Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: Fenicella    06/10/2014    1 recensioni
Hello there
the angel from my nightmare 

the shadow in the background of the morgue
L'angelo del mio incubo
L'ombra sullo sfondo del cimitero
Where are you?
and I'm so sorry

I cannot sleep I cannot dream tonight 

I need somebody and always

this sick strange darkness 

comes creeping on so haunting every time 

and as I stared I counted

the webs from all the spiders

catching things and eating their insides
Dove sei?
E mi dispiace così tanto
Non riesco a dormire, non riesco a sognare stanotte
Ho bisogno di qualcuno e sempre
Questa malata, strana oscurità
Avanza così ossessionante ogni volta
E mentre fissai contai
le ragnatele dei ragni
che prendono cose e mangiano le loro interiora
Mi manchi. I miss you.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Mi manchi


 

La luce del sole mi accieca, colpisce i miei occhi prepotentemente appena apro la porta e sento l’aria mattutina. Do una veloce occhiata alle mie spalle, e mi accerto che non ci sia pù nessuno nell’area conferenze del teatro. Sospiro, controllo l’ora sul cellulare. Le tredici e un quarto. Devo chiamare mio marito, e dirgli di cominciare a preparare per il pranzo, magari anche convincerlo a buttare la spazzatura.

Esco dall’edificio bianco con passo svelto, i piedi che quasi inciampano tra il lastricato grigio, e il cappotto leggero che sembra far entrare troppo vento.

Sto alla larga dalla folla, cercando di non incrociare gli sguardi. Vedo bambini a braccetto con le mamme, e penso che tra pochi anni anche io sarò con loro. Le giovani diciottenni baciano gli innamorati, e quelle un po’ più piccole di loro civettano con qualche ragazzo. Penso a quand’ero anch’io così.

Arrivata alla fermata, trovo un posticino dove sedermi. Chiudo gli occhi, e mi concentro per sbollire la stanchezza che mi dominava fino a qualche minuto fa. Sento il bisogno di un po’ di musica. Nel mio ipod ho accomulato un sacco di canzoni, dagli anni del liceo. Alcune non le ascolto più, perchè appartengono ad un periodo così lontano che ormai non mi fanno provar più niente. Erano tormentoni allora, accompagnavano le pubblicità.  Infilo le cuffiette nelle orecchie, e premo il tasto del casuale. Il computer sceglie per me la Sua canzone. Quella di quel ragazzo. Di quel giovane che mi ha fatta arrabbiare così tanto con le sue scelte, ma che mi ha fatta crescere. Quello dal quale sono separata da tanto, che è sbiadito tra le pagine dei miei album, e che mi lascia un sapore amaro in bocca. Quello che aveva le labbra che sapevano di tabacco e il profumo di menta. Quello che vedeva i miei difetti e me li faceva notare, ma i miei pregi se li teneva per sè. I ricordi della mia adolescenza riaffiorano potenti e s’impadroniscono del mio cervello, e sento le chitarre, e i tamburi, e la voce. Non vedo più la strada, solo quello che è passato.  

Hello there

 The angel from my nightmare 


The shadow in the background of the morgue

C’è la sua ombra allungata sul terreno, e la luce del tardo pomeriggio. Ci sono i miei capelli raccolti nella coda, e il profumo fruttato che indossavo, insieme alla mia camicetta migliore, quei pantaloni che non gli sono mai piaciuti e quelle scarpe troppo scomode. Sento nel naso l’odore della sua sigaretta, e il dopobarba che usava, che anche se veniva usato a gocce minuscole trovavo squisito. E allora lo sento premere sulla mia schiena con la sua mano, e condurmi piano verso la nostra destinazione. Percepisco il suo disagio, la sua sensazione di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato, ma mi chiedo quanto per lui la mia visita inaspettata sia fastidiosa. Mi parla della sua vita, dei suoi fratelli più piccoli e dei parenti lontani. Di quanto trova che la distanza sia una traditrice, e di come vorrebbe avere tutti coloro che ama al suo fianco. Percepisco il suo fastidio, quando troviamo il bar dove mi voleva portare chiuso. Sento la sua voce «Questa non ci voleva. Hai qualche posto da consigliarmi?» mi chiede, scherzoso. Guardo i suoi occhi, li osservo. Sono blu, di un blu che ti chiedi se sia quello del cielo o del mare, o se gli altri sbaglino a identificare come blu tutto il resto perchè non è niente in confronto a quel colore. Ha gli occhi che si illuminano quando sorride, e le rughe che si accentuano ai loro lati. Le ciglia bionde, chiare, e le soparcciglia rade. Ci stiamo scrutando, adesso. Passo a fissare le sue labbra. Sono chiare, di un rosa appena accennato, e fini. Vedo che anche lui ha lo sguardo sulle mie. Si sta avvicinando.

