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Autore: Booyakasha96    06/10/2014    3 recensioni
Una sera di pattuglia, i quattro fratelli si ritrovano davanti un lupo bianco agonizzante sul tetto di un edificio. Cercano di soccorrerlo e invece ne ricavano solo una leccatina alle mani di gratitudine, prima di avvolgere tutto nel bianco assoluto.
Una nuova avventura, tanti guai!
Genere: Avventura, Fluff, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La luna piena splendeva nel cielo notturno della Big Apple.
Era tutto calmo e silenzioso, forse un po' troppo per una solitaria ombra accovacciata sul parapetto di un alto grattacielo rivestito di specchi.
Un palazzo costituzionale, quasi al centro di Times Square.
-Che ne dite? Torniamo a casa?- chiese una tartaruga umanoide con occhi bordeaux incorniciati da una maschera viola.
Era alta, snella e con un Bo sul guscio. Aveva l'aspetto di un intelligente e brillante teenager con incredibili facoltà intellettuali.
-Sì, buona idea Donatello. In fondo, non c'è nulla d’interessante, stasera- concordò la seconda, con maschera cobalto come i saggi occhi.
Era il leader. Leonardo. Con due katana sul guscio.
-E se facessimo una corsetta?- aggiunse la più piccola.
Michelangelo. Maschera arancione con occhi azzurri fanciulleschi e due nunchaku nella cintura.
-Aspettate a cantar vittoria- fece eco la quarta: -C'è qualcosa che non va-.
Indicò un tetto poco più basso da dov'erano piazzati, dove qualcosa di bianco era immobile sul cemento freddo.
-Che cosa sarà mai?- domandò Mikey, perplesso.
Raph fece le spallucce e spiccò un balzo, usando i suoi Sai come carrucola per scivolare senza problemi su una spessa corda che innalzava una delle tante bandiere americane alla sua asta.
Atterrò, dunque, sul cemento, compensando l'inerzia con una capriola veloce e agile, alzando poi il braccio per incitare i fratelli a seguirlo.
Cosa che avvenne in pochissimi secondi.
-Lumache!- sogghignò Raphael.
Leonardo non batté ciglio, preferendo non rispondere per non ritrovarsi al centro di un litigio e si avvicinò, piuttosto, al candido oggetto riverso in terra.
-Ripeterò la domanda di prima: che cos'è?- fece Mikey.
-Forse vi sembrerà strano ma... questo è un lupo bianco- fece Donnie, appoggiando la mano sul capo della bestiola.
-E' morto?- chiese Raph, senza mezzi termini.
La pelle dell'animale era fredda e i peli zuppi di alcune strie vermiglie danzavano nel freddo vento di novembre.
Improvvisamente e come risposta, poi, l'animale aprì di scatto gli occhi profondamente corvini e fissò i quattro nuovi volti che lo osservavano insicuri.
Guaì per tutta risposta e provò perfino a issarsi sulle sue zampe.
-E' ferito...- indicò Mikey.
La bestiola aveva uno squarcio profondo alla pancia e sanguinava ancora. Chissà da quanto agonizzava lì.
Annusò Leonardo, leccandogli una mano e imitò tale gesto anche sugli altri, che, stupiti, rimasero quasi senza parole.
-Mi è simpatico!- esclamò poi Mikey, accarezzando la testa del lupo che lasciò fare: -Ha bisogno di un bel nome! Che ne dite di Shiver?-.
-Suona bene!- concordò Leonardo, un po' dispiaciuto per il taglio: -Don, non possiamo curarlo?-.
-Potrei provarci-.
Il lupo indietreggiò e i suoi occhi cominciarono a sfumarsi di un acceso bianco che, come un'esplosione di luce, si espanse così tanto che i nostri quattro eroi furono costretti a pararsi gli occhi per non rimanere abbagliati...
 
