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Autore: DominoB    06/10/2014    3 recensioni
Quinn Fabray è tutto ciò che molte persone vorrebbero essere. Bella, famosa e talentosa, nonché attrice di fama mondiale. Si potrebbe dire che sia una vita perfetta, ma sicuramente lei dissentirebbe.
Sarebbe perfetta se avesse al suo fianco l'amore della sua vita, Rachel Berry, che non vede dalla fine della scuola.
Cosa accadrà se le due dovessero incontrarsi nuovamente un giorno?
Strettamente Faberry con evidenti accenni Brittana. Piccolo accenno Kurtbastian.
Genere: Angst, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Quinn Fabray, Rachel Berry | Coppie: Brittany/Santana, Quinn/Rachel
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Faberry
Never Let Me Go

Faberry


Cosa potevo desiderare di più dalla vita?
Ero partita per New York, subito dopo il diploma, per frequentare Yale e diventare avvocato ed ora mi ritrovavo famosa ed acclamata, come attrice di fama mondiale. Cosa potevo desiderare di più? Era come un sogno che si realizzava improvvisamente senza averlo bramato.
Beh ovviamente avevo fatto molti sacrifici e compromessi, per diventare chi sono ora.
Innanzitutto, riuscivo a vedere mia madre una sola volta all'anno, solitamente nel periodo natalizio. Mi dispiaceva molto lasciarla sola; da quando mio padre ci aveva lasciate, per rifarsi una vita in Brasile con la segretaria, e dopo la mia partenza per la Grande Mela per realizzare i miei sogni, lei era rimasta sola, priva di amici o passatempi che l'aiutassero a divertirsi e sfogarsi con qualcuno. Per questo stavo tentando di convincerla ad andare via da quel buco infimo, di Lima, e venire a vivere vicino a me, tanto i soldi per una casetta per lei di sicuro non mi mancavano.
Un altro sacrificio che ero stata costretta a fare, era stato verso i miei amici del liceo.
Tutti i contatti con i miei vecchi compagni, li avevo eliminati totalmente una volta terminati gli studi e dopo la mia partenza. Nessuno di loro sapeva più niente di me, tranne quello che potevano leggere sui giornali di gossip. Però mi mancavano delle volte, soprattutto le mie migliori amiche che conoscevo sin dall'asilo, Santana Lopez e Brittany Pierce, mi mancavano Noah Puckerman e la mia bambina, e si beh, diciamocelo, mi mancava anche Rachel Berry.
Ero venuta a conoscenza del suo debutto sul palco di Broadway un anno prima, e da allora la seguivo costantemente.
Mi informavo sempre sui suoi spettacoli, e se ne avevo l'occasione andavo ad ammirarla, ovviamente travestita per non essere riconosciuta, mentre cantava e danzava. Inoltre le mandavo sempre un mazzo di dodici rose rosse, le sue preferite, ad ogni show, perché si meritava tutto l'affetto e l'amore possibile.
Ero così orgogliosa di quella piccola nanetta, che avevo sì tormentato per tutti gli anni della scuola, ma che avevo imparato ad ammirare e stimare sempre di più. Solo durante il college avevo capito di essere innamorata di lei, già dalla prima volta che l'avevo vista sul suo blog a cantare la sua versione di On my Own, da Les Miserables, con uno dei suoi vestiti indecenti ma che la incanalavano appieno la sua personalità.
Quella sua voce così potente e perfetta, aveva perforato tutte le mie difese e si era presa il controllo del mio cuore.
E sempre al collage, avevo capito che il mio voler stare con Finn Hudson, e con nessun altro, non era perché mi piaceva lui, ma la causa era la gelosia al pensiero che un tonto del genere potesse averla, come io non avrei mai potuto.
Avrei tanto voluto andare da lei, salire sul palco durante le prove per lo spettacolo, al quale stava lavorando, e baciarla con tutta la dolcezza che meritava. E avrei voluto dirle che l'amavo, dirle che era mia e che lo sarebbe sempre stata.
Ma questi erano solo sogni.
Tanti, bellissimi, impossibili sogni.

