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Autore: MadaraUchiha79    06/10/2014    2 recensioni
Una volta sporcata un anima non può essere mondata.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Madara Uchiha
Note: AU | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Nessun contesto
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Il rumore delle campane gli portava alla mente quell’ammasso sconclusionato di ricordi che per anni lo avevano torturato. Quell’infanzia rubata dalla follia di gente frustrata. La paura del buio e il dolore fisico. Le lacrime rapprese che avevano rigato le sue puerili guance e i brividi che correndo lungo la sua schiena lo scuotevano fino a rendergli impossibile ogni azione.  E quando se ne andò ebbero il coraggio di affermare che era stato cresciuto dalla carità cristiana. Una cosa risibile. Come se Cristo vorrebbe far sopportare un calvario così doloroso ad un bambino. Nonostante nelle Scritture, il Salvatore fosse di tutto altro avviso, Hidan crebbe fiducioso che il dolore fosse il mezzo più veloce per raggiungere il Regno dei Cieli. Il sacrificio e il sangue erano ciò che costituivano l’essere uomo.
Colpì con il pesante batacchio d’ottone la pesante porta che apriva sull’interno del convento. Una delle sorelle si avvicinò e aprì dopo aver guardato dallo spioncino che poteva essere aperto sulla porta stessa.

-Quanta fiducia. Sono quasi sorpreso.-
-Hidan, non avrei mai sperato di rivederti qui.-
-Sorella Yugito. Che immenso piacere rivederti. Io non avrei mai creduto che ti fossi seppellita qui dentro davvero. Visto quanto odiavi la Madre Superiora è una vera e propria sorpresa.-
-Le vie del Signore sono infinite.-
-Così dicono, Yugito.-
-Prego, entra pure.-

La ragazza si fece da parte, sistemando il pesante velo . Invitò Hidan ad entrare e fece lentamente strada verso l’interno. Quest’ultimo iniziò a sentirsi soffocare da tutto quel silenzio e quell’armonia forzosa che nascondeva molto più dolore della realtà livida che si può vivere tutti i giorni.

-Che cosa hai fatto in questi anni, Hidan?-
-Ho vissuto come meglio ho potuto. Ho lavorato e sto lavorando per un Boss della Yakuza: Madara Uchiha.-

La ragazza portò le mani alle labbra soffocando un gridolino di triste stupore.

-Madara Uchiha? E’ un assassino, un ladro…-
-Mi dà da mangiare e mi fa vivere come desidero. Per me è un Santo Salvatore. -

Un rumore di fitti passi in avvicinamento distrasse Hidan dal discorso che stava intrattenendo e la visione che gli si parò davanti lo soddisfece e non poco. Sorrise , infilando entrambe le mani in tasca.

-Buongiorno, Madre! Lo sa che mi ha risparmiato di fare le scale? Sono davvero un uomo fortunato.-
-Yugito, non dovevi far entrare questo..-

La vecchia Koharu fissò lo sguardo di Hidan attraverso quegli occhietti scuri e inquisitori. Una smorfia di disgusto anticipò la sua frase seguente.

-Blasfemo schiavo del materiale. Questo assassino bramoso di sangue. I giornali sono pieni delle azioni barbare che compi, le quali vengono coperte dai soldi sporchi di Madara Uchiha.-
-E lei, Madre….-

Hidan fissò una mano che aveva nel frattempo estratto dalla tasca. Guardò con attenzione le proprie unghie tinte di nero. Solo per un secondo riportò lo sguardo su quello di Koharu. Le sorrise di scherno .

-…ha coperto i traffici di Danzo Shimura. Non traffici di droga o armi, ovviamente. Ogni serva di Dio si tiene lontana da queste cose seguendo i suoi precetti. Lei ha gestito i traffici di esseri umani in pieno accordo a Danzo Shimura, come fu per quei ragazzini….Ah sì…-

Hidan alzò lo sguardo verso il cielo come se volesse forzare il ricordo.

