuisce, io prendo il mio taser, controllo che il cellulare sia in tasca ed inizio la mia perlustrazione. – Ti chiamerò non appena li trovo. Tieni il telefono a portata di mano.

 

- Cerca di non cacciarti nei guai. – Il suo vuole essere quasi un ordine più che un semplice consiglio.

 

- Ci proverò! – O almeno, proverò a provarci!

 

 

 

Ok, analizziamo la questione.

Chi vorrebbe mai vedere Reeve Tuesti morto? Non ha mai fatto del male a nessuno, e come sempre ho ammesso più volte che lui tra tutti i dirigenti, capi e sottoposti della Shin-Ra era quello più onesto e rispettato.

Più passa il tempo, più ci ragiono su e più mi accorgo che ormai sono quasi arrivato al centro del complesso principale della struttura.

Intravedo due tizi che imbracciano dei fucili attraversare l’andito. Mi nascondo furtivamente dietro un enorme vaso, e non appena la strada è libera esco.

Certamente non erano dei nostri quei due loschi individui.

 

Continuo a camminare, mi muovo con cautela perché potrebbero vedermi, e non devo assolutamente farmi beccare.

Sarebbe la fine sia per me che per Reeve. E se i miei calcoli sono esatti, con lui dovrebbe trovarsi anche Yuffie.

La nana sa cavarsela benissimo da sola, ma i ribelli della Giungla delle Pistole sono esseri scaltri e molto ingegnosi. Già in passato noi Turks abbiamo avuto dei grossi problemi, perfino il sottoscritto è stato messe alle strette più di una volta. Anche se alla fine ero sempre io ad avere la meglio.

Sento ad un tratto una voce. Proviene dalla sala di controllo, ed è di Reeve.

Mi avvicino lentamente ma davanti alla porta due tizi armati la sorvegliano.

Impreco anche se a voce bassa, poi mi guardo intorno. Dovrò raggiungere quella sala in un altro modo, già, ma quale?

Mi gratto la testa, alzo gli occhi verso il soffitto e vedo una grata. Di sicuro quelle sono condotte che portano a qualsiasi camera dell’intera struttura, compresa quella della sala di controllo.

Salto, mi appendo al reticolato, lo tiro via e a questo punto il gioco è fatto!

Mi infilo nel cunicolo lungo e poco illuminato. Avanzo trascinandomi come meglio posso, e senza fare troppo rumore. Sembra quasi un’esercitazione militare.

Solo che qui c’è in gioco la vita di persone a me care.

Il mio senso dell’orientamento è molto limitato qui. Fa troppo caldo, e si vede poco. Fortuna che non ho mangiato pesante, altrimenti in caso di flatulenza improvvisa sai che puzza...!

Mi lascio guidare più che altro dalla voce di Tuesti e da quella di un altro tizio che di primo acchito mi sembra familiare.  I due discutono in modo acceso, quando ad un tratto si ode uno sparo improvviso. Mi si mozza il respiro e la tensione sale. Affretto il passo, se così si può chiamare finché non giungo dall’altra parte. Mi affaccio, sbirciando con attenzione. Un soldato della WRO è accasciato a terra. Si tiene un braccio dolorante, mentre un altro cerca di assisterlo come meglio sa fare.

Reeve è lì, e con lui in un angolo c’è anche Yuffie.

Vado nel panico, vorrei scendere da qui e correre da lei, ma manderei all’aria tutto. E’ tenuta sotto tiro da un paio di ribelli, se solo provasse a muoversi, loro premerebbero subito il grilletto. Prego affinché non decida di strafare, e quando il mio sguardo si sposta verso il basso, intravedo un’altra piccola sagoma proprio accanto a lei.

- Ririn?! – esclamo, poi mi porto le mani sulla bocca. Accidenti! Dovevo stare zitto! Però nessuno si è accorto della mia presenza.

Yuffie, Ririn… No, non mi piace questa storia. Ci sono troppe persone sotto tiro, e la situazione potrebbe precipitare da un momento all’altro.

 

Devo avvertire Rude. A quest’ora suo padre sarà arrivato.

Afferro il telefono, ma prima ancora di comporre il numero mi accorgo che non c’è campo.

Già, non c’è campo.

In un fottuto condotto può mai essercene?!

Dovevo pensarci prima, dannazione!

E desso che faccio?

Potrei tornare indietro, avvertire Rude e portarlo qui con il resto delle truppe. Ma ci vorrebbe troppo tempo, e ho come la netta sensazione che da qui a breve accadrà qualcosa. Non me la sento di rischiare.

