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Autore: faith84    06/10/2014    10 recensioni
Salve egregi visitatori.
Mi chiedevo cosa sarebbe successo ai nostri se su un certo monte in Cina, le cose fossero andate nel peggiore dei modi. Cosa farebbe Ranma e, soprattutto, fin dove si spingerebbe per riavere con sé la sua Akane? E se le parole "Verrei all'Inferno per te!" non fossero solo parole?...
Vi do il benvenuto nella mia prima folle fanfiction dicendo 'Lasciate ogni speranza (di non ridere), voi che entrate...'
Buona lettura!
Genere: Comico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Altro Personaggio, Ranma Saotome
Note: Lemon, Nonsense, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Capitolo 12 Don't dream it's over

 

 

 

 

lo so, lo sai, la mente vola

fuori dal tempo

e si ritrova sola

senza più un corpo, è prigioniera...

Tu sei dentro di me, come l'alta marea

che riappare e scompare portandomi via.

Sei il mistero profondo, la passione, l'idea

sei l'immensa paura che tu non sia mia.

Lo so, lo sai il tempo vola,

ma quanta strada per rivederti ancora

per uno sguardo, per il mio orgoglio

quanto ti voglio...

Per dirti quanto ti voglio...

 

(Alta marea- Antonello Venditti)

 

 

 

 

 

La voce rimbombò nel cervello di Ranma in maniera quasi dolorosa.

Un brivido di rabbia, di un'intensità mai provata prima, scosse le membra del giovane.

I suoi occhi si fecero nuovamente purpurei.

Stava perdendo il lume della ragione, mentre un'aura spiritica rovente iniziava una danza frenetica attorno al suo corpo fremente.

Ryoga fissò l'amico, paralizzato dall'indecisione.

Collant Taro, in forma bovina, si fece piccolo piccolo e si nascose goffamente sotto un tavolino da Go, ovviamente di dimensioni assai inferiori rispetto al suo corpaccione.

Muggì flebilmente come un vitellino e si zittì immediatamente, osservando la scena con gli occhi fuori dalle orbite. Chi avrebbe fermato quel pazzo col codino? Di certo non lui! Per quanto lo riguardava poteva fare a pezzi tutto l'Inferno. Lui aveva già dato!

Takey aveva addocchiato il tavolino da Go usato da Taro come nascondiglio e lo fissava con occhi brillanti di avidità. Poi si ricordò che forse non era propriamente il caso di darsi all'antiquariato.

Una voce con il fragore di un tuono scosse la caverna. I tre muti spettatori furono costretti a tapparsi le orecchie con le mani. Taro abbandonò a malincuore la presa sulle gambe del tavolino.

“TU...TU, MALEDETTO! ASPETTA DI ESSERE TRA LE MIE MANI E TI FARÒ INGOIARE LE CORNA UNA PER UNA...E NON NECESSARIAMENTE DALLA BOCCA! FATTI VEDERE! FATTI VEDERE E COMBATTI! TI RIDURRÒ A BRANDELLI, SCHIFOSO BASTARDO!”

Risuonò ancora il coro beffardo di voci “Tu non la meriti...”

Ranma a quel punto spalancò gli occhi, come se lo avessero schiaffeggiato.

Era un fascio di rabbia inarrestabile che non sapeva come o con chi sfogarsi.

La ragione cercava di farsi spazio nella sua mente ma inutilmente.

Partì alla cieca, nella direzione in cui si disperdeva l'eco delle voci.

Prese a colpire le pareti e il terreno e dove concentrava la sua furia le rocce parevano liquefarsi, come consumate da una colata di lava.

Ryoga notò la mascella serrata del codinato e un particolare lo atterrì: dagli angoli della bocca e dalle narici del suo migliore amico uscivano vampate di vapore rosso e nero. L'aura spiritica si faceva largo dentro di lui.

L'eterno disperso accennò un passo, anche se non aveva un'idea chiara di cosa avrebbe fatto una volta raggiunto Ranma. Non temeva ciò che avrebbe potuto succedergli se avesse affrontato l'amico, ma non sapeva che conseguenze avrebbe avuto un loro eventuale combattimento.

Venne superato dal signor Takey che, con l'inaspettata grazia di un alito di vento,

si posizionò di fronte al ragazzo impazzito.

Scosse la testa, come a rimproverare un bambino capriccioso “Così proprio non ci siamo, giovane Saotome!”

“TOGLITI DAI PIEDI, VECCHIACCIO! LUI DEVE RIDARMI LA MIA AKANE! ADESSO!”

Fece per indirizzare la sua rabbia contro l'attore, ma questo estrasse da non si sa dove la teiera che aveva preso in prestito ai due dannati. L'acqua ormai era fredda.

Versò il contenuto del recipiente in testa al codinato e poi lo spedì nel mondo dei sogni con un sonoro e, pensò Ryoga, dolorosissimo colpo di teiera.

Quel vecchio ridicolo sapeva il fatto suo, ogni tanto.

 

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La prima sensazione al risveglio fu di aver dimenticato la testa in un frullatore.

Non era molto lucido e non ricordava nemmeno dove fosse.

Pensava di aver sognato una assurda accozzaglia di avventure nientemeno che all'inferno.

La testa era un vespaio. Che la sera prima Happosai o Shampoo gli avessero propinato qualche schifezza?

Meno male che Akane era sana e salva nella sua camera!

Si alzò di scatto e con la testa ottenebrata dal dolore, salì le scale fino a trovarsi di fronte alla porta con la paperella gialla.

