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Autore: Greywolf    06/10/2014    5 recensioni
Gaara ha finalmente la conferma di cosa sia l'amore...tutto grazie al ricordo di sua madre...
Prima classifica al "Godaime Kazekage Contest" indetto da supersara sul forum di Efp.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Matsuri, Sabaku no Gaara | Coppie: Gaara/Matsuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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                                                                                     Partecipa al "Godaime Kazekage Contest" indetto da supersara sul forum di Efp.
                                                                                     Pacchetto Avventurina: "Quando penso a mia madre"
                                                                                     Buona Lettura a tutti! :D 
 

   

                               Quando penso a mia madre…

 
 
 
“C’è soltanto una cosa che può guarire le ferite dell’anima…
Però vedi…è una medicina complicata…
…la si può ottenere solo dagli altri…
 
E che cos’è?
 
L’amore.”
 

 
 
 
 
 
Ecco finalmente la soluzione che il piccolo Gaara aveva cercato a lungo e con grande ostinazione! 
 
Anche se a dirla tutta, nell’ultimo periodo stava iniziando a pensare che nulla fosse in grado di risolvere il suo problema.
 
Ma grazie a suo zio Yashamaru, era riuscito ad apprendere due importantissime informazioni:
 
La prima riguardava quella sensazione assai spiacevole e insopportabile che partiva dal cuore e che poi si espandeva in tutto il petto…si chiamava “dolore”. Il suo era tra i più letali: infatti non era causato da una ferita fisica, per cui la parte colpita non poteva né essere medicata né tanto meno fasciata per poterne accelerare la guarigione. Si trattava di una ferita invisibile, che non spillava nemmeno una goccia di sangue…in poche parole, molto difficile da curare.
 
La seconda invece riguardava l’esistenza di un rimedio, chiamato “amore”. Il rossino era sicuro di aver già sentito quella parola ma aveva seri dubbi sul suo significato. Anche se, in tutta sincerità, non era quello ad interessargli. Aveva solo bisogno di poterne disporre materialmente! Giorno dopo giorno quella ferita al cuore lo tormentava sempre di più e per avere solo dieci anni, aveva tollerato quel dolore anche troppo a lungo.
 
“Come si fa ad averlo?” domandò allora impaziente.
 
Yashamaru si prese un attimo per riflettere prima di rispondere e Gaara ebbe paura che stesse pensando di dirgli una bugia.
 
Tutt’altro però. Vide lo zio sorridere con la solita dolcezza che lo caratterizzava e quindi ebbe la certezza della sincerità di quella che sarebbe stata la sua risposta.
 
“Voi signorino, lo avete già ricevuto!”
 
Quella risposta lasciò interdetto il bambino...Come poteva averlo già? E soprattutto chi era stato a darglielo? Dopotutto poi…questa persona non doveva avergliene dato molto se il cuore gli faceva così male.
 
Poi lo sguardo del biondo vagò per la stanza fino ad incontrare quello ancora sereno della sorella, nella foto che era sempre in bella mostra nella loro abitazione. E Gaara non riuscì a fare a meno, ancora una volta, di stupirsi per la loro somiglianza. Mentre lui era così diverso…
 
“Io penso che mia sorella vi abbia amato profondamente.” disse lo zio ad un certo punto.
 
Gaara non riusciva a capire. Sapeva che sua madre era morta poco dopo averlo dato alla luce…perché avrebbe dovuto amare lui, la causa della sua prematura scomparsa? E poi anche ammesso che fosse sopravvissuta fino a quel momento…come avrebbe potuto amare qualcuno che veniva chiamato da tutti al Villaggio, “mostro”?
 
“La reliquia della sabbia è sempre stato uno spirito destinato all’attacco…” spiegava Yashamaru “…ma la sabbia vi protegge automaticamente per l’affetto di vostra madre. Penso quindi che in quella sabbia siano contenute le sue ultime volontà…”
 
A quel punto ciò significava che…
 
“Probabilmente mia sorella voleva proteggervi anche a costo di morire…”

 

 
 
 
 
 
 
 
 
“Gaara…?”
 