 

Penso ad un’altra soluzione, ma di idee quando sono sotto pressione ne ho sempre poche. E quelle che mi vengono in mente non portano mai a nulla di buono.

Mentre rifletto, mi accorgo che Yuffie guarda da questa parte. Si è accorta di me, ma ovviamente non può parlare.

 

Le faccio cenno con le mani che tutto è ok, già, ma se solo lo fosse per davvero, mi sentirei più tranquillo.

Reeve cerca di far rilasciare Ririn e il soldato ferito, ma il tizio che lo tiene palesemente sotto tiro non cede. E’ di spalle, da qui non lo vedo bene, eppure la sua figura mi ricorda tanto quella di…

Capelli biondi, lunghi, raccolti in un codino, alto, sicuro di sé... Si gira di colpo, sgrano gli occhi, e stavolta la rabbia mi annebbia la vista. – Zess! – anche stavolta ho parlato a voce alta, ma è normale. Lo sapevo che era ancora vivo! Stava solamente aspettando il momento giusto per saltare fuori e farci fuori!

Perciò lui, è davvero un membro della Giungla delle Pistole? Le mie teorie erano esatte. Avevo ragione, l'ho sempre saputo, solo che Rude continuava a dirmi che la loro banda non esisteva più. Eppure, adesso i soliti conti cominciano a tornare. La Giungla delle Pistole era un'organizzazione composta da ribelli che ai tempi d'oro della Shin-Ra Company amava metterci più volte i bastoni tra le ruote, tutto questo finché, durante l'ennesimo blitz dei nostri uomini nel loro covicchiolo da quattro soldi, non furono sconfitti.

Una parte di loro fu rinchiusa nelle nostre prigioni e molto probabilmente usata da quel folle di Hojo in chissà quale esperimento. Molti altri invece divennero parte del flusso vitale.

Anche io partecipai alla battaglia, ma con tutta onestà non mi ricordavo affatto di Zess. Avrà cambiato aspetto, e su questo ne sono sicuro, quello non è un biondo naturale! 

Sono così furioso che mi piacerebbe uscire all’improvviso da qui e raparlo a zero! Dopo la solita  pestatina ti turno, s'intende.

Mentre ero impegnato a ricordare gli eventi del passato, mi accorgo solo ora che la situazione sta degenerando.

Zess sferra un pugno a Reeve. Il responsabile della WRO cade a terra, ma si rialza. Ririn scoppia in lacrime, ma il capo dei ribelli ordina tassativamente a Yuffie di farla smettere. La ninja cerca di calmarla, le promette che tutto andrà bene e che in realtà a breve sarà tutto finito.

La piccola allenta le lacrime, però sul viso di Yuffie appare una smorfia quasi di astio. Si rivolge a Zess quasi con un tono di sfida: – Perché non la lasci andare?! E’ solo una bambina, non lo vedi?!

 

- Io non faccio nessuna distinzione. – risponde gelido l’uomo.

Quella cadenza non mi convince. E’ meglio assecondarlo, anche se può risultare una cosa difficile. Faccio cenno a Yuffie di calmarsi, e in qualche modo riesco a rabbonirla.

Zess pare distrarsi, Reeve approfitta del momento per dirigersi verso il pannello di controllo e dare l’allarme. Il capo dei ribelli lo intravede e gli spara alla gamba destra. Tuesti cade a terra, il dolore gli fa strizzare gli occhi.

 

- Non lo dovevi fare, Reeve. – premette il finto biondo. Io a momenti me la faccio sotto, forse perché intuisco cosa farà da qui a breve. E no, non mi piace.  – Per punizione ordinerò che uno dei tuoi sottoposti venga eliminato. – Ecco, lo sapevo. Si inizia a guardare intorno, io ho un presentimento che dire catastrofico è dire poco. Quando quel suo sguardo gelido si sofferma sul visino di Yuffie ho un tuffo al cuore. – Lei ad esempio potrebbe andare bene, non credi anche tu?

 

- Non farlo, ti prego. – biascica il presidente della WRO, quasi supplicandolo – Tu vuoi me, gli altri non centrano.

 

Con lo sguardo Zess sembra ritornare al passato. – Anche lei non centrava nulla, eppure… - si sofferma, lo vedo incupirsi ma non capisco, poi all’improvviso ordina ad uno dei suoi uomini di procedere.

Carica la pistola, solleva il braccio, si avvicina a Yuffie.

No, non posso permetterlo.

Senza pensarci su neanche una volta, sfondo la grata con un pugno e mi lancio di sotto. Atterro dritto sul soldato, e lo metto k.o. in un secondo.

Ok, ho salvato la mia Yuffie, ma adesso chi salverà me?    

 

 

 

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