[...]

La giornata si prometteva soleggiata e molto interessante. Il sole si ergeva maestoso in cielo e lo rendeva limpido e privo di nuvole, con un clima che permetteva di star bene anche con canotte e magliette leggere, sebbene fosse ancora inizio primavera. In poche parole era un ottimo clima per andare a far baldoria al Coachella.
Mi sarei divertita, avrei incontrato amici e fans, avrei bevuto e fumato (niente di particolare, ovviamente), ma soprattutto mi sarei scordata della mia Rachel per almeno un giorno.
Cercai di vestirmi il più semplicemente, ma anche in maniera provocante possibile, così optai per un vestitino color salmone che faceva risaltare la mia carnagione appena abbronzata.
Ero divertita da tutte le cose che mi scrivevano su Twitter, riguardanti la mia 'bellezza naturale' e mi sentivo molto lusingata per questo. Il primo messaggio che avevo ricevuto, non appena il mio primo film era stato trasmesso sul grande schermo, mi aveva fatta commuovere e per questo avevo imparato ad amare i miei fans scalmanati che tra Facebook, Instagram e Twitter avevano raggiunto e superato, i sette milioni.
Era una sensazione straordinaria. L'essere fermati da ragazzi o ragazze commossi solo perché ero stata vista, e piangevano perché magari gli rivolgevo semplicemente la parola, li abbracciavo o gli firmavo un semplice autografo. Mi faceva sentire importante, e in qualche modo come sei fossi il centro della loro vita, e per questo ero sempre aperta e propensa a passare del tempo con loro. Capitava che organizzassi sui social network dei mini concorsi e passassi un pomeriggio all'insegna dello shopping col fortunato vincitore.

Misi nella borsa tutto ciò che mi poteva servire, compreso un pennarello e dei foglietti, e uscii per salire sulla mia Range Rover nera metallizzata diretta all'Empire Polo Fields, accendendo la musica col cd di tutte le canzoni cantate da Rachel.
Dopo due ore alla guida, potevo distinguere già il palco e la folla che si riversava sui prati e sulle strade e sorrisi divertita notando dei poveri cristi che tentavano di infiltrarsi, inutilmente, dentro i tendoni.
Parcheggiai nella zona VIP, ed entrai dall'entrata posteriore. All'interno c'era già il caos tra fans urlanti e scalpitanti che si scagliavano contro gli attori e i cantanti, mentre le band suonavano musica improponibile, ad un volume davvero troppo elevato.
Se ci fossi stata io con le mie New Direction, avremmo di certo spaccato i culi. Quanto mi mancava quel gruppo di disadattati, che avevo tentato fino allo sfinimento di distruggere, ma che alla fine si era rivelato essere la mia vera famiglia e la fonte della mia felicità negli anni passati.
Chiusi gli occhi per pochissimi secondi e, non appena li riaprii, mi ritrovai circondata da uno sciame di fans che urlavano e piangevano. Tirai fuori il block notes e iniziai a firmare una miriade di autografi.
"Non spingete, ci sono per tutti!" risi, dopo qualche spintone di troppo che mi facevano sballottolare a giro. Piano piano la folla intorno a me, cominciò a disperdersi e sospirai stancamente. Tornai a guardarmi intorno e potei notare star del calibro di Robert DeNiro, col quale avevo girato un bellissimo film, Brad Pitt, Beyonce e molti altri artisti vari sparsi per l'enorme parco ben curato per l'evento.
Cominciai a camminare un po' per il parco a disposizione del Festival, avvicinandomi in una zona un po' meno brulicata e tranquilla, per poter studiare e osservare meglio ogni invitato all'evento più in voga del momento. Potei notare, divertita, Emma Roberts presa d'assalto dai fans di American Horror Story; oppure Johnny Depp che correva sul prato stile Capitan Jack Sparrow, quando era inseguito dagli indigeni cannibali.
Ad un tratto 
vidi una figura solo di sfuggita, ma che avrei potuto riconoscere ovunque.
 