Quella voce familiare richiamò il Kazekage dallo stato di trance in cui il ricordo lo aveva trascinato.
 
Percependo una lieve carezza tra i capelli ad opera di una mano delicata e inspirando il dolce odore di una pelle ormai nota per lui, Gaara iniziò a tornare alla realtà.
 
Era da poco rientrato nella sua stanza, esausto dopo una giornata ad occuparsi della burocrazia per ultimare i restanti lavori di ricostruzione post-guerra.
 
Benché il conflitto fosse terminato ormai da quasi un anno, nell’ultimo periodo il suo compito di capo villaggio si era fatto più intenso che mai.
 
Nonostante le riunioni, gli avvisi da firmare e i comunicati da scrivere, non mostrava la sua stanchezza nemmeno di fronte ai suoi fratelli, anche se i due sembravano essere consapevoli del suo stato fisico e cercavano in tutti i modi di aiutarlo e lui era loro silenziosamente riconoscente. In passato il dialogo con Kankuro e Temari era stato praticamente inesistente e nonostante il loro rapporto fosse notevolmente migliorato da quando il più piccolo aveva fatto la conoscenza di un certo Uzumaki ed aveva assunto il ruolo del loro padre defunto, continuavano a non parlare molto tra loro a meno che non fosse estremamente necessario.
 
Per cui cercavano tutti e tre di venirsi incontro, senza però mostrare apertamente il loro interesse fraterno.
 
Solo a sera inoltrata, quando rincasava e si trascinava pesantemente verso la camera da letto trovava lì, sdraiata tra le coperte in una graziosa camicia da notte, l’unica persona che al Villaggio della Sabbia riusciva  a comprenderlo meglio di chiunque altro.
 
Si meravigliava ancora per la piega che avevano preso gli eventi da quando quella ragazzina da capelli castani era entrata nella sua vita. Era stata la prima persona ad accettarlo come essere umano dopo Naruto, nonostante la paura che si poteva leggere negli occhi delle persone quando lo guardavano, ignorando le chiacchiere…ignorando Shukaku. Anche dopo averlo visto manifestarsi e prendere quasi il sopravvento sulla sua mente, lei aveva deciso di restare comunque sua allieva. La sua unica allieva.
Non aveva seguito gli altri, aveva fatto la sua scelta…ed aveva deciso che sarebbe stato lui il suo maestro.
 
Senza mai mettersi in mostra, gli era rimasta vicino in un modo che lui all’inizio non era riuscito a comprendere…
 
Credeva che quell’attenzione che aveva nei suoi confronti fosse semplice lealtà verso il proprio leader, pensava che il fatto di portargli il tè a metà pomeriggio quando non era in missione fosse una cortesia che avrebbe fatto chiunque, che qualsiasi persona potesse bearsi di ricevere quei sorrisi…
 
Quanto si sbagliava. Ma per chi ha vissuto gran parte della sua vita nella solitudine più profonda e circondato dal disprezzo e l’odio delle persone, è difficile riconoscere quei piccoli segni di complicità ed affetto.
 
Nonostante questo, con il tempo non riuscì a fare a meno di apprezzare quanto la sua compagnia riuscisse ad infondergli uno sconosciuto senso di pace e soprattutto quanto quel suo sorriso così dolce gli facesse provare una sensazione completamente nuova…tuttavia nulla di tutto questo riusciva a trasparire attraverso la sua espressione impassibile e i suoi occhi chiari non lo avevano mai tradito.
 
Lei non si era fatta scoraggiare da nulla. C’era qualcosa dentro di lui che Matsuri bramava con tutta se stessa e probabilmente fu proprio questo suo desiderio a spingerla a chiedere a Gaara quel colloquio privato in cui gli aprì il suo cuore, rivelando i propri sentimenti d’affetto e pregandolo di permetterle di stare al suo fianco.
 