E la sento, disarmata, quella sensazione di piacere quando lui posa la sua bocca sulla mia.

The unsuspecting victim of darkness in the valley


We can live like Jack and Sally if we want


Where you can always find me

Siamo appena usciti da scuola. Le mie amiche non ci hanno creduto quando mi hanno vista con lui. Credevano fosse uno scherzo, così come i suoi amici. Alcune hanno sussurrato che è strano che uno come lui stia con una come me. Io non riesco a capire, a comprendere ciò che mi sta attorno, perchè lui è tutto ciò che vedo. E’ l’uomo sulla quarantina che passeggia indaffarato, la donna che porta a casa la spesa. I bambini che saltano sulla corda, i ragazzini delle medie che marinano le lezioni. E’ persino nel venticello di fine aprile, nel lastricato grigio sul quale inciampo, nelle ragazze che mi salutano. E’ tutto quello che volevo. Arriviamo al nostro angolo. In realtà, prima che esistesse un noi, io l’avevo soprannominato ‘l’angolo delle coppiette’. Ma ormai siamo anche noi due tra quei ragazzini del liceo che passano il pomeriggio a baciarsi per strada.

Sento il suo petto vicino al mio. Le nostre mani intrecciate e i nostri pensieri che comunicano. Vedo l’ipod che ha portato, e comincio a sentire della musica. Mi concentro sul suo respiro, sul battito del suo cuore, sulle sue mani. E penso che potremmo vivere così per sempre, per quel che mi riguarda.

 And we'll have Halloween on Christmas


And in the night we'll wish this never ends


We'll wish this never ends

E’ la notte di Capodanno. Tutte le ragazze indossano vestiti neri scollati e gioielli brillanti, tacchi alti e acconciarure dozzinali. Ciglia finte, rossetto troppo rosso, profumo dolciastro alla fragola o alla lavanda. I ragazzi portano quintali di gel e scarpe troppo sportive, odore di sudore anche prima di iniziare a ballare, tanto alcol nel corpo da star male. E così siamo in macchina con altre dieci persone della nostra compagnia, e abbiamo parcheggiato lungo l’autostrada con la radio accesa, per aspettare la mezzanotte, e brindare col vino bianco da pochi soldi che due di noi hanno rubato alla cantina di casa. Sento anche il suo odore di sudore, e quello della birra che non ho voluto bere, quello del suo famoso dopobarba. Ha i capelli biondi ben pettinati, il piercing nero che si è fatto contro il volere dei suoi sul labbro superiore, e così quando lo bacio non sento più solo il liscio di prima. Ha la barba un po’ lunga, di uno o due giorni, e credo che l’abbia lasciata così perchè sa che mi piace. Un nostro amico fa una battuta, e gli altri ridono. Lui si gira verso di me, probabilmente perchè non mi ha sentita. Gli altri non ci fanno caso, e riprendono a parlare. Indossa la camicia azzurra che mi piace tanto, e dei pantaloni beige che contrastano con le scarpe da tennis. Mi sta fissando ancora, con quegli occhi azzurri che amo troppo. «Mi guardi perchè sono bello?» mi sussura «No» rispondo tra le risate. Lo vedo che si spinge verso di me, come attratto da una forza invisibile ma potente, trascinato da una corrente inaspettata ma agognata. Mi bacia piano, accarezza la mia bocca, e io serro le palpebre, e mi lascio trasportare anch’io dalla stessa melodia trascinante. Dalla radio sentiamo il conto alla rovescia. Un presentatore a cui prima non avevo fatto caso urla esaltato i numeri al rovescio. Rimango con il naso addosso al suo finchè non arriva lo zero. E tra i nostri sospiri mi sento bene. Come in quei film stupidi per le ragazzine, in cui lui è un introvabile principe azzurro e lei una bruttina e con così poca autostima che ti chiedi perchè l’altro la degni della sua presenza. Ma mi sento bene, mentre esplodono i fuochi d’artificio e le grida isteriche.