Rachel Berry se ne stava tranquillamente a passeggio, calpestando l'erba appena tagliata, e firmava di tanto in tanto autografi, sorridendo e scambiando parole gentili con tutti. I capelli, lasciati sciolti, cadevano dolcemente sulle sue spalle e i suoi occhi così profondi, si guardavano intorno curiosi mentre il suo vestitino bianco come la neve appena caduta, svolazzava per il venticello piacevole che rinfrescava l'aria calda.
Con l'agilità del famoso velocista, Usain Bolt, mi nascosi dietro un albero, per paura di essere vista dalla ragazza, e presi un profondo respiro tremolante ad occhi chiusi.
Ed ora? Mi sedetti a terra, poggiando la schiena al tronco e iniziai a strappare qualche filo d'erba per il nervoso e la paura di essere stata vista.
Come era possibile che tra tutti i posti negli Stati Uniti, si presentasse proprio lì, la prima volta che avevo deciso di partecipare anche io? Non poteva aspettare un anno? A quanto pare no, perché il mio stupidissimo karma aveva deciso di divertirsi con me oggi.
Però cavolo se era bella, ed era decisamente cambiata. Sembrava molto più matura dall'ultima volta che l'avevo vista, all'incirca due mesi prima. Chissà come mai fosse cambiata così tanto, nell'arco di così poco tempo.
Nei giornali di gossip su Broadway avevo letto che aveva iniziato a frequentarsi con un ragazzo di nome Brody Weston, che non conoscevo neanche di vista, e nonostante l'irrefrenabile gelosia nei suoi confronti, non mi pareva che fosse l'uomo adatto a lei. L'avevo subito cercato sul web, e dalle foto che avevo riscontrato, mi pareva troppo un Don Giovanni superficiale, che pensava solo all'aspetto e non alla sostanza. In poche parole non era l'anima di Rachel. Lo si percepiva perfettamente dai loro comportamenti durante le loro uscite o interviste.
L'anima gemella di Rachel, ero solo io. Si certo, come no. A parte il fatto che lei era etero, anche se fosse stata lesbica come me, non mi avrebbe di certo scelta. Non dopo tutti gli scherzi cattivi e le offese che le avevo affibbiato durante l'adolescenza.

Ancora ad occhi chiusi, sentii una mano posarsi sulla mia spalla e sobbalzai credendo che si trattasse della mia brunetta. Fortunatamente davanti a me, c'era una ragazzo della security inginocchiato alla mia altezza.
"Sta bene signorina Fabray?" mi chiese professionalmente, ma era evidente che fosse preoccupato. Forse mi aveva visto durante la fuga, e aveva pensato che fossi inferma.
Mi sporsi appena per vedere la gente nel parco, nel vago tentativo di scovarla in mezzo alla calca e nel caso di trovare un altro nascondiglio più sicuro.
"Si, sto bene. Ma per caso vede Rachel Berry da qualche parte?" chiesi stupidamente, cercandola con lo sguardo. Anche il ragazzo iniziò a cercarla, sebbene mi guardasse decisamente confuso, e poco dopo me la indicò con l'indice.
Eccola!
Se ne stava in mezzo al parco e parlava con un ragazzo, che l'aveva fermata a parlare di non sapevo cosa. La vidi guardarsi attorno, probabilmente perché si era sentita osservata da qualcuno che non era un semplice fan. Poco dopo si allontanò dal ragazzo, col suo solito sorriso dolce e sincero.