Dapprima si domandava perché avesse scelto proprio lui ma quel qualcosa di nuovo lo spingeva ad accettarla per colmare chissà quale necessità. Ma la ragione aveva prevalso. Le disse che non avrebbe mai potuto ricambiarla…non ne era in grado pur desiderando di poterlo fare.
 
Ma fu in quel momento che Matsuri gli si era avvicinata e aveva appoggiato la piccola mano delicata sul suo viso, accarezzandolo con un delicatezza infinita. E quel gesto ebbe il potere di scioglierlo completamente, di renderlo succube di quel contatto…di fare in modo che lui non potesse più farne a meno. E lei, come anticipando quella che sarebbe stata la sua reazione, gli aveva sussurrato le parole che ancora gli risuonavano nella mente ogni volta che la vedeva…
 
“Aspetterò tutto il tempo necessario perché tu possa riuscire ad amarmi… ma nel frattempo...lascia che io ti protegga dalla solitudine.”
 
E Gaara glielo aveva permesso. L’aveva accettata come parte integrante della sua vita. Le aveva permesso di fargli scoprire cosa si provava ad avere qualcuno che si preoccupa per te senza nasconderlo, che ti chiede come stai o come hai passato la giornata, che ti aspetta la sera a letto, che riposa stretto ed abbracciato a te…che ti regala piccoli ed innocenti baci, sussurrando parole di miele quando crede che tu stia dormendo.
 
Tutto questo riusciva a regalargli una felicità che non credeva di poter mai provare, lo completava perfettamente.
 
Ma c’era un freno che gli impediva di restituire tutto quello che gli veniva dato. Qualcosa che gli impediva di prendere l’iniziativa per una parola, un abbraccio, anche solo un innocente bacio su una guancia…
 
Lasciava che fosse lei a scegliere quale fosse il momento giusto per qualsiasi cosa. Lui cercava di ricambiare, impegnandosi come non mai, imparando dall’esperienza del ripetere un gesto mille volte. Ma per quanto ora fosse in grado di fare anche lui la prima mossa, non vi riusciva e questo lo frustrava…aveva ricevuto tanto, possibile che non fosse in grado di restituire anche una briciola a quella ragazza che gli aveva donato se stessa?
 
Matsuri però sembrava conoscerlo meglio di quanto lui conoscesse se stesso e come leggendo i suoi pensieri, lo aveva rassicurato dapprima con le sue carezze e poi con le parole, assicurandogli che lei era felice, che quello che aveva le bastava e non desiderava altro.
 
Quella sera lo avevano fatto per la prima volta.
 
Il Kazekage si lasciò condurre dai sussurri, dalle mani, dai baci… ma non riuscì a trovare una definizione per quel che fecero quella notte. Poteva solo dire con certezza che il cuore nel suo petto non batteva più solo per la propria sopravvivenza…era diventato più forte, più grande per far spazio a ciò che reclamava il proprio spazio.
 
Da quel giorno purtroppo non aveva avuto molto tempo per riflettere né tanto meno per preoccuparsi perché il suo ruolo lo aveva risucchiato a tempo pieno. E la sera tornava talmente stanco che non riusciva più nemmeno a parlare…La ragazza lo aspettava nel loro letto e le bastava uno sguardo per capire. Quando lui era pronto per la notte, allargava le braccia per accoglierlo, lasciare che si accoccolasse a lei prima di stringerlo forte e accarezzarlo fino a farlo rilassare del tutto. Non gli faceva domande finché non era sicura che lui si fosse ripreso almeno un po’. Solo allora gli chiedeva com’era andata la giornata e si concedeva il permesso di scambiare con lui qualche breve effusione prima di crollare entrambi tra le braccia di Morfeo.
 
“Gaara…mi stavi ascoltando?” domandò ancora Matsuri.
 
“Ti chiedo scusa…mi sono distratto…” sussurrò lui con un filo di voce.
 
Era decisamente più stanco del solito e ritrovare quell’intimità familiare con la ragazza, non era mai stato così piacevole. Si era lasciato cullare a tal punto da quelle carezze che era sprofondato in quel ricordo senza essersene accorto. Da tempo non  riportava alla mente la sua conversazione con Yashamaru e non potè fare a meno che chiedersene il motivo.
 