Bussò. Aveva voglia di prenderla un po' in giro e poi... sì magari uscire con lei e offrirle un gelato. Anche se glielo rinfacciava sempre, la sua ragazza non aveva nessun problema di linea, anzi.

Pensò alla sua piccola Akane prima in costume da bagno, poi in biancheria intima, arrossendo come un peperone. Altro che vita larga... quanto avrebbe voluto accarezzare quel corpo...

Si diede un pugno in testa e si schiarì la voce “Ehi, Akane ci sei? Fino a che ora hai intenzione di poltrire?!”

Il suo tono era più acido del solito a causa dell'imbarazzo.

Molto spesso la bella morettina aveva popolato le sue fantasie notturne, ma finché esse rimanevano nella sfera onirica, al mattino potevano essere archiviate.

Il fatto di aver immaginato le sue grazie da sveglio lo aveva destabilizzato.

Ma poi sentì allargarsi un sorriso sul proprio volto. Aveva una donna bellissima e forte al suo fianco e voleva trascorrere quella giornata con lei, cavolo se lo voleva!

Di nuovo bussò e stavolta con più convinzione.

Al diavolo! Quella domenica sarebbe uscito con la sua fidanzata!

A rispondergli però fu nuovamente il silenzio.

Decise di entrare con circospezione. Nulla... la stanza era vuota, in ordine.

Un senso di inquietudine si impossessò di lui, ma non seppe dire perché.

Uscì chiudendosi la porta alle spalle e in corridoio si ritrovò davanti Kasumi che lo scrutava intensamente.

“Oh Kasumi! Ecco... stavo cercando la mia... cioè volevo dire tua sorel... cioè... sai dirmi dov'è Akane?”

La maggiore delle Tendo spalancò gli occhi, solitamente così dolci e materni, ma in quel momento attraversati da un'ombra scura.

“Ranma... non ricordi?” chiese con voce flebile Kasumi.

Intanto anche Nabiki era uscita dalla sua stanza.

Lo sguardo della mezzana, contrariamente a quello della sorella che esprimeva pena e dolore, mandava lampi di odio viscerale.

“E hai il coraggio di fare lo smemorato, oltre che di rimanere qui a scrocco, maledetto parassita?” il suo tono era come una lama di ghiaccio che penetrava lentamente e in profondità, un centimetro alla volta.

“Insomma che succede? Dov'è Akane?”

“Dov'è Akane?” gli fece il verso Nabiki.

Kasumi si coprì gli occhi con le mani e sussurrò “Ti prego Nabiki!”

“È dove l'hai mandata tu....”

Ranma sentiva che il respiro gli mancava, quasi stesse per svenire.

“Al cimitero...” concluse lugubre la mezzana.

Ranma si mise le mani sulle orecchie, come a volersi proteggere da quelle parole raccapriccianti. Scosse la testa una, due, tre volte.

“Oh sì invece! È morta su quel dannato monte. Ed è morta per colpa tua!” urlò Nabiki.

Ranma corse per le scale, per fuggire da quell'incubo. Ma le parole della ragazza lo seguivano come una bestia feroce per divorarlo con fauci di disperazione.

“È inutile che scappi... è solo colpa tua!!” gridò più forte la mezzana.

Il ragazzo mise un piede in fallo e precipitò dalle scale.

Si massaggiò la testa e sollevò gli occhi, sperando che uno sguardo sarcastico e ambrato fosse lì per prenderlo in giro.

Ma quelle pozze dorate non erano lì. E il cuore sembrò esplodergli nel petto.

 

 

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“Ma che fa? Piange nel sonno?” chiese Ryoga parlando sottovoce all'indirizzo del signor Takey, che annuì silenziosamente.

Di fianco al terzetto bolliva allegramente una teiera.

“ AKANE!!!” il codinato in fattezze femminili si svegliò di soprassalto, urlando con quanto fiato aveva in gola.

“Dannazione Ranma! Oggi hai intenzione di assordarci! È la seconda volta che...”

Ryoga si morse la lingua e Takey gli diede una bella gomitata nelle costole.

“Ehm.. voglio dire... hai urlato tutto il tempo durante il sonno!” concluse il ragazzo con la bandana, bagnandolo con l'acqua calda.

“Ahi ahi ahi!” disse il ragazzo col codino massaggiandosi il bernoccolo delle dimensioni di un uovo che gli decorava la testa. “Ma che è successo?”

“Beh... cioè sì... ecco... Collant Taro ti ha attaccato alle spalle... già è andata così!” spiegò Ryoga, tentando di inventare una balla credibile.

Ranma fece vagare lo sguardo alla ricerca del Guardiano-Mucca. Lo vide ancora nascosto sotto il tavolino da Go.

“Che c'è, fiorentina con le ali? Ne vuoi ancora?” ringhiò provando ad alzarsi.

Il guardiano dal canto suo iniziò a piagnucolare sollevando un cartello alla maniera di un ben noto panda. NON È COLPA MIA!

Ranma si sostenne la fronte per controllare le vertigini e riuscire ad alzarsi.

C'era qualcosa che non gli tornava. Perché si era trasformato in donna, tanto per cominciare?

 

 

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Akane lanciò un urlo e per l'ennesima volta si sollevò di scatto sul letto.

Sconvolta dai tremiti e dalle lacrime si strinse nelle lenzuola, avvertendo un freddo che probabilmente era solo nella sua immaginazione.

Continuando così sarebbe impazzita, si diceva.

