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Autore: Ria    05/10/2014    9 recensioni
« …Sai cosa vuol dire? »
Certo che lo sapeva, che domanda sciocca. Era stata lei a dirglielo!
Le parve di vederla, la pagina del suo amato libro sul linguaggio dei fiori, la foto di quella bella corolla rossa e le lettere nere d'inchiostro.
Nel linguaggio dei fiori, il Tulipano Rosso significa "dichiarazione d'amore"

[Spin-off de "Al sapore di caffè" di Danya e "A brother's advice" di Hypnotic Poison]
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Purin Fon/Paddy, Taruto Ikisatashi/Tart
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Flowers'
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Campagna di Promozione Sociale - Messaggio No Profit: Non essere indifferente!
Salva anche tu una tastiera da pazzoidi che le massacrano scrivendo come disperate! Non chiudere gli occhi, puoi salvare milioni di vite elettroniche.

 

 

 

Ciaooo! Come va come va?!

Questa fanfic mi girava in testa dal momento in cui ho letto i due capolavori di Danya e Hypnotic Poison Al sapore di caffè e A brother's advise (che se non avete ancora letto DOVETE assolutamente leggere ) e oggi ho trovato le parole per scriverla; tutte le idee "extra" sono accenni alle loro storie, quindi dateci una sbirciata o anche due ;)

 

Se volete dare la colpa a qualcuno prendetevela con loro due che scrivono troppo bene

 

 

 

 

 

 

 

 

~ Red Tulip ~

 

 

 

 

 

« Taru-Taru, mi passeresti la padella? »

« Quante volte ti ho già detto che non voglio sentirmi chiamare così? »

Purin ridacchiò al suo brontolio così poco deciso e si scusò afferrando il tegame e mettendolo sul fuoco; Taruto continuò a fare il sostenuto, sbuffando e puntualizzando che ormai era troppo grande per quel nomignolo da mocciosi e, perfettamente in battuta, Purin disse che avrebbe cercato di chiamarlo per nome, mentendo spudoratamente.

« Oggi hai lezione? »

« Già – fece spiccia lei, correndo qui e la sui fornelli – devo anche arrivare presto, è il mio turno di pulizie. »

Diede una rosolata alle verdure, alzò la coda dell'occhio verso l'orologio della cucina e cacciò un urlo disperato:

« Oddio ma è tardissimo! »

Accelerò il passo, rischiando di lanciare tutto il contenuto della padella in giro per la stanza, e Taruto sospirando divertito la bloccò per un braccio:

« Vai a cambiarti, faccio io. »

Lei lo guardò al colmo della gratitudine e gli infilò tra le mani il manico della padella:

« Grazie Taru-Taru! »

« A ridagli… »

Purin rise, gli sfiorò la guancia con le labbra e corse su per le scale divorando i gradini a due a due, sotto le proteste dei fratellini che iniziavano a svegliarsi e che lei travolse senza pietà. Taruto, ancora in piedi dove lo aveva lasciato, ti toccò distrattamente la guancia tornando attivo solo quando sentì l'inquietante sfrigolio delle verdure che si attaccavano al fondo del tegame.

Dopo un mese di quella strana convivenza aveva imparato che Purin era un'ottima cuoca, una perfetta sorella maggiore e una regina della casa; in quanto a ritardi, però, era davvero campionessa mondiale. Sentì la sua voce agitatissima provenire dal primo piano e i suoi passi che rimbombavano proprio sul soffitto della cucina, mentre lei sembrava fare più una gara di triathlon che vestirsi per andare a scuola. Rise tra sé e sé, controllò le verdure – a cucinare lui faceva schifo, ma due cosette da Purin le aveva imparate – spense il fuoco e si allungò nella credenza prendendo i bento della biondina e dei suoi cinque fratelli; loro li sentiva già in salotto ad accanirsi contro la colazione che Purin aveva imbandito, pareva che nella stanza accanto ci fosse una squadra di taglialegna ubriachi.

Gli ci era voluto un po' ad abituarsi a quella baraonda. Aveva l'impressione fosse trascorso un secolo da quando lui, Pai e Kisshu erano atterrati di nuovo sulla Terra.

« Incaricati di fare ricerche sullo sviluppo biologico del pianeta. » aveva detto Pai la mattina in cui aveva comunicato la partenza.