 
Occhi bordeaux si erano riaperti di scatto.
Il dolore pulsava e difficile era individuarne l'esatta provenienza. Era espanso per tutto il corpo, ormai.
-La mia povera testa...-.
Donatello si mise seduto, fissando il buio di quella che sembrava un luogo molto familiare.
-Questa è... la mia camera- aggiunse: -Sì, riconosco il mio letto e la scrivania!-.
Una lieve luminescenza bianca filtrava dalla sua porta socchiusa, fornendogli un po' d’illuminazione. Donatello balzò dal letto, ondeggiando un po'.
-Mi sembra di essere ubriaco o cosa...!- biascicò, appoggiandosi al comodino.
Una piccola sveglia a led segnava le 08:20.
Donnie spalancò gli occhi, a bocca aperta: era in un ritardo pazzesco e niente gli avrebbe impedito una ramanzina coi fiocchi!
Eppure, c'era qualcosa di strano. La tana era avvolta in un silenzio tombale e le stanze dei suoi fratelli erano vuote. Donatello non riusciva a capire che diavolo stesse succedendo, così, provò almeno a raggiungere la cucina, dove la luce che lo aveva guidato prima risplendeva fiocamente...
Lì, al tavolo, non c'era seduto nessuno ma un bollitore sul fornello era prossimo a fischiare. E in più, una delle sedie era leggermente spostata, come se qualcuno vi si fosse accomodato e poi rialzato.
-Che strano...- mormorò piano Donnie: -E... questa? Non l'avevo notata prima!-.
Il suo braccio sinistro era appeso in un foulard bianco al collo; ma cosa più strana, non ricordava di essersi ferito. I suoi ricordi potevano correre verso la sua infanzia ma fermarsi al tetto, con l'incontro del lupo e il chiarore bianco e caldo.
-Sensei?- chiamò.
Nessuna risposta. Né passi.
Donatello controllò le camere dei suoi fratelli, accendendo ogni sorta di luce che servì semplicemente ad evidenziare letti vuoti e disfatti.
-Questo è ridicolo!- borbottò Donnie, avvicinandosi al letto di Leo.
Un ciuffo di peli bianchi era adagiato giusto al centro delle lenzuola e avevano lo stesso odore del leader in blu.
-Non so come ci sia finito qui questa palla di pelo, ma il fatto che abbia lo stesso odore di mio fratello dipende dal luogo in cui è stato messo- ipotizzò, dirigendosi verso l'uscita.
Donnie osservò la vecchia metropolitana abbandonata, inondata dai rossi accesi delle luci d'emergenza: il rombo del silenzio aveva un lieve eco.
-D'accordo... se nessuno è nella tana, tanto vale cercare fuori...-...
 
