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Autore: AngyHufflepluffLewis    06/10/2014    2 recensioni
Katniss e Peeta stanno andando a casa di Finnick e Annie, nel distretto 4. Lei ha appena partorito e, Finnick vuole condividere con gli innamorati sventurati la felicità del momento. Finnick non è morto(è un modo per autoconvincermi che non è mai successo niente di simile), e vive in una piccola casetta di fronte al mare insieme a Annie e al nascituro. Katniss è afflitta da un problema però, che riguarda proprio i bambini e che la farà riflettere su una decisione importante che potrebbe cambiarla del tutto. Una decisione già stata presa da Katniss, che si ritrova a pensare se sia veramente giusta o no, per lei e soprattutto per Peeta.
Questo é solo l'inizio della storia. Dato che ha avuto abbastanza "profitto" scriverla, ho deciso di non fermarmi solo a pochi capitoli, ma di continuarla.
P.s: Ho dovuto cambiare il rating, ma non é niente di scandaloso :)
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annie Cresta, Finnick Odair, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Katniss POV

Non posso fare a meno di pensare che, adesso che sono finalmente fuori dal bosco, a centinaia di kilometri da Peeta e Gale, sarebbe tremendamente sbagliato tornare a casa nel Villaggio dei Vincitori. Sono così piena di domande su di me, su Peeta, e si anche su Gale, domande che riempiono la mia mente di una fitta foschia. E così non mi rendo neanche conto di stare già camminando, e di essere davanti all’entrata del Forno. Mi è già successo due volte in una stessa giornata, di stare in un limbo di pensieri così intenso da farmi fare cose inconsciamente. Entro, e trovo lo stesso ambiente familiare di sempre, solo che senza il movimento di una volta. Il distretto 12 non ha più la gente per fare un vero e proprio “Forno”. Le attività illegali si fanno ancora ovviamente, solo che senza la necessità di prima. La gente rimasta ha tutto il cibo che le serve, carne, legumi e anche del pane fresco, cosa completamente impensabile prima della rivoluzione.                                                                                                                                       
All’improvviso un odore ristoratore mi avvolge delicatamente, prendendomi di sorpresa. Ed ovviamente appena mi giro vedo Sae La Zozza intenta a girare con il suo mestolo centenario una zuppa in un’enorme e vecchio pentolone.                                                                                              
-Ciao zucchero! Che ci fai da queste parti?- mi domanda con la sua voce gracchiante.                         
-Tesoro, lo sai che stai tremando?- continua senza lasciarmi il tempo di rispondere -Con questo inverno non puoi mica andare in giro con solo un maglione di lana! Dai siediti e mangia questa zuppa di cervo, ti fará sicuramente stare meglio- mi dice. Prendo una sedia da uno dei tavoli sporchi e mi siedo, aspettando ansiosamente. Con tutto quel via vai, con le discussioni ed i pensieri, non mi ero accorta di quanta fame avevo. Il vomito di poche ore fa mi ha disidratata parecchio. Mi sembra strano, da quando ho saputo di essere incinta fino ad ora è come se fosse passata un intera settimana.                                                                           
Con il mestolo Sae aggiunge un’po’ di zuppa ad un piatto e della carne di cervo rossa ed invitante. Comincio a divorare tutto a cucchiaiate ed in meno di due minuti ho già finito.                                                                                                                    
-Katniss, sembra che non hai mangiato da mesi. Manco fossi incinta tesoro!-                                                      
E questo momento è troppo veloce per essere descritto.                                                                                                   
Io la guardo.                                                                                                                                                    
Lei mi guarda.                                                                                                                                 
Io abbasso lo sguardo.                                                                                                                              
Lei si tappa la bocca per non scacciare un’urlo.                                                                                                                                                  
-Oh...scusa zucchero, non credevo che... Peeta, giusto?- mi domanda sussurrando, come se ci fosse un’orda di persone in ascolto al posto di una sala deserta e piena di sporcizia.                                                                