Taruto non aveva dubitato, ma di certo non era per quello che lui era saltato sull'astronave. L'idea di rivedere Purin lo aveva reso insofferente per tutto il viaggio, le era mancata troppo in quegli anni.

All'atterraggio, quando imbesuito aveva guardato Pai annunciare alle loro ex-avversarie che loro tre non avevano posto per dormire – si era chiesto come il suo intelligentissimo fratello non ci avesse riflettuto prima di partire – Purin si era subito lanciata su di lui dicendo che sarebbe stato a casa sua. Non gli era neppure passato per l'anticamera del cervello di rifiutare, e vedendo Pai che chiedeva muta ospitalità a Retasu pensò che, forse, suo fratello un po' ci aveva riflettuto sulla questione alloggio; ma non come si sarebbe aspettato.

Era bello passare tutte le giornate assieme alla mewscimmia, non era cambiata da quando erano bambini: sempre vivace, sempre sorridente, la sua presenza energica lo rendeva felice e gli scaldava il cuore, e poi era divertente passare con lei le serate a guardare film o a giocare a videogame; era bello quando lei iniziava a tormentarlo per far spuntare questa o quella pianta, approfittandosi senza riserve del suo potere, e sentirla sciorinare informazioni sul linguaggio dei fiori; o farsi mostrare la città e passeggiare, perfino il caldo e lo smog diventavano tollerabili se erano insieme.

« Eccomi! Cavolo sono in ritardo megagalattico, il prof vorrà la mia testa! »

Perso nei suoi pensieri Taruto reagì troppo tardi per rispondere altro che un semplice borbottio. Osservò Purin farcire i bento con il riso, le verdure e qualche avanzo della cena prima, poi scivolò lentamente con lo sguardo lungo la linea del suo fianco fermandosi ad ammirare quelle belle gambe che spuntavano da sotto la gonna. Quando se ne rese conto scostò la testa impacciato e si chiuse la mano sulla bocca.

Cazzo.

Purin era troppo agitata per notare qualcosa e dopo aver lanciato un urlo ai fratelli di prendersi il pranzo in cucina agguantò il suo bento, schioccò sulla gota un altro bacio volante al brunetto e schizzò fuori dalla porta come un fulmine.

Taruto si sedette su una sedia incrociando le braccia e cacciò indietro la testa, cercando di calmarsi.

Questa cosa sta diventando un problema.

Che lui fosse completamente cotto di Purin ormai era una realtà che aveva dovuto accettare, brontolii o altro. Era un po' più complicato capire cosa ne pensasse lei, che amorevole lo era sempre con tutti e che con lui, sadicamente, non si risparmiava in abbracci e baci – rigorosamente sulle guance – per salutarlo, dargli il buongiorno o la buonanotte. Taruto non aveva ancora avuto il coraggio di chiederle chiarimenti, temendo che i suoi slanci di affetto fossero dettati solo dall'amicizia, e si sarebbe anche accontentato della situazione così com'era.

Senonché si era presentato quel problemino.

Non era stato il solo a crescere, anche Purin ormai era un'adulta. Era diventata alta e bella, incredibilmente bella per lui e più giorni trascorrevano uno vicino all'altra, meno Taruto riusciva a non bloccarsi a guardarla come se fosse un cioccolatino.

Le gambe snelle e toniche. La pancia piatta e la schiena flessuosa che gli sbatteva in faccia tutti i santi giorni con quelle sue stramaledette magliette che, a detta di lei, erano così comode, ma maledizione coprivano giusto l'indispensabile. Il seno non troppo grande, così perfetto – cazzo! – per non parlare del lato B che Purin si ostinava a tenere in pantaloncini e gonnelline che, probabilmente, qualcuno avrebbe fatto confiscare dalla censura.

Si premette i palmi sugli occhi come a volerseli incassare nella testa:

« Porca di quella…! »

Era frustrante.

Non era in grado di dirle chiaro e tondo che gli piaceva, ma il fondoschiena riusciva a guardarglielo.

Si sentiva meschino nei suoi confronti e gli sembrava di sporcarla, in qualche modo, lei che era così spontanea e pulita. Taruto aveva cercato di tenere la cosa per sé, di smetterla, o quantomeno di contenerla, ma stava diventando sempre più complicato.

Sì alzò per andare ad infilare la testa sotto un bel getto d'acqua fredda. Forse quella sarebbe stata la soluzione ultima, se fosse riuscito a non morire di polmonite. Oppure poteva convincere Purin a girare in burqa.