Oh porca miseria, perché sta venendo da questa parte? Mi aveva vista mentre la spiavo? Cavolo, cavolo, cavolo!
Dovevo scappare, ce la dovevo fare. Non sarei riuscita a stare vicina alla mora senza saltarle addosso, e non mi pareva il luogo e l'occasione adatta per cedere ai miei ormoni che impazzivano in sua presenza.
Mi avvicinai al ragazzo della security, e mi aggrappai al suo braccio supplicandolo con lo sguardo. "La prego, mi aiuti a scappare e a nascondermi! Non devo essere trovata da lei!"
Non feci in tempo a concludere la frase, che sentii la sua voce dietro di me. Era davvero troppo vicina, ma sperai comunque che non mi notasse, mentre mi schiacciavo completamente contro il tronco e cacciavo il ragazzo facendogli segno con una mano di allontanarsi. Sicuramente mi aveva presa per pazza.
Mi sporsi appena, per vedere in che posizione si trovasse la mora: se fosse stata di spalle, sarei riuscita a scavalcare la siepe e poi sarei corsa via; ma il fato non era dalla mia parte a quanto pareva. La diva, stava parlando con la guardia, e la sentii che chiedeva se qualcuno la desiderava. Forse l'aveva visto mentre la indicava poco prima, per questo si era avvicinata.
Beh, era ovvio che la desideravo, ma in un altro modo, decisamente più peccaminoso. Scossi velocemente la testa, cercando di scacciare l'immagine di una Rachel nuda sul mio letto dalla mia testa. 'Non è il momento giusto Quinn, concentrati sulla fuga!' mi rimproverai, girando intorno al tronco senza essere vista.
Grazie a Dio, direi.
Camminando piano piano all'indietro, tentai di sgattaiolare il più lontano possibile. Ma fui costretta a fermarmi, quando i nostri occhi si incontrarono. Mi ritrovai sommersa in un mare di cioccolato fondente, tale era il colore dei suoi magnifici occhi. Distolsi però velocemente lo sguardo, sperando che non mi avesse riconosciuta ma a quanto pare l'aveva fatto eccome.
Merda, e ora cosa dovevo dare?
Correre via senza neanche voltarmi, arrivare alla macchina, salirci sopra e tornare a casa, e magari fare una doccia fredda - molto fredda; oppure sarei dovuta restare lì, ad aspettare che si avvicinasse a me e parlarle come se niente fosse, per poi tornarmene a casa stasera e fare comunque una doccia fredda - molto fredda?
In ogni opzione la doccia era quasi d'obbligo, da quanto mi sentivo eccitata e vogliosa di quella piccola ragazzetta con delle gambe a dir poco perfette e quei piccoli seni che mi facevano accaldare la libido, senza parlare del fisico da sballo.
La vidi camminare verso di me, e un senso di panico mi colse in pieno. Mi guardai attorno velocemente, cercando una nuova via di fuga da adottare disperatamente, ma ormai era troppo tardi e mi ritrovai a fissare la diva, proprio di fronte a me.
Dio, aiutami tu, ti prego. "R-Rachel! Ciao..."
Ed eccola qua a due passi da me, che mi guardava col sopracciglio alzato, il che la rendeva ancora più sexy.
Ma perché mi ha praticamente sbattuto i seni nel viso? Nell'incrociare le braccia sotto di essi, infatti, li aveva messi in mostra, costringendomi a farci cadere lo sguardo. Sperai vivamente che non se ne fosse accorta, o mi avrebbe presa per una maniaca.
Cosa avrei dovuto fare ora? Avrei dovuto inventarle una scusa, parlarle pochi secondi e sparire dalla sua vita, ancora una volta; o magari sarei dovuta restare a parlare con lei e fare l'amica, anche se non lo ero mai stata veramente?
Indietreggiai appena, per lasciarmi un piccolo spazio sicuro, e finsi un sorriso tranquillo. Non che dovessi sforzarmi molto a fingere comunque.
Ogni volta che la vedevo, che incrociavo i suoi meravigliosi occhi castani, sorridevo automaticamente. Era capace di rallegrare la mia giornata con un niente, ed era anche per questo che l'amavo come non avevo mai amato nessuno prima di lei.