-Si. Chi vuoi che sia?-                                                                                                                                           
-No, niente volevo solo essere sicura. Sai Gale è passato di qui, mi ha pure portato un sacco di carne di cervo e due scoiattoli belli grossi- mi dice sorridendo.                                                                
-Non voglio parlare di Gale in questo momento...-                                                                                         
Questa frase però mi fa riflettere. Non ha perso le vecchie abitudini a quanto pare, e la cosa mi fa  sentire un’po’ in colpa e non so perché.                                                                                                     
-Allora, spiegami Katniss, qual è il problema? Insomma, Peeta ti ama, ti protegge, ti coccola e non prova niente tranne che amore per te. Amerà quel bambino tanto quanto sono sicura che lo amerai tu. Ti immagini? Avrá i capelli biondi di Peeta, i nostri occhi grigi, mangierá l’ottimo pane di Peeta e le mie ottime zuppe di scoiattolo e verdure. Saprá cacciare nei boschi, pescare nei mari come Finnick e tante altre cose bellissime. Sarà una nuova splendida avventura, non uno disastro. E se proprio non sei convinta, consideralo come un terrificante, spaventoso ma splendido disastro. Non abbatterti Katniss, sei più forte di un’esserino di appena poche settimane-.                                                                                                     
Rimasi in silenzio, assimilando le sue parole e cercando di trovare qualcosa di sbagliato nel suo discorso, invano.                                                                                                                  
-È venuto. È sceso dal treno perché si era reso conto che Gale non c’era più ed ha camminato fino...bé fino a casa- dico di getto.                                                                                                                    
Sae scoppia così in una risata fragorosa, dando colpi sul tavolo ripetutamente. Con l’età che ha c’è il rischio che le venga un infarto, ma a quanto pare lei non se ne preoccupa affatto.                                                                                                                                                        
-Quel...quel ragazzo un pezzo di PANE- dice, ridendo della sua stessa battuta. Dopo un’po’ la sua risata contagiosa mi convolge e comincio a ridere sommessamente pure io.                 
-Devo andare a parlargli secondo te?- le domando.                                                                           
-Bé mi sembra ovvio no? Non vuoi mica rompergli le uova nel PANIERE!- disse ridendo di nuovo a crepapelle. Quelle battute erano proprio da Sae, una donna che nonostante guerre, ribellioni, devastazioni e mietiture sta ancora qui, a ridere di cose senza senso e a fare zuppe e brodi di carne imprecisati.                                                    
-Prima di andartene però- mi dice interrompendo i miei pensieri -Mangia un altro piatto della mia calda ed invitante zuppa, ti fará bene. Prendine un’po’ anche a portar via se vuoi, zucchero-                                                                                

Peeta POV

Odio non sapere cosa dire. Di solito sono bravo con le parole ed i discorsi, non per fare il modesto è chiaro. Con Katniss però non ho mai creduto davvero di poter mettere in pratica questa abilità, perché ogni cosa che le dico non è assolutamente costruita e nemmeno pensata, tutto viene da me e da ciò che sento per lei ogni giorno della mia vita. Oggi sono rimasto muto ed impotente facendo i conti con i miei sbagli davanti a Katniss, che mi comunicava con gli occhi la sua delusione, ed è ciò che più mi fa male in questo momento. Il fatto di averla delusa. Sono quindi seduto sulla neve bagnata, con in mano una mia vecchia maglietta piena di macchie di vomito, senza saperne neanche il motivo. Katniss l’ha portata qui? Se sí, perché è piena di questi aloni gialli? Sta bene? Sta male? Deve dirmi qualcosa?                                                                                                           
Domande senza risposta, che mi fanno diventare paranoico e senza via di uscita. Non capisco cosa sia la cosa migliore, se assecondarla e lasciarla sola o andare da lei e cercare di parlarle nonostante il suo esplicito ordine di allontanarmi per un’po’. Adesso tutto mi sembra un ammasso di estrema confusione, una cloaca di negatività assoluta e di delusione di me stesso.                                                                                                            
-Pensi di restare qui finché non ti si congelerà il sedere? Davvero pensi di risolvere qualcosa così?- mi dice all’improvviso Gale.                                                                                           