 

 

~~~~~

 

 

« Stavola ti batto! Stavolta sì, stavolta sì! »

« Non sperarci troppo scimmietta da circo! »

Videogiochi. La conferma che, umani, alieni o quant'altro, i maschi erano tutti uguali. E le femmine non erano da meno.

Curvandosi sul divano come se stesse ruotando il volante del Titanic, Taruto premette sui due pulsanti del joystick e la sua auto sullo schermo sterzò pericolosamente in curva, doppiando quella di Purin; lei digrignò i denti schiacciando tasti come se ne andasse della sua vita e lui sogghignò, malefico, premette una leva e dalla sua auto uscì una secchiata d'olio che bloccò tutti i suoi avversari.

« Ma non vale! »

« Ma se tu mi hai fatto perdere un giro con le mine esplosive! – le rimbrottò divertito – Prendi più bonus e la prossima volta vedi che mi raggiungi. »

Purin gemette frustrata e riprese a saltellare sul divano pregando il suo mezzo di rimettersi in pista, ma Taruto aveva già tagliato il traguardo.

« Vinto! »

« Eh no, dai! »

« Ho vinto ho vinto ho vin-to ! – la canzonò lui posando il joystick e indicandola infantile – Siamo sette a due, cara mia! Ti ho stracciata! »

Ha confermare le sue parole il suo personaggino dallo schermo si agitava tronfio sul podio con una coppa più grande di lui. Purin lanciò il telecomando sul tappeto e lo guardò minacciosa, ridendo:

« Ah sì?! »

Gli piombò addosso con una mossa da wrestler e i due presero a lottare per gioco sul divano, con Purin che mitragliava l'avversario a cuscinate e Taruto che si difendeva strenuamente con biechi attacchi di solletico.

« Ah…! No! Dai piantala, lì no…! Uah! »

La biondina si muoveva convulsamente, colpita nel punto debole e cercando di allontanare il ragazzo spingendo con le ginocchia sul suo torace, ma Taruto non ascoltò le sue proteste ridendo come un matto:

« Così impari a perdere con dignità, umana! »

« Quanto sei scemo! »

Riuscì a passare al contrattacco afferrandogli il torace e lui subito si rannicchiò su se stesso bloccato dal ridere e le posizioni si ribaltarono:

« Ora me la paghi! »

« Contromossa sleale, contromossa sleale! »

Si fermarono solo quando la mancanza di fiato li costrinse a deporre le armi prima che morissero asfissiati, e cii volle un po' prima che calmassero abbastanza la ridarella da valutare la situazione.

Taruto avrebbe preferito non succedesse.

Era finito sdraiato per tutta la lunghezza del divano e Purin era stesa su di lui, tra le sue gambe, con il viso pericolosamente, troppo vicino al suo.

Cos'è, un manga per ragazzine?!

Cercò immediatamente di alzarsi, ma non poteva farlo senza strusciarsi contro di lei e una cosa del genere avrebbe potuto ucciderlo. Rimase zitto e immobile a fissarla con lei che faceva altrettanto e lui, per la prima volta da quando Purin era rientrata, si rese conto della canotta – troppo larga – e degli short – troppo stretti – che si era messa dopo aver tolto la divisa.

D'accordo, calmo! Stai calmo e chiedile di togliersi, non è difficile.

Ma la lingua era diventata di cartongesso e non riuscì ad articolare verbo, anche perché Purin non sembrò intenzionata a spostarsi. Anzi, Taruto la vide farsi un pochino più vicina, lo sguardo nocciola incatenato al suo, le labbra rosee così invitanti socchiuse e le guance, che fino a poco prima credeva arrossate per le risate, dello stesso rosso acceso della sua canottiera.

Se voleva ammazzarlo per infarto ci stava riuscendo.

« … Taru-Taru…? »

« S-sì…? »

Purin strinse le labbra e deglutì senza rispondere. Si mosse un altro po' e senza dire una parola lo baciò sulla bocca.

Taruto si sentì sciogliere. Abbandonò la testa sul bracciolo e la strinse, lasciandola appoggiare al suo torace, felice come non mai.

Si stavano baciando. Si stavano baciando sul serio.

Accennò timidamente a schiuderle le labbra e Purin lo assecondò; erano così vicini che lui riuscì a sentirne il calore del viso irradiarsi sulle sue guance e gli venne da sorridere, la sua scimmietta sapeva essere incredibilmente dolce alle volte. Strinse la presa sulla sua vita con un braccio e con l'altra mano le accarezzò i capelli sulla nuca, il collo, la schiena, misurandone la curva favolosa e lambendone il fianco; quasi non si accorse si scendere pericolosamente in basso, connesse unicamente che le sue dita avevano iniziato a seguire un altro tipo di rotondità. La sfiorò inconsciamente e avvertì Purin tese un istante mandando un suono indefinito che gli inceppò del tutto il cervello. Scivolò verso la coscia, così liscia, così morbida, ma le dita non ci arrivarono e rifece rapido il percorso contrario, arrivando al livello del torace.

Continuava a non pensare, troppo perso sulle sue labbra, troppo concentrato sull'averla tra le braccia. La sua mano passò dalla schiena al davanti e una calura famigliare gli divampò dallo stomaco fino a poco più in basso, mentre le dita toccarono il contenuto invitante di quella canotta rossa.

Purin scattò su, più sorpresa che arrabbiata, e lo fissò rossa come un gambero. Taruto era ancora abbandonato nel suo limbo e lo sguardo tremulo di lei, le labbra turgide arrossate… Non era nulla che lo aiutasse a svegliarsi. Almeno per il primo secondo.

Poi l'inebriante calore fece posto ad una vergogna gelida.

Che cavolo stavo facendo?!

« … Scusami. »

La fece scendere e si alzò di scatto senza più guardarla in faccia, il corpo bollente che vibrava di stizza per l'interruzione e lo stomaco piegato in due dal dispiacere, e corse verso la sua stanza fissando sempre il pavimento.

Sono un imbecille.

 

 