“Non preoccuparti…a cosa stavi pensando?”
 
Non c’era modo di tenerle nascosto qualcosa.
 
“Stavo ricordando…”
 
“Spero nulla di brutto…” mormorò.
 
La ragazza era perfettamente consapevole di quanto il passato di Gaara fosse stato pieno di eventi dolorosi, di traumi e di dolore e pregava spesso di non fare mai nulla per farglielo rivivere in qualsiasi modo.
 
“No, anzi…forse è stato l’unico momento di felicità che ho vissuto quando ero piccolo…” confessò. “ Ripensavo a quando mio zio mi parlò di quanto mia madre mi avesse amato prima di morire…”
 
“Deve essere stata una bella cosa da sentirsi dire…ma come mai ci pensavi proprio in questo momento?”
 
Ci pensò un attimo.
 
“Non lo so.” rispose poi sincero.
 
L’ultima volta che quella conversazione era riaffiorata nella sua mente era stato durante l’incontro con suo padre nel corso della battaglia.
 
Dopo anni gli era stato rivelato che l’unico motivo per cui il genitore aveva attentato alla sua vita così tante volte, era stato per proteggere il Villaggio da una potenziale minaccia.
Decisione che ora comprendeva perfettamente.
 
Che Yashamaru in punto di morte gli aveva mentito riguardo a sua madre…dicendogli che in verità lui non era mai stato amato, lo stava mettendo alla prova.
Una menzogna che lo aveva condizionato tutta la vita.
 
E che la verità più importante era una sola: sua madre lo amava davvero, quindi suo zio non gli aveva mentito…non era il potere del demone a proteggerlo ma tutto l’amore e l’affetto che sua madre aveva riversato nella sabbia che sempre lo accompagnava.
 
Come poteva però avergli regalato così tanto amore nel pochissimo tempo che aveva avuto a disposizione dopo la sua nascita?
 
Amore…
 
Perché ti ostini a fare così tanto per gli altri?!
 
Perché i miei amici mi hanno salvato dal baratro in cui stavo cadendo! Perché hanno saputo accettarmi per quello che sono! Per tutti questi motivi, io mi batto per loro!

 
“Cos’è l’amore…?”
 
“Come dici?”
 
“Matsuri…” mormorò alzando lo sguardo per incrociare gli occhi della sua compagna “…cos’è l’amore secondo te?”
 
Lei era rimasta un po’ sorpresa da quella domanda. Non se l’aspettava. Per di più, il fatto che da lì a poco avrebbe dovuto trovare il coraggio di affrontare l’argomento, l’aveva spiazzata.
 
Fece vagare a lungo lo sguardo per la stanza continuando a passare le dita tra i capelli rossi del Kazekage. Sapeva  che lui avrebbe aspettato, la pazienza era una sua grande virtù, quindi si prese un paio di minuti per scegliere con cura la sua risposta.
 
“Io credo che sia un sentimento al quale non si può dare una definizione univoca…per ognuno di noi esiste una sfumatura diversa di questo concetto.
 
Per me l’amore è quel desiderio di proteggere qualcuno che si ritiene speciale. E’ l’essere pronti a qualsiasi sacrificio pur di sapere che quella persona è al sicuro.
 
Capisci cosa intendo? Anche l’amicizia, a modo suo, è amore. Perché anche tra amici si fa qualsiasi cosa pur di proteggersi a vicenda dal dolore e dalla sofferenza.
 
Tra due amanti quel sentimento è ancora più forte perché loro hanno la possibilità di concretizzarlo in qualcosa…di inimitabile…”
 
Il tono con cui aveva detto quelle ultime parole, aveva messo in allerta Gaara. I pensieri avevano iniziato a susseguirsi inarrestabili, uno dietro l’altro…perché aveva ripensato a sua madre dopo tanto tempo?
 
Una consapevolezza si stava concretizzando nella sua mente…mancava solo qualcosa, l’indizio mancante per risolvere l’enigma.
 