Tutte le volte che scivolava nell'oblio quegli incubi la ridestavano brutalmente... quegli incubi in cui Ranma le rivolgeva parole di indifferenza o crudele scherno. In cui le diceva di non amarla

Come potevano i discorsi di Lucifero averla messa così in crisi, lei la forte e decisa Akane Tendo, la cui volontà era inferiore solo alla testardaggine?

Stava vacillando, stava perdendo fiducia... fiducia in cosa poi?

Ranma era sempre corso in suo aiuto e forse anche questa volta l'avrebbe raggiunta e liberata...ma quali erano le sue motivazioni? Provava davvero le stesse cose che provava lei?

Accidenti! Quel maledetto essere infernale l'aveva davvero messa alle corde, più di qualsiasi altro dei suoi passati incauti rapitori, che bene o male, aveva sempre sapientemente tenuto a bada.

Inoltre ogni volta che si perdeva in quegli orribili pensieri, le veniva quel dolore lancinante alla testa, che la lasciava spossata. Sembrava un circolo vizioso: dubbi, incubi, mal di testa.

Eppure da qualche parte dentro di sé, iniziava a farsi largo la convinzione che non si trattasse di un incantesimo di Lucifero. Lei iniziava davvero a dubitare che Ranma provasse dei sentimenti profondi per lei. Forse le voleva bene, dopo tutto quel tempo passato assieme, forse considerava i Tendo come la sua famiglia, lui che non ne aveva mai avuta una.

E forse ad Akane questo non bastava più. Voleva LUI, dannazione. Voleva il suo amore.

Non era poi tanto diversa da quelle altre tre pazze furiose che gli giravano attorno, come squali con la preda sanguinante.

Iniziava anche lei ad accampare pretese? Quel pensiero la fece sentire ancora peggio, ma forse per la prima volta pensò di comprendere le sue tre rivali.

Non lo avrebbe mai né drogato né rapito e nemmeno sottoposto a un'allucinante serie infinita di dichiarazioni d'amore, ma sicuramente si sarebbe sentita morire dentro se Ranma avesse scelto qualcun'altra come sua compagna.

Le lacrime continuarono a scorrere sulle guance, sempre più copiosamente, sempre più in fretta, fino a divenire un fiume in piena, uno sfogo troppo a lungo rimandato.

Fino a divenire disperazione.

Maledì il tentativo fallito di fuga e forse anche il fatto di non essere precipitata...

Ma no! L'avrebbe rivisto! Sarebbero tornati a casa insieme! Come sempre!

“Lady Akane...” si fece avanti timidamente il piccolo Su. Svolazzò appoggiandosi delicatamente sul letto, senza sapere bene cosa fare.

Il demonietto scrutava preoccupato la piccola Tendo e per provare a portarle conforto, le posò la manina artigliata sul dorso della mano, gesto che sembrò un po' scuoterla.

“Su..” disse sfregandosi gli occhi con l'altra mano.

“Lady Akane molto triste. Lei sempre piange... Non stare bene qui con piccoli Imps?”

gli chiese timidamente la creaturina.

“Vedi Su... Io...”

“Su... tu solito insensibile! Lady Akane piangere per suo amore lontano! Lei rischiato tutto per raggiungerlo, stupido idiota!” lo riprese la demonietta rosa.

“Volere vedere tuo innamorato, Lady Akane?” le chiese aggiustandosi la piccola bandana di seta scarlatta. La ragazza arrossì violentemente.

Annuì debolmente, poi con maggiore convinzione “Ma ho promesso che non sarei fuggita!” disse con un filo di voce.

“Scoperta di acqua calda, tu fatto, stupido Su!” lo punzecchiò Bara, guardandolo sarcastica.

“Allora forse noi potere aiutare! E non essere detto che tu dovere lasciare questa stanza!” il piccolo Imp si erse con orgoglio per sottolineare la serietà delle sue parole.

“Su... essere andato di volta cervello? Botta averti fatto molto male!” disse Uchi.

“Io non volere vedere piangere Lady Akane!” sbottò imbarazzato il diavoletto.

“Ma padrone...” si intromise Kusa.

“Padrone adesso non esserci! E stavolta lui non accorgersi di nulla!” continuò Su in un impeto di coraggio e sempre più con un colorito simile a quello della bandana.

“Padrone sapere sempre tutto Su!” sibilò Ganko incrociando le braccia.

“Su! Vuoi dire che posso... vedere... Ranma?!” Akane sembrò scrollarsi di dosso tutti i pensieri tristi e le lacrime. Fosse esistita anche una microscopica possibilità di vederlo...

Afferrò il diavoletto e iniziò a scuoterlo per avere conferma di ciò che le aveva appena rivelato.

“Ti prego Su! IO... DEVO.... INCONTRARLO!”

Il povero Imp iniziò a vedere le stelle tra lo sballottamento della sua dolce signora e il suo melodioso urlargli nelle orecchie.

Quando Akane vide che stava praticamente perdendo i sensi, lo posò cautamente sul letto, dove Su barcollò pericolosamente, per poi sedersi. Il colorito rosso era completamente scomparso lasciando spazio a una sfumatura verde oliva.

“Oh scusa!” lo implorò la giovane, sfoderando un sorriso sbarazzino assolutamente adorabile che fece immediatamente riavere il piccolo Su.

Era riuscito a restituire il sorriso a quella ragazza violenta a cui era impossibile non affezionarsi.

“Come io detto, Lady Akane ora che padrone assente, noi potere aiutare te a vedere tuo innamorato. Problema è che tu potere vedere solo in sogno!”