Where are you

and I'm so sorry


I cannot sleep I cannot dream tonight 


I need somebody and always


This sick strange darkness 


Comes creeping on so haunting every time 


And as I stared I counted


The Webs from all the spiders


Catching things and eating their insides

Piango. Era tanto tempo che non lo facevo. Adesso quella canzone che cantavamo a squarciagola nelle notti della nostra estate mi sembra orribile, e non riesco più ad ascoltarla. Rimango nel silenzio della mia stanza vuota, e cerco di non ascoltare i singhiozzi del mio pianto, nè i pensieri che mi si affollano nella mente e che sembrano torturarmi con le loro insistenti domande. Cosa sta facendo in questo momento? Con chi è? Dov’è? I miei occhi colmi di lacrime si chiudono mentre immagino la sua nuova casa. Un altro paese lo ha accolto, un altra ragazza ci sarà a renderlo felice. Perchè l’amore può essere anche profondo, ma lo sapevamo da tanto che non sarebbe durata. Lo sentivo, dentro di me, che stava per avvenire una rottura, da i baci ormai senza significato che ci davamo, dai sospiri e dai silenzi imbarazzati al cellulare. Credo che tra i due sia io quella a soffrire di più, adesso. Lui non si è mai fatto problemi a dire che era pieno di amici. Ero io che mi univo alla sua compagnia, perchè ho rinunciato da tempo a tutto quello che avevo per stare con lui. Niente vestiti che non gli piacevano, niente amiche che lui trovava noiose. E adesso, che lui non c’è, cosa mi rimane? Nient’altro che una silenziosa oscurità, nient’altro se non il ricordo di quello che siamo stati. Ma quella canzone, non riesco più ad ascoltarla. Parla di amore, parla di abbandono, parla di rabbia e di rancore. Ma mentre ero con lui sembrava parlasse di feste, di scherzi, di baci che sanno di zucchero. Adesso che la comprendo, l’allontano e la evito.

La lontananza brucia, e la solitudine ancora di più. Gli adulti dicono che servono, queste esperienze, perchè fanno maturare. Ma a cosa può servire rimanere a fissare le crepe del muro della mia camera, mentre i suoi amici continuano ad uscire senza di noi? Continuo a guardare il nulla e adascoltare il silenzio.

Like indecision to call you 


and hear your voice of treason


Will you come home and stop this pain tonight 


Stop this pain tonight

Tre mesi sono passati, e io non vedo la fine di questo tunnel. So di essere più forte, però. So che mi manca qualcosa, allo stesso tempo. Oggi ho riaperto il cellulare alla sezione foto. C’erano le nostre. Quelle che ritraggono i momenti più belli. C’è lui, che si fa un autoscatto di nascosto. Noi due, che ci baciamo di fronte ai nostri amici. Tramonti scattati in quell’estate, birre aperte e mai finite, occhiali da sole rotti e riaggiustati. Scritte sulla sabbia, scherzi in compagnia. Il primo ritorno a scuola, tutti che ci salutavano. Il Capodanno. Altre foto mandate su watsapp e poi più niente. Ho cancellato tutto. Tutto quello che comprendeva gli ultimi mesi della nostra storia, tutti quei baci che erano diventati fasulli e quegli appuntamenti che servivano solo a guardarsi negli occhi. Ho tolto il suo numero dalla rubrica, e il contatto sui social. E’ un modo per dire che non ci dobbiamo più parlare, che non ce n’è più bisogno. Vorrei che tornasse, ma so di volere l’impossibile. Perciò tanto vale continuare a vivere, no?

Don't waste your time on me you're already

The voice inside my head  -I miss you miss you-


Don't waste your time on me you're already 


The voice inside my head  -I miss you miss you- 


Salgo sul palco con le gambe tremanti e la chitarra a tracolla. Ho il vestito dorato che piace tanto a mia mamma, e anche a me. A lui non sarebbe piaciuto, però. Cerco di non pensarci. Perchè non voglio pensare a quel ragazzo, non ci sarebbe cosa peggiore da fare. E’ la nostra canzone che ho deciso di cantare stasera, sul palco del festival di provincia a cui mia madre e le mie amichemi hanno iscritta senza dirmelo. Respiro. Mi siedo sullo sgabello, faccio un saluto con la mano a tutto il pubblico. Il riflettore mi acceca, ma mi ripeto che è normale. Mi manchi. Non ci devo pensare. Comincio a suonare. La cassa di risonanza vibra sulla mia pancia, inspiro. Comincio a cantare. Mi manchi.