-Tu non parlare. Hai già fatto troppi danni per un giorno solo- gli rispondo con un moto di rabbia.                                                                                                                                              
-Senti Peeta, se non vai tu da lei ci vado io-                                                                                                                   
-TU non ci andrai da lei- dico alzandomi di scatto -È mia moglie non la tua, mi sembra ovvio che ci andrò io per primo. Poi se lei vorrà le parlerai anche tu, solo ed esclusivamente per chiederle scusa- chiarisco bruscamente.                                                                         
-Sai Peeta, mi stai molto più simpatico da quando non sei così coglione- mi dice con il solito sguardo arrogante.                                                                                                              
Non faccio caso al suo inutile commento, lo so che è per farmi arrabbiare. Da quando sono stato depistato a causa di quegli orribili mesi di tortura a Capitol City ho tanta di quella rabbia dentro. Sono meno calmo, più nervoso e alcune volte mi spavento anche solo per un rumore forte come una porta che sbatte o una persona che tossisce. Sono cambiato, e la cosa mi addolora, soprattutto perché so che nonostante cerchi di sforzarmi non sarò mai lo stesso ragazzo del pane agli occhi della gente, anche da quelli di Katniss.                                       
-Ti vuoi muovere o aspetti che ti escano i capelli bianchi- mi dice destandomi dalle mie riflessioni, dai miei ricordi e dalle mie paure. Mi alzo e comincio a correre, con chissà quale forza. Il fatto di obbedire a Gale non mi consola, anzi mi infastidisce parecchio, ma se è per vedere Katniss allora sono pure disposto a baciargli i piedi.                                        
Quando arrivo a casa ed apro la solita porta grigio scuro sento uno strano odore di zuppa, tipo quelle di Sae la Zozza. Ansimante mi dirigo verso la cucina, con i bicipiti ed i quadricipiti pulsanti, e lì la trovo, seduta sopra il mio tavolo da lavoro e con i mano un coltello per il pane. Ha un’aria pensierosa, come se quell’oggetto significasse qualcosa di più di un coltello. Ed è così bella, con il viso corrucciato, i denti che mordono l’interno della bocca, tutte cose che fa quando è estremamente nervosa o preoccupata. Mi raccontò una volta che nei primi Hunger Games si era morsa così tanto quell’interno da far uscire sangue a fiotti. Non voglio che ora però, succeda lo stessa di quella volta. Ogni cosa che fa male a lei automaticamente fa male anche a me, è così che vanno le cose.                                                         
-Katniss.- decido di parlarle, con voce tremante e roca. Lei però non si smuove da ciò che sta facendo, e mi preoccupa.                                                                                                        
-Katniss!-                                                                                                                                        
-Eh?...Oh, sei tu- dice abbassando lo sguardo. Non so cosa dirle adesso. Un mi “dispiace” non basterebbe, neanche un “scusa”, no non basterebbe niente in questo momento.                  
-Ti avevo detto di non cercarmi, che volevo stare sola, che volevo abbandonare tutto. Che ci fai qui ora?- mi chiede, senza distogliere lo sguardo dal coltello. Vorrei tanto che lo abbassasse, che lo rimettesse apposto, così non c’è il rischio che perda un occhio o un dito della mano.                                                                                                                           
-Lo so.- dico, deglutendo leggermente -Ma non mi sembrava giusto, sia nei miei che nei tuoi confronti, ecco.-                                                                                                                                      
-Io ti amo- dico infine, dopo un soffocante silenzio -E non ti lascerò andare, mai. Voglio restare nella tua vita, anche se non vuoi. Capisco se vuoi che me ne vada, che non hai più fiducia in me, che non mi vuoi più e tutto il resto ma...-                                                                                                                                                
All’improvviso mi salta addosso circondandomi la vita con le sue esili gambe, e preso di sorpresa quasi perdo l’equilibrio.                                                                                                      
-Zitto- mi sussurra. Faccio come dice, ovviamente, e dopo un bacio passionale e disperato, saliamo le scale e facciamo ciò per cui noi due siamo stati creati: Amarci.                                                     
 
  
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