“In sogno? E cosa... come è possibile?” la giovane Tendo era assai impaziente di avere i dettagli, ma stavolta si trattenne dal trasformare il piccolo amico in un punchingball. Ecco cosa intendeva il piccoletto quando le aveva detto che avrebbe visto Ranma senza abbandonare la sua stanza.

Il demonietto fece gesto con la manina artigliata verso l'enorme specchiera vicino al letto. Sembrava davvero scolpita nel ghiaccio, ma ad una più attenta analisi Akane notò che era di finissimo cristallo.

“Questo è specchiera magica! Essere stata creata da padrone in persona! Tu avere avuto dimostrazione di suoi incredibili poteri” disse Su.

“E attraverso specchi magici si può viaggiare! Ognuno ha diverso sistema. In questo tu puoi viaggiare attraverso sogni! Tuo corpo rimarrà qui! Essere piano perfetto!” concluse Bara.

“Davvero? Vi prego piccoli ditemi come devo fare!” la speranza aveva ridato vitalità ad Akane che non stava più nella pelle. Ma un attimo dopo si bloccò pensando al fatto che se Lucifero li avesse scoperti, i piccoli Imps ne avrebbero pagato le conseguenze.

Strinse forte i pugni e scosse la testa “Io... non... posso... chiedervi questo!”

Bara le volò accanto e le sfiorò la mano delicatamente “Lady Akane può chiederci tutto ciò che desidera, tu ricorda? Ordini di padrone! Noi obbedire ciecamente! E tu ora volere usare specchiera magica!”

Ganko sempre a braccia conserte annuì vigorosamente, subito imitato dagli altri tre diavoletti.

Le strizzò un occhietto dopo averle rivolto uno sguardo colmo di affetto.

Akane le sorrise. Questo voleva dire girare le regole a proprio vantaggio. Annuì.

Valeva la pena tentare. Dopotutto aveva promesso che non avrebbe tentato la fuga. E di fatto non sarebbe fisicamente fuggita.

Col diavolo bisognava agire d'astuzia e quel ragionamento ad Akane appariva ineccepibile.

Su si alzò in volo e si diresse verso la specchiera, mentre gli altri demonietti si guardavano intorno terrorizzati dal pensiero che Lucifero facesse ritorno.

A dispetto di ciò che avevano detto ad Akane, erano certi che se fossero stati scoperti, stavolta non gliela avrebbe fatta passare liscia. Ma avrebbero tentato per amore della loro splendida signora.

Bara invece guardava ammirata il suo compagno con la bandana, facendo cenni di approvazione.

Il diavoletto, arrivato a destinazione, afferrò uno degli spuntoni affilati che decorava la specchiera e tirò con tutta la forza consentita dalle sue piccole membra.

Il pezzo di cristallo però sembrava inamovibile.

Fu allora raggiunto da Akane che provò a dargli una mano, ma nel momento in cui la ragazza tentò di toccare lo specchio, quello si fece evanescente come nebbia.

“Tu ora non potere toccare specchio, Lady Akane! Uff uff...” boccheggiò la creaturina. “uff.. nostro signore... uff... temere che tu attivare suoi poteri onirici... e non pensare che noi fare colpo di testa! Pensare che essere terribilmente spaventati da lui! Gnnn ” il piccolo era paonazzo per lo sforzo.

“Ed essere così infatti!” rabbrividì Uchi.

Bara vedendo che Su era in evidente difficoltà, spiccò il volo e si ritrovò a fianco del compagno con l'intenzione di dargli una mano.

Anche la simpatica demonietta iniziò a tirare “Su avere forza di vecchio Imp con la sciatica!” lo prese in giro bonariamente.

Niente da fare! Nemmeno con gli sforzi congiunti dei due Imps il pezzo di cristallo dava cenni d cedimento.

Akane stringeva i pugni, frustrata dalla sua stessa impotenza: quei piccoletti stavano rischiando grosso per aiutarla a vedere anche solo per un fugace istante il suo Ranma.

Dopo il tentativo fallito di fuga e la promessa di non provare più a scappare fatta a Lucifero, si era a lungo chiesta come fare a comunicare con il ragazzo e ora quel piccolo spiraglio di speranza sembrava vacillare pericolosamente. E lei non poteva fare nulla. Senza contare che gli incubi sembravano non darle tregua!

Chiuse gli occhi, per trovare una qualsiasi soluzione. Rompere la specchiera tirandoci contro un qualche oggetto contundente in perfetto Akane tendo Style non le sembrava una grande idea...

All'improvviso altre quattro paia di piccole braccia si unirono a Bara e Su, cercando di staccare quel frammento di specchio.

Alla piccola Tendo parve di sentire uno scricchiolio incoraggiante, mentre percepiva il suo cuore ricolmo di gratitudine per quei demonietti, che superando il sacro terrore per il proprio padrone, avevano deciso di aiutarla, ancora una volta.

“Ultimo sforzo, fratelli!” incitò Su.

Con un leggero rumore di vetri rotti, il frammento finalmente cedette e i sei esserini alati capitombolarono sul letto.

Akane si sedette in ansia sulle lenzuola scarlatte, aspettando nemmeno lei sapeva bene cosa.

Il diavoletto con la bandana sollevò trionfante la scheggia estirpata con tanta fatica.

Essa scintillava come se fosse stata fatta di essenza di arcobaleno.

Akane la osservava rapita e fece per sfiorarla.

“Aspettare Lady Akane. Ora Imps spiegare cosa tu dovere fare per vedere tuo innamorato!” le disse Su.

Akane recuperò tutto il suo sangue freddo e ritrasse la mano, pronta ad eseguire qualsiasi indicazione del suo piccolo amico.

