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Autore: Valindre    05/10/2014    1 recensioni
La testa di Sarah sbucò da dietro la porta. Mi salutò, sorridendomi affettuosamente. Non persi tempo con stupidi giri di parole e venni subito al punto: «Chi è Hanry Styles?»
«Harry Styles» Mi corresse. «Ed è quello lì giù nella foto» disse indicandomi il ragazzo dagli occhi verdi e il sorriso adorabile nella foto attaccata alla parete che avevo notato prima. Alla vecchia Marienne non mancava di certo il buongusto.
«Ah, e per la tua sanità mentale, faresti meglio a stargli lontana» aggiunse, probabilmente pensando che non avessi capito a cosa mi riferissi.
Sapevo che questo Harry aveva praticamente rovinato l’inizio della mia adolescenza, ed ero assolutamente d’accordo con lei: avrei fatto meglio a stargli lontana.
***
Mi girai, pronta ad aggredire verbalmente -e non solo- quel deficiente, con tanta foga che quasi caddi. Alzai lo sguardo truce sulla macchina bianca che si presentava ai miei occhi. Guardai il conducente, e mi stupii di trovare il suo volto familiare. Gli occhi verdi mi scrutavano con gentilezza e curiosità, le labbra erano piegate in un sorriso cortese, seppur divertito, e quest’ultimo aveva fatto nascere ai lati della bocca delle tenere fossette.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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                                                             Prologue




                                                          
                                                                                                                     18/01/2012


Mi guardai intorno, nella piccola stanza d’ospedale. Le lenzuola mi circondavano le gambe. Il cellulare, depositato sul comodino blu continuava a vibrare. Per un attimo temetti di disturbare la quiete degli altri pazienti. La piccola televisione che si trovava ai lati del letto trasmetteva un episodio di Lizzie McGuire, guardato dalla dodicenne che adesso mi cingeva i fianchi con le sue esili braccia, ovvero mia sorella Meredith . I miei fratelli –Luke e Alison-  erano fuori al grande balcone; fumavano le loro sigarette e chiudevano gli occhi per assaporarne il sapore.  Mia mamma era seduta sulla piccola e scomoda sedia, anch’essa blu, come la maggior parte dei mobili in quella stanza, gli occhi che supplicavano qualche ora di sonno. L’ultimo componente della mia grande famiglia, mio padre, parlava con il dottore, la fronte aggrottata e gli occhi colmi di preoccupazione. E poi c’ero io, stesa sul letto, il volto stanco, il corpo ricoperto di ferite e affetta da un’amnesia retrograda.
Non ricordavo nulla di tutto ciò che mi era successo in quei sedici anni della mia vita. Non ricordavo la mia infanzia, né l’inizio della mia adolescenza. Non ricordavo le facce dei miei amici e dei miei familiari, non ricordavo se il venerdì mi piaceva uscire con gli amici o stare a casa, sotto le coperte a vedere la televisione. Non ricordavo nulla, ed era frustrante. Uno stupido incidente mi aveva portato via tutti i miei ricordi; era arrivato come un uragano e aveva spazzato tutto senza pietà, e adesso? Avrei dovuto crearmi una nuova vita? Perché oramai quella vecchia era solo un dettaglio da dimenticare.  Avrei dovuto trovare di nuovo il mio telefilm, il mio libro e il mio film preferito. Avrei dovuto trovare di nuovo il mio negozio preferito e, soprattutto, avrei dovuto ricominciare la mia storia, dai miei sedici anni.
Fortunatamente c’era la mia famiglia; erano stati con me per tutto il tempo, non lasciandomi mai sola. Ma non potevo evitare al senso di colpa di farsi sentire, e quest’ultimo mi divorava. Ero stata io a supplicare mio fratello Luke di accompagnarmi ad una delle maledettissime feste a cui ero solita andare, ed era stata colpa mia se quella notte abbiamo avuto uno stupido incidente.
Fortunatamente, mio fratello se l’era cavata. E dopo due durissimi mesi, finalmente, sarei uscita anch’io da quel maledetto ospedale. Non vedevo l’ora di tornare in quella che era la mia casa, parlare un po’ con le mie sorelle e mio fratello, magari parlare anche con Travis e Sarah, che a quanto pare erano i miei migliori amici da qualche anno. Io e Sarah avevamo praticamente la stessa età, lei era di qualche mese più piccola, e da quello che avevo appreso durante le sue visite, era una ragazza dolcissima, simpatica, affettuosa e aveva una malsana ossessione per suo ‘’idolo’’: Justin Bieber. Invece, Travis era un diciannovenne, bocciato una volta e che adesso frequentava il penultimo anno di scuola. Io e lui eravamo amici da un anno, e sinceramente non sapevo proprio che gusto ci provasse ad essere amico di due sedicenni. E devo ammettere che fui molto sorpresa quando Sarah mi disse come ci eravamo conosciuti: lui e un suo amico di classe mi avevano “rapita’’ il mio primo giorno di scuola delle superiori, e mi avevano costretto a passare due ore –forse le più brutte della mia vita- nella loro classe di matti. Non avrei dovuto neanche stupirmi più di tanto; Travis era una persona molto strana e non faceva nulla per nasconderlo. Ciò, però, per quanto in quel momento della mia vita lo conoscessi davvero poco, non mi dispiaceva. Era una persona divertente, nonostante il suo umorismo macabro,  che irritava Sarah da morire. Alla fine, mi piacevano. Sembravano quel tipo di amici che erano pronti a strapparti una risata quando le lacrime ti rigavano il viso.
Travis, anche se non l’avrebbe mai ammesso, era molto affezionato a me e Sarah, mentre quest’ultima non aveva problemi a manifestare le proprie emozioni e i propri sentimenti.
E io com’ero? Questo fu il triste pensiero che mi attraversò la mente, mentre guardavo la piccola Meredith guardare lo schermo del televisore con interesse.
La porta si spalancò, rivelando il viso adulto e sicuro del dottore. Entrò con una cartellina, controllandola, sfiorando con le sue grandi dita i fogli, prima di rivolgermi la sua attenzione. Fu solo per un attimo, perché poi si rivolse a mia madre. «La ragazza può tornare a casa» disse.
Il sollievo m’invase; cominciavo a pensare che avrei passato il resto della mia vita chiusa in quella stanza, e il pensiero non era per nulla piacevole.

      
      






Salve a tutti!
Come ho già scritto nella os pubblicata a luglio, non voglio scrivere troppo in questo spazio autrice perché non so se qualcuno leggerà questo prologo.
Voglio solo precisare che lo so, il banner fa schifo -è il mio primo banner, perdonatemi!-, ma sto cercando qualcuno che me ne faccia uno decente, quindi non temete, non sarete costrette a vedere questo orrore in tutti i capitoli -se mai ci sarà qualcuno che li leggerà.
Il prologo è brevissimo, lo so, ma prometto che gli altri capitoli saranno molto più lunghi -che pubblicherò se qualcuno me li caga.
E niente, spero vi piaccia! :') <3


-lovinghaz
 
 


                                                                 
  
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