~~~~~

 

 

Si maledisse per quello che aveva fatto. Tra tutte le persone che conosceva come diavolo gli era venuto in mente di chiedere consiglio a lui?

« Se non la pianti di ridere ti lancio questo in faccia. »

Minacciò inutilmente e Kisshu continuò a ridere senza controllo:

« Mi fai una tenerezza…! – lo schernì maligno – Sei troppo imbranato! »

« Scusa tanto se non sento il bisogno di infilare le mani delle mutandine di ogni creatura che respiri! »

« Ehi, questa è cattiveria gratuita! E falsità! » protestò.

Taruto rispose grugnendo e bevve un altro sorso del suo caffè. In realtà non era proprio caffè, dentro c'era del latte e non sapeva quale altra schifezza, ma era dolce e a lui servivano quanti più zuccheri possibili per stare dietro a suo fratello senza ucciderlo. Kisshu lo fissò ancora divertito e giocò con il suo caffè:

« Ma perché ti sei fermato? Eri andato in seconda base, hai sprecato un'occasione. »

Il bruno gli lanciò un'occhiata così assassina che i camerieri attorno credettero che il suo interlocutore si sarebbe incendiato sul posto.

« Si è allontanata. »

« Beh poteva essere un po' sorpresa… Ma c'era ancora atmosfera – gli sussurrò malizioso – dovevi tenere duro. »

« Mi auguro che non sia una battuta volgare perché potrei strozzarti… »

« Solo in parte. »

« Sei davvero uno stronzo. »

« Mica è colpa mia se tu sei impedito! »

Taruto ingollò due lunghe sorsate per non sputargli addosso insulti peggiori.

« Ci hai impiegato un intero mese solo per baciarla (che poi è stata lei a baciarti) e rovini tutto così? »

Il ragazzo lo guardò storto, conscio che voleva a tutti i costi dicesse le cose in modo chiaro e tondo. Lo avrebbe scotennato quando faceva così:

« Non so te, ma io non trovo che sia stato molto carino che al nostro primo bacio io… Le abbia messo le mani addosso. »

« Io continuo a non vedere dove sia il problema. – fece Kisshu tranquillo – Insomma lei ti piace, no? Tu le piaci, siete grandi e vaccinati. Potete anche divertirvi. »

Taruto divenne scarlatto e gli sibilò una parolaccia in alieno.

Si sentiva uno schifo. Dopo il bacio di quella sera non era quasi riuscito a guardare in faccia Purin per giorni – parlarle poi nemmeno per idea – e l'aveva vista mogia e incupita. Se ripensava al modo in cui era saltata su quando l'aveva toccata…

Come gli era potuto venire in mente?