“Ora io tracciare su tua mano nome di tuo innamorato... Perdona Lady Akane, forse io fare un po' male...” il demonietto sembrava seriamente avvilito all'idea di graffiare la candida pelle della sua signora.

La giovane Tendo non batté ciglia e lo incitò “L'unica cosa a farmi veramente male ora, Su, è non vederlo!”

Gli altri si misero in cerchio attorno ai due, recitando una litania che Akane non poteva comprendere.

Su si fece più vicino e Akane gli porse la mano con il palmo rivolto verso l'alto in attesa.

“Mia Lady, tu dire me nome di tuo innamorato...” le chiese il piccoletto stringendo il frammento, che prese a brillare ancora più intensamente.

Akane sentì il cuore balzargli in gola... il momento della verità...

“Ranma... Ranma Saotome... è lui il ragazzo che amo!” quelle parole le sgorgarono da un punto così profondo della sua anima, che per un attimo sembrò mancarle l'aria (cosa assai strana dato che era tecnicamente morta...), risucchiata dalla grandezza e dalla prepotenza di quel sentimento troppo a lungo represso.

Su, unendosi alla nenia dei compagni, prese ad incidere la pelle della ragazza.

La giovane Tendo ebbe solo un lievissimo sussulto, che però fece arrestare un attimo il demonietto. Un solo sguardo agli occhi permeati di una luce febbrile di determinazione di Akane, furono il segnale silenzioso per continuare l'incantesimo.

Su concluse l'opera e sulla pelle di Akane ora appariva a chiare lettere il nome di Ranma, quasi fosse stato inciso a fuoco.

Questo simbolo, quasi di appartenenza, fece sussultare nuovamente il cuore della piccola Tendo. Sì, lei era SUA, sua e di nessun altro.

Sempre recitando parole incomprensibili, Su spiccò il volo verso lo specchio e sempre con l'affilato frammento tracciò sulla strana superficie, che ora sembrava viva e pulsante, un simbolo sconosciuto.

“Ecco, Lady Akane... tu ora toccare con mano marchiata questo simbolo... essere potente incantesimo... segno su specchio essere simbolo di Asmodeus, demone di passione...” il piccolo Imp arrossì e guardò Bara che gli fece una boccaccia.

La ragazza si alzò come in trance e si diresse verso lo specchio, alzò la mano e andò a sfiorare senza nessuna esitazione la superficie in corrispondenza del simbolo.

Ne scaturì una luce sfavillante, scarlatta e così calda che per un attimo Akane si chiese se non la stesse bruciando fino all'osso.

Poi tutto finì.

I demonietti rimasero in silenzio, Su fermo a mezz'aria e gli altri sempre in cerchio sul letto.

Passarono i minuti senza che nessuno si azzardasse a muoversi.

Fu Bara a rompere il silenzio “Io sapere che tu sbagliava qualcosa, razza di inetto!” lo apostrofò arrabbiata.

“Io non avere sbagliato nulla!” si inalberò Su incrociando le braccia, assai risentito.

Akane era alquanto dubbiosa.

“Ora mia signora tu ti addormentare profondamente... e in sogno tu vedere il ragazzo che ami... Lui non essere rappresentazione di tuo desiderio come succedere normalmente in sogni... essere davvero Ranma Saotome!”

Il volto di Akane si illuminò, facendo impallidire la spettacolarità delle scarlatte fiamme di poco prima. Vederlo anche solo in sogno, poter chiarire i propri dubbi, parlagli, sentire di nuovo la sua voce... sentirgli dire che stava venendo a prenderla...

“Ma esserci però...” intervenne il demonietto.

Akane sentì venire meno il suo entusiasmo, ma rimase in silenzio aspettando che Su le rivelasse la fregatura.

“Voi... non potere parlare... nemmeno sola sillaba o incantesimo verrà spezzato ed entrambi risvegliarvi! Inoltre funzionare unica volta” questo fu il responso di Su riguardo all'incantesimo che le avrebbe permesso di vedere Ranma seppure solo in sogno.

“Neanche una parola...” mormorò Akane. Il demonietto annuì.

Non le importava: dopo tutto se c'era qualcosa di cui era certa, era che nei momenti veramente importanti tra lei e il suo ragazzo, molto spesso aprire bocca aveva portato al disastro, quindi forse non era poi questa gran pecca non potersi parlare.

Sorrise pensando al fatto che loro due comunicavano più stando zitti che in altro modo, o almeno lei era convinta di avergli detto molto più con i suoi silenzi e le sue azioni (tipo mandandolo ad esplorare lo spazio siderale tutte le volte che l'aveva sorpreso in atteggiamenti sospetti con una delle altre smorfiose, ad esempio) che con le parole.

Sentì che un torpore piacevole e appagante si stava impadronendo del suo corpo, lentamente, una sorta di voluttà. Si abbandonò gradualmente ad essa e chiuse gli occhi, pensando intensamente al suo stupido con il codino.

Sei paia d'occhi la videro librarsi sul letto, mentre il potere dello specchio stava per rendere possibile il più incredibile dei paradossi: un miracolo all'Inferno...

 

 

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“Ryoga allora ti muovi?” ruggì Ranma. Sembrava essersi ripreso nonostante la sensazione che i suoi compagni di viaggio gli stessero nascondendo qualcosa.

Ma non aveva tempo di fermarsi a riflettere. Lui era un uomo d'azione.

Lanciò l'ultimo sguardo a Collant Taro che con un muggito di terrore e le zampe anteriori in aria, si diede rovinosamente alla fuga, distruggendo il tavolo da Go che fino ad allora gli aveva offerto rifugio.