“…e noi due ci siamo riusciti…”
 
Matsuri si sollevò un po’, sciogliendo l’abbraccio in cui stringeva Gaara. Lui non capiva ma quando lei prese le sue mani tra le sue, sentì che stava per succedere qualcosa di importante.
 
“Aspetto un bambino…” esalò poi “…il nostro bambino…”
 
Tempo di assimilare quell’informazione e tutto si fece improvvisamente chiaro: i sentimenti di Naruto per quella ragazza dai capelli rosa, la sua amicizia verso Sasuke Uchiha…l’affetto di Yashamaru per Karura, sua sorella...la sua mamma…
 
Guidata da un istinto sconosciuto, la mano del Kazekage si mosse istantaneamente verso la pancia di lei, accarezzandola con movimenti circolari mentre la ragazza lo fissava sbalordita. Sul suo viso non si leggeva emozione, commozione, nulla. Ma il suo gesto tradì la sua impassibilità. E lei non poté far altro che sorridere di cuore mentre una lacrima solcava il suo viso…
 
“Finalmente capisco…l’amore di mia madre.
 
Nel poco tempo che ha avuto per guardarmi per la prima volta, per potermi parlare, per potermi toccare…mi ha regalato tutta se stessa. Mi ha riempito con il suo amore sapendo quello che mi sarebbe successo…sapeva che , in quanto Forza Portante della Sabbia, la mia vita sarebbe stata costantemente in pericolo e lei non sarebbe potuta essere lì per potermi consolare, per proteggermi, per insegnarmi …per questo ha lasciato alla sabbia il compito di vegliare su di me…perché ricordassi che non ero mai veramente solo, che c’era sempre qualcuno pronto a sacrificarsi per potermi salvare! Questo finché non avessi trovato qualcuno che sarebbe stato disposto a fare lo stesso…
 
Ecco perché ho ripensato a lei prima!”
 
Lo disse sollevando lo sguardo verso la ragazza e sollevando appena gli angoli della bocca nella cosa più simile ad un sorriso che potesse fare. Continuò:
 
“Perché questa sera più che mai ho sentito che il posto più sicuro per me, è qui al tuo fianco! Vicino a te che pur di starmi vicino sopporti il mio modo di essere, la mia ingenuità con i gesti più semplici, la mia routine che ci impedisce di trascorrere il tempo insieme, tutto…un po’ come,sono sicuro…avrebbe fatto la mia mamma…”
 
Prima di proseguire, la sua attenzione venne catturata di nuovo dal ventre ancora piatto che però ospitava già la loro piccola vita:
 
“E lo farai anche per nostro figlio. Lo faremo entrambi. Lo ameremo fin da adesso e fino a quando avremo vita…impediremo che inciampi, che si ferisca, saremo lì quando avrà bisogno di parlare o anche solo di un consiglio. E soprattutto…non proverà mai la solitudine…
 
Nonostante abbia scoperto da pochissimo che lui esiste…sarei già pronto a morire per lui...per te…per entrambi…”
 
Matsuri gli buttò le braccia al collo, stringendolo con una foga inaudita. E lui ricambiò il gesto con pacche gentili e abbandonandosi a quella sensazione che ora sapeva…era amore.
 
Lei lo amava. E lui amava lei in un modo un po’ diverso…come si può amare una madre che non ti lascia mai solo, come si può amare una donna che ti farà il regalo più bello del mondo, come si ama la madre di tuo figlio.
 
La medicina di sua madre ha fatto effetto un’altra volta.
 
Pensare a lei, a Karura gli ha permesso di conoscere appieno l’amore con cui Naruto Uzumaki gli aveva aperto il cuore dopo tanto tempo…di apprezzare fino in fondo quello che Matsuri gli aveva sempre riservato e che continuerà sempre a riservargli…di essere felice di poterlo offrire alle sue persone speciali…
 
 
 
  
 
Grazie, mamma…perché il tuo amore mi ha permesso di conoscere altro amore…

 

  
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