Kisshu sospirò a vederlo così abbattuto e disse, più gentile:

« Senti Taruto, mica l'hai fatto perché ti girava così. L'hai fatto perché era Purin, no? »

L'altro fissò la confezione di cartone semivuota che aveva tra le mani senza dar segno di averlo sentito.

« L'hai fatto perché ti piace, dov'è il problema? – si stiracchiò sulla sedia e prese il suo caffè – Se vuoi proprio fare le cose per bene allora dichiarati. È facile. » ammiccò portandosi la tazza alle labbra.

Taruto fece una smorfia:

« Parla bene uno che ha dovuto farsi prendere a sberle e organizzare delle scuse in pompa magna, prima di avere le palle di dire a Minto che si è innamorato di lei. »

Kisshu rischiò di strozzarsi con il caffè e lo sputacchiò in giro per cinque minuti buoni, guardando poi Taruto arrossendo come un cretino.

Era la sola cosa che nessuno si sarebbe potuto aspettare da quel viaggio. Meglio, la seconda, se si aggiungeva il magnanimo gesto della mewbird di ospitare nel suo nuovo appartamento quel debosciato di suo fratello maggiore, dopo il sonoro due di picche ricevuto da Ichigo.

La povera Minto ne aveva passate di tutti i colori per colpa di Kisshu, abbastanza da farsi venire un'ulcera, e mai avrebbe sospettato che il mezzano degli Ikisatashi avesse preso una fin troppo seria sbandata per lei. Certo, per dimostrarglielo lui aveva dovuto sfoggiare un livido in faccia per giorni e organizzare un teatrino di cena più mazzo di rose, cosa che gli avrebbe garantito prese in giro per i successivi dieci anni, ma le cose erano andate bene visto quanto li si vedeva tubare in giro come tortore.

« Questo… È un discorso diverso. »

« E in che modo sarebbe diverso? »

« Nel modo che tu sei come Pai con Retasu, hai un debole per quella scimmietta fin da quando abbiamo lasciato la Terra. – disse riacquistando un po' di tono – Prendi il suo esempio e buttati senza tante storie. »

Taruto si morse il labbro a disagio, forse alla fine il suo discorso aveva un senso. In fondo era stata Purin a baciarlo, qualcosa doveva pur significare.

« A Pai è andata bene. »

Taruto si concesse un sorrisino:

« Perché a te no? »

Kisshu rispose con un ghignetto felice senza dire niente.

 

