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Autore: chiaretta78    06/10/2014    7 recensioni
1985, Los Angeles. Proprio mentre i Guns cercano di farsi notare dall'ambiente discografico, Duff conosce Lene, una pittrice allergica alle relazioni stabili, e subito non gli sembra vero di aver trovato una donna così bella e disponibile che non vuole altro da lui se non divertirsi e sballarsi insieme. Ma le cose cambieranno presto tra loro, complicando ad entrambi la vita notevolmente.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Duff McKagan, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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13 Novembre 1985 - LA
Lene si era svegliata già da un quarto d'ora buono, ma non era riuscita a convincersi ad alzarsi da quel letto e non per la sua solita pigrizia, non solo almeno.
La verità era che da più di quindici minuti continuava a fissare Michael che dormiva beato accanto a lei e non riusciva a smettere di farlo.
Era patetico, lo sapeva bene. Patetico e dannatamente sbagliato, ma non poteva farne a meno.
Quella maledetta vocina che spesso e volentieri l'aveva riportata sulla via della ragione in passato, cercava disperatamente di farsi sentire e anche se Lene non riusciva a decifrare bene i suoni che essa emetteva, aveva la netta sensazione che il senso di tutto il discorso fosse "scappa finché sei in tempo".
Ma era davvero ancora in tempo??
Fece un profondo sospiro e scosse il capo, preoccupata per se stessa. Così non andava bene, non andava bene per niente.
Qualche anno prima si era ripromessa che non ci sarebbe più cascata, che con gli uomini avrebbe avuto solo rapporti superficiali, basati sul sesso e il divertimento vero e proprio e fino ad allora era andato tutto alla perfezione. Fino ad allora.
Si concesse di seguire ancora una volta con lo sguardo il profilo del musicista, che in quel momento sembrava in pace col mondo, lontano da tutti i suoi demoni e le sue paure. Amava osservarlo in quei rari momenti in cui Michael si staccava da Duff e tornava al suo essere più genuino e più vero... anche se man mano che i giorni passavano, questo si verificava sempre più di rado.
Aveva conosciuto i ragazzi che erano dei veri e propri sconosciuti che avevano da poco iniziato a suonare assieme in qualche topaia di LA.
Era andata dietro ad un amante del momento, un vero fenomeno a letto, che però aveva il brutto vizio di alzare un po' troppo le mani se esagerava con droga o alcool. Anche quella sera le cose erano decisamente degenerate e se non fosse stato per Duff, che era prontamente accorso in suo aiuto, Lene si sarebbe trovata di nuovo con qualche livido di troppo, se non peggio.
Si erano conosciuti così, come nelle favole, con il prode cavaliere che salva la fanciulla in difficoltà.
Peccato che il prode cavaliere poi tanto prode non fosse e la fanciulla fosse decisamente diversa dalle protagoniste di certe storie, ma a chi importava?
Si erano conosciuti, si erano piaciuti e dopo qualche incontro casuale (o forse no) a qualche festa e a qualche gig, in cui Duff l'aveva corteggiata in ogni modo possibile e immaginabile, Lene aveva deciso di concedersi a quel ragazzo così strano che da una parte le faceva una tenerezza infinita e dall'altra la faceva accendere in pochi secondi come poche volte le era successo nella vita.
Duff si rigirò nel sonno, boffonchiando qualcosa di incomprensibile, e Lene decise che era decisamente ora di smetterla di fissarlo come una cretina.
Si alzò da letto cercando di fare il minimo rumore, si infilò una maglietta che era abbandonata sul tavolino lì accanto e uscì silenziosamente da camera sua, socchiudendo la porta.

Duff si svegliò con un insolito senso di pace, come gli succedeva sempre quando Lene gli concedeva di passare la notte da lei.
Non erano molte le volte che questo accadeva, perché la ragazza era molto gelosa della sua privacy e della sua indipendenza, ma quando succedeva, beh... quelli erano i pochi giorni in cui Duff non sentiva prepotentemente il bisogno di bere prima ancora di mettere i piedi per terra, il che non era da poco.
La cercò nel letto e si rese conto con un certo disappunto che non solo era solo, ma la ragazza doveva essersi alzata anche da un bel po', perché il lenzuolo accanto a lui era freddo.
Si mise seduto a bordo letto e si diede una scompigliata ai capelli, cercando di connettere il cervello.
Non sentiva odore di caffé, quindi Lene non era scesa per preparare la colazione,  il che poteva significare soltanto una cosa: stava dipingendo nel suo studio.