"Stavi scappando da me, Quinn?" mi chiese con la sua voce armoniosa e calma.
'Certo che sto scappando da te! Non si vede?' imprecai mentalmente, mordendomi l'interno della guancia, strappandomi piccoli pezzetti di pelle, assaporando il sapore metallico del sangue in bocca. Bleah, odiavo il sangue!
No. La tattica, da adottare al momento, era negare fino alla morte. Tanto ero brava a recitare - altrimenti non sarei stata un'attrice, no? - e lei ci avrebbe creduto sicuramente. Sperai.
"Ovvio che non scappavo da te, non ti avevo neanche vista in mezzo a tutte queste persone. C-comunque ciao Rachel, ti trovo... bene" dissimulai, cercando di guardarla negli occhi il meno possibile, poiché conoscendomi sapevo che non avrei resisto e le sarei saltata addosso. Per questo motivo stavo guardando insistentemente il terreno erboso sotto i nostri piedi, come se fosse ila cosa più interessante al mondo.
La sentii mormorare qualcosa e quasi dovetti avvicinarmi con l'orecchio per capire cosa mi avesse chiesto. "Sei venuta con qualcuno?" mi chiese con la sua voce roca e seducente.
'Si, sono venuta... a causa tua, non appena ti ho vista con quel mini abito!'
Ma Dio mio, ma come diamine diventavo porca quando era vicino a me? Non potevo aver pensato una cosa del genere con una semplice domanda sul fatto se avessi un accompagnatore o meno! Era improponibile, che cavolo!
"Ehm, no. Sono venuta sola, ma in giro ci dovrebbero essere un paio di amici... forse è meglio se li cerco. E' stato... bello vederti di nuovo Rachel, stammi bene okay?"
Sapevo che in quel modo la stavo solo ferendo, ma il meccanismo di autodifesa che usavo sempre in situazioni scomode, era diventato troppo forte in me in questi anni e spesso non riuscivo a non ricorrervi, sebbene non volessi usufruirne.  Era qualcosa di automatico, che si attivava quando rischiavo di rimanere delusa o ferita da qualcuno, ed in questo caso si era attivato a causa della paura e dell'insicurezza, che accrescevano in me ogni qualvolta mi ritrovavo con lei.
Sentii una mano serrarsi forte attorno al mio polso e strattonarmi per permettermi di voltarmi nuovamente verso la proprietaria di quella mano, insolitamente forzuta.
Come faceva una ragazza, apparentemente così minuta e fragile, ad avere tutta quella forza nelle braccia? C’erano solo due spiegazioni: o lei faceva palestra, o io ero veramente debole e sarebbe stato il caso di iscriversi per davvero, come mi aveva suggerito la mia amica nonché collega Kristen Bell.

“Ti faccio ancora così schifo Quinn? Provi ancora tutto questo rancore verso di me dopo sei anni che non ci vediamo e sentiamo? Cosa ti avrò mai fatto per meritare tutto questo disprezzo da parte tua?
Ho sempre provato ad essere una persona degna di essere definita tua amica, sin dal primo anno, dal primo momento che ti ho visto per i corridoi con la tua gonnella delle Cheerios. Eri sempre così maledettamente sola, tutti avevano paura di te ma io vedevo solo una ragazza tormentata dai propri demoni interiori, quelli che poi sono venuti fuori quando abbiamo perso le nazionali. Volevo aiutarti, ma più provavo ad avvicinarmi a te e più mi demolivi con la tua cattiveria.
Cazzo, Quinn ma perché non capisci niente? Perché piuttosto che di farti amare dalle persone, preferisci essere insultata e disprezzata?
Non riesci nemmeno a guardarmi in faccia perché sai che questa è la verità. Tu ami essere odiata dalle persone, ma quando ti ritroverai sola e nessuno ti vorrà per il tuo stupido carattere non venire a piangere da me. Sono stata paziente per anni dandoti una mano e cercando di venirti incontro ed è così che mi ripaghi?
No mia cara, ho finito di essere la Berry ingenua di sempre, ho imparato a ribellarmi anche io e sono stanca di abbassarmi ai tuoi livelli. Chiunque è migliore di te, e ora te lo sbatto in faccia.
Sei una nullità Quinn Fabray e ora lo sai anche tu. Il tuo fottuto egoismo ti seguirà sempre come un'ombra e la solitudine ti perseguiterà.
Ti ho sempre odiata, anche se ho provato a darti una mano con tutta la volontà possibile. Hai rovinato i migliori anni della mia vita con le tue stupide fissazioni su Finn, sulla popolarità e sul tuo ritenerti superiore a chiunque. Ma in realtà non sei nessuno. Non lo sei mai stata e continuerò a disprezzarti fino a che non morirò.
Basta, non voglio più neanche sprecare fiato per te. È finita. Non abbiamo più nessun tipo di rapporto. Mi fai schifo, e grazie per avermi rovinato la giornata perché a quanto pare non ti sono bastati i quattro anni a Lima.”