New York era avvolta nella culla ammaliante del silenzio.
La luna la dominava dolcemente, sorvegliata dal brillio cauto delle stelle.
Donnie era fermo su un cornicione, aiutandosi con il suo Bo come stampella. Era decisamente stanco, per l'appunto e correre all'impazzata non era stata una grande idea!
Era completamente da solo!
Don non si diede ancora per vinto, però: di tetto in tetto, come un'agile rana, raggiunse in poco tempo una palazzina all'angolo della 40esima, accovacciandosi sulla ringhiera della scala antincendio.
Era l'appartamento di April O'Neil.
Bussò timidamente sui vetri che corrispondevano alla cameretta dell'amica sedicenne e aspettò, vibrando di adrenalina amorosa. Non vedeva l'ora di sentire la sua voce angelica e incontrare gli occhi azzurri.
Cosa avrebbe dato per abbracciarla e baciarla...
-Che cosa sto pensando!- ridacchiò con un rossore improvviso, come lo scatto della finestra.
-D... Donnie?- sbadigliò la rossa teenager, nel suo pigiama giallo.
-Ciao, April! Scusa l'ora ma ho urgente bisogno di parlarti-.
La kunoichi divenne improvvisamente seria e lo tirò nella sua camera, richiudendo in fretta vetri e tendine.
Donnie rimase lì impalato, al centro della stanza, ad aspettare il consenso dell'amica di sedersi da qualche parte. Era così stanco che a malapena le sue gambe lo reggevano.
-Hai un aspetto terribile, Donnie... su, siediti qui-.
Il viola avrebbe gridato trionfalmente per la mano di April contro la sua guancia per contemplarne l'aspetto malaticcio, ma tenne tutto barricato nel suo stomaco formicolante e, comodamente seduto, iniziò a parlare.
-Alla tana non c'è più nessuno. Mi sono svegliato di scatto e al massimo c'era solo la luce accesa in cucina, il bollitore e una sedia spostata. Ma di Raph, Leo, Mikey e perfino del Sensei nemmeno l'ombra-.
-Questo è strano!- espirò April, strofinandogli un braccio.
Donnie annuì e continuò: -E la cosa ancora più strana riguarda il lupo bianco che abbiamo trovato ieri, sul tetto di un edificio parallelo a quello costituzionale. Era ferito e ci siamo avvicinati: ci ha leccati, April e poi tutto è diventato bianco-.
-Lupo? Ai telegiornali non c'è stata una notizia del genere. Che ne pensi Donnie?-.
Un piagnucolio come risposta.
-Donnie? Come mai stai tremando?-.
-G.... guarda al... alla tua fi... finestra...!-.
Confusa, April eseguì e non nascose un urlo terrorizzato, fiondandosi su Donnie che anziché tremare di terrore, vibrò di piacere nel ritrovarsi quei rossi capelli morbidi solleticargli i piastroni superiori.
-Non preoccuparti, April! Ci sono io!- le disse.
Un paio di occhi cremisi li stavano fissando dai vetri, usufruendo della piccola intercapedine che le tende non erano riuscite a coprire.
Era un lupo bianco, con alcuni simboli rossi scolpiti nel pelo candido. Aveva una piccola sfera, socchiusa da due "L" inclinate di quarantacinque gradi sulla fronte; due piccole lineette che ricordavano le righe di un quaderno giusto sul muso e dei triangoli allungati che partivano da sotto gli occhi.
L'animale stava picchiettando il roseo naso contro i vetri, muovendo le sue zampe ferocemente per entrare.
-Andiamo via!- esclamò April, tirando Donnie per un braccio solo per giungere in strada e correre verso il camioncino Ippi di Kirby O'Neil, suo padre.
-Veloce! Più veloce!- ansimò Donnie, mentre guardava alle spalle.
Dalla curva a gomito del palazzo dell'appartamento di April, l'indistinto bianco lupo fece il suo ingresso, ululando a pieni polmoni nel cercare di raggiungere frettolosamente i due che, nel frattempo, avevano anche trovato dei problemi!
-April, sbrigati!- intimò Donnie, sfoderando il suo Bo per la difensiva.
-Ci sto provando! Ma la chiave non gira nella serratura!-.
-Grandioso!-.
Questo rappresentò un gran bel vantaggio per il bianco lupo che si fermò dinanzi ai due, con la testa un po' china e la bava gocciolante dalle fauci spaventose con canini altamente mortali, tanto erano aguzzi!
-Un lupo a New York? Di che mi lamento! Noi siamo tartarughe ninja che parlano e che combattono con mutanti e alieni!- esclamò nervosamente Donnie, proteggendo April con il suo corpo.
-Andiamo! Gira!- gemette la rossa, battendo contro la portiera.
Il lupo strusciò gli artigli contro il cemento, ringhiando e sferzando leggermente la sua coda liscia che ricordava quella di una tigre.
-Stai indietro!- ruggì Donnie.
La bestiola alzò velocemente la testa, inclinandola teneramente verso sinistra e zampettò come un adorabile micio verso Donnie che per la folle paura indietreggiò a tal punto di schiacciare la povera April contro il finestrino del lato del conducente!
-Donnie!- si lamentò.
Il viola nemmeno la sentì, così concentrato a fissare negli occhi la bestiola che gli annusò la cintura.
-D... Donnie?-.
A questo punto, il genio lanciò un urlo di terrore che spaventò per fino April.
-Il lupo parla! Sa il mio nome!-.
-Frena, D! Sono io! Raphael! Non fare queste figure con la tua ragazza!-.
-Non è la mia ragaz... RAPH?!- esclamò il genio, zittendosi all'istante.
Rimasero così per qualche secondo, fino a quando Raphie non iniziò a grattarsi l'orecchio con la zampa e a sedersi esattamente come un canide.
-Sei davvero tu, Raph?- chiese anche April, incredula.
-Posso giurarlo. Mi sono risvegliato in questa forma due giorni fa e ho gettato scompiglio alla tana. Scommetto l'hai trovata vuota, vero?-.
Donnie annuì, ancora con lo sguardo spiritato, mentre gli s’inginocchiava davanti.
-Beh... mettila così: ognuno ha cercato di acciuffarmi per mezza New York e torneranno a momenti- continuò: -Meno male che ti sei ripreso! Avevamo paura che fossi finito in coma o altro! Non ti svegliavi più!-.
-Tre giorni?- ripeté Donnie: -Questa poi!-.
-Puoi farmi tornare normale?-.
-Non lo so... sono ancora confuso...-.
-Beh, io direi col cominciare a tornare alla tana, magari aspettando gli altri. Datemi solo il tempo di cambiarmi e sono subito da voi- fece April...



Angolo Ninja

Salve, fandom! Sono nuova di qui e questa è la mia prima fanfiction su un cartone che amo e che ho cominciato a vedere dalla mitica serie del 2003, passando da quella dell'87 alla finale del 2012! (Visto "Within the wood?")
Non so che altro dire se non... non ho una tartaruga preferita, mi piacciono tutte e non lasciatevi impressionare se nei capitoli dominerà qualche nome ripetuto: è ai fini della storia! :)
A presto con il prossimo capitolo!
   
 
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