Sorrise tra sé e istintivamente portò lo sguardo ai quadri appesi alle pareti di quella stanza. Li aveva dipinti lei e in un modo o nell'altro rappresentavano momenti importanti della sua vita, anche se non gli aveva mai rivelato quali.
Si passò di nuovo la mano tra i capelli e l'occhio gli cadde sulla tasca della sua giacca, buttata su una sedia lì accanto.
Allungò una mano e tirò fuori una scatolina rettangolare di plastica nera. Quant'era che se la portava dietro ormai? Ma soprattutto, quando avrebbe trovato il coraggio di dargliela?? Era un passo delicato, Lene era così... indipendente, così refrattaria ai legami... un vero spirito libero. Come avrebbe reagito a un regalo simile?
Duff fece scattare la chiusura della scatolina e tirò fuori l'oggetto di tutte quelle elucubrazioni.
Era una fascetta d'argento, con incise delle rune celtiche. Il tipo che gliel'aveva venduto gli aveva detto che quei simboli rappresentavano forza, tenacia e passione e sebbene non fosse del tutto certo che non l'avesse preso per il culo, quei concetti l'avevano fatto immediatamente pensare a Lene e l'aveva comprato subito.
Il ragazzo rigirò l'anello tra le dita per un po', pensieroso. Forse quel giorno sarebbe riuscito finalmente a darglielo... forse.
Duff chiuse di scatto la scatolina, la rimise nella tasca della giacca e decise di andare a cercare Lene.
Uscì dalla stanza e scese al piano di sotto giusto per scrupolo, anche se praticamente già certo che la ragazza non fosse lì.
Tornò al piano di sopra e alzò lo sguardo verso l'abbaino. Sapeva benissimo che quello era territorio proibito e questo, purtroppo, rendeva la voglia di salire a sbirciare ancora più forte.
Lene era stata più che chiara fin dalla prima volta che gli aveva concesso di passare lì la notte: poteva fare come se fosse a casa sua in tutte le stanze tranne che lì. Lì non poteva entrare e nemmeno pensare di farlo. Punto.
Resistere alle tentazioni, però, non era certo una delle virtù di Duff.
Quasi non si accorse di aver posato il piede sul primo scalino e da lì fu solo una questione di secondi metterlo sul secondo e poi sul terzo e così via, fino a giungere quasi in cima alla scala a chiocciola che portava a quel paradiso proibito.
Con la testa spuntò giusto quel tanto che gli permetteva di sbirciare dentro, senza, almeno lo sperava, essere visto.
Lene era intenta a dipingere, i Led Zeppelin di sottofondo e un bastoncino d'incenso a consumarsi sul davanzale, i capelli raccolti in modo disordinato sulla nuca e la sua maglietta dei Black Sabbath a coprirle a malapena il sedere.
Lo sguardo si adagiò per più di qualche secondo su quelle morbide rotondità e il suo amico là sotto si risvegliò immediatamente pensando a quanti bei morsi le avrebbe volentieri dato proprio .
Si sistemò leggermente gli slip che ora stringevano un po' e cercò di spostare la sua attenzione su qualcosa di meno eccitante del sedere della ragazza.
Il suo sguardo fu catturato da un dettaglio che spuntava sulla tela ogni volta che Lene si spostava un po' sulla destra. Ma non era una chitarra quella? Anzi, non era la sua chitarra??
Duff si sporse leggermente per cercare di vedere meglio, ma un crac dispettoso interruppe la sua incursione nel piccolo mondo segreto di Lene.
La ragazza si girò di scatto verso le scale, spaventata da quel rumore improvviso che l'aveva bruscamente riportata alla realtà. Che fosse Duff??
Posò il pennello sul bordo del cavalletto, stando attenta a non sporcare il quadro, e tirò giù il telo che lo copriva, onde celare ciò che vi era raffigurato.
Nessuno doveva vedere i suoi quadri, almeno finché lei non decideva che potevano essere visti, figuriamoci quel quadro... Quello, probabilmente, non l'avrebbe mai visto nessuno, considerato quello che rappresentava.
Per le scale non vi era nessuno e Lene si avvicinò lentamente alla camera da letto, per vedere se il ragazzo fosse ancora a letto. Possibile che si fosse sbagliata? Che quel suono se lo fosse immaginato??
La camera era vuota, di Duff nemmeno l'ombra.Un rumore da sotto richiamò la sua attenzione e Lene scese le scale, il dubbio che Duff avesse trasgredito  la sua regola numero uno ancora nella mente.