Sentii le sue parole perforarmi l’anima con una violenza inaudita, e potei sentire la sua ira convogliare come una sorta di aura attorno a lei, tale era la sua rabbia nei miei confronti.
Potei udire il mio cuore si frantumarsi letteralmente in migliaia di piccoli ed irreparabili pezzetti microscopici. Non potevo crederci. Provava davvero tutto quell’odio verso di me? Era vero tutto ciò che aveva detto, o era solo un qualcosa dettato dalla rabbia passeggera, che era fuori uscita a causa dell’ennesimo allontanamento nei suoi riguardi?
Magari non le pensava davvero. Sì, insomma. Capitava di dire cose che non si pensavano per rabbia no? E questo era sicuramente il caso di Rachel. Lei non voleva dirle, ne sei convinta.
Anche a me era capitato di affermare cose a cui non credevo realmente. Come quando avevo litigato con Lucy, la mia compagna di stanza al college, perché mi aveva buttato a terra la cornice con la foto di Rachel il giorno del suo diploma, e avevo iniziato a rinfacciarle cose stupide ed inesistenti.
Ricordavo quel giorno come se fosse ieri.
Ricordavo la lunga tonaca rossa, caderle leggero lungo le spalle fino a metà gamba, e coprire appena il vestitino a pois sotto di esso, ed il cappellino con il pennacchio che le penzolava da un lato.
Ricordavo il suo sorriso smagliante, mentre afferrava quel pezzo di carta che sanciva la fine della sua vita da adolescente e proclamava l'inizio di una nuova fase della vita.
Ricordavo gli abbracci, le lacrime e i baci che aveva scambiato con tutti, anche con me, poco prima di lasciarsi andare in una canzone con le New Direction.
Ricordavo anche di averle visto le mutandine quando i suoi genitori l’avevano presa in collo e sollevata in aria per festeggiare entusiasti la promozione della loro bambina.
E ricordavo benissimo la mia fuga nel bagno e l’ora successiva passata a… Va beh, lasciamo stare.

Mossi un passo in avanti, per accorciare le nostre distanza, quando la brunetta con un gesto stizzito mi spinse e si allontanò furiosa, col solito fare da diva, verso l'interno del festival.
Okay, probabilmente quelle cose le pensava davvero; quindi le mie chance con lei erano calate drasticamente del 100%, ovvero nulle.
Avrei dovuto seguirla, bloccarla e dirle tutta la verità ma ero pietrificata e non riuscivo proprio a muovere dei passi verso di lei. Ormai era scomparsa dalla mia vista, e probabilmente non ci saremmo parlate mai più né riviste.
Mi odiava, e la capivo in pieno. Tutto ciò che mi aveva detto era vero e questo bruciava maledettamente dentro di me. Ero un'egoista, una persona subdola che si compiaceva nelle sofferenze altrui, una persona la cui esistenza era dettata dalla solitudine e dall'odio verso persone che tentavano di tutto per volermi bene, nonostante fossi cambiata molto in questi anni.
"Non odiarmi Rachel... Io ti amo..." la mia voce risuonava bassa e strozzata. Non mi ero neanche resa conto di piangere, fino a quando le lacrime non mi bagnarono le labbra e scivolarono lungo le guance.




Salve a tutti,

spero che questa fanfiction senza pretese possa piacervi (in tal caso una recensione positiva sarebbe decisamente gradita), e spero vivamente che non ci siano errori grammaticali o sintattici imperdonabili.

Non ho molto da dire a riguardo, e non so se la continuerò o se lascerò il finale in sospeso, ci devo pensare un po'. Non ho altro da aggiungere, soooo... Alla prossima!

  
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