Takey vide sfumare l'ennesima possibilità di recuperare un pregiato pezzo di antiquariato per il proprio salotto e si lagnò con Ryoga. “Voi e gli altri della vostra combriccola siete proprio un branco di cafoni senza nessun rispetto per l'arte!”

Ranma intanto era ancora furioso per l'ennesima intromissione dei due padri più impiccioni dell'Universo. Neanche all'Inferno quelli riuscivano a smentirsi.

Se ripensava all'idea balorda di Soun e di quel debosciato di suo padre di sconfiggere Lucifero, liberare Akane, organizzare le nozze in quel luogo completamente folle... E DI APRIRCI UNA PALESTRA! Giusto quei due matti potevano...

Non serbava memoria di ciò che era accaduto mentre era preda dell'aura spiritica.

E i due compagni, dopo la seconda sfuriata e il manifestarsi di ulteriori devastanti poteri del codinato, erano più che mai decisi a non farne parola.

Improvvisamente, proprio mentre rifletteva su quei due idioti, Ranma si portò una mano all'altezza del cuore, sentendo contemporaneamente un calore piacevole partigli dalla mano destra e percorrergli tutto il corpo. Era come se una voce gli sussurrasse dentro, una voce meravigliosa, come il canto di una sirena.

Anche se una parte di lui temeva qualche altra diavoleria in agguato, percepì che qualunque cosa fosse a farlo sentire così, avrebbe dovuto lasciarsi andare.

La voce dentro sembrava suggerirgli cosa fare; si rivolse così ai compagni.

“Ho bisogno di un attimo per riposarmi...” non sembrava vero nemmeno al codinato di aver pronunciato quelle parole.

“EH?” si fece avanti infatti un interdetto eterno disperso. “Come sarebbe a dire che ti vuoi riposare? Ma se hai appena detto...”

“Senti Ryoga, è da quando siamo arrivati che sembriamo palline di un flipper. Avrò pur diritto di farmi un riposino?!” quella scusa pareva patetica, ma

doveva toglierseli dai piedi... quella voce dentro di lui sembrava così insistente...

Dormi....Soli... tu ed io... dormi...

“Beh voi fate quel che vi pare! Io vado a cercarmi un posticino per farmi una ronfata... e non seguitemi eh? Non è che abbia bisogno della balia 24 ore su 24!” concluse in tono perentorio.

Ryoga stava per lanciarsi all'inseguimento di quello scriteriato, ma una mano gli si posò sulla spalla, bloccandolo.

Quella presa inaspettatamente decisa era del signor Takey, che per l'occasione sfoderava un'espressione seria e meditabonda. Ryoga pensò che stava per farci l'abitudine.

“Giovane... Ryoga, lascialo andare... lascialo solo con i propri pensieri... una buona guida sa quando mollare il timone e lasciare che la nave si abbandoni alle correnti cosmiche.” solite metafore alla Star Trek...

L'eterno disperso, stupito per il fatto che avesse azzeccato finalmente il suo nome, riflettè che dopo tutto Ranma aveva bisogno di stare senza di loro almeno per un po'.

Nel caso vi fosse stata un'emergenza “aura spiritica” sarebbero accorsi per sedare la crisi. Ma per il momento capì l'esigenza del suo amico di stare da solo.

Era solo un ragazzo dopotutto, un ragazzo che rischiava di perdere per sempre il grande amore della sua vita. Il pensiero dell'eterno disperso volò velocissimo alla bella cuoca di okonomiyaki. Poi tornò con i piedi per terra e scrutò in lungo e in largo il territorio che li circondava,

Si trovavano in una zona di passaggio tra un girone e l'altro, quindi non avrebbero dovuto esserci pericoli. Ranma voleva solo un attimo per sé.

Annuì pensieroso, si tolse lo zaino e vi ci appoggiò il capo, per tentare anche lui di riposare il proprio corpo e la propria mente.

Il signor Takey stava già ronfando a bocca spalancata: tutta quella drammaticità doveva avere esaurito ogni sua energia.

 

 

Ranma si era velocemente allontanato dal resto della compagnia, con il cuore in gola, per un'emozione che non riusciva a spiegare.

Trovò un luogo lontano da occhi indiscreti. Voleva addormentarsi, lasciarsi cullare dal sonno, riempirsi la mente del pensiero di Akane.

Da quando erano arrivati ovviamente non aveva fatto altro che pensare a lei, ma sempre con l'ansia di vedersela strappare via, con il terrore, benché non lo ammettesse ad alta voce, di non riuscire a riportarla indietro. Di non averla più al suo fianco e poterle finalmente dire quanto la amava.

Gli serviva un attimo per recuperare ottimismo attraverso la pura e semplice immagine di lei, senza che ci fossero altri ficcanaso in giro.

E quella voce che sentiva quasi come una costrizione, probabilmente era la sua coscienza che gli comunicava ciò di cui aveva bisogno in quel momento...

Dormi...

La sua mente, cullata da quella voce, realizzò che in realtà l'immagine di Akane viveva in pianta stabile dentro di lui sin dal loro primo incontro.

.Dormi...

 

Il giovane si distese tra un gruppo di enormi pietre, in una radura nascosta da alcuni arbusti e fissò bene nella mente l'unico pensiero che avesse mai davvero avuto senso nella sua vita... Akane...

…Nuvole di vapore e un corpo da dea... l'eccitazione che si espandeva in ogni fibra del suo giovane corpo...