Duff era in cucina che trafficava, in mutande, tutto intento a preparare la colazione, a quanto pareva dall'odore. Uova e...? L'occhio le cadde su un bicchiere posato sul tavolino, pieno solo per un terzo di un liquido trasparente. La ragazza si avvicinò silenziosamente e lo tirò su per annusarne il contenuto.
Come immaginava...
"Uova e vodka di prima mattina, Duff?"
Duff si girò e le sorrise, un lampo di malizia negli occhi, per poi tornare subito a cucinare.
"Bisogna ben cominciare col piede giusto la mattina, no? E poi visto che sei stata tanto carina da comprare la mia marca preferita, mi sembrava il minimo dividerlo con te, così ho pensato a un modo perfetto di iniziare la giornata: uova strapazzate e vodka. Un connubio perfetto, credimi."
Duff posò la forchetta con cui stava sbattendo le uova e afferrò la bottiglia di vodka, versandone una gran quantità nelle uova. Poi prese una bella sorsata direttamente da lì, nonostante ne avesse già nel bicchiere.
Si pulì le mani in uno strofinaccio e si girò verso di lei, sorridente.
"Spero che tu abbia fame, piccola."
Lene lo guardò sospettosa. Per quanto Duff fosse dolce e premuroso come pochi uomini che erano passati nel suo letto, anche per lui era alquanto insolito che le preparasse la colazione... anche se quel tipo di colazione.
"Che succede Duff? Devi farti perdonare qualcosa per caso?"
Duff ebbe una frazione di secondo di panico. C'era la possibilità che non fosse riuscito a sgattaiolare in tempo e Lene l'avesse beccato??
Scacciò via velocemente quel pensiero. Se fosse stato così, Lene se lo sarebbe già mangiato vivo e l'avrebbe cacciato a pedate, ne era sicuro.
Si avvicinò a lei e le circondò la vita con le braccia.
"Possibile che un uomo non possa dimostrare una certa gratitudine a una donna preparando una bella e corroborante colazione senza che lei si insospettisca??"
Le sorrise malizioso, gli occhi improvvisamente catturati dalla bocca della ragazza.
"Non devo farmi perdonare niente piccola, voglio solo ringraziarti di avermi lasciato dormire qua... e beh... anche di un paio di cosette che hai fatto stanotte..."
Lene fece giusto in tempo ad arrossire come una scolaretta. Duff si avvicinò alla sua bocca e iniziò a baciarla con lentezza e passione allo stesso tempo.
In una frazione di secondi la ragazza perse ogni capacità di raziocinio. I suoi sospetti, il suo nervosismo incipiente, perfino i suoi dubbi su quella frequentazione così sbagliata per lei, tutto sparito. Le uniche cose che riusciva a percepire erano i sapori di uova e vodka che si mescolavano nella sua bocca e una crescente eccitazione che saliva dentro di lei man mano che quello sfiorarsi di lingue e labbra continuava.
Come diavolo faceva quel ragazzo ad avere tutto quel potere su di lei??
Duff aveva iniziato a baciarla effettivamente solo per distrarla dai suoi sospetti, ma man mano che il bacio andava avanti, sentiva crescere prepotentemente il desiderio di entrare di nuovo in lei e sentirla sua per l'ennesima volta.
Erano quelli, infatti, gli unici momenti in cui aveva la netta sensazione che Lene fosse davvero sua, in carne, anima e ossa, e non quell'ombra sfuggente che a tratti, da circa sei mesi, faceva parte della sua vita.
La sollevò senza staccarsi dalla sua bocca e girando su se stesso la fece sedere sul tavolo, allargandole le gambe per far posto al suo corpo.
Si staccò da lei e la guardò dritto negli occhi, in cerca della sua stessa passione nel suo sguardo.
Afferrò il bicchiere che aveva abbandonato lì quand'era sceso e mentre con una mano se lo portava alla bocca per scolarsi il contenuto, con l'altra fece cenno a Lene di togliersi la maglietta, godendosi lo spettacolo di quel corpo meraviglioso che si denudava per lui.
Dio quant'era bella! E terribilmente eccitante in quel momento, sdraiata sul tavolo di cucina con quello sguardo lussurioso e le guance imporporate dall'eccitazione.
Duff lanciò il bicchiere direttamente nel lavello e noncurante del rumore di vetro infranto, si lanciò con la bocca sulla pelle bollente di Lene, deciso a rendere quella mattinata davvero indimenticabile per tutti e due.


Ecco qui il secondo capitolo, o meglio il primo, se si considera l'altro il prologo.
Cosa ve ne pare di sti due insieme? Sono curiosa... molto curiosa!
Se vi va, lasciatemi due righe!
A presto









  
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