Don't waste your time on me you're already


The voice inside my head

Tutti mi applaudono. Lanciano piccole grida, qualcuno urla che sono bellissima. Sono felice. Scendo dallo sgabello con le gambe che continuano a tremare. Vinco il concorso. Mi manchi.

Don't waste your time on me you're already 


The voice inside my head

Ho sentito un ragazzo chiamarmi, appena uscita dalla classe. E’ più piccolo di me, lui al terzo e io all’ultimo anno. Mi giro. E’ bello, anche se completamente diverso da lui. Perchè fare questi paragoni? Ha i capelli neri, e la pelle olivastra. Mi chiede se mi può accompagnare a casa. Gli rispondo di sì. Mi manchi.

Don't waste your time on me you're already 


The voice inside my head

Prendo il diploma con il sorriso sul volto. Finalmente, le superiori sono finite. Mi aspetta una festa, alcol e baci rubati. La vita sembra essere così bella. Mi manchi.

Don't waste your time on me you're already 


The voice inside my head

Coi miei occhi divoro il mondo. Prendo la laurea, viaggio per perfezionarmi. Conosco gente nuova. Donne antipatiche, adulte annoiate. Vecchi bigotti, vecchi pieni di vita. Giovani antipatici, giovani pieni di talento. Mi sposo. Un abito bianco e una torta a piani. Una chiesa in campagna e i parenti contenti. Trovo lavoro. Ma tu continui a mancarmi.

I miss you. La mia vita è diventata un susseguirsi di impegni, di abitudini quotidiane. Anche l’amore sembra essersi adattato.

I miss you. Lui è simpatico, mi capisce. Ma l’altro aveva qualcosa di diverso.

I miss you. Tu e il tuo sorriso. I tuoi capelli biondi, la tua pelle chiarissima e i tuoi occhi azzurri. E non m’importa di sembrare una sognatrice, ma credo che anche a te manchi qualcosa. Avevi qualcosa che lui non ha.

I miss you. E forse dovrei tornare da te. Dovrei cercarti.

I miss you. C’è una foto di noi due nel mio album di ricordi, tra quelle di quand’ero bambina. Sotto una frase.

I miss you. Mi manchi. I miss you. Mi manchi.

 

 

 

Spazio ‘autrice’

Ciao! Mi davate per dispersa, vero? E invece eccomi con una nuova OS. Domani ho verifica e invece di mettermi sui libri, preferisco collegarmi a internet e torturarmi un po’! Comunque, questa storia è ispirata dalla canzone ‘I miss you’ dei Blink, e infatti ero un po’ restia a pubblicarla, perchè lo songfic sono un’arma a doppio taglio, secondo me. Cioè, sono splendide se uno ha già sentito la canzone, ma se uno non l’ha mai ascoltata non ci capisce molto! Certo, magari sono stata così brava che anche se non l’avete mai ascoltata avete capito tutto, boh! Spero che la fine non sia confusionata o altro, che l’inizio si capisca e che non mi tiriate i pomodori! Hahah! Comunque, sto tremando, perchè fino ad adesso mia madre ha tenuto la finestra della camera aperta e fa un freddo bestiale! Ok...il freddo non fa bene ai miei neuroni già strani di loro! Fatemi sapere cosa ne pensate se potete, magari mi lasciate anche una recensione piccolina!

E infatti, devo ringraziare un sacco tutte le belle ragazze che hanno recensito ‘Tempo per vivere’ l’ultima storia che ho pubblicato. Grazie tantissimo a Yeli, che oltre ad essere una fantastica scrittrice è anche una grande lettrice/recensore (recensore cambia al femminile?), su cui posso sempre contare, e a Neraky, che è semplicemente fantastica.

Lo spazio autrice sta venendo un papiro! Hahah! Anyway, grazie tantissimo di tutto

A presto! Fenix:)

  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Fenicella