-Nagato, Yahiko e Konan. Questi poi sono solo un esempio. Il nostro caro Danzo ha bisogno di addestrare pedine inculcandogli le sue idee malate sin da bambini.-

-Silenzio! Non ti vergogni di gridare queste blasfemie di fronte alle sorelle che vogliono godere della pace di questo convento? Blasfemo figlio del Demonio.-

Yugito si parò tra la Madre superiora e Hidan e iniziò a spiegare pacatamente al giovane che sarebbe stato più conveniente per lui il lasciare quel luogo all’istante.

-No, fermati sorella. Ho intenzione di ricevere questo indegno nel mio studio. Noi non abbiamo paura di questi bestemmiatori, di queste lingue biforcute che ci minacciano. Conosci la strada, Hidan. -
-Grazie mille. Lei madre , è una pia donna infondo…molto infondo.-

Le piccole celle della stazione di polizia erano gremite di ospiti temporanei che presto sarebbero finiti nel carcere cittadino. Tra loro spiccava il candore della pelle di Orochimaru Hebiyama. C’era Jiraiya di turno e il suo compito gli risultò particolarmente semplice. Gli Yakuza non sono come i criminali di quartiere. La prima regola che li caratterizza è la calma e quella finta consapevolezza di superiorità che ostentano in ogni situazione. Orochimaru infatti era seduto, compostissimo come sempre e manteneva un sorriso di sdegno.

-Povero Jiraiya. Tu come i Senju ti sei fatto incantare dalle parole di Madara. Lo hai visto? Hai visto come riesce a manipolare le situazioni con l’aiuto di quella donna? Ho sempre pensato che fossi ottuso ma questa volta hai dato proprio il massimo.-
-Nessuno mi comanda e nessuno mi incanta, Orochimaru. Al contrario di te, io non ho lasciato che né i beni materiali né le manie di onnipotenza governassero sulle mie idee. Sei tu che sei caduto vittima degli incantamenti che hai fatto su te stesso. Ti sei spento piano piano, cancellando ogni straccio di quell’umanità che avevi quando ti conobbi.-
-Oh, quanto sei epico nelle tue parole. Vuoi forse un applauso? Guarda dove ti ha portato questa tua ostinazione a seguire le tue idee. Sei un morto di fame come quando ti ho conosciuto . Lavori in questo posticino sudicio e limitato. Non hai fatto nulla nella tua vita tranne che procurarti da mangiare e qualche misera soddisfazione temporanea. Sei risibile come quegli altri due idioti che gestiscono questo baraccone.  Io uscirò molto presto. Ho molto potere dalla mia parte e mi assicurerò che la tua esistenza termini una volta per tutte.-
-Vieni ad uccidermi e ad affrontarmi di persona la prossima volta, ma non aspettarti che io mi spaventi. Le tue minacce non mi turbano nemmeno. Non è detto che uscirai così facilmente. Stavate tentando di uccidere diverse persone disarmate. -
-Disarmati? Madara Uchiha e i suoi? Ahahah. Perdonami se ti rido in faccia, ma le loro sole menti sono un’arma.-
-Le rilevazioni hanno dato i loro risultati. Tutte le armi erano proprie delle tue guardie. -
-Me l’hanno giocata bene. Ma non credere che io sia solo, abbandonato a me stesso. Ho molto potere e dei buoni alleati. -
-Vedremo cosa potranno fare. Nel frattempo sei obbligato a stare qui dentro. Mi dispiace che non sia confortevole come la tua villa. Tuttavia sperimenterai un po’ di vita modesta e sono del parere che ti farà più che bene.-


Teneva gli occhi chiusi, abbandonata a quell’abbraccio dolce  in pieno contrasto a quella situazione.
-Odio stare in una stazione di polizia.-
-Anche io. Detesto questo ambiente sin dalla prima volta che fui costretto a frequentarlo.-
-Spero che ci lascino andare al più presto. Sono dei totali inetti, sia come metodo d’indagine sia come organizzazione. Guardali, si spostano tutti senza un vero e proprio obiettivo. Sono confusi e non sanno nemmeno loro dove mettere le mani in tutto quel caos di carte e promemoria. -
-L’ho sempre pensato. La maggior parte di loro non ha la minima voglia di svolgere il proprio lavoro.-
-Un po’ come me, poco fa. -
-Non avresti voluto vederlo dietro le sbarre, vero? E’ la stessa cosa che proverei io se finisse in arresto Madara.-
-Probabilmente è il lungo periodo che ho vissuto accanto a lui a provocarmi questa strana sensazione involontaria. E’ come se una parte di me si sentisse ancora legata a lui e a tutto quello che mi ha insegnato. Sono stata cresciuta dalla sua educazione ed ora mi ritrovo a dargli contro, fino a contribuire a condannarlo a perdere ogni cosa. -

Itachi appoggiò le labbra sul capo di lei. Strofinò una mano su una spalla di Yoake per poi iniziare a parlare col suo solito tono tranquillo.