... Dormi...

… Una notte stellata intrisa di profumi...

...Dormi...

Prima di cadere finalmente tra le braccia di Morfeo, come lo supplicava quella voce interiore, focalizzò un'immagine bellissima di loro due assieme, un'immagine da sogno proibito....

E...

 

 

. La brezza era tiepida e rassicurante...

L'aria era intrisa del profumo del mare e di fiori esotici... Furono queste le prime cose ad esaltare i suoi sensi, a spingerla ad aprire gli occhi, per trovarsi così di fronte ad uno degli spettacoli più incantevoli a cui avesse mai assistito.

Le sembrò di riconoscere quel luogo, quel paradiso sotto un manto di stelle, spazzato da un vento estivo che le spettinava leggermente i capelli: era sull'Isola delle Illusioni.

Alzò gli occhi al cielo per ubriacarsi di quello spettacolo, per bere attraverso il suo sguardo ogni singola stella.

Quella volta Ranma, durante la battaglia con Touma, non si era davvero risparmiato per salvarla e riaverla con sé...

quale luogo migliore in cui ritrovarsi in sogno, insieme finalmente anche se per pochi fugaci momenti....

Le sembrava che tutti i suoi sensi fossero più acuti che mai e le parve di udire dei passi lievissimi sulla sabbia... “Ci siamo” pensò al massimo dell'emozione cercando di controllare quel cuore che sembrava volerle schizzare fuori dal petto.

Si voltò lentamente, godendosi ogni secondo.

E lo vide. La canotta arancio che evidenziava ogni muscolo, quasi fosse una seconda pelle, i capelli d'ebano che il vento scompigliava, facendo danzare il suo inconfondibile codino. Bello da togliere il fiato e da far impallidire anche lo spettacolo offerto dal mare avvolto nell'abbraccio di quella notte stellata.

Lui spalancò quei due meravigliosi lembi di cielo, che ora si erano riempiti di stelle.

In realtà Ranma non stava guardando la volta celeste, ma quello che per lui era l'astro più bello dell'universo che sembrava apparso dal nulla, come per incanto, quasi evocato, dalla sua mente affamata e bisognosa di immagini di lei.

Capì subito che quello era un sogno, così come comprese che la voce che lo aveva esortato al sonno non era quella della sua coscienza, ma quella della sua Akane. D'altronde chi poteva dire dove finisse l'una e iniziasse l'altra. Akane era parte di lui, indissolubilmente. La parte migliore.

Stava per dire qualcosa, ancora sconvolto per essere riuscito a raggiungere una visione così vivida, reale della donna che da sempre popolava ogni suo pensiero.

Vederla era come trovarsi in una tempesta di vento, come lasciarsi trasportare dalla marea, senza chiedersi dove lo avrebbero trascinato le onde. E questa sensazione era resa più reale dallo sciabordio dell'acqua a pochi passi da loro.

Stava per pronunciare il suo nome, bello come una carezza sulla pelle nuda.

Stava per farlo.

Ma se la ritrovò fra le braccia, così stretta, così all'improvviso che per poco, lui il grande maestro di arti marziali, non perse l'equilibrio. Non che non riuscisse a sostenere una ragazzina mora, per quanto formosa fosse, per quanto impeto ci avesse messo in quell'abbraccio. Sì lo ammetteva era morbida, sexy, da capogiro!

Ciò che in quel momento non riusciva a sostenere era la grandezza del sentimento che li univa; fu per quello che vacillò. Ma fu solo un istante.

La strinse per farle sentire tutto ciò che poteva: era già da diverso tempo che si era convinto che tra di loro, erano sempre state le parole a rovinare tutto.

Però almeno il suo nome voleva sussurrarlo e di nuovo mosse lievemente le labbra.

Akane non glielo permise. Gli chiuse la bocca con la propria e da qualche parte nella sua testa Ranma percepì una preghiera portata dal vento... NON PARLARE...

La sua mente divenne un vespaio impazzito e tutte le sinapsi andarono in tilt. Ogni percezione fu amplificata del 1000%.

Averla accanto per Ranma significava tutto.

Il profumo di Akane surclassava quello di qualsiasi fiore, del mare e di ogni altra cosa conosciuta; il suo calore si insinuò sotto la pelle, trasformandogli il sangue in benzina, che da lì a poco, sentiva, avrebbe preso fuoco in un devastante incendio che nessuno dei due avrebbe potuto e, soprattutto voluto, arginare.

I pensieri di Akane non erano tanto dissimili da quelli del fidanzato: era come se non ci fosse nessuna distinzione tra le emozioni dei due innamorati, che finalmente potevano riabbracciarsi.

Si abbandonarono al loro primo bacio, con l'unico rimpianto che esso stesse avvenendo in sogno. Si fece urgente, come un'inevitabile fatto sancito dal destino, troppo a lungo rimandato e che adesso chiedeva pegno e soddisfazione.

Ranma rispose a quelle labbra morbide con tutta la passione di cui era capace, cercandole ed esplorandole, rimandando all'infinito il momento di staccarsi da loro.

Le sue mani poi presero vita propria, iniziando ad accarezzare prima timidamente, poi con maggior sicurezza la schiena di Akane, che con un certo stupore, si accorse di non provare nessun tipo di imbarazzo, ma solo un desiderio che sembrò aver spazzato via ogni briciolo di innocenza, ogni frammento di pudore.

Akane, in un misto di eccitazione e impazienza, pensò distrattamente che forse quei gesti così audaci da parte del fidanzato fossero dovuti all'incantesimo, suggellato attraverso il simbolo di un demone che rappresentava la passione e la lussuria.