 

~~~~~

 

 

Poteva farcela. Poteva farcela. Un bel respiro e via, poteva farcela. Non c'erano nemmeno i fratelli di Purin, non c'era occasione migliore di quella.

Rimase immobile ancora qualche minuto sbirciando dallo spiraglio della cucina: vide Purin che trafficava ai fornelli per la cena e gli bastò solo scorgerla perché il cuore iniziasse a galoppare.

Piantala di fare il cagasotto!

Bussò alla porta anche se era socchiusa:

« Ciao… »

Lei, invece di sfoggiare il sorriso che tanto adorava, incurvò appena le labbra con un cenno di circostanza e il ragazzo avvertì un groppo in gola.

« Hai fame? – gli chiese gentile – Se vuoi ci sono dei sembei che ho salvato da Chincha, ma per la cena ci vuole ancora un… »

« No. »

Si mordicchiò l'interno della guancia nervoso:

« Volevo parlarti. »

« Di… Cosa? »

« Dell'altra sera. »

Lei s'incupì e gli diede le spalle rimettendosi a cucinare:

« È tutto a posto, stai tranquillo! – ridacchiò – Non pensiamoci più. »

La voce le tremava e non potè nasconderlo. A Taruto fece più male che sentirla urlargli in faccia:

« Purin, ascolta… »

« No, Taru-T… Taruto. – si corresse a disagio – Non mi va. Davvero, lascia stare. »

Lui ebbe l'impressione lo stessero prendendo a pugni nello stomaco.

« Purin. »

La fermò afferrandole il polso e lei si girò, gli occhi lucidi e la fronte corrucciata, pronta a rispondergli più brusca. Si ritrovò a sfiorare con il naso un bel tulipano rosso che Taruto le porgeva imbarazzato.

« …Sai cosa vuol dire? »

Certo che lo sapeva, che domanda sciocca. Era stata lei a dirglielo!

Le parve di vederla, la pagina del suo amato libro sul linguaggio dei fiori, la foto di quella bella corolla rossa e le lettere nere d'inchiostro.

Nel linguaggio dei fiori, il Tulipano Rosso significa "dichiarazione d'amore".

Purin sfiorò lentamente con la punta delle dita la corolla morbida e setosa e guardò Taruto con sguardo palpitante; aveva l'impressione che l'aria le fosse svanita dai polmoni. Fece un sorriso tremulo e mormorò:

« Credevo di non piacerti… »

« Dopo quello che è successo come cavolo ti è potuta venire un'idea del genere?! »

Protestò imbarazzatissimo.

« Mi hai lasciato lì. –  sussurrò risentita – Poi non mi hai parlato per giorni… »

Taruto ingoiò le proteste e annuì. Non aveva tutti i torti.

« Scusami. » disse piano. Purin scosse la testa continuando a sorridere e strinse la sua mano tra le sue annusando il fiore:

« È bellissimo. »

« Tu sei bellissima. »

Si guardarono entrambi sorpresi di quelle parole ed arrossirono tutte e due.

« Cioè, io… »

« Ti sei sbagliato? »

Lui la fissò in silenzio e, in barba ai fantastici crampi del suo stomaco e alla tachicardia, le diede un bacio sulle nocche:

« Assolutamente no. »

Purin si sciolse in un sorriso radioso.

« L'altra sera, ecco… Perché…? »

« Mi hai presa un pochino di sorpresa – ammise in imbarazzo – Non… Me l'aspettavo. »

« Io non mi aspettavo che tu mi baciassi. » ridacchiò.

« A dire il vero volevo farlo da quando sei arrivato. »

« Ti sembra il caso di dire certe cose?! » sbottò senza fiato.

« Dovevo dirti che mi fa piacere che guardi come mi stanno le gonne? »

Taruto si zittì con un pigolio strozzato e divenne scarlatto. Purin gli sorrise maliziosa e si allungò a schioccargli un bacio sulle labbra: studiò divertita la sua faccia spiazzata e gli picchiettò la punta del naso con il tulipano, strappandogli un sorriso.

« Se Minto-chan mi vedesse mi sgriderebbe. »

« Che vuoi dire? »

« Secondo il galateo sei tu che dovresti baciare me, non il contrario. »

« … Ne hai parlato con Minto? »

Lei fece spallucce:

« Retasu-chan è un po' presa ultimamente… »

« Ti prego non voglio sapere i particolari! Stai parlando di lei e Pai – disse con una smorfia incredula – la cosa mi sconvolge già abbastanza! »

Purin rise e stavolta fu Taruto a guardarla con aria furba:

« Quindi dovrei baciarti io? »

« … Solo se vuoi. »

Gli fece una linguaccia e lui le diede una piccola testata affettuosa prima di prenderle il viso tra le mani:

« Voglio farlo dal giorno in cui sono arrivato. »

 

 

 

« Cosa dite entriamo? »

« Sei scemo?! Lasciamoli stare… »

« Ma Ruucha io ho fame! »

« Piantala di lagnarti Chincha! »

« Che bello! – bisbigliò sognante Heicha – Secondo voi si fidanzano? »

« Se dopo questo non succede credo che al fratellone serva una martellata in testa. »

« Uh oh. »

« Che c'è Honcha? »

« Forse è meglio disturbarli adesso… O per la cena potrebbe volerci un po' più del previsto. »

 

 

 

 

 

 

 

~  ~

 

 

 

Io ADORO Taruto e Purin, e adoro parlare di loro da grandi. Taruto credo abbia tendenze terribilmente tsundere, e io adoro i pg tsundere ; e Purin è troppo dolce e tenera, sono sicura che da grande diventerà anche una gran gnocca bellissima ragazza. (la cosa inquietante è che io parli così, ma lasciamo perdere).

Questa spin-off non è nemmeno vicina al livello della storia di Danya o di Hypnotic, prendetelo come un blando tentativo di omaggiare un'idea fighissima e di mettere in giro un pochino di sano fanservice :P
Ringrazio tutti coloro che la leggeranno, lasciatemi un segno del vostro passaggio, positivo o negativo, mi inchino e vi saluto.

 

Mata ne ~♥!

Ria

   
 
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