-La gente come noi vive nella consapevolezza di poter fallire. Otteniamo molto in maniera molto semplice: che ci vuole a togliere la vita ad un uomo, tuttavia possiamo perdere ogni cosa con un solo errore. Dovremmo saper prevedere tutto e forse è questo a cui miriamo, ma c’è sempre l’irrazionale che sfugge, i gesti folli di chi oltre all’interesse materiale desidera difendere qualcosa o qualcuno che ama. E’ lo stesso motivo per il quale entrambi siamo vivi.-
-E’ vero. Nel corso del tempo abbiamo rischiato molto, ma siamo riusciti ad ottenere ogni cosa. Almeno per ora.-
-Nessuno può portarti via quello per cui moriresti.-
-Perchè perderlo sarebbe la morte stessa.-


-Maxi arresto presso una delle residenze più sfarzose della zona. Chi avrebbe mai potuto pensare che la fortuna delle industrie farmaceutiche Hebiyama potesse essere gestita da un uomo che si è costruito un nome su scalate illegali, su soldi sporchi ottenuti dal traffico di droga e dal racket della prostituzione? Abbiamo sul campo anche il nostro inviato Kakashi Hatake che segue i rilevamenti delle forze di polizia.-
-Buon giorno Yamato. Sì, da questa notte proseguono senza sosta i rilievi nelle lussuose stanze del maniero degli Hebiyama e sull’appezzamento di terra all’esterno di esso. Ci sono molti dettagli che allargano la cerchia dei coinvolti nel caso. Anche coloro che sono stati aggrediti sembrano non essere del tutto innocenti in base ad alcune armi ritrovate all’interno della casa e soprattutto all’auto abbandonata al cancello. Che anche gli Uchiha siano coinvolti? Gli inquirenti sembrano propensi a questo e  ci sono delle fonti che garantiscono che  abbiano già ottenuto il mandato di perquisizione per la villa di Madara Uchiha. -
-Sono particolari molto sorprendenti, Kakashi. Tienici aggiornati.-
-Certamente, Yamato-san. A te la linea fino al prossimo aggiornamento.-

Izuna fissò sconvolto lo schermo. Il silenzio era calato sui presenti assieme al disappunto. Madara scattò in piedi in preda all’ira.

-Non  ce li voglio! Non li voglio a casa mia! Che cazzo fa quell’Hashirama? Era una fottuta collaborazione e mi mette nella merda? E’ la prima volta che lo fa, cazzo! Non entreranno, non possono avere un fottuto mandato in poche ore.-
-A meno che le prove trovate non siano troppo evidenti.-
-Itachi, non rompere il cazzo con le tue puntualizzazioni realiste, cazzo. Se vengono a controllare a casa mia troveranno sicuramente qualcosa che non quadra. Già solo lo scendere in scuderia potrebbe farli dubitare.-
-Quella pistola a tamburo, Madara, ti è costata la libertà.-
-Itachi…ho detto basta con le puntualizzazioni.-
-Ho una mezza idea di chi sia stato. Deve aver trovato la nostra versione poco credibile…nii-san.-
-……QUEL BASTARDO DI TOBIRAMA. NON AVEVO DUBBI. Lo farò fottutamente a pezzi.-

Madara si allontanò dalla stanza ad ampi passi sebbene una sua gamba fosse come sempre malferma. Incrociò lo sguardo di Rasetsuya ma non riuscì a dirle nulla, se non a fissarla con un espressione costernata.