Ma anche quel pensiero scivolò via, sostituito da un'esigenza sfrenata di immergersi in Ranma sempre più profondamente.

Lo voleva... senza mezzi termini, senza mezze misure, senza rimpianti...avidamente, voracemente...

E a giudicare da certi movimenti delle sue mani sulle sue curve e soprattutto dalle reazioni delle zone basse di lui, quel desiderio era ampiamente condiviso.

Fu per questo che la piccola Tendo non oppose la minima resistenza quando lui iniziò a trascinarla verso la sabbia ancora tiepida, senza mai abbandonare le sue labbra.

Fu per questo che non oppose resistenza e anzi partecipò con entusiasmo ad un gioco che avrebbe chiamato mentalmente “mettiamoci a nudo” e questo pensiero la fece sorridere internamente. Un gioco eccitante, un gioco a lungo bramato.

Era un istante importantissimo per entrambi, anzi era L'ISTANTE, poco importava che stesse accadendo in sogno: all'interno del frammento di un ricordo, su un'isola che era essa stessa poco più che un'illusione nel mondo reale, stavano per fare l'amore.

Le carezze si fecero più audaci, con l'intenzione di carpire l'uno il piacere dell'altra e stuzzicarlo fino al punto di non ritorno. La poca stoffa che li separava fu un ostacolo di cui si liberarono velocemente.

Il timore e i dubbi che la lontananza aveva scatenato in Akane non esistevano più.

I loro corpi erano ormai nudi, ansiosi di esplorarsi, impazienti di fare il grande passo.

Ranma la strinse più forte, insinuando il proprio bacino tra le gambe snelle e toniche di lei. La guardò in attesa di un cenno che non tardò ad arrivare.

Niente parole tra loro. Era come se Akane fosse riuscita a comunicargli mentalmente che il minimo suono avrebbe rotto l'incanto.

Le baciò lentamente il collo e si tuffò di nuovo sulle labbra dischiuse in un ansimo di piacere, contemporaneamente scivolò in lei con tutta la cautela possibile.

Un lieve sussulto di dolore da parte di Akane fu immediatamente percepito dal ragazzo che si bloccò per un istante. Ma lei strinse le gambe attorno al corpo muscoloso del fidanzato e iniziò con lui quella danza di passione che scaturisce solo dal vero amore.

Akane e Ranma si unirono in quel mondo onirico che apparteneva solo ed esclusivamente a loro, lontani anni luce dal pensiero dell'Inferno, di Lucifero, da Nerima, da ogni psicopatico che avesse mai interferito con le loro vite... lontani mille miglia da qualsiasi cosa non riguardasse loro due in un sogno che non sembrava minacciato dalla luce del giorno.

Non c'era nessuna sensazione che potesse essere paragonata, era come trovarsi in animazione sospesa, uno stato d'estasi troppo a lungo rimandato.

Così l'amore, il desiderio, il piacere esplosero come la furia di una tempesta che cancellasse ogni cosa al suo passaggio.

In quel momento entrambi si resero conto che in qualsiasi parte del mondo, questo o quell'altro poco importava, loro si trovassero, niente e nessuno avrebbe potuto separare due anime fatte per stare insieme.

E stremati, in quel sogno che avrebbe dovuto durare per sempre, si baciarono ancora e ancora, sperando di poter rubare ancora un po' di tempo, prima del risveglio.

 

 

To be continued...

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Angolo di (quella ignobile ritardataria) di Faith.

 

 

Ciao ragazze mie! Lo so... sono da fustigare senza pietà, punire con il cilicio e altre delizie dell'inquisizione! Perdono perdono perdonooooo....

Allora che ne dite della mega sorpresa che ho preparato per gli affezionati di tragicommedia... ora sapete perché tra le avvertenze ho anche segnalato lemon.

Mo ve spiego la funambolata e come l'ho concepita...

Questo capitolo un po' spinto nasce dall'unione di tante canzoni che ho ascoltato mentre lo scrivevo.

Inanzi tutto ovviamente la canzone che dà il titolo, ovvero la bellissima Don't dream it's over dei Crowded House e la sua cover italiana Alta marea (adoro!).

Seguono in ordine sparso (sì ho fatto una playlist per scrivere il capitolo... ridete, ridete!) In qualche parte del mondo (sempre di Venditti), Learning to fly dei Pink Floyd, Heroes (quale canzone più azzeccata per parlare di due innamorati divisi).

Questo capitolo era pronto eoni fa... e voi direte “E che cavolo aspettavi?”

beh insomma... come al solito c'erano delle cosine che non mi soddisfavano. E la mia Elle sa quanto sia pignola in proposito, oltre che terribilmente insicura.

Spero di aver fatto agire i personaggi in maniera coerente col resto. Forse ho sforato in un OOC siderale... spero mi perdonerete!

Ascoltate le canzoni che ho citato... sono una più bella dell'altra!

Gretel sei stata profetica... nel tuo commento a Just a cup... avevi citato Alta marea...

e io il capitolo lo avevo già scritto prima della one shot! Ah ah ah!

Spero abbiate apprezzato la sorpresa e di non essere risultata troppo melensa. ;)

Grazie a tutti coloro che, nonostante i tempi biblici di aggiornamento, continuano a leggere e commentare, grazie a coloro che leggono in silenzio e grazie anche a quelli che semplicemente non mi insultano per aver dissacrato la Divina Commedia!

A presto branco di folli. Ho un'ideuzza che mi frulla in testa....

vi adoro!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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