-Dove vai?-
-Devo finire in galera e lo farò aprendo una presa d’aria in quella testa di cazzo albina.-
-Siamo noi ad essere attaccabili..-
-Lo difendi?-
-Difendo la logica.Nascondi tutto quello che può comprometterti.-
-Basterebbe accendere un pc per fregarmi. Che faccio? Ardo casa?-
-Calmati e ragiona.-
-Dopo averlo ammazzato.-

Rasetsuya si arrese non appena Madara la superò prendendo poi la porta. Era davvero deciso ad attaccare un poliziotto all’interno di una centrale in massima allerta. L’unica cosa che la donna sperava è che Madara riuscisse a pensare almeno per un secondo alla sua posizione e a tutto quello che andava veramente difeso, a quello per cui la vita era necessaria.

-Tobirama. Che diavolo hai combinato?-
-Il mio lavoro, fratello. Pensavi che li avessi lasciati andare? Perché Hebiyama sì e loro no? Sono criminali della stessa fattura.-
-Avevo dato la mia parola a Madara e ora lo abbiamo tradito.-
-No, è lui che sbaglia.-

Hashirama era appoggiato alla scrivania con entrambi i palmi delle mani. Scuoteva la testa mantenendo gli occhi chiusi e i denti serrati.

-Era una collaborazione tra me e loro.-
-Sono stanco di favorire persone che sbagliano. Le sue mani sono sporche di sangue come quelle di Orochimaru. Deve marcire dietro le sbarre.-
-Come Rasetsuya?-
-Lei non aveva armi con se.-

Hashirama sollevò il capo e diresse lo sguardo degli occhi neri a quelli del fratello minore.

-Quindi tu conti di lasciare fuori lei e imprigionare Madara.-
-Mi hai detto tu di non esitare ed è quello che sto facendo. In questo modo lei sarà forzata a valutare la situazione. Comprenderà che io posso dargli quello che lui non può. Mi assicurerò che non esca mai più da quella prigione. Marcirà lì dentro fino alla fine dei suoi giorni smettendo di avvelenare questa città e tutte le persone che gli stanno accanto. Salverò molte più persone di quanto tu possa fare. Una volta fermato anche Nagato non ci saranno più nemici dell’ordine e soprattutto non ci saranno più coloro che si arricchiscono dei vizi e della disgrazia dei più deboli .-
-Non fingerti un paladino fratello. Sai benissimo che non lo fai per la collettività. Lo fai solo per lei. Sappi però che non è costringendola che conquisterai un posto nel suo cuore.-
-Adesso che fai? Prevedi anche quello che le persone pensano o sentono?-

La grossa auto scura di Madara si fermò proprio di fronte alla stazione di polizia. L’uomo scese dal veicolo imbracciando un grosso fucile a pompa. Incamerò un colpo per poi puntare il poliziotto in avvicinamento e fece fuoco. Il malcapitato stramazzò a terra senza nemmeno il tempo di gridare dal dolore. Una pozza di sangue si diffuse sotto di lui. Stessa sorte toccò all’altro che tentò di estrarre la pistola. Nonostante la mancanza di un occhio, Madara riusciva a mirare con precisione nei punti vitali. Fece saltare la chiusura della porta con un colpo diretto e con un calcio si fece strada.
 
-Tobirama! Dove sei , bastardo! Vieni fuori! Ho deciso di venirmi a costituire di persona, ma solo a condizione che mi darai quella grandissima testa di cazzo che ti ritrovi!Fatti sotto vigliacco! Invece di attaccarmi di nascosto, vienimi a prendere, avanti, stronzo! -

Tobirama fissò gli occhi del fratello con un sorriso malsano dipinto in viso.

-Non servirà farlo marcire dietro le sbarre. Marcirà sotto metri di terra invece….Ho ottenuto molto di più di quanto potessi desiderare, fratello.-


-Non avrei mai pensato che tutto sarebbe andato a finire così perfettamente, Konan. Entrambi i miei nemici più temibili sono finiti vittime delle loro ambizioni. Sono stati sbadati e il loro odio reciproco non ha fatto che farli autodistruggere. Osserva… Il giorno si sta avvicinando. Appena una settimana e ogni cosa giungerà al termine.  Il dolore donerà l’esperienza necessaria all’uomo per comprendere.
E’ caduta ogni resistenza. Rimaniamo solo noi in piedi in questo regno di insetti….

E’ l’inizio della